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Autore: MauMau    30/04/2011    8 recensioni
Vegeta Houston, detto 'il Principe', è un ambizioso campione di ballo, in coppia con C18. Assieme alla sorella Chichi gestisce una palestra di ballo per professionisti. Un giorno, il suo più grande rivale, Son Goku, gli chiede di allenarsi nella sua palestra per le gare nazionali e dopo molte esitazioni, grazie a Chichi, Vegeta accetta. Goku si presenta con la sua nuova ballerina, una ragazza dai capelli azzurri di nome Bulma... --- NOTA: non sono un'esperta del mondo del ballo, per cui correzioni e critiche sono ben accette! La nota OOC è inserita solo per il personaggio di C18. ---
ATTENZIONE: AVVISO SUL MIO LUNGHISSIMO E IMPERDONABILE RITARDO!!
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 18, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Danza della Passione

38. Confronti

Bulma si stupì molto nel vedere che Yamcha non la stava portando a casa sua. D’altronde, se lo avesse fatto, era straconvinta che non si sarebbe lasciata andare come invece aveva fatto altre volte, chissà poi perché. La portò su una bellissima spiaggia fuori città, dove lei era stata qualche volta, e dove tempo prima si era ritrovata a pensare che avrebbe voluto tanto andarci con lui. ‘Ma in questo caso il vecchio non me la sento proprio di dire meglio tardi che mai…’ pensò.

“Sai, mi sono ritrovato qui qualche giorno fa, e ho pensato a te… Così ho deciso di venire qui.”

“Mh.” fece Bulma, annoiata. “Hai già marcato anche questo di territorio?”

“Non ti capisco…!”

“Andiamo, Yamcha! Non credo che ‘qualche giorno fa’ tu ti sia ritrovato qui ‘da solo’… O sbaglio?”

Il ragazzo abbozzò un sorriso. A Bulma non sfuggiva nulla.

“Ma guarda che io non ho nessuna cattiva intenzione… Volevo solo portarti qui perché c’è questo bel mare, e lo sai che il mare mi fa pensare a te.”, cambiò discorso lui.

“Certo… come no.” rispose l’altra, andando verso la riva.

Yamcha andò a sedersi accanto a lei, che nel frattempo si era tolta le scarpe e si stava facendo accarezzare i piedi dall’acqua.

“Dico davvero!”

Ma lei non rispose.

“Bulma… che hai? Sei diversa… Lo so, ci siamo lasciati ormai, ma…” disse lui, avvicinandosi con la bocca al suo orecchio.

La ragazza si voltò a guardarlo e si scansò, quasi schifata. Yamcha la guardò a sua volta, sorpreso.

“Ehi! Che ti prende? Non credo ti dispiaccia…” disse allora il giovane, accarezzandole un braccio.

Lei allora si alzò in piedi di scatto:

“Invece mi dispiace eccome!”

Anche Yamcha si alzò.

“Ma si può sapere che ti prende?”

“Niente! Non mi prende niente! Mi sono solo liberata di te una volta per tutte, ecco tutto!” gridò lei, alterata.

Poco dopo aver pronunciato queste parole, Bulma si rese conto di quello che aveva detto. Era proprio così. Si era davvero liberata una volta per tutte dall’ossessione di Yamcha… E la prova tangibile era che questa volta non aveva ceduto alle sue avances, anzi, ne era disgustata. Come era possibile? Credeva che con lui sarebbe stato un tira e molla continuo e invece… adesso non sentiva più niente.

“Ma certo” rispose il ragazzo, sorridendo. “Tra noi è tutto finito… Ma credevo di aver capito che qualche volta avremmo potuto…”

“Bè, hai capito male! Non ho più voglia di fare questo gioco. Quando ti ho detto di uscire dalla mia vita, avresti dovuto farlo in tutto e per tutto. Ma avrei dovuto dirtelo mesi prima, mentre invece ho sbagliato anch’io, facendoti credere di essere disponibile ogni volta che volevi farti una scopata certa… Perché fra tutte le ragazze con le quali ti vedi, non credo che non ce ne sia nessuna che ti manda in bianco!”

Yamcha rimase basito.

“Bulma… Non era mai successo… Non sei mai stata così acida in momenti come questi… Voglio dire… io e te… da soli in un posto bellissimo…”

“Bè, c’è sempre una prima volta. E, fidati, Yamcha… Sarà sempre così d’ora in poi.”

Yamcha si portò le braccia dietro la nuca, rassegnato ma non certo dispiaciuto. Tornò a sedersi e sorrise.

“Ok. C’è qualcun altro vero?” chiese, senza astio.

Bulma sbuffò. Adesso anche lui ci si metteva. Ma si vedeva così tanto? (Sì, cavolo. Sìììì!! NdMau)

“No.” rispose, voltandosi dall’altra parte, ma sempre rimanendo in piedi.

“Andiamo, Bulma… ti conosco! A me puoi dirlo!” disse allora il ragazzo, come se fosse stato il suo migliore amico da sempre. Ovviamente, lei non lo riteneva tale.

“Non devo dirti proprio niente, io.”

“Adesso non dirmi che da quando ci siamo lasciati non sei stata più con nessuno!”

La ragazza si portò le mani sui fianchi:

“Guarda che non sono tutti come te, che si consolano prima, dopo e durante la rottura!”

Era un battibecco, ma nonostante ciò, Bulma sentiva di non soffrire più come qualche tempo prima. Eppure, tra lei e Yamcha c’erano stati dei confronti anche dopo il suo ‘incontro ravvicinato’ con Vegeta, ma in quei momenti sentiva di provare ancora qualcosa. Adesso, invece, a distanza di settimane, per la prima volta Yamcha non le faceva più nessun effetto, né caldo né freddo.

“Comunque non mi hai risposto.”

“Ti ho già detto di no. E poi, a te cosa interessa?”

“Niente! Magari, ha una sorella carina!”

L’immagine di Chichi e Yamcha l’uno di fianco all’altro strappò un risolino a Bulma, che però si contenne. Perché poi avesse pensato subito a Chichi quando aveva sentito la parola ‘sorella’, non se lo spiegava. O forse, non voleva spiegarselo.

“Non c’è nessuna sorella, perché non c’è nessun ragazzo!” disse poi lei, tornando seria.

Yamcha si distese sulla sabbia. Tornò a guardarla, ma stavolta la vedeva un po’ di traverso.

“Sai… credevo che io e te potessimo rimanere amici. Io ti considero un’amica. Perché tu non ci riesci?”

Forse era la prima cosa sensata che diceva da quando lo aveva incontrato. Le vennero gli occhi lucidi. Ma era più per tutto quello che aveva passato, che non per Yamcha in sé. In fondo, non aveva perso proprio nulla di speciale, e finalmente se ne era accorta.

Scosse la testa. “Mi hai fatto soffrire troppo. Quando vuoi, possiamo prenderci un caffè… E sai bene che non si tratta del tipo di caffè che prendevamo prima… Ma non ti aspettare che io venga a confidarti i miei segreti, o che venga a piangere sulla tua spalla quando ne ho bisogno.”

“Forse questa è la prima volta che parliamo seriamente.”, fece lui.

Com’era diventato saggio tutto a un tratto! Cosa gli era preso? Bulma non lo capiva. Ma dovette ammettere che aveva ragione. Si voltò verso il mare, unendo il blu dei suoi occhi a quello dell’acqua lievemente mossa.

“Già…”

Poi tornò a guardare lui, che aveva gli occhi chiusi, tanto da sembrare addormentato. Ma lo conosceva troppo bene, e sapeva che non lo era.

“Yamcha… Perché mi hai portato qui? Per fare sesso?”

Il giovane aprì gli occhi, poi si mise a sedere, facendo cenno anche a lei di sedersi.

“Vuoi la verità? Bè, sì. Ma poi… ci ho ripensato. Non solo per il tuo rifiuto, ma anche per tutte le parole che sono venute fuori dopo. Penso proprio che stavolta sia finita, e non potremo nemmeno più divertirci come prima…”

“Guarda che anche quando eravamo separati, quando tu venivi a parlarmi io venivo a letto con te perché ti amavo!”

“Bulma! Tra noi due sono sempre stato io il più immaturo… Perciò pensavo avessi capito anche tu che ormai non ci amavamo più da tempo… Io ti voglio un bene dell’anima, ma è meglio così. Vedi? Ne ho preso atto, e non ti farò più nemmeno delle avances… Vorrei solo continuare a frequentarti, ma come amica.”

“Da dove viene fuori tutto questo buonsenso?” chiese lei, deviando la conversazione.

“Mah, forse l’ho sempre avuto, o forse no… Fatto sta che oggi ho capito più cose di quante ne abbia capite in cinque anni della nostra storia… E anche se tu non vuoi dirmelo, so che qualcosa, o qualcuno c’è. Io spero solo che ti renda felice.”

La ragazza fuggì lo sguardo di lui. Che cavolo, lei non era innamorata, né tanto meno aveva intenzione di innamorarsi adesso! Possibile che non si potesse rifiutare un ragazzo per il semplice fatto di non volerlo, e non per l’attrazione verso un altro? Possibile che quest’ultimo pensiero fosse del tutto sbagliato?

Bulma e Yamcha si salutarono così, con la promessa di un caffè di tanto in tanto. Lui sarebbe andato per la sua strada; a lei sarebbero rimaste miriadi di dubbi.

 

Vegeta uscì dalla doccia ed entrò in camera. C18 era ancora a letto, completamente nuda, che parlava al telefono.

“Bè, ci sentiamo dopo…” disse, alzando gli occhi sul ragazzo.

Vegeta non le chiese chi era, non era da lui: questa era una delle cose che facevano più innervosire Chantal, perché non mostrava altro che la sua indifferenza verso di lei.

“Vestiti e vattene, stasera voglio stare solo.”

La bionda inarcò le sopracciglia:

“Ma… e la nostra cena?”

“Non ne ho più voglia.”

Allora lei si mise in ginocchio sul letto, raggiungendolo mentre si stava infilando una maglietta.

“Vuoi che te la faccia tornare…?”

Vegeta la scansò in malo modo afferrandola per un braccio.

“Ho detto di no. Non farmi perdere la pazienza.”

“Ma mi ero anche comprata un vestito nuovo!”

“Non devi metterlo per forza per uscire con me.”

Incassò anche quel colpo. L’aveva comprato davvero solo per lui. Ma era stata liquidata. Come sempre. Ma più lui l’avrebbe respinta, più lei avrebbe insistito. Vegeta non poteva più rappresentare l’unica cosa che lei non riuscisse a tenere sotto controllo nella sua vita. Iniziò a vestirsi, furente, mentre lui fumava una sigaretta sul terrazzo.

Non riuscì a intravedere nessuna moto verde lungo le strade della città, ma era pur vero che da lì non aveva una visuale completa di quest’ultima; così come era vero che quei due fossero ormai scesi dalla moto, intenti a fare qualcos’altro. Il solo pensiero gli metteva rabbia. Erano ore ormai che se la sentiva addosso come un morbo malefico che non lo abbandonava. E per chi poi? Bulma Brief. Sempre lei. Quando gli sarebbe passata? Il suo corpo scalpitava per averla di nuovo fra le braccia, mentre il suo cuore moriva dalla voglia di sentire ancora la sua voce, di vederla ancora ridere, di vederla ancora punzecchiarlo quando si sentiva forte. Questo era ciò che provava, e al tempo stesso ciò che odiava provare, almeno per quanto riguardava il suo cuore.

Sentì C18 sbattere la porta mentre se ne andava. Gli era passata anche la voglia di andare a cena con lei, per una volta che lo aveva convinto. Certo, ci sarebbe stato tempo per recuperare, ma sapeva bene quanto lei ci fosse rimasta male. Ma era più forte di lui, e il bello era che nemmeno gli importava di darle un dispiacere. Chantal era solo una viziata, ecco tutto. Una abituata ad avere tutto quello che voleva, e lui sarebbe sempre stata l’eccezione. Un po’ come il rapporto tra lui e Bulma: ma rabbrividì al pensiero di dover paragonare le due cose, anche se, ai suoi occhi, Bulma lo stava trattando allo stesso modo in cui lui trattava C18. Nonostante ciò lui, ovviamente – si disse – reagiva meglio.

A un tratto, il telefono squillò.

“Pronto?”

“Credo che dovremmo parlare.” Ed eccola. La voce di Bulma.

“Non credo che abbiamo molto da dirci.”

“Finiscila. Hai impegni per la prossima mezz’ora? No, vero? C’è la strega? No, vero? Ok allora tra dieci minuti passo!”

Si sentì sbattere il telefono in faccia. Realizzò che non gli era mai successo. Ah, ma l’avrebbe sentito quando sarebbe arrivata! Poi si fermò un attimo a riflettere: che cosa poteva volere Bulma da lui dopo tutto quel tempo? Di certo, non stava andando da lui per strisciare ai suoi piedi e chiedergli perdono. E allora?

 

Forse il pretesto di Chichi era capitato al momento giusto. Forse avrebbe dovuto sentirsi una stronza per il solo fatto che ne stava approfittando per andare da lui e vederlo. Forse Yamcha aveva ragione e forse, quando sarebbe arrivata lì non avrebbe resistito. Ma in quel momento, la mano si era mossa da sola, aveva composto il suo numero ed ecco che si stava avviando verso quella casa.  

 

Vegeta aprì la porta.

“Lei l’hai mandata via per davvero o è nascosta dietro qualche tenda pronta ad accoltellarmi?”

“Cos’è, dalle tue parti è così che si dice ‘ciao’?”

Bulma sorrise falsamente:

“Ciao.”

‘Adesso vuoi spiegarmi cos’hai intenzione di dirgli? Non lo so! E allora che diavolo sei venuta a fare? Non lo so! Credo sia competenza di Chichi parlargli delle sue cose, quindi inventa una scusa e vattene. Ma non posso!’ Varie voci si susseguivano nella sua testa.

“A cosa devo l’onore? Sei venuta ad ammirare il trofeo?”

Bulma iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza. Adesso anche lui ci si metteva a ricordarle la sconfitta. Poi, lo guardò. Ma perché era così bello? E perché aveva la sensazione che la stesse divorando con gli occhi?

“Chichi ha bisogno di te.”, ecco quello che disse.

“Che le è successo?”, chiese lui, con aria assente. Ora era davvero preoccupato.

“Niente, lei sta bene. Almeno… fisicamente. Vuoi spiegarmi che cavolo le hai detto quando siamo venute qui a prendere la sua roba?”

Vegeta incrociò le braccia tornando senza allegria con la mente a quel giorno:

“Assolutamente niente. Solo quello che pensavo.”

“E ti pare niente?”

“Ascoltami, io purtroppo o per fortuna una madre non ce l’ho più… Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia le ramanzine al posto suo!”

“Non avevo intenzione di fare questo…” disse lei, stavolta un po’ esitante e imbarazzata.

Vegeta se ne rese conto e disse:

“Continua. Cosa vuoi?”

“Bè… sappi che non è tutto nero come lo vedi tu. Sappi che Goku la ama, che ti piaccia o no! E che non riuscirai a tenerli separati per molto tempo!”

A quelle parole, Vegeta spalancò gli occhi. Si erano lasciati? Se così fosse stato, significava che aveva raggiunto il secondo dei suoi obiettivi… Ma non volle cantare vittoria troppo presto.

“Separati? Che vuoi dire?”

Bulma si rese conto che si stava mettendo nei pasticci da sola. Era competenza di Chichi scegliere quando e come dire tutto al fratello, e lei non avrebbe dovuto intromettersi. Ma ormai l’aveva fatto. E se avesse cercato di scappare con una scusa, era certa che Vegeta non l’avrebbe lasciata andare facilmente.

‘Dannazione Bulma, tu e le tue manie! Quando imparerai a tenere a bada le tue stupide voglie? Perché è solo per vedere Vegeta che sei qui, e lo sai bene…’, la rimproverò la sua coscienza, la parte più nascosta di lei.

Sbuffò, e si lasciò cadere sul divano, sostenendosi il mento con i palmi delle mani.

“Bè, ormai il danno è fatto… Goku e Chichi non stanno più insieme.”

“Mi prendi in giro?”

“No.”

Vegeta non credeva alle sue orecchie. Kakaroth si era tolto dai piedi una volta per tutte. Ma come poteva essere? Conosceva Chichi, sapeva bene che non lo avrebbe mai lasciato per nessun motivo al mondo. Che l’avesse tradita? In tal caso quel bastardo l’avrebbe pagata cara… Poi gli venne in mente che Bulma gli aveva chiesto cosa si fossero detti lui e Chichi l’ultima volta che si erano incontrati lì, proprio in quella stessa casa. Allora il suo discorso aveva fatto effetto…

Il ragazzo camminò verso Bulma, andandosi a mettere proprio di fronte a lei, con le braccia conserte e il suo solito ghigno derisorio sul viso.

“Non venirmi a dire che adesso è colpa mia…”

“E tu non venirmi a dire che non ti farebbe piacere, se così fosse! Dovresti vergognarti, desiderare l’infelicità di tua sorella!”

“Io non desidero affatto che lei sia infelice! È proprio per questo che le ho detto tutte quelle cose!”, rispose lui quasi gridando, punto sul vivo. Bulma ne fu leggermente spaventata.

La giovane aprì bocca per replicare, quando lui la interruppe, e con voce più bassa disse:

“…E tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo dire.”

Bulma abbassò lo sguardo. Non poteva dargli torto. Ma l’unica persona alla quale poteva dare la colpa, l’unica persona che l’aveva spinta ad andare lì, era lei stessa. O meglio, il suo cuore. Eppure, associare la figura inquietante di Vegeta a quella dolce e romantica del cuore le sembrava troppo strano. Meglio dire che lei era solo una stupida ragazzina, che si era presa una bella cotta per quel tizio, e che dentro di sé non desiderava altro se non che lui la prendesse di nuovo con forza e la baciasse fino a farla svenire. ‘Già, Bulma. Che ti piaccia o no, è proprio così.’

Accettare o continuare a negare quello che ormai una parte di lei già sapeva? La risposta era fin troppo chiara: negare, negare fino alla fine. Perché lei era Bulma Brief, era forte, non si era mai lasciata sovrastare dalle emozioni, non aveva mai fatto nulla che non fosse ciò che voleva e soprattutto, non era mai apparsa debole agli occhi di nessuno. Eppure, non appena finiva di consolare se stessa con questi pensieri, il solo fatto che in quel momento era di nuovo lì, davanti a lui, la faceva impazzire, perché era l’ennesima dimostrazione della sua debolezza; anche lei, come Vegeta, non faceva altro che fuggire tutto ciò che potesse farla apparire più fragile di quanto non sembrasse, e come in effetti era.

“Forse hai ragione.”, gli rispose, dopo un lungo silenzio.

Vegeta rimase sorpreso da quella risposta. Non si aspettava un così rapido cambiamento da parte di lei, che sembrava così decisa ad affermare la sua posizione. Si chiese a cosa stesse pensando, ma l’espressione di Bulma in quel momento era indecifrabile, perché dopo averlo guardato negli occhi per tutto quel tempo, mentre gli rispondeva aveva spostato il suo sguardo verso il basso, e lo aveva tenuto lì.

Il ragazzo le si avvicinò ancora di più, continuando a restare in piedi.

“Dimmi perché sei venuta.”

“Per… Chichi…”

Vegeta la afferrò per un polso, costringendola ad alzarsi.

“Ne sei sicura?” chiese, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.

Ora Bulma lo guardava quasi spaventata, ma non da lui, bensì da se stessa. ‘Allontanati, cazzo, allontanati ti prego!’ Distolse lo sguardo.

“Perché non mi guardi in faccia?” chiese poi lui, ghignando. Sapeva bene qual era il motivo, e sentiva di essere vicino a quello che era certo entrambi desiderassero.

A quel punto Bulma trovò il coraggio per sostenere quegli occhi color pece. Non poteva permettersi di perdere, contro di lui. Era già sicuro d’averla in pugno, e lei doveva assolutamente distruggere quella sua sicurezza.

“Ti sto guardando ora, sei contento?”

“Meglio.”

Si avvicinò al suo orecchio, sussurrandole con voce calda e seducente:

“Avevo deciso che non avresti più meritato la mia attenzione…  Ma…”

La accarezzò, facendola fremere.

Bulma cercò di riprendere il controllo, poi disse, con voce malferma:

“Non verrai a dirmi che la tua debolezza… Sono io?”

Vegeta si ricompose, cambiando bruscamente espressione e tornando a guardarla negli occhi.

“Assolutamente no. So soltanto che io e te siamo destinati a finire a letto.”, disse, cancellando ogni traccia di sensualità, e pronunciando quelle frasi con sicurezza e spavalderia.

Bulma sorrise. Sapeva che Vegeta non le avrebbe fatto passare quella frase. Amava mantenere il controllo. Proprio come lei.

“Bè, forse è così. Ma io farò di tutto perché non accada più. A quanto pare non hai ancora capito che io non cadrò ai tuoi piedi come una qualsiasi ragazzina… E se hai intenzione di sfogare i tuoi istinti, c’è sempre C18, quindi… Direi proprio che non hai bisogno di me.”

Vegeta serrò le labbra. Non poteva sopportare un altro rifiuto. Non da lei. Non era disposto ad accettarlo. Doveva trovare un modo per tenerla lì, per continuare a sentire il suo odore, per continuare a guardare quegli occhi. Lei gli stava sfuggendo di nuovo.

Sedurla era l’unico modo che conosceva per far sì che restasse al suo fianco, almeno per quanto poteva. Sentiva il bisogno di stare con lei, eppure non aveva la maturità necessaria per ammettere i suoi sentimenti e, continuando a camuffare cio che provava con l’attrazione fisica, riteneva di dover fare sesso con lei per placare la sua inquietudine.

“Adesso puoi mollare la presa, grazie.” aggiunse lei, che nel frattempo aveva acquisito più sicurezza. Ma non poteva più guardarlo negli occhi. Moriva anche lei dalla voglia di baciarlo.

Vegeta la lasciò andare, indeciso sul da farsi. Di una cosa era sicuro. Non sarebbe scappata subito, come l’ultima volta.

Infatti, Bulma rimase lì. Non sapeva perché, ma le sue gambe non si muovevano, e sentiva di voler sapere cosa lui avrebbe fatto o detto.

NOTA: grazie a Annav per aver inserito la storia tra le preferite.

MauMau: salve a tutti! Ecco qua il nuovo capitolo... In questi giorni ho avuto un po' più di tempo per dedicarmi alla storia, e sono riuscita a scrivere quattro capitoli; adesso posso dirvi che a breve scriverò quelli conclusivi, ma la fine di questa storia, soprattutto per voi che la leggete una volta a settimana, non può ancora dirsi vicina: devono succedere ancora tante cose! In merito a questo capitolo, ecco che abbiamo il confronto tra Yamcha e Bulma che, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, non hanno fatto un bel niente (con vostra somma gioia)! E' la prima volta che Yamcha parla, in questa storia: non volevo inserirlo tra i personaggi principali, perchè ne avevo bisogno solo per creare problemi a Bulma, e anche se oggi pronuncia un vero e proprio discorso, non entrerà nella cerchia dei protagonisti (per una volta lasciamola da parte la pietra dello scandalo o meglio, il mollusco!). Forse che Bulma avesse davvero bisogno di questo incontro per iniziare a capire qualcosa su Vegeta? Mah... Fatto sta che poi, non riuscendo a farsi i fatti propri, si reca proprio dal bel principe... e inizia il solito gioco seduttivo che io, crudele, ho lasciato a metà... mwahahahahah! Adesso però, Bulma è combattuta tra l'attrazione per Vegeta e il fatto d'aver usato il pretesto di Chichi per andare da lui... perchè non è riuscita a trattenersi? E adesso si è messa nei pasticci... oppure no? Tutte le risposte (o quasi) nel prossimo capitolo, voi intanto fatemi sapere che ne pensate! Ringrazio tutti coloro che leggono soltanto, e un ringraziamento speciale va a chi ha recensito (purtroppo oggi non posso rispondervi perchè ho pochissimo tempo) e cioè: Xhennet, e NeDe, Maia74, Luna_07 (bentornata sensei! =D), MiladyN, Shinichina, Annav, Sheela e Giuliam.

Appuntamento a sabato (o domenica) prossimo!

  
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