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Autore: XShade_Shinra    29/04/2011    6 recensioni
La storia di un angelo molto particolare.
Míngxīng girò la sua testina paffuta, miagolando un flebile: “Cosa c’è, Tiānshǐ?”
“Nulla…” sbuffai, guardando verso il cielo “Nulla…”

[ Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Quarta settimana" indetta su maridichallenge ]
Genere: Fantasy, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tiānshǐ - L’Angelo Custode-
La storia di un angelo molto particolare.
Míngxīng girò la sua testina paffuta, miagolando un flebile: “Cosa c’è, Tiānshǐ?”
“Nulla…” sbuffai, guardando verso il cielo “Nulla…”
Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Quarta settimana" indetta su maridichallenge

-Titolo: Tiānshǐ - L’angelo custode
-Autore: XShade-Shinra
-Genere: Favola, Fantasy, Fluff, Gen
-Rating: Verde
-Capitoli: One-Shot
-Prompt: Angelo
-Disclaimer: Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.



- Tiānshǐ - L’Angelo Custode -


Era finalmente giunta la notte e me ne stavo sul mio morbido cuscino vicino al focolare, accanto agli altri miei “fratellini”.
“Perché a me?” mi chiesi, mettendomi una zampina pelosa sul naso triangolare.
Míngxīng, il cui nome significa stella, girò la sua testina paffuta, miagolando un flebile: “Cosa c’è, Tiānshǐ?”
“Nulla…” sbuffai, guardando verso il cielo. “Nulla…”
Yuèliàng, chiamato così per il carattere lunatico, mi guardò in tralice:
“Sei scocciato per tutti quei flash delle macchine fotografiche, vero?” mi domandò, leccandosi il dorso della zampa color miele e passandosela poi sul musino.
“Anche, ma non solo…” borbottai - le vibrisse pendevano verso il basso, a causa della depressione galoppante.
“Dai, diccelo!” soffiò Huìxīng, movendo la coda inquieto – sembrava proprio una cometa.
“Non capireste” risposi loro con garbo, volgendo lo sguardo alla figura della gattara che ci aveva raccolto quando la nostra madre biologica aveva partorito in mezzo alla strada, morendo al freddo e al gelo di quella notte.
Era molto anziana e piena degli acciacchi tipici della vecchiaia; in più, la cataratta la aveva resa quasi cieca. Nonostante questo, però, lavorava ancora le stoffe – faceva la sarta da una vita, e se mai avesse smesso il villaggetto umano dove mi ero ritrovato ad abitare sarebbe andato in crisi nera – e aveva un’incredibile voglia di vivere.
Inoltre, era conosciuta da tutti per essere una persona con il cuore d’oro come poche.
“Ehy, Tiānshǐ!” mi riprese Tàiyáng, l’ultimo dei miei fratelli a quattro zampe. “Siamo gatti esattamente come te, non trattarci da stupidi solo perché non abbiamo le ali e nessuno ci degna!” mi disse, focoso come la stella di cui portava il nome.
Imbronciato, scossi le ali e lo guardai male.
“Non è colpa mia se le ho! È stato un errore… c’era un po’ di fretta al momento della mia metempsicosi, sapete…” borbottai, girandomi e dando loro le spalle. Che fratellini antipatici! L’unico modo per farli smettere con quelle lagne era parlare difficile – utilizzando anche parole che non c’entravano nulla – così da farli stare zitti. Mi ripromisi che non appena fossi morto in questo corpo peloso che mi faceva venire voglia di farmi i bidet in modo poco consono, e fossi così finalmente tornato nel Regno dei Cieli, avrei fatto una bella lavata di capo ai miei superiori.
Mi alzai e mi stiracchiai, tendendo tutte le fibre del mio corpo atletico e forte, dalle capacità elastiche di una molla, e mi avvicinai con passo felpato dalla mia padrona.
« Miao » miagolai piano, strusciandomi contro una sua gamba.
« Oh, piccino. Cosa c’è? » mi domandò, lasciando ago e filo per prendermi in braccio e posarmi sul suo grembo.
Iniziai a ronfare felice delle coccole, immedesimandomi alla perfezione in quella farsa degna di un attore.
« Sicuramente ti hanno affaticato tutte quelle foto e tutte quelle persone, vero? » chiese gentile, prendendomi dalla punta delle ali e sollevandole verso l’alto, come a volerle spiegare.
Facendo finta di non capire il linguaggio umano, continuai a ronfare soddisfatto, muovendo le alucce che erano rimaste come ricordo indelebile della missione che mi era stata affidata dalle alte sfere.
“Sai cosa sono i gatti alati?” mi aveva chiesto tempo prima un mio fratello angelo.
“No…” avevo ammesso. Ero ancora un angelo giovane, appena mille anni… e mi era stata data l’opportunità di diventare un angelo custode, poiché il regno degli umani mi mancava e quello celeste era decisamente troppo noioso per me.
“Sono nostri colleghi” mi spiegò con la calma e la gentilezza che lo contraddistinguevano. “Sono angeli custodi.”
“Che orrore... Allora diventeremo così…” borbottai, storcendo il naso. “Io pensavo che avremmo mantenuto questo aspetto!” feci, indicandomi la tunica bianca e movendo le ali piumate.
“Calma, calma. Non ci trasformeremo in gatti alati” rise composto, tranquillizzandomi. “Diciamo che loro sono degli angeli custodi che sono stati puniti”.
Rimasi ad ascoltarlo, sospirando sollevato.
“Bisogna essere proprio pazzi per trasgredire al regolamento, visto che la punizione è così “pulciosa”, no?” domandai confuso.
“Sì, ma è la punizione alla violazione solo di una regola ben precisa” disse lui, mentre sentivo che lo chiamavano nell’aula per consegnargli la pergamena con l’autorizzazione a diventare un angelo custode.
“E quale?” feci appena in tempo a chiedergli.
“Innamorarsi del proprio custodito” rispose con un sorriso calmo, prima di sparire oltre la soglia..
E io c’ero cascato in pieno, innamorandomi della donna che mi venne data in custodia.
Alla sua morte venni trasformato in gatto in fretta e furia perché doveva nascere una nidiata e mi spedirono a vegliare su quella vecchietta.
« Mié! » feci felice, balzando giù dal suo grembo per andare a bere il latte che lasciava dietro la poltrona.
Sentii i miei fratellini discutere gelosamente del fatto che sembravo essere il suo gattino preferito perché ero strano e le portavo più introiti a casa grazie alle mie ali, ma non diedi peso alla faccenda: al massimo ci saremmo azzuffati e basta.
Sbuffando ancora, mi girai verso la vecchia signora, che aveva ripreso a lavorare con le sue stoffe.
“Un gatto vive circa tredici anni…” pensai, lappando la ciotola colma di quel freddo nettare bianco. “Certo, dovrò combattere contro i fratellini, l’assenza di poteri magici, la voglia di leccami i genitali – dannazione! –, e il non poter svolazzare pur avendo le ali, ma…” vidi l’anziana alzarsi e andare a ravvivare il fuoco, mentre gli altri gattini le andavano incontro per strusciarsi sulle sue gambe. Era gentile e ci voleva bene, e sapeva che esistevo ed ero lì per lei, a differenza della mia ex-custodita, ma… “Se posso comunque continuare a fare del bene alla persona che mi è stata affidata, pur avendo queste imbarazzanti sembianze, allora non è una punizione poi così tanto malvagia” terminai il mio pensiero e tornai dagli altri, e la gattara fu pronta a donare una coccola anche a me, con gentilezza e amore.

§Fine§
XShade-Shinra



Note sui Nomi:
Tiānshǐ: Angelo
Míngxīng: Stella
Yuèliàng: Luna
Huìxīng: Cometa
Tàiyáng: Sole


Note sui Gatti Alati 




[Foto prese da web]

Le immagini che vedete non sono fotomontaggi. Il gatto alato è un fenomeno rarissimo in natura per cui a taluni felini crescono delle escrescenze sulla schiena simili a delle ali d' angelo.

La spiegazione del fenomeno è tutt' altro che mistica. Sebbene vedendo un gatto alato correre si ha l' impressione che esse sbattano come per spiccare il volo, le ali non contengono alcun muscolo, privando (ovviamente) l' animale della facoltà di volare.
Il motivo principale è l' elasticità della pelle, dovuta all' Astenia Cutanea Felina, sindrome che comporta una deformabilità sovrannaturale dell' epidermide per cui rigonfiamenti eccessivi si dispongono nel dorso del gatto conferendogli il paio di ali.
Ne esiste una versione che colpisce anche cani, cavalli, bovini, pecore e umani (per i quali essa assume il nome di Sindrome di Ehlers-Danlos, EDS).

Gli avvistamenti documentati di gatti alati sono 29, di cui l' ultimo mesi fa in Cina. Questo però ha la peculiarità di contenere ossa all' interno delle sue ali. L' ipotesi più plausibile al riguardo è quella di una deformità congenita (praticamente due arti addizionali cresciuti sul dorso), la quale però non preclude all' animale una vita normale. Racconta la padrona che il micio abbia sviluppato e accresciuto le sue ali improvvisamente, nel solo giro di un mese.
[fonte]

  
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