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Autore: Drew    08/02/2006    8 recensioni
Il potere dei ricordi e delle emozioni per una persona che abbiamo amato molto. La crudeltà e l'obbligo di imparare dai propri errori. I segni inevitabili del tempo...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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-Sono qui

Premessa

 

Visto il successo della mia ultima “premessa” (naturalmente sto scherzando!), ho deciso di scriverne un’altra per questa one-shot/songfic che ho scritto in tre giorni.

Premetto che è un periodo un po’ buio per me per quanto riguarda ispirazione, voglia di scrivere e problemi sentimentali. Aggiungo anche che la shotty seguente mi è stata commissionata da una delle mie migliori amiche, Sofy, ed è grazie a lei che è stata scritta (in modo decente o meno… lascio a voi giudicarlo).

Lo scopo è quello di fare riflettere sull’importanza della vita. È un tema che mi sta molto a cuore in questo periodo di guerra e, anche se molto romanzato, romantico e triste, questo racconto è un po’ il riassunto di questo tema.

Odio approfittare del vostro tempo per farvi leggere queste righe, ma ci tengo veramente tanto al fatto che tutto quello che ho scritto venga capito.

La canzone è “Here without you” dei “3 Doors Down”, semplicemente fantastica a mio parere.

La dedico a due persone importantissime:

A Sofia, perché senza di lei non sarebbe nata e per tutto l’aiuto che è disposta a darmi.

A Marta, perché attraverso le recensioni ho conosciuto una persona splendida e che riesce a capirmi.

Vi ringrazio e vi adoro tantissimo!

Un bacio e commentate!

Drew 

 

La parte in corsivo sono i ricordi, quella in grassetto il testo della canzone, in nero e in blu “i presenti”.

 

 

DREAMING THE REALITY

 

 

-Sono qui..-

Il ragazzo alzò lo sguardo, di scatto, al richiamo di quella voce.

-Hermione… sai che non dovresti esserci… Ti prego, vattene.-

 -Devo aiutarti… Non posso lasciarti così…- una lacrima le rigò il volto, mentre aiutava l’amico ad alzarsi, afferrandolo per un braccio.

Il ragazzo, spostando la metà del suo peso sulla sua gamba sinistra e l’altra sulla spalla di Hermione, riuscì a fatica a muoversi, mentre il braccio prendeva a sanguinargli copiosamente.

-Dobbiamo tornare a Hogwarts, Harry. È stata un follia cercare di sconfiggere Voldemort da soli.-

-No… Devo finire il mio compito. Sei liberissima di non seguirmi.- e detto ciò, staccò il contatto che aveva con Hermione, prendendo a zoppicare, precedendola.

-Non ti sei stancato di fare pazzie? Harry… andiamo a casa.-

-No!- sbottò il ragazzo, voltandosi. I vestiti laceri e zuppi di sangue. Gli occhi smeraldo accecati da un odio e una rabbia profondi. Le mani tremanti, ma non per paura, bensì per la troppa collera che gli pulsava nelle vene.

Invece, opposto a lui, due occhi cioccolato erano terrorizzati, increduli. I riccioli castano chiaro ricadevano sulle spalle di Hermione, mossi appena dal vento. Il corpo rigido, freddo, come se non sapesse cosa fare. Ora le lacrime sgorgavano senza fine da quei due cristalli scuri, imploranti e sinceri come quando l’aveva conosciuta.

-Ti supplico. Andiamo via.- riuscì a dire appena, col singhiozzo che le smorzava la voce.

Harry non poté che sorridere nell’incontro con il suo sguardo. Un sorriso semplice, comprensivo, che gli illuminava appena il viso.

Hermione si gettò tra le braccia del suo amico, quasi facendolo cadere. Singhiozzava e inzuppava di lacrime amare la maglietta già troppo lacera.

Si stringevano forte, uniti e sicuri che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra. Lui con lo sguardo perso nel vuoto e un fitto dolore al braccio, mentre le stuzzicava i capelli, cercando di consolarla; lei sincera e disperata, avvinghiata alla sua cinta, in modo che niente e nessuno avrebbe potuto staccarla da Harry.

Poi, un getto di luce abbagliante, bianchissimo, imprigionò i due corpi uniti. Entrambi chiusero gli occhi, poi, appena li aprirono, riconobbero immediatamente Remus Lupin e Ninfadora Tonks avvicinarsi a loro correndo.

-Tutto bene, Harry?- chiese Remus preoccupato, appena fu a portata di voce.

Harry si staccò da Hermione, mostrando all’auror la ferita al braccio.

-Sarà meglio che ti portiamo al Ministero.- commentò Ninfadora, facendo un’occhiata significativa all’uomo che esaminava il lungo taglio sanguinante.

-Non posso…- rispose Harry sicuro, senza lamentarsi malgrado il dolore.

-Ti prego di ragionare.- lo esortò Hermione intromettendosi, -Non puoi tornare da lui… io… io…-

 

A hundred days have made me older
Since the last time that I saw your pretty face
A thousand lies have made me colder
And I don't think I can look at this the same

 

Il rumore della sveglia fece sobbalzare Harry dal suo letto. Un altro sogno... ancora lei.

Era quasi un anno ormai, che ogni volta, sognando, le compariva il volto di Hermione e la volta in cui le aveva detto addio. Forse per sempre.

Mosse un braccio verso il comodino, portando la sveglia accanto agli occhi ancora assonnati. Le 11 e 30. Sarebbe stato inutile presentarsi al Ministero a quell’ora.

-Amore… sei già sveglio?- mugugnò una figura femminile, nuda, nel letto accanto a lui.

Harry non rispose, ma si limitò ad alzarsi dal letto con solo gli slip per poi recuperare i vestiti e dirigersi verso il bagno.

-Amore… tutto bene?- continuò la donna nel letto, ma anche stavolta lui non rispose.

 

All the miles that separate
Disappear now when I'm dreamin' of your face
I'm here without you baby
But you're still on my lonely mind

Entrò in bagno e pose i vestiti su di uno sgabello per poi aprire l’acqua della doccia. Si diede un’occhiata allo specchio: com’era cambiato in tutto quel tempo! I tratti di bambino sul suo svolto si erano dissolti completamente, così come la sua cicatrice. Già, era sparita quando aveva dovuto letteralmente eliminarla in quanto Horcrux. Ora Voldemort non aveva più alcun potere su di lui. Era libero finalmente… libero!... ma profondamente infelice.

Si tolse anche gli slip, entrando nella doccia. L’acqua calda gli bagnava la schiena, infondendogli un senso di tepore lungo tutto il corpo. Così, coccolato dallo scroscio costante, si abbandonò ai ricordi:

 

Era il primo anno. Si trovava sul treno diretto per Hogwarts e aveva appena fatto conoscenza con Ron. Da subito gli era sembrato simpatico e alla mano, e non dovette mai smentire la cosa. Poi, d’un tratto, eccola spuntare dalla porta della cabina. Cercava qualcosa appartente a Neville… non ricordava cosa.

Si presentava, con quell’aria da so-tutto che faceva andare in bestia Ron, una maschera che portava per non lasciare entrare nessuno nel suo mondo.

Si era offerta di fare una magia, così gli aveva aggiustato gli occhiali, anzi… addirittura gli occhi!

Non immaginava che quella sarebbe stata la prima delle mille magie che gli avrebbe visto fare.

 

-Harry?... Harry, ma stai bene?- la voce di donna di prima l’aveva smosso dai proprio ricordi. Ora, la stessa figura femminile bussava insistentemente alla porta.

-Sì… non ti preoccupare.- aveva dovuto risponderle, mentre si muoveva sotto il getto d’acqua tiepida.

-Amore, ti preparo qualcosa da mangiare.- poi se n’era andata… finalmente.

Harry uscì dalla doccia, portandosi un asciugamano alla vita. Ripassò di nuovo davanti allo specchio: ogni volta che vi guardava dentro, vedeva ancora il riflesso della persona che amava.

 

I think about you baby and I dream about you all the time
I'm here without you baby
But you're still with me in my dreams
And tonight, there's only you and me.

Si mise i vestiti che aveva portato con sé. Un veloce sistemata ai capelli perennemente in disordine, poi uscì dal bagno.

Ad attenderlo nella sua babbana cucina, una donna bionda, riccia, con piccoli occhi azzurri e un fisico molto magro.

-Tesoro, ti ho preparato qualche frittella come piace a te.- disse trionfante la donna, mentre porgeva il piatto ad Harry.

L’uomo si accomodò al tavolo, mangiando di controvoglia. Osservandolo, la figura femminile gli sedette accanto:

-Ma che cos’hai, Harry? Mi sembri in un altro mondo stamattina?-

“Solo stamattina?” voleva chiederle, ma si trattenne, posando la forchetta accanto al piatto.

-Ti ripeto che non ho nulla, Tamara.- il tono era seccato.

-Non è vero e lo sai! Possibile che ogni volta che ti parlo tu mi ringhi dietro?-

Basta… non poteva sopportarla oltre.

-Io me ne vado…- e detto questo si alzò rumorosamente dalla sedia. Trovò le sue scarpe accanto ad un divano. Si infilò velocemente la giacca che si trovava sullo stesso arredo e sbatté la porta dell’appartamento alle sue spalle.

 

The miles just keep rollin'
As the people leave their way to say hello
I've heard this life is overrated
But I hope that it gets better as we go.

 

Percorse correndo qualche isolato per allontanarsi definitivamente da quella dimora che considerava come una prigione. Erano otto mesi che si rinchiudeva nell’appartamento di Tamara, forse per la vergogna e il rimorso di ciò che aveva fatto…

Si sedette su di una panchina dei giardini pubblici ad osservare le persone che gli passavano sotto gli occhi, con le mani dentro le tasche della giacca scura. Poi, due ragazzini di circa tredici anni, attirarono la sua attenzione: si abbracciavano stretti, per poi correre per mano attraverso il prato…

 

Secondo anno. Ron ed Harry era molto preoccupati per la sorte di Hermione. Il basilisco era riuscito a renderla vittima del suo sguardo, ma sapevano che si sarebbe ripresa, perché era troppo forte e intelligente persino per una enorme biscia comandata da Voldemort.

Ed eccola, nella Sala Grande, comparire in mezzo ai tavoli, con un sorriso trionfale sul volto. Gli corse incontro, con i lunghi capelli castani che si muovevano ad ogni suo passo. L’aveva abbracciata forte, per farle capire quanto gli fosse mancata e quanto le volesse bene…

 

-Mi scusi, sa dirmi che ore sono?- una voce femminile lo destò dai suoi pensieri.

-Le dodici e trenta quasi.- rispose dando una rapida occhiata al suo orologio, ma senza guardare in viso il suo interlocutore.

Eppure la figura che gli faceva ombra non se ne andava. Quasi in preda ad uno scatto d’ira spostò lo sguardo dalla fonte della voce di prima, ma appena voltò la testa la donna scomparve.

“… inutile scocciatura…”

 

I'm here without you baby
But you're still on my lonely mind
I think about you baby and I dream about you all the time

 

Si alzò dalla panchina, prendendo a camminare per il viale. Un grande albero al centro del prato gli fece tornare in mente il platano picchiatore e la sua avventura con Hermione:

 

Terzo anno. Stavolta rischiavano veramente la pelle. Ed ecco che il platano muoveva un altro ramo cercando di colpirli. Harry ed Hermione, tenendosi per mano, correvano verso l’entrata dove poco prima era andato Ron. Un’altra botta ed Hermione, separatasi dal ragazzo, finì su uno dei tronchi più possenti, tenendosi aggrappata con tutte le sue forze. Harry assisteva alla scena impotente, stando però molto attento a non farsi colpire…

 

“Stupido… stupido Harry…” ormai quel termine era diventato un complimento in confronto alla grande sciocchezza che aveva fatto.

Aveva rovinato tutto: ogni cosa bella che era nata tra loro si era dissolta a causa di una scelta che non avrebbe dovuto fare…

Sono quisenza di te, amore…”

 

Quarto anno. Il suo primo “Ballo del Ceppo”. Si voltò verso la scalinata dalla quale scendevano i ragazzi. Lei era lì. Lui, vestito per l’appunto, ne rimase incantato: il suo vestito, i suoi capelli… e poi il suo sguardo fiero e imbarazzato.

Gli occhi le brillavano quella sera e per la prima volta capì che non sarebbero scintillati per lui…

 

Se la prese con un sasso che intralciava il suo cammino mentre ogni ricordo si accavallava con quello precedente… e gli faceva sempre più male.

-Scusi, mi può dire l’ora?- la stessa voce femminile di prima. Harry, voltato di spalle, rispose:

-Le dodici e quaranta, ma che diamine… - si girò, non trovando però nessuno.

“Ci mancavano le voci…”

 

Quinto anno. In una conversazione riguardo al suo primo bacio con Cho Chang si  lasciò sfuggire qualche particolare di troppo. Parlando, Hermione aveva affermato che Harry non baciava male… un sorriso divertito gli illuminò il viso a sentire quelle parole, scatenando l’imbarazzo della ragazza, mentre Ron interveniva per chiedere come facesse a saperlo.

Fu questo che lo aiutò a sbilanciarsi con lei, dopo la prima litigata con la neo-ragazza, dicendo di non trovarla affatto brutto. Di nuovo lei si imbarazzava.

 

-Ma che cosa vuoi da me?- era Tamara, la riconobbe dalla voce.

Decise di non voltarsi, perché l’avrebbe fatta soffrire maggiormente.

-Nulla… sono io che ho sbagliato.- si pentì.

-Che… che cosa intendi dire?- la voce smorzata, come quella della persona che amava quando aveva pianto per lui.

Di scatto si gettò sul corpo della ragazza, stringendola forte a sé:

-Tu non sei lei… Mi dispiace, ma io non posso…- le sussurrò all’orecchio, mentre le lacrime iniziavano ad inondare il volto di Tamara.

 

Sesto anno. Harry non riuscì a trovare ricordi belli per lui ed Hermione. Certo di tempo assieme ne avevano passato molto, ma soprattutto dopo Hogwarts, quando avevo scoperto della pozione d’amore che Ginny aveva somministrato ad entrambi: l’Amortentia.

 

-Ti giuro che non avrei mai immaginato che Ginny potesse fare una cosa del genere.- commentò Hermione mentre si trovavano fuori dal giardino della casa dei Dursley a Privet Drive.

Non ci poteva credere: la sua ex-fidanzata lo aveva drogato con un filtro d’amore.

-Lo so che è assurdo…- continuò Hermione, -… ma me l’ha detto lei stessa. Ne è pentita, credimi.- Harry non riusciva a capire come mai la ragazza cercasse di giustificare Ginny.

-Perché la difendi? Non dovremmo più rivolgerle la parola.- sentenziò, mentre gli occhi smeraldo si accendevano di rabbia.

-Diamine, Harry. È la sorella di Ron! E…-

-… e tu sei innamorata di lui.- non la lasciò finire e prese intensamente a fissarla negli occhi, mentre la rabbia si trasformava in gelosia, -… Inutile parlarne…- fece per andarsene, ma la mano di Hermione afferrò la sua.

Lo sguardo della ragazza era intenso:

-Non mi importa cosa pensi di me o di Ron, ma ti aiuterò. A qualsiasi prezzo… sappi che verrò con te.-

 

“… perché diamine ti ho lasciato venire.”

Il dolore tornava. Aveva perso Ron. Non era riuscito a salvarlo.

Il suo migliore amico, come una furia, si era gettato sul suo corpo, mentre Voldemort lanciava un Avada Kedavra. Harry si era procurato solo una ferita piuttosto grave al braccio e Ron, invece, era morto all’istante.

 

Settimo anno. Aveva il braccio sanguinante, mentre Remus Lupin glielo esaminava in quel posto sperduto della Foresta Proibita. Per quanto si fosse allontanato da Hogwarts, alla fine vi era sempre tornato.

 

-Sarà meglio che ti portiamo al Ministero.- commentò Ninfadora, facendo un’occhiata significativa all’uomo che esaminava il lungo taglio sanguinante.

-Non posso…- rispose Harry sicuro, senza lamentarsi malgrado il dolore.

-Ti prego di ragionare.- lo esortò Hermione intromettendosi, -Non puoi tornare da lui… io… io… io non posso perdere anche a te-.

Di nuovo le lacrime ripresero a scendere. Harry, con la mano libera, sfiorò appena il viso di Hemione. La ragazza obbligò Remus a spostarsi e, gettandosi sull’amico, lo abbracciò, mentre ogni singola goccia si perdeva sul terreno.

-Tu sai che sei più di un’amica, vero?- Harry pronunciò quelle parole con lo sguardo perso nel vuoto. Hermione lo fissò. Non poteva credere a quello che aveva sentito uscire dalla bocca del suo migliore amico.

-Cos’è? Un modo carino per dirmi che mi ami?- chiese abbozzando un sorriso. Harry riprese a osservarla da sotto i suoi occhiali tondi e spostò la stessa mano attorno al collo di Hermione. Le donò un bacio, sottile, dolce, delicato. Un incontro di labbra che esprimeva devozione, affetto, comprensione ed amore.

Nel momento in cui si accorse di quel che aveva fatto, si staccò delicatamente dalla sua bocca:

-… perdonami se ti farò soffrire.-

-Non puoi chiedermi di non venire con te!- esclamò la ragazza, agitata.

-L’hai detto tu stessa che non puoi perdermi: lo stesso vale per me, per quanto ti riguarda.- commentò sinceramente e i primi ripensamenti irruppero nella sua mente. Se si fosse alzato e fosse andato a combattere, forse non l’avrebbe più rivista.

-… ti cercherò.- sembrava gli avesse letto nella mente. –Se te ne andrai ti cercherò, Harry. E anche se ti chiederò soltanto l’ora,, tu giurami che mi risponderai sempre e magari riconoscerai la mia voce, ti volterai e starai con me.-

Sorrisero entrambi, divertiti dalle stupidaggini che aveva detto Hermione.

-Ti amo.- disse Harry ricadendo sulla sue labbra.

Si alzò.

 

Aveva combattuto con tutte le sue forze e ce l’aveva fatta. Sei persone che erano entrate nella sua vita l’avevano persa a causa sua: James, Lily, Ron, Silente, Sirius, Cedric… E queste erano solo alcune delle vittime che quella guerra, come tutte del resto, aveva provocato.

 

Continuava a girovagare per il parco, quando la sua mente ebbe un’illuminazione.

Qualche istante dopo, la stessa voce alle sue spalle:

-Salve… ho perso l’orologio…-

-Ti ho già risposto, Hermione.- la interruppe Harry, senza girarsi verso di lei, -Come mai hai aspettato così tanto, Granger?-

Silenzio per un lungo tempo.

-Ti sei fatto un’altra vita, Potter. Volevo vedere se ti ricordavi ancora di me.- i passi alle sue spalle si avvicinavano a lui.

-Non è da te pensare certe cose, Hermione.- commentò con tono amaro.

-Sei tu che non hai voluto vedermi…-

-No!- Harry si voltò di scatto, urlando quasi, -Io non ho potuto vederti! È molto diverso! Il Ministero non me lo ha permesso.-

-Potevi cercarmi, Harry. Ti sei messo subito l’anima in pace, vero?-

-Ma come puoi solo immaginarti una cosa del genere! Ho continuato a pensarti… nei miei sogni c’eri sempre tu-

In quasi un anno di lontananza non erano affatto cambiati. Lei sempre bella e sincera, lui indomabile e cocciuto.

-Chissà… potrebbe anche essere come dici tu…- intervenne maliziosamente Hermione prendendo ad avvicinarsi ad Harry.

-Già… infondo ti ho risposto ogni volta che mi hai chiesto l’ora…- altri due passi verso di lei.

Ora potevano sfiorarsi tanto erano vicini…

 

-Harry svegliati!!!- urlò Ron da fuori dalla porta della camera.

Harry si svegliò di colpo, nel suo letto della Tana. Si guardò intorno non capendo.

Riconobbe le pareti, i mobile, poi spostò una gamba sotto le coperte e ne sfiorò un’altra. Guardò nella parte opposta del letto e vide Hermione dormire beatamente.

-… era solo un sogno…- sussurrò auto-convincendosi.

-Quale sogno?- mugugnò Hermione mentre si strusciava sotto le coperte, cercando di svegliarsi. Fu in quel momento che Harry si ricordò di essere completamente nudo… anzi… anche la ragazza accanto a lui lo era. Portò un braccio sotto la nuca di Hermione, in modo tale che lei potesse poggiare la testa sul suo petto.

-Nulla… ho sognato che Ron moriva, io sconfiggevo Voldemort, ci lasciavamo e ci rimettevamo insieme…- spiegò, non sicuro di quello che aveva detto.

-Uhm… Mi piace…- commentò la ragazza.

-E Ron?... Lo lasci morire così?- scherzo Harry, baciando i capelli di Hermione.

-Ho capito… non sarò così crudele…- disse, perdendosi negli occhi speranza del suo ragazzo.

Harry fece altrettanto e, con dolcezza, baciò Hermione, nello stesso identico modo del sogno.

-Ti amo…-

 

*FINE*

  
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