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Autore: FedeHermy    29/04/2011    0 recensioni
Due amici che si scoprono più che amici e i piccoli passi che trasformano la loro relazione.
“Senti, chiamala stupidità maschile se vuoi. O sono stupido io.” Questo mi fece drizzare le orecchie, non capitava spesso che ammettesse la propria stupidità “Però, davvero, mi sono detto che sarebbe stato tutto molto più semplice se fossi stata la mia ragazza. Sarei venuto a letto con te, non con quell’altra. E sarebbe stato molto meglio”
Lasciatemi una recensione: aiutatemi a capire cosa c'è di buono e cosa di cattivo in questa piccola storia, se vale la pena pubblicare il resto.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1: Un bacio
 
“Ciao”
“Ciao…”
Si guardarono un po’ imbarazzati. A pensarci era stupido, erano abituati a stare da soli, loro due. La loro amicizia era sempre stata basata sulla naturale confidenza che avevano l’uno con l’altra. Stavolta, però, era diverso. L’ultima volta che si erano visti, lui l’aveva baciata. Poi si era volatilizzato, prima che lei potesse trovare qualcosa di sensato da dire o fare. Avevano fatto finta di niente, quella mattina, e si erano dati appuntamento per la sera, come avevano già fatto migliaia di volte.
Si guardarono a lungo, in silenzio, nessuno dei due sapeva bene che dire. Erano consci entrambi che il tempo per evitare l’argomento era esaurito. Non potevano continuare come se nulla fosse stato.
 
Presi un sospiro profondo proprio mentre lui si decise a parlare. L’aria mi si bloccò a metà gola, non so bene come, riuscii ad evitare di strozzarmi con la mia stessa saliva. In quel momento sembrava che ogni mio senso fosse proiettato verso di lui, a carpire ogni gesto, ogni frase, qualunque cosa mi potesse aiutare a capire.
“Lo so che ti ho preso in contropiede l’altra volta”
Beh, sì aveva ragione. Non me l’aspettavo. Continuai a guardarlo, in attesa.
“Senti, - sospirò - non l’ho fatto a posta”
Al che sbottai:
“Oh certo, è stato un incidente. Colpa mia che l’ho presa troppo seriamente. Scuse accettate, non è successo niente, amici come prima”
“Ma lo vedi che sei impossibile?! Non mi fai mai finire una frase, ho appena cominciato a spiegarmi e già credi di aver capito tutto”
“Io non credo di aver capito tutto! Sei tu che ci metti un anno! E quando parli dici cose senza senso! Io non starò mai zitta ma tu, anche quando ti decidi a parlare…”
Lo fulminai con lo sguardo. Mi aveva messo una mano sulla bocca per zittirmi. Continuai a strepitare contro la sua mano per puro senso di ribellione, poi mi stufai anche io e mi limitai a guardarlo accigliata. Improvvisamente mi resi conto che si stava sforzando di non ridere. Anzi il momento successivo scoppiò proprio in una bella risata!
“Poi sarei  io quella pazza!”
Cercai di mantenere il mio sguardo duro, ma eravamo così abituati a darci addosso per qualunque cosa, per poi fare pace il secondo dopo, che mi riusciva difficile tenere il muso.
“E’ solo che.. Sei assurda, davvero” Quasi non riusciva a parlare, tra le risate.
“Cosa ho fatto adesso?!”
“No niente, figurati! Sei normalissima!”
Con un passo mi accostai per dargli un colpo sul petto e lui automaticamente mi passò le braccia intorno alla vita, come faceva sempre quando mi avvicinavo a lui. Era più forte di noi, eravamo sempre così stranamente a nostro agio l’uno con l’altra. Forse avevamo sbagliato approccio, dovevamo parlarne come eravamo abituati a fare per qualsiasi cosa. Col sorriso che ancora aleggiava sulle mie labbra, inarcai leggermente la schiena per guardarlo meglio. Si era alzato parecchio negli’ultimi anni e faticavo un po’ a guardarlo negli occhi quando cercava di evitare il mio sguardo, come stava facendo in quel momento. Sospirai, lo strinsi a me un attimo e lo sentii rilassarsi. Con il viso nell’incavo della sua spalla, gli chiesi:
“Per favore, spiegami. Lo sai che, quando non capisco che succede, vado in paranoia”
Per un attimo sembrò abbracciarmi più stretta, poi si allontanò il tanto necessario per guardarmi bene in viso: “Secondo te, che succede?”
“Succede che tu mi hai… baciato. Senza preavviso. Quando ero convinta che tu mi vedessi solo come un’amica. Abbiamo sempre parlato della possibilità di stare insieme come una cosa assurda su cui scherzare. E neanche maliziosamente! Abbiamo sempre parlato di tutto, anche di sesso, e mai nessun doppio senso. Per favore non torturarmi così! Ti è preso un raptus? Sei in astinenza? Non lo so! Dimmelo tu!”
“Ma secondo te, mi metterei a baciarti solo perché sono in astinenza?” Stavolta fu lui a guardarmi storto. “Ho detto che non l’ho fatto a posta. E’ vero! Ma non nel senso che gli dai tu.”
Improvvisamente si staccò da me e si sedette sul mio letto. Io mi sentii strana, così in mezzo alla stanza senza lui, e non potei fare a meno di sedergli accanto. Si guardò le mani e sospirò frustrato per l’ennesima volta.
“Senti, lo sai che sono terribile in queste cose. Per cui non interrompermi, ok?”
Annuii.
“Bene.” Accennò un sorriso. “Lo so che siamo sempre stati amici. E io adoro averti come amica. Pensavo fossi semplicemente una ragazza carina e simpatica con cui mi trovavo stupendamente a parlare. Solo che da un po’ di tempo mi sono reso conto che facevo sempre più fatica a starti lontano. Siamo sempre stati affettuosi, lo so. Ma un giorno, ti giuro non so come, guardando una coppia di miei amici, mi sono reso conto che io ti guardavo allo stesso modo in cui Alessandro faceva con la ragazza”
Si interruppe, e io stupidamente dissi: “Alessandro si è fidanzato? Quell’Alessandro?”
“Sì, sembra davvero preso stavolta. Molto preso.” Mi guardò, un po’ esitante. “Non vorrei sbagliarmi, ma credo si stia innamorando”
Non riuscii a fare altro, se non guardarlo e pregare che continuasse. Non ero ancora pronta per processare nulla di tutto quello. Sembrò farsi coraggio, disse:
“ Mi sono reso conto che certe attenzioni che ti riservo non sono solo affettuose in modo… amichevole. Mi dicevo che il nostro rapporto era speciale. Che eravamo fatti così. Ma non riuscirei mai a stare con una qualsiasi altra mia amica come sto con te. Anche se avessi tutto il tempo del mondo per affezionarmici sempre più. E lo sai che voglio bene alle mie amiche. Anche a quelle carine.”
Stavolta lo guardai con un sorriso complice, più a mio agio. Stava diventando un discorso sempre più familiare. Sempre più a nostro modo. Eravamo abituati a sviscerare ogni argomento, saltando da una cosa all’altra.
Soprattutto a quelle carine” Risposi io, un po’ sarcastica. Non  ero mai stata gelosa delle sue amiche. D’altronde, non aveva mai con loro un rapporto paragonabile a quello che aveva con me. Anche quando era stato fidanzato non riuscivo ad essere gelosa, lui sembrava felice, e la nostra amicizia era davvero bellissima. Non c’era ragione di complicarla in alcun modo.
“Però, per quanto carine, non mi viene naturale abbracciarle, accarezzarle, baciarle sulla guancia come faccio con te. Né tantomeno raccontare loro cosa ho mangiato a pranzo. O divertirmi a lasciarmi rimproverare per come sono inetto nelle faccende di casa. Sai, all’inizio pensavo che semplicemente avessimo saltato la parte romantica e fossimo finiti negli anni di matrimonio in cui la coppia, ormai, è una coppia di amici che si vogliono bene e che dividono il letto. Tutto qui. Può succedere, no? La nostra amicizia non ha mai seguito regole. E ci stava anche che io al pensiero di dividere il letto con te non avessi proprio immagini caste da coppia sposata da anni, per la quale il desiderio è roba antica. D’altronde sono ancora un ragazzo. Sono gli ormoni.”
Stranamente, non mi sentivo tanto stupita da queste sue affermazioni. Già sapevo che lui mi riteneva carina e avevo capito che essere carina voleva dire… beh. Scopabile. Mi fece più effetto, invece, rendermi conto che anche lui aveva avuto i miei stessi dubbi. Non ero io l’unica che pensava ci comportassimo come una coppia navigata. La romantica in me, però, volle protestare.
“Ehi, non è detto che da sposati non si possa essere ancora attratti l’uno dall’altra. Anche se cerco di non pensarci… i miei per esempio lo sono ancora. Certo, non sono più giovani ma…”
Improvvisamente lo ebbi vicino.
“Lo so. Me l’hai detto”
Rimasi ferma, confusa. Non mi sembrava stessimo andando a parare da nessuna parte.
“L’altro giorno, una ragazza in discoteca mi ha abbordato.”
Sgranai gli occhi. Per quanto ne sapevo, il mio amico era a secco da tempo immemorabile. Da quando si era conclusa la sua ultima storia importante era stato solo con due ragazze. Per sfogarsi come hanno bisogno i ragazzi, dice lui. Ma mi aveva anche confessato che non si era sentito a suo agio. Credevo avesse smesso. A quanto pare aveva solo smesso di parlarmene.
“No, non ci sono andato a letto”
Una parte di me si sentì palesemente sollevata. E va bene, un pochino ero gelosa, se pensavo che altre ragazze potevano averlo in modi che non mi erano concessi. Ma niente di esagerato, ecco.
“Mi sono reso conto, però, di una cosa.”
Se avesse continuato così l’avrei ucciso. Non ero abituata a questo suo prendere le cose alla lontana. Lo faceva raramente, solo per le cose importanti e che un po’ lo imbarazzavano, o che aveva paura di condividere.
“Mi faceva strano andare con quella. Mentre la baciavo pensavo ad altro. Al fatto che l’indomani avevo lezione presto. Che non mi sarei svegliato. Che oltretutto dovevo accordarmi con te per vederci e fare una delle nostre chiacchierate. Mi mancavi. Mi manchi quando non ci vediamo, noi due da soli, per un po’. Lo sai”
Annuii. Non avevamo mai esitato, se non forse le prime volte, ad ammettere che eravamo quasi dipendenti dalle nostre chiacchierate lunghe ore. Le nostre ore accoccolati in camera mia. Era così rilassante ed appagante.
“Senti, chiamala stupidità maschile se vuoi. O sono stupido io.” Questo mi fece drizzare le orecchie, non capitava spesso che ammettesse la propria stupidità “Però, davvero, mi sono detto che sarebbe stato tutto molto più semplice se fossi stata la mia ragazza. Sarei venuto a letto con te, non con quell’altra. E sarebbe stato molto meglio”
“Ok, questa è stata probabilmente la cosa meno romantica che mi hai detto in anni di amicizia”
“Stai buona, santo cielo! Mi è uscita un po’ male, ma non è questo il punto! Il punto è che mi sono dato dello stupido, perché era l’ennesima volta che ti pensavo a quel modo. A parte il periodo in cui ero impegnato e in cui mi ero reso conto che, se non lo fossi stato, probabilmente mi sarei innamorato di te. Ultimamente ti pensavo così spesso da arrabbiarmi con me stesso.” Sgranai gli occhi “Nonostante questo, è stato quella notte che mi sono arreso a contemplare l’idea di stare insieme a te. Non lo facevo da tanto. Da quando mi ero sentito in colpa, perché io la ragazza già ce l’avevo e l’amavo pure. Stavolta, però, mi sono reso conto che non c’era nessuna ragione razionale per cui non dovessimo stare insieme. A parte quella di rimanere ferito, che era stata poi la principale ragione per cui da principio non ci pensavo mai. Non ce la farei a perderti come amica. Però l’altro giorno non ce l’ho fatta più. Proprio come adesso, stavo morendo dalla voglia di baciarti. Ti prego, basta.”
“Basta che?”
Mi baciò. Quasi rabbiosamente.
“Non voglio perderti. Ma ora che so cosa significa baciarti non so se ce la posso fare. Ora che so che è peggio di quanto avessi immaginato, che è una tortura baciarti senza saperti mia, non so se potrò evitare di cercare di conquistarti ogni momento.”
Mi ribaciò. Ancora e ancora. E io non riuscivo a ritrarmi. Volevo baciarlo. Mi ero chiesta mille volte come sarebbe stato. Mi ero detta che sarebbe stato quello l’unico modo per togliermi il dubbio, per essere sicura che lui non mi piacesse. Ma ovviamente non era un test fattibile. Ora che stava accadendo… ma quale test? Baciarlo era così profondamente giusto. La forza che avevo sempre sentito, e che mi attraeva costantemente verso lui, per una volta trovava uno sfogo più completo. Gli abbracci, lo stare vicini, mi erano sempre bastati. Me li ero fatti bastare, poi non ci avevo più pensato: era così che doveva andare. Ma ora…
“Ti prego, di’ qualcosa. Lo so che ho fatto un casino, ma è così che mi sento. Io non… neanche io ci capisco più molto.”
“Ti rendi conto che mi hai fatto un discorso lungo un’ora, uno dei più lunghi che tu mi abbia mai fatto… e manco uno straccio di dichiarazione decente?”
Aprì la bocca esterrefatto, incerto se stessi scherzando o meno, e nel caso in cui fosse effettivamente uno scherzo, perché cavolo ero così crudele da prenderlo in giro proprio in quel momento. Ma feci la cosa più spontanea al mondo per me. E pensare che mi ero sempre un pochetto trattenuta. Mi misi a cavalcioni in braccio a lui, stavolta senza aver paura di essere poco appropriata, senza essere preoccupata di valicare alcun limite, né stetti attenta affinché i nostri bacini non si toccassero. E infatti quando lo baciai sentii il suo gemito mal trattenuto.
Ci baciammo famelicamente per un tempo che non so quantificare. So solo che a un certo punto il bacio rallentò e una sorta di calore mi si sviluppò nel petto. Interruppe quel bacio, ormai diventato dolce e morbido, e mi sussurrò sulle labbra: “Sei assurda…”
Gli detti un colpo sul braccio, ma così facendo finii con lo far scontrare i nostri bacini ancora una volta. Ansimammo entrambi:
“Tu non eri quella che era convinta che la sola differenza tra amicizia e amore fosse l’attrazione fisica?”
Lo guardai e lui ricambiò con quello sguardo che a volte le maestre usano coi bambini che ancora non hanno capito che 2+2 fa quattro.
“Senti, non sono mai stato più amico in vita mia di alcuna ragazza, né ho mai desiderato di più nessuna. E poi…” Improvvisamente si scosse e mi fece: “Ma perché sto facendo questi discorsi ragionati? Devo smetterla di farmi condizionare da te! Io per queste cose so che non c’è logica che tenga! Io voglio che tu sia la mia ragazza! Se vuoi esserlo bene, altrimenti non lo so!”
Lo guardai come se fosse impazzito di un colpo. Forse interpretò male, perché aggiunse, confusamente, qualcosa tipo:
“Sono sicuro che vorrò venire a letto con te anche dopo 30 anni di matrimonio, che vuoi?”
Scoppiai a ridere, ma solo per un attimo.
“Cambierà tutto..? Guardati… già non ti riconosco più. Pensi solo a quanto mi vuoi fisicamente! Magari è una sorta di capriccio. Se così fosse, come faremmo poi a tornare indietro?”
“E’ questo il problema?” Sembrò rispondersi da solo, perché aggiunse:
“Senti, tu già lo sai quante cose apprezzo in te, quanto andiamo d’accordo. Oggi volevo solo farti capire che anche l’ultimo ingrediente per una relazione fantastica c’è! Abbiamo l’intesa, abbiamo l’attrazione, abbiamo la complicità e l’affetto. A ben pensarci, non litighiamo neanche mai sul serio, per cose importanti. Cos’altro si può volere?”
Si spostò e mi spinse a sdraiarmi sul letto. Ma non fece altro che abbracciarmi, come mille altre volte prima di quella sera. Non fece altro che tenermi stretta a sé e accarezzarmi rassicurante i capelli. Sembrava non fosse successo niente al di fuori dell’ordinario. Alzai il viso dal suo petto e vidi i suoi occhi verdi rispondere col solito sguardo tranquillo, affettuoso e dolce di cui mi ero innamorata. Oh sì, mi sa tanto che era così.
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un gesto così familiare che mi si strinse il cuore.
“Usciamo domani sera, io e te? 



Note: mi rendo conto che vi butto direttamente nel mondo privato di questi due sconosciuti, ma spero riuscirete ad affezionarvi a loro come ho fatto io. Sono una coppia un po' particolare ma sono spontanei, giovani ed innamorati. Perdonateli. Fatemi sapere se vale la pena postare il resto.

  
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