Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: StarlessNight    29/04/2011    0 recensioni
La ragazza camminava sul pendio scosceso coperto d’erba più o meno alta, piegando i fili verdi con la suola delle scarpe da ginnastica; inaspettata disturbatrice, faceva ronzare via gli insetti, indispettiti dall’intrusione. Stava bene attenta, però, a non incrociare le api: le odiava, le facevano paura, non sapeva bene perché; forse a causa dell’invidia per quella loro abitudine di volare di fiore in fiore, senza curarsi né di quel che si lasciavano dietro né di quel che potevano trovare nel prossimo, l’esatto opposto di quello che lei era solita fare.
-DESCRITTIVO/RIFLESSIVO-
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ci si perde nell'oro e nello smeraldo.

Ciao a tutti! (: 

Dunque, sono andata in vacanza in Toscana la scorsa settimana e alloggiavo in una villetta in mezzo alla campagna; un pomeriggio mi sono messa a guardare il paesaggio e mi ha ispirato una one-shot tra il descrittivo e il riflessivo. Spero vi piaccia!

La ragazza camminava sul pendio scosceso coperto d’erba più o meno alta, piegando i fili verdi con la suola delle scarpe da ginnastica; inaspettata disturbatrice, faceva ronzare via gli insetti, indispettiti dall’intrusione. Stava bene attenta, però, a non incrociare le api: le odiava, le facevano paura, non sapeva bene perché; forse a causa dell’invidia per quella loro abitudine di volare di fiore in fiore, senza curarsi né di quel che si lasciavano dietro né di quel che potevano trovare nel prossimo, l’esatto opposto di quello che lei era solita fare.

Camminando, si rese conto che, sola com’era in quel momento, riusciva a focalizzarsi sui più piccoli dettagli del luogo che stava esplorando, ma allo stesso tempo collocarli in un insieme più grande; era in grado di orchestrarli in un’armonia di suoni, colori, luci e profumi che quasi la stordivano, non essendo abituata a simili sensazioni, che in una città come quella in cui lei viveva si perdevano nelle pieghe della grigia routine quotidiana.

Il colore del prato su cui camminava non era uniforme: il verde brillante che gocciolava di dorata luce pomeridiana era talvolta interrotto da vari tipi di fiori di campo, bizzarramente raggruppati nello stesso posto, ma allo stesso tempo distanti tra loro, come se essi stessi si rendessero conto della loro ineluttabile diversità. Folti cespugli verde cupo macchiati dallo sporadico lilla della lavanda, strani boccioli chiusi in bilico su un gambo troppo lungo, margheritine di campo e piccoli fiori dalle corolle gialle così piccoli da sembrare figli dell’erba, minuscoli nontiscordardimé color del cielo e buffi, teneri fiorellini dai petali appuntiti bianchi e rosa; poi, ancora soffioni, grandi e piccoli, col gambo ricoperto da una leggera peluria soffice al tatto, e addirittura sporadici rametti di malva, con boccioli rosa ancora semichiusi e ispide foglie dai contorni irregolari, quasi fossero tagliuzzati.

Risalendo il pendio, alzò lo sguardo e incontrò la schiera di alti alberi che separavano quel luogo dalla strada principale: cipressi asciutti e grossi abeti che, impettiti come seri soldati, stavano schierati, pronti a proteggere quello che circondavano: il fragile confine tra un Eden e una sua corrotta, squallida imitazione di asfalto e cemento.

Rallentando l’andatura, si concentrò su quello che udiva: si rese conto che, anche in un simile luogo di quiete, così diverso dalla chiassosa, monotona città, era impossibile ottenere il silenzio perfetto: nella sua completa solitudine, riusciva a sentire il fruscio dell’erba spostata dai suoi passi indelicati, il frinire ininterrotto delle invisibili cicale, il cinguettare rumoroso e sconnesso degli uccellini seminascosti dalle fronde, il sommesso ronzare degli insetti e il ciarlare allegro dei bambini che giocavano nel giardino della casa poco distante.

Si appoggiò a un albero spoglio, interrompendo il suo vagare sul prato e nei pensieri, alzò distrattamente lo sguardo e le si spalancò dinanzi il panorama mozzafiato della campagna circostante.

Talvolta vi erano dolci pendii, altre volte piatti terreni; talvolta il tragitto era ininterrotto, altre volte era sbarrato da file di alberi, altre volte ancora nel terreno si aprivano tortuosi sentieri color del grano o si innalzavano modesti casolari di mattoni.

Allargando ancora di più lo sguardo, riusciva a scorgere il profilo irregolare dei monti, stagliato contro il cielo dal colore slavato di quando il sole non è né alto, né sta tramontando; le creste erano addolcite da una rigogliosa, seppur inegualmente distribuita, vegetazione, di colore tanto più scuro quanto più era vicina al disco solare, mezzo nascosto dietro le cime.

Il sole stava lentamente calando, infatti l’odore penetrante dell’umidità rilasciato dall’erba ai suoi piedi cominciava a raggiungerle le narici e a pizzicarle.

Iniziava anche a far freddo: si strinse le braccia intorno al busto, coperto solo da una leggera maglietta bianca, e pensò che era ora di rientrare in casa e prendere una giacca.

Le venne in mente, tornando, che quel che stava facendo era paradossalmente simile all’egoismo di tutti gli uomini che, schiavi dei propri bisogni e desideri, abbandonano a se stessi dei luoghi meravigliosi, per mettere se stessi sopra di tutto.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: StarlessNight