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Autore: Sunflowerbud    29/04/2011    13 recensioni
Prendi un respiro. Un respiro profondo.
E chiudi gli occhi.
Ricordi.
Ricordi i desideri che avevi espresso gli anni precedenti, quando eri sul punto di soffiare le candeline, proprio come in quel momento.
Di avere tutte le bambole del mondo, di viaggiare sulla Luna, o di sposare il tuo cantante preferito, questo chiedevi.
Tutti desideri irrealizzabili, che puntavano verso quanto ti era più lontano, verso quello che ti era irraggiungibile e che, in quanto tale, consideravi più bello, più speciale.
E non ti rendevi conto che ciò di cui avevi più bisogno, quello che realmente era più importante si trovava proprio lì, vicino a te.
[...]"Vorrei solo un abbraccio”, urli, anche se lo sai che nessuno può sentirti.
E ti domandi cosa hai fatto di male per non meritarne più nemmeno uno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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vorrei solo un abbraccio Vorrei solo un abbraccio.


Vorrei solo un abbraccio.


L’odore della torta che hai appena sfornato ti arriva inevitabilmente alle narici. Non riesci a trattenerti dall’inspirare profondamente e solo in quel momento un dolore lancinante che ti prende alla bocca dello stomaco ti ricorda che non hai fame.

Senti che tra poco avrai la nausea, lo percepisci. Ormai hai imparato a riconoscere quell’orrenda sensazione. Ma sei decisa a continuare, imperterrita.

In fondo, lo sai che non è altro che un gesto simbolico. Lo sai che lo fai solo per loro.

Appoggi delicatamente la tua opera sul tavolo della cucina e cominci a disporre le diciassette candeline ordinatamente, seguendo il perimetro del dolce.

Sono tante, te ne rendi conto. Ma non riesci a comprendere appieno quanto tempo della tua vita sia già trascorso, quanti giorni siano già passati, quanti eventi siano già racchiusi per sempre nella tua memoria.

Il fiammifero a portata di mano, accendi con calma le candele, una per una.

“Mamma, mamma! Posso accendere io le candeline? Per favore, ormai tanto sono già grande!”

“No, Claire, no, come te lo devo dire! E’pericoloso e potresti rischiare di prenderti una scottatura … “

Quelle parole ti riaffiorano alla mente come un flash, come un fulmine a ciel sereno, che ti coglie di sorpresa e totalmente impreparata, e ti bruci leggermente mentre compi quella delicata operazione.

Una lacrima ti scende lenta sulla guancia, e non è per la bruciatura.

Ricordi i protagonisti di quell’assurdo battibecco. Li ricordi bene.

Perché una eri tu, una bambina dai grandi occhi verdi e i capelli corti, raccolti in due codine laterali, l’altra …

Un altro gocciolone salato fuoriesce involontariamente dai tuoi occhi.

Era sempre seduta alla tua destra, tua madre, il giorno del tuo compleanno: era una tradizione che ogni volta veniva scrupolosamente rispettata.

Se ti fossi bruciata, neanche molti anni prima, lei sarebbe corsa da te, ti avrebbe consolato e anche con poche, semplici ma dolci parole ti avrebbe fatto passare immediatamente il bruciore per quella fastidiosa scottatura.

Sposti il tuo sguardo automaticamente verso quella direzione, a cercare i suoi rassicuranti occhi azzurri. Hai diciassette anni, però vorresti ancora sentire la sua voce melodiosa, vorresti ancora che stringesse la tua mano gelida con la sua, sempre calda e soffice. Vorresti che ti dicesse che non è niente e che presto passerà.

Ma la sua sedia è vuota.

Quante lacrime scendono dal tuo viso, Claire.

Tante, troppe.

Tuo padre sicuramente sarebbe stato in grado di farti tornare il tuo splendido sorriso, che un tempo regalavi a tutti, indistintamente.

“Claire, guarda che faccia che c’ho! Guarda qui!” esclamava a gran voce ‘il tuo uomo’, facendoti la linguaccia. E tu ogni volta non potevi trattenerti dal sorridere.

Ora quello che hai dipinto sulle labbra è un sorriso mesto, appena accennato.

Ma vorresti tornare come una volta. Vorresti avere qualcuno che ti faccia tornare a sorridere serena, spensierata.

Il tuo sguardo è vacuo, fisso in avanti, perché lo sai che la sedia posizionata proprio diametralmente alla tua è vuota.

Continui ad accendere quelle candeline, avvolta nel silenzio.

Ti manca quella vocina acuta che irrompeva ogni volta a spezzare anche le pause più lunghe, i silenzi più assordanti.

La tua sorellina, quanto ti manca.

Ti manca la sua spontaneità, la sua vivacità. Ti manca quando, il giorno del tuo compleanno, spuntava da sotto il tavolo e si posizionava sempre accanto a te, il suo braccio che circondava stretto il tuo, quasi non volesse mai più staccarsene.

E ti senti una stupida a pensare che ti dava fastidio quando ti stava così appiccicata, così accollata, come dicevi tu.

Ti sporgi a cercare sotto il tavolo, a controllare se magari si è nascosta lì. Se magari voleva farti solo uno scherzo, un brutto scherzo, ma pur sempre tale.

Ma sotto il tavolo non c’è nessuno.

Porti finalmente a termine la tua meticolosa opera, osservando la fiammella di ogni candela oscillare leggermente.

E ricordi i compagni che volevano a tutti i costi soffiare le candeline loro, nella speranza di accorciare quella lunga, interminabile attesa che li separava dal momento finale, dal vero motivo per cui si trovano lì, in quel momento: mangiare la torta.

Mangiare la torta.

Sorridi, al pensiero, forse perché non hai più lacrime per piangere per coloro il cui unico oggetto del desiderio era la torta.

E pensavi che fossero tuoi amici. E ti vantavi, di non ricordarne tutti i nomi, tanti questi erano.

E adesso? Quanti tuoi amici si accalcano esultanti intorno al tavolo, per celebrarti il giorno del tuo diciassettesimo compleanno?

Non c’è nessuno, attorno al tavolo.

Sai che non puoi più aspettare: le diciassette fiammelle stanno inesorabilmente consumando gli stoppini delle candele. Non vuoi che la cera rovini tutto il tuo unico lavoro di quella giornata.

E'il momento di esprimere un desiderio.

Prendi un respiro. Un respiro profondo.

E chiudi gli occhi.

Ricordi.

Ricordi i desideri che avevi espresso gli anni precedenti, quando eri sul punto di soffiare le candeline, come proprio in quell'istante.

Di avere tutte le bambole del mondo, di viaggiare sulla Luna, o di sposare il tuo cantante preferito, questo chiedevi.

Tutti desideri irrealizzabili, che puntavano verso quanto ti era più lontano, verso quello che ti era irraggiungibile e che, in quanto tale, consideravi più bello, più speciale.

E non ti rendevi conto che ciò di cui avevi più bisogno, quello che realmente era più importante si trovava proprio lì, vicino a te.

“Vorrei solo un abbraccio”

E'un mormorio quello che esce dalle tue labbra, senza nemmeno che tu te ne accorga.

“Vorrei solo un abbraccio”, ripeti.

Perché vuoi sentire ancora quel calore che solo quel gesto riusciva a donarti.

Perché sei stanca di non riuscire a controllare le lacrime che scendono dal tuo volto. Tante, troppe.

“Vorrei solo un abbraccio”, urli, anche se lo sai che nessuno può sentirti.

E ti domandi cosa hai fatto di male per non meritarne più nemmeno uno.

Soffi le candeline.

E ripiombi nel buio più totale.

“Buon compleanno, Claire”








Angolo dell’autrice (sempre che così si possa chiamare… )

Ehm… Uhm... Mmm...
Salve, a chiunque stia leggendo questa specie di storia. Sì, perché non so esattamente cosa sia, non me lo chiedete. So soltanto che è il frutto di una serata non particolarmente allegra, di una notte insonne e di uno sclero mattutino.
Non ne sono affatto soddisfatta, la pubblico solo perché sento l’esigenza di farlo, sento il bisogno di scaricarmi e di condividere con voi quanto ho scritto, ma non è detto che non la elimini prossimamente, o la sottoponga per lo meno a una rivisitazione.
Intanto che è su Efp, ci tengo comunque a precisare che quanto ho scritto non mi è successo personalmente. 
E’una storia puramente inventata e, soprattutto, dal valore metaforico, volta a trasmettervi il senso di solitudine profonda che, a volte, può attanagliare anche le persone più spensierate, e l’importanza di un gesto quale l'abbraccio, spesso considerato ovvio, naturale, assicurato, ma di cui, invece, troppo spesso si sottostima l’immenso valore.
Ringrazio chi ha avuto l’estremo coraggio di arrivare fino a qui, come quelli che mi vorranno far sapere cosa ne pensano su quanto ho scritto.
Un grazie in particolare va stavolta alla mia famiglia, ai miei cari e a tutte le persone che mi stanno vicine e che mi supportano, colorando ogni giorno della mia vita. Grazie. 

Un bacione a tutti, e, già che siamo in tema, un enorme abbraccio virtuale.
Freddy 

  
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