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Autore: ignorance    29/04/2011    4 recensioni
«E ditemi, com’è l’Oriente?»
Per il Compleanno di Cicciopalla!
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Commenti dell'autrice: Okay. Volevo fare un po' più di scena, tesoro, ma è venuto quel ch'è venuto. Demenziale (più per la trama che altro), senza senso -le Nonsense al confronto sono oro- e niente. Non mi piace, ed è una cosa minuscola per dimostrare quello che vorrei dimostrare, però... Oggi non lo so, forse è che mi sento peggio del solito *ride*
Per chi non l'avesse capito, questa storia è dedicata a quella meraviglia di Cicciopalla! Per il tuo compleanno, baby. Fa cagare, però almeno non sono in ritardo *ridacchia*
E per gli altri che leggono, i commenti son graditi *sorride*
Disclaimers: I personaggi non mi appartengono D: Ahimè!


***



«You say it's your birthday
It's my birthday too, yeah
They say it's your birthday
We're gonna have a good time.»
The Beatles - Birthday



Sbuffava a intervalli regolari, come se stesse imitando una ciminiera.

Si guardava intorno, sbuffava; si muoveva sulla sedia, sbuffava; si batteva le dita sui jeans, sbuffava.

Una bestia in gabbia.

«Sta’ un po’ fermo, Potter!» ingiunse una voce, seccata.

Questi la smise di dibattersi sulla sedia e gli lanciò uno sguardo, se non colpevole, perlomeno contrito.

«Mi hai costretto, Draco» sembrò ripensarci, pescando un grissino dal contenitore sul tavolo.

Sulle sue labbra si allargò un broncio piuttosto convincente.

Malfoy gli gettò appena uno sguardo sprezzante.

«Il tuo broncio non attacca con me, dovresti saperlo» lo ignorò, spezzando elegantemente un grissino tra due dita.

«Tuttavia è vero,» concesse «ti ho costretto. È il compleanno di mia madre, almeno questo me lo devi»

Si infilò il grissino tra le labbra, facendovi scomparire anche parte del lungo dito.

Masticò con calma, e quando il suo interlocutore parve troppo imbronciato per rispondergli, continuò: «Una volta all’anno. Una sola, me l’hai promesso»

Allungò la mano e sfiorò quella dell’altro con la punta delle dita.

Questi parve riscuotersi al suo tocco.

«Lo so, lo so» borbottò «Ma è in ritardo, come al solito. E poi lo sai che mi odia»

Draco arricciò le labbra.

«Elegantemente» ghignò, senza spiegare a quale delle due affermazioni stesse rispondendo.

«Ovviamente» e Potter non voleva saperlo; fissò trucemente il grissino –l’ennesimo della serata- e se lo ficcò in bocca.

Sarebbe dovuto durare a grissini per altre due ore.

A “mamma Cissy” piaceva farsi attendere.

Inspiegabilmente, proprio in quel momento un aroma di spezie e sandalo gli investì le narici, e Narcissa Malfoy fece la sua comparsa con un discreto colpo di tosse.

Draco si alzò.

«Madre» la salutò con un sorriso, e lei gliene regalò uno altrettanto gioioso.

Con la stessa naturalezza, neutralizzò il “signora” di Harry con un gelido cenno del capo e un “Potter” appena sibilato.

Narcissa si accomodò con grazia accanto al figlio e in un attimo il cameriere –di solito restio alla disponibilità, aveva notato Harry- fu al tavolo per prendere le ordinazioni.

Narcissa ordinò un paio di pietanze impronunciabili e passò la parola al figlio, che sillabò una breve lista –anch’essa impronunciabile-, passando la ‘patata bollente’ a Potter con un sorriso ferino.

Questi lanciò uno sguardo allucinato al menù e si slacciò la cravatta, boccheggiando. Arabo.

«Um…Un po’ d’insalata» si arrese infine, sudando abbondantemente nella camicia, completo nero compreso.

Lo sbuffo discreto di una risata soffocata lo fece voltare: gli occhi di Draco s’illuminarono di divertimento, ma rimase insolitamente composto.

Narcissa Malfoy non lo guardò nemmeno; il suo ghigno fu più eloquente di qualsiasi parola.

«Madre» tossicchiò Draco, quieto «Io e Harry» gli angoli delle labbra della signora si arricciarono, ma lei non disse niente «siamo andati sino a Parigi per prendere il tuo regalo»

Narcissa gli scoccò uno sguardo incredibilmente tenero –‘la tarantola che sorride al figlioletto appena consacrato assassino’, pensò Harry-.

«Grazie, figlio mio» soffiò dolcemente «Immagino sia già al Manor» soggiunse poi, deliziata «E se non mi sbaglio» e qui lanciò uno sguardo da sotto le ciglia ad Harry «abbiamo gli stessi gusti»

«Certo» Draco annuì semplicemente, posando il resto del suo grissino sul tavolo.

Un ‘croc’ interruppe il silenzio che si era creato.

Harry si guardò intorno, avvampò e posò il grissino sul tavolo.

Narcissa batté l’unghia sul suo calice, spazientita.

«Ho fame» annunciò semplicemente, e subito le pietanze furono servite da un cameriere disponibilissimo –incredibile a dirsi-, che versò loro il vino.

Le labbra di Narcissa si arricciarono in quello che doveva essere un sorriso.

L’insalata di Harry era abbastanza deprimente; piccola, scondita e alquanto sbattuta.

Harry gli scoccò uno sguardo afflitto e la infilzò trucemente con la forchetta. Sciocca, ovviamente.

Mentre masticava, intercettò lo sguardo di Draco e gli sorrise tristemente.

Lui rispose con un breve cenno del capo –un incoraggiamento, forse?- e da sotto il tavolo qualcosa gli strusciò contro la caviglia.

Ora, pensò Harry, diventato una statua di granito, Narcissa Malfoy che fa il piedino al ragazzo di suo figlio –per quanto non totalmente riconosciuto- è, se non inverosimile, quantomeno troppo imbarazzante.

Così si convinse, con –in vero- ben poca convinzione, a cercare nuovamente lo sguardo di Draco, che era tornato a masticare tranquillamente una sostanza dal nome logicamente impossibile da ricordare.

Ma Draco masticava, incurante di tutto, e il movimento sotto al tavolo cominciava a farsi più stuzzicante.

Harry tossicchiò, ma nessuno dei due Malfoy parve farvi caso.

Dannatissimi sordi a comando.

Allora pescò la forchetta da qualche parte sul tavolo e, per puro spirito d’adattamento, cominciò a masticare la sua insalata gommosa.

«Allora» cominciò, cercando di dimenticare il saporaccio di quella sottospecie di roba verde che gli avevano rifilato «Vi piace il vostro…ehm, cibo?»

Narcissa inarcò un sopracciglio.

«Ovviamente no» soffiò, oltraggiata «Ma io sono educata, Potter, percui mangio lo stesso» soggiunse poi, ammiccando in direzione dell’insalata, abbandonata al suo destino in un angolino della tavola.

«Io…» balbettò Harry, improvvisamente paonazzo.

Il piedino si stava decisamente facendo più audace.

Per tutta risposta, Draco continuò a mangiare, neutro.

Afflitto, Harry avvicinò il piatto e riprese a mangiare.

Il tintinnare delle portate nei piatti divenne quasi snervante, talmente tanto che cominciò a sperare nell’intervento miracolato di Draco, che, ovviamente, non venne.

«Um» attaccare bottone non era il suo forte, lo sapeva –le sue limitate capacità linguistiche non erano certo un mistero, nemmeno per lui- «Draco mi ha detto che avete molto viaggiato, in questo periodo»

Narcissa non sorrise.

«Sì» rispose semplicemente, freddandolo con una nonchalance ammirevole.

Che non fosse incline a fare conversazione era lampante. Ma Harry, guidato dal suo stupido e atrofizzato istinto Gryffindor, non demorse.

«E ditemi, com’è l’Oriente?» domandò, con una dimostrazione di spirito degna di essere definita tale «Ho sempre desiderato andare a Hokkaido»

«Beh, dovresti farlo» qualcosa nel suo tono faceva intendere che avrebbe dovuto andarci da solo.

Narcissa posò coltello e forchetta e prese un sorso di vino.

In quello stesso momento, un cameriere incredibilmente volenteroso tolse loro i piatti davanti –Draco aveva concluso- e chiese cosa volessero per dolce.

Narcissa e Draco ordinarono –con velocità sorprendente, vista la quantità di scelte e la loro incomprensibilità non indifferente-.

Harry scrutò il menù, a disagio, progettando una fuga in bagno in caso di fallimento del suo piano di ripiegare sul gelato, o magari sulla torta al cioccolato, quando Narcissa si sporse verso di lui e gli indicò con il dito una pietanza dal nome promettente solo guai.

«Ti consiglio questo» le sue labbra si tesero in una piega sottile, a mo’ d’avvertimento.

Harry pensò solo a quanto il presente indicativo potesse essere terrorizzante, ed annuì.

Il cameriere sparì con un sorriso piuttosto untuoso, promettendo che sarebbe stato veloce.

Oh, fa’ che sia veloce e indolore, ti prego.

Ma quando il fatidico momento della forchetta che si crea un varco tra le labbra e stuzzica le papille gustative si presentò, non fu né rapido né indolore.

«Meraviglioso!» Harry boccheggiò, piegandosi in due sulla tavola.

Non devo vomitare, non devo.

Si raddrizzò sulla sedia, con una forza di spirito invidiabile, e stiracchiò le labbra in un sorriso sofferente.

«Meraviglioso, signora Malfoy» ripeté in un soffio, agonizzante «La ringrazio»

In quel momento, svenne.



***



Si svegliò di soprassalto, dolorante, e aprì gli occhi.

Non vedeva un accidente.

Solo bianco, un bianco accecante.

Forse era morto.

Tant’è, si disse, nel caso è meglio che cerchi i miei occhiali.

Si mosse a tentoni, sfiorando con la punta delle dita qualcosa di morbido.

Uhn.

Continuò a muovere le mani e, tu guarda!, trovò un naso.

Un naso, due guance, due labbra.

«…ry?…rry?» le labbra si socchiusero e soffiarono aria calda sui suoi palmi.

«Occhiali» borbottò Harry in risposta, confuso.

Tese le mani e qualcuno trafficò un po’, poi glieli posò sul palmo.

Li inforcò.

Pallida, la figura di un Malfoy assonnato gli si presentò davanti in tutto il suo fulgore.

Ancor più pallida, la figura di due Malfoy assonnati gli si presentò davanti.

Calma, calma.

«…Draco?»

«Sono qui»

Finalmente, riuscì a mettere a fuoco.

Prima i grandi dettagli, come il letto su cui era adagiato, la stanza quadrata e le due figure al suo capezzale. Poi quelli piccoli, come la piega preoccupata delle labbra di Draco e il cipiglio strano che aveva assunto la signora Malfoy.

Scosse la testa per fare chiarezza e guardò i due Malfoy.

«Cosa?» chiese semplicemente.

Draco arricciò il naso.

«Ti hanno fatto una ‘lavanda gastronomica’, credo» bofonchiò, soggiungendo «Non vedo perché abbiano dovuto ricorrere ad astrusi metodi Babbani. In ogni caso, sei al San Mungo»; si guardò intorno e corresse: «O forse dovrei dire ‘siamo’ al San Mungo»

Harry scoppiò a ridere.

«Cosa?» fece Draco, confuso più che irritato «Cosa c’è, stavolta?»

«La-Lavanda ‘gastronomica’?» sbuffò Harry, ridacchiando «Avevo dimenticato la tua ignoranza su quelli che chiami ‘astrusi metodi Babbani’»

«Ehi, chiamiamola col suo nome!» saltò su questo, piccato «Non è ignoranza, è sapienza rifiutata, Potter»

Harry riprese a ridere più forte di prima e Draco, suo malgrado, sorrise.

Narcissa tossicchiò un po’ troppo forte.

«Harry» ignorò la sua faccia sconvolta nel sentirla chiamarlo per nome e continuò imperterrita «Devo porti delle scuse»

Potter sgranò gli occhi.

«Oh no» mugolò, affranto «Sono morto.»; lanciò uno sguardo dolente per la stanza e continuò: «Avrei voluto fare un sacco di cose, avevo solo ventitré anni…»

Narcissa si spazientì.

«Smettila di blaterare, Potter» ingiunse, seccata «Sei morto come io sono Mezzosangue, quindi non lo sei» infuse tanto disprezzo in quelle parole che Potter ammutolì.

«È difficile ammetterlo, ma sbagliavo sul tuo conto» sembrò ripensarci e risindacò: «Beh, fino a un certo punto… Comunque, stasera ti ho voluto sottoporre ad una prova» Solo in quel momento Harry notò la palla di pelo che stringeva tra le braccia, fremente «In verità un paio di prove, d’accordo» ammise «E mi duole annunciarti che le hai superate tutte a pieni voti.

«Non proprio a pieni voti, è vero; però hai dimostrato ciò che mi serviva, e tanto basta» Scrollò le spalle ed accarezzò la palla di pelo fulvo, lentamente.

Harry intercettò lo sguardo di Draco, che gli fece un piccolo cenno.

«Um, signora…Cosa, se mi è permesso?» azzardò, incerto.

Narcissa lo fissò.

«Che ami mio figlio, ovviamente» spiegò freddamente «Altrimenti non avresti mangiato quella torta, tanto per cominciare. E non dire che l’hai fatto per me, non ci crederei nemmeno se fosse vero»

Harry si strinse nelle spalle: non aveva intenzione di dirlo comunque.

«Inoltre,» proseguì «Non avresti ignorato il mio presunto ‘piedino’ –come lo chiamate voi giovani, suppongo- da sotto al tavolo»

Malfoy scattò su come una molla.

«Ti ha fatto piedino e tu l’hai ignorata?» esclamò, sconcertato.

«Non essere sciocco, Draco,» rimbeccò la donna «Non ero io, era Fuffy»

Draco sospirò di sollievo.

Harry no.

«Chi sarebbe Fuffy?» indagò, attento.

Narcissa scrollò le spalle.

«Lui» indicò la palla di pelo tra le sue braccia «È Fuffy»

Il gatto si stiracchiò sulle gambe della donna e con un balzo raggiunse lo stomaco di Harry, dove si accoccolò con un miagolio soddisfatto.

«Parrebbe che tu gli piaccia» fece Narcissa, soggiungendo «Incredibilmente»

Draco si sentì in dovere di spiegare:

«Non gli piace nessuno. Quando gli presentiamo qualche sconosciuto prende a ringhiare come un dannato: uno strazio»

I gatti ringhiano?, si chiese Harry, però lasciò correre.

«Ora» Narcissa intercettò il suo sguardo e arricciò un angolo della bocca in uno pseudo-sorriso «Puoi darmi del tu e chiamarmi Narcissa –essere chiamata ‘signora’ mi fa sentire vecchia-, ma tu prova a chiamarmi Cissy e giuro che ti lancio un’Avada talmente potente che non avrai tempo di dire ‘Merlino’ che sarai carbonizzato ai miei piedi»

Sorrise ancora, amabile, poi soggiunse: «Draco, adesso credo sia il caso che tu porti il tuo pseudo-fidanzato in una camera d’albergo» ammiccò e prese Fuffy tra le braccia, risindacando: «Anzi, portalo al Manor; sarò di ritorno stasera: credete di farcela?»

Draco ghignò.

«È una sfida, percaso?»

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Sì, il finale fa cagare, ma io l'avevo detto che faceva schifo, eh?
Meglio che vada, sì? Non sono in vena *scompare*
Okay, dovevo fare un'uscita di stile D:
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