Sasuke
La
pancia della mamma
era così tonda che il piccolo Itachi si era chiesto,
più di qualche volta, se
non avesse ingoiato un cocomero.
Certo, aveva sentito della presenza di qualcuno,
lì dentro, di un fratellino; ma
non capiva come potesse
starci un bambino né come potesse esserci arrivato, e quando
aveva chiesto
informazioni più specifiche in merito, improvvisamente erano
saltate fuori
cicogne, cavoli, piante, api e fiori, e in quel marasma di spiegazioni
discordanti
non aveva più capito molto.
Naturalmente Itachi sapeva che non ci si può fidare delle
spiegazioni dei
grandi e che in particolare quelle delle zie sono le più
infide, così si era
consultato con Shisui, e dalle informazioni in loro possesso avevano
dedotto
che in un modo o nell’altro, in data da definirsi, il
fantomatico fratellino
avrebbe fatto la sua misteriosa comparsa nella famiglia.
Per Itachi la cosa non aveva una gran rilevanza: sapeva che il nuovo
arrivato
avrebbe occupato il minuscolo lettino nella stanza accanto alla sua,
che
sarebbe stato vestito con tutine ricamate con lo stemma del clan e
nutrito con
aggeggi chiamati biberon;
dal suo punto di vista,
nessuna di queste cose poteva veramente riguardarlo da vicino.
Avrebbe
sorriso,
alcuni anni dopo, divertito dalla propria ingenuità.
Il
cosino stava fermo nella
culla, avvolto stretto in copertine azzurre; Itachi lo guardava.
Era ancora scombussolato, per la verità: era stato svegliato
molto presto
quella mattina, senza alcuna giustificazione, e portato nel luogo
bianco ed
estraneo chiamato ospedale; Fugaku non aveva risposto alle sue domande,
così si
era seduto zitto e buono su una sedia.
Un paio d’ore dopo, quando l’assenza della madre e
il mutismo del padre
cominciavano a preoccuparlo, un signore vestito di verde era uscito da
una
stanza, aveva detto qualcosa a Fugaku e tutti ne avevano gioito; poco
dopo era
stato sollevato e portato nella stanza da cui era uscito lo strano
signore.
Sulle prime era stato molto sollevato nel vedere la mamma, stesa sul
letto:
sembrava stanca ma felicissima, lo aveva abbracciato e baciato (allora
aveva
notato la scomparsa del cocomero sulla
pancia) e poi lo avevano
messo in piedi su uno sgabello davanti alla culla, e Itachi lo aveva
visto per
la prima volta.
L’essere
chiamato fratellino era
piccolissimo e rosa, tondo ma
grinzoso; non avrebbe saputo dire se fosse bello, nonostante i mille
complimenti cinguettanti che sentiva, e si chiedeva come potesse
starsene così
fermo con tutto quel chiasso.
Sotto lo sguardo vigile di Fugaku, aveva allungato una mano a sfiorare
quella
del neonato: lui aveva schiuso la sua mostrando il minuscolo palmo e
l’aveva
stretta attorno al suo indice.
Era una cosa molto strana, e Itachi non sapeva spiegarsi la sensazione;
ma la
mano del fratellino era tiepida, tenera, le sua stretta non molto
forte, ma
decisa. Piacevole.
Lo sguardo del più grande passò al visetto, alle
piccole labbra strette, al
nasino morbido (come il suo),
agli
occhi semichiusi ma visibilmente scuri (come i suoi),
al ciuffo di capelli neri (come i suoi).
Il fratellino gli assomigliava, aveva qualcosa di suo.
Il fratellino gli piaceva.
Dietro di sé, sentiva Fugaku e Mikoto discutere sul nome del
nuovo nato, ma li
aveva sentiti discutere mille volte, e non avevano mai preso una
decisione.
Itachi sapeva che il suo nome significava
‘donnola’, e gli piaceva: le donnole
erano animali simpatici, anche se alcuni le dicevano portatrici di
cattivi
auspici.
Naturalmente molti altri animali erano simpatici, tra quelli che
conosceva, come
le rondini, le ranocchie, gli scoiattoli; tra gli scoiattoli
addirittura alcuni
potevano spiccare lunghissimi salti dagli alberi e planare in aria,
quasi come
se volassero.
A lui sarebbe piaciuto volare.
Chissà se anche al fratellino un giorno sarebbe piaciuto
volare, o planare come
uno scoiattolo?
Scoiattolo… Sasuke.
Mormorò il nome qualche volta, rigirandoselo in bocca e
ripetendolo poi a voce
alta al fratellino, che in quel momento aprì gli occhi.
Mikoto, che abbandonata momentaneamente la discussione con il marito
guardava
amorevolmente i figli, sorrise.
Sorrise, per una volta, anche Fugaku: e procuratosi un pennello, lo
intinse
nell’inchiostro nero tracciando, sul cartello davanti alla
culla, il nome del
suo secondogenito: Sasuke Uchiha.
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E
questa era una scemenza sulla famiglia Uchiha…
>///<
Spero vi sia piaciuta e che non sia troppo OOC.
Sono gradite le recensioni…. =)
Panda