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Autore: GiuliKatje    29/04/2011    2 recensioni
È la notte del 31 Ottobre 1981, un Halloween come un altro, o forse no.
Una fine. Un nuovo inizio.
"Lo sguardo mi vaga verso il giardino: una figura ammantata avanza lungo il vialetto, la luce innaturale di una bacchetta che gli illumina appena il viso..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Quella notte di Ottobre.

 
James.
 
«JAAAAAAAAMES! FERMALO! SI FARÀ MALE!» mi grida Lily entrando in salotto
Io scoppio in una risata allegra: «Respira Lil! Scommetto che ha tutto il talento di suo padre, vedrai che non si farà niente!» le vado incontro e l’abbraccio.
«Il solito sbruffone» sento la sua voce attutita dalla mia camicia.
BOOOONK. Weeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Si scioglie dall’abbraccio e mi guarda male: “Sei un idiota, Potter.” Si dirige verso Harry, che è andato a sbattere contro la libreria mentre volava sulla sua scopa giocattolo, lo prende in braccio: «Avanti cucciolo! Non ti sei fatto nulla! È solo un po’ di spavento, non è così?
È che quel tonto del tuo papà proprio non riesce a farsi entrare in quella testa che in casa non si dovrebbe volare…» inizia a fare delle espressioni strane, teneramente buffe, sia io che Harry scoppiamo a ridere, poi lui riacchiappa la scopa e ci risale, lei sbuffa esasperata: «TUTTO SUO PADRE!» grida, mi guarda e scoppia a ridere a sua volta.
Dopo pochi minuti Harry cade di nuovo. Stavolta sono io a soccorrerlo, perché per fortuna Lily è in cucina e non l’ha visto: «Va bene teppistello, per oggi basta allenarsi, ne hai di tempo prima della coppa del mondo!» afferro la bacchetta e inizio a creare sbuffi di fumo colorato che faccio danzare per la stanza, Harry, seduto sulle mie ginocchia, le guarda incantato, le faccio esplodere in mille fuochi d’artificio e lui batte le manine paffute ridendo, e cerca di afferrarle. È bellissimo, il mio bambino, amo i suoi capelli, neri e indomabili come i miei e i suoi occhi che mi ricordano tanto la sua mamma, ma che sono leggermente diversi: hanno impercettibili sfumature dorate vicino alla pupilla, nessuno pare accorgersene, tranne me.
Lily ci guarda sorridente, entrando in salotto: «Tra poco arriva Sirius, James, proterà quintali di caramelle!» ridacchia. È felice. Per la prima volta da mesi è davvero felice.
La osservò un po’ mentre lei guarda Harry: «Andrà tutto bene -le dico mentre si siede sul mio ginocchio libero e io le cingo la vita con un braccio- crescerà e sarà felice.» Mi bacia, e io la stringo più forte mentre Harry inizia a reclamare per la sua pappa.
«Sei proprio un diavoletto tu, eh!» mi alzo, lasciandolo tra le braccia di Lily e stiracchiandomi getto la bacchetta sul divano dove ero seduto.
Lo sguardo mi vaga verso il giardino: una figura ammantata avanza lungo il vialetto, la luce innaturale di una bacchetta che gli illumina appena il viso.
 
Si spalanca la porta, appena un battito di ciglia dopo.
«Lily, prendi Harry e scappa! È lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo...»
«James!» mi guarda, gli occhi colmi di lacrime. La amo. La amo con tutto me stesso. E amo nostro figlio. Non posso permettere che gli faccia del male.
«Ti amo Lily» lei annuisce. Una singola lacrima le scorre lungo la guancia. Si volta e sale le scale.
Solo allora me ne accorgo: non ho la mia bacchetta. Sono alla sua mercè.
Lo guardo fisso negli occhi, quegli stessi occhi che ho sempre avuto paura di incontrare ma che ora non mi spaventano più, e provo a comunicargli tutto l’odio e il ribrezzo che suscita in me.
Sorride, un sorriso privo di felicità: solo di soddisfazione e crudeltà, ma nel fondo della sua anima sporca qualcosa si agita: paura selvaggia. Lo vedo, e sorrido.
Poi con la sua voce, fredda come il ghiaccio: «Avada Kedavra».
 
 


 
Lily.
 
Stingo Harry al petto. Forse prenderà James, ma non avrà Harry…
«Avada kedavra». La sua voce agghiacciante arriva attutita dalla porta chiusa della cameretta, seguita da un tonfo sordo. Urlo, James è morto. Il mio James. Non lo rivedrò mai più sistemarsi distrattamente i capelli, i suoi capelli, neri e morbidi… no, devo restare lucida, devo salvare Harry, mi smaterializzerò e lui non ci prenderà. Cerco la bacchetta febbrilmente mentre lo sento muoversi adagio al piano di sotto, ma non trovo nulla: è rimasta in cucina, accanto ai fornelli, non posso smaterializzarmi. Mi assale l’angoscia, chiudo la porta e inizio ad ammassarvi contro tutto quello che mi capita in mano.
Non avrà Harry. È tutto quello che ora voglio.
Harry, il mio piccino, non si è lasciato sfuggire un verso da che mi sono allontana da James, magari, nella sua ingenuità di bimbo sta aspettando un nuovo scherzo.
Sento i suoi passi davanti alla porta.
«Alohomora» la luce filtra dal corridoio, lui, Voldemort, entra lentamente nella stanza, scansando con un unico fluido gesto della bacchetta tutti i miei sforzi di tenerlo lontano, gli occhi che cercano freneticamente il bambino, il MIO bambino. Io intanto l’ho deposto nel lettino con un bacio frettoloso sulla fronte.
Rivolge la bacchetta verso la culla, ma io mi frappongo al suo bersaglio allargando le braccia: «No! Harry no, ti prego!»
«Spostati, stupida… spostati… » il mio cervello impazzisce, mi vuole… risparmiare? Non ha alcun senso, ma… è un lampo insensato: Severus, ma non ho tempo per questo, farei di tutto per il mio Harry.
«Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry… »
«È il mio ultimo avvertimento… » i suoi occhi, appena visibili da sotto il mantello, sono disumani.
«Non Harry! Ti prego… Per favore… lui no! Harry no! Per favore… farò qualunque cosa… »
«Spostati… spostati, ragazza… »
Poi, evidentemente cambia idea.
«Avada Kedavra!» vedo un’intensa luce verde, come ultima cosa, e serro gli occhi mentre mi accascio a terra lasciando scoperta la culla.  Tuttavia dentro, non so per quale arcana ragione, sento che lui, mio figlio,… forse ha ancora una speranza.
 
 
 
 
 
Sirius.
 
Il panico mi assale alla vista della casa semi-crollata. No. No, devo essere razionale, quell’idiota di James deve aver combinato un casino. Scommetto che Lily l’ha preso a calci in culo. Speriamo solo che Harry non si sia fatto niente.
Il mio cervello mi sussurra malefico: “E avrebbe distrutto tutta la casa?”
Varco la soglia che un tempo era la porta.
«James? Lily? Dove siete? Ehi, Ramoso, che hai combinato? –cerco di scherzare, di convincermi che non…– Jame…» giuro che il mio cuore smette di battere.
«James…» il mio è un sussurro. Sposto l’asse di legno che lo ricopre.
Le ginocchia cedono. Grido, le mani nei capelli, a cercare di strapparli via. Non c’è bisogno di una pergamena scritta: lui li ha trovati. E non li ha trovati da solo. Qualcuno gli ha rivelato il loro nascondiglio. Una sola persona può averlo fatto.
Ho sempre pensato che per un ragazzo piangere fosse da sfigato, da debole. Ma ora guardo Potter, il peggior idiota che abbia mai conosciuto, la persona cui tengo di più sulla faccia di questo fottuto pianeta, il mio migliore amico, mio ‘fratello’, e lo vedo pallido, gli occhi vuoti, e allora non credo che le lacrime che mi rigano le guance siano da sfigato. Lo prendo per le spalle e lo cullo, proprio come di solito faccio con suo figlio.
Poi mi assale un pensiero, a dire il vero due: Lily, Harry. Le altre due persone cui tengo di più al mondo.
Mi alzo, non vedo niente con gli occhi così pieni di lacrime, vago per le macerie della casa orientandomi grazie alla memoria, salgo le scale: quante volte le ho corse con in braccio Harry per farlo divertire, mentre Lily mi guardava ansiosa e James rideva?
La porta della camera del bambino è spalancata. Il corpo di Lily giace supino, accasciato sul pavimento. La guardo: non credo esista dolore più grande di questo, non penso ci si possa sentire più vuoti.
«Evans..» mi accascio a terra accanto a lei, le accarezzo una guancia, le sue guancie morbide che erano sempre tinte di una sfumatura rosa così dolce e che ora sono così pallide, non oso cercare Harry. Se loro sono morti, non azzardo immaginare cosa abbia fatto a lui…
Mio nipote… il mio nipotino,… mia sorella,… mio fratello. Erano tutto. Erano la mia famiglia.
Sento un rumore, mi volto. Se è quel bastardo, giuro che ci penso io a mettere fine alla sua maledetta esistenza. Mi alzo di scatto ed estraggo la bacchetta. Pronto ad attaccare, pronto a uccidere.
Un pianto. Mi si colma il cuore di speranza. Sposto la copertina che ricopre la culla. Due enormi occhi vede smeraldo incontrano i miei.
Harry.
Lo prendo in braccio, lo stringo fino a fargli male, piange. Lo guardo in faccia, che visino spaurito… ha una strana ferita sulla fronte, cerco di guarirla con la magia, ma ottengo solo che pianga di più. Allora lo appoggio alla mia spalla e lo cullo piano.
I suoi genitori sono morti, stanotte, e lui nemmeno lo sa.
Non voglio che li veda così. Non voglio che li ricordi così.
Scendo le scale correndo e sento una fitta al cuore. Esco dal cancelletto, poi mi fermo.
Si è addormentato. Guardo sgomento le macerie. E restiamo così per un po’.
«Sirius…» una voce lacrimosa e roca. È Hagrid, un enorme fazzoletto fradicio tra le mani.
«NON è GIUSTO!» grida, e inizia a singhiozzare violentemente. Dopo qualche minuto si soffia forte il naso, e mi guarda. Si spaventa quasi, immagino la mia faccia: devo fare paura, sento gli occhi spalancati a forza, la bocca appena schiusa, immobili. Sto cercando di farmi entrare dentro più orrore possibile, per essere più forte, dopo.
Non ha smesso di piangere, lo sento dalla sua voce traballante.
«S-s-s-silente… Silente m-mi ha d-d-detto d-di portargli il p-p-piccolo»
Annuisco e glielo sistemo piano tra le braccia, mentre guardo dolcemente Harry, che intanto si è svegliato, e mi guarda interrogativamente coi suoi occhi furbi.
Non distolgo lo sguardo da lui mentre sussurro al mezzo gigante: «Prendi la mia moto», la mia voce viene direttamente dall’inferno.
«S-s-sicuro? S-sirus, vieni anche tu, vero?»
«No, io ho una faccenda da sbrigare.» distolgo lo sguardo da Harry. Gli voglio più bene che a me stesso. Mi allontano senza dire nient’altro.
Stanotte le morti non sono ancora finite. I malandrini stanno per perdere un altro membro.
“Sto arrivando, Peter.”
 
Nota dell’autore:
…Beh, il resto lo sapete, a dire il vero sapete anche questo, se avete letto i libri, ma io ho voluto provare a descrivere quello che hanno provato loro tre.
Ho cercato di attenermi il più possibile alla versione della Rowling: a quello che Harry vede dal punto di vista di Voldemort nel settimo libro, e a quello che ricorda nel terzo.
Fatemi sapere con un commentino-ino (o anche un commentone, come volete! XD) se vi è piaciuto!
GiuliKaje :)
  
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