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Autore: Abraxas    30/04/2011    6 recensioni
«Diario del capitano, data stellare 4731.5. Dopo uno scontro con una banda di razziatori Klingon, l’Enterprise è stata costretta a ripiegare in una nebulosa non segnalata sulle carte per sfuggire all’inseguimento. Per il momento, pare che la nostra tattica abbia avuto successo. Il signor Spock ha rilevato la presenza di un pianeta di classe M a breve distanza dalla nostra posizione, ed è lì che siamo diretti, per fare rifornimento ed effettuare le riparazioni necessarie al proseguimento della nostra missione.»
[Crossover Twilight-Star Trek TOS. Personaggi: Bella, Edward, James T. Kirk, Spock, Leonard McCoy]
Storia scritta in collaborazione con Kukiness.
Genere: Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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N.d.A.: come detto nell'introduzione, questa storia è frutto di una collaborazione a quattro mani a due mani (le sue) e due zampe (le mie) con Kukiness. Buona lettura, gente!

* * *


«Diario del capitano, data stellare 4731.5. Dopo uno scontro con una banda di razziatori Klingon, l’Enterprise è stata costretta a ripiegare in una nebulosa non segnalata sulle carte per sfuggire all’inseguimento. Per il momento, pare che la nostra tattica abbia avuto successo. Il signor Spock ha rilevato la presenza di un pianeta di classe M a breve distanza dalla nostra posizione, ed è lì che siamo diretti, per fare rifornimento ed effettuare le riparazioni necessarie al proseguimento della nostra missione.»



«Capitano, giusto lei. Avrei urgente bisogno di parlarle.»

Kirk per poco non era andato a sbattere nel suo Primo Ufficiale, in agguato dietro la porta della sala mensa. Si era abituato ai movimenti silenziosi del vulcaniano, più o meno… ma i movimenti silenziosi prima del caffè mattutino erano un po’ troppo anche per lui.

«Buon Dio, Spock, non le sembra di esagerare?»

«Ho i rapporti che mi ha chiesto su quel pianeta di classe M.»

«Bene. La raggiungerò a breve in plancia, e là provvederà ad aggiornarmi sulla situazione.»

«Con il dovuto rispetto, Capitano, credo che la situazione sia abbastanza grave da richiedere un suo intervento immediato.»

«Ma insomma! Mi è saltato addosso appena ho messo un piede in mensa, si può sapere cosa c’è di così urgente che non può aspettare il mio sacrosanto caffè? », borbottò scontroso, una mano sulla bocca a soffocare un enorme sbadiglio e l’altra ad infilare la sua tazza nel replicatore. «E’ solo un pianeta, Spock, non penso che abbia intenzione di scappare da qualche parte se lo faccio aspettare cinque minuti!»

«Capitano, il pianeta non è disabitato come credevamo. Le sonde hanno rilevato la presenza di una specie dominante umanoide i cui tracciati genetici corrispondono per il 99,9% al DNA umano. Il loro livello tecnologico è grossomodo paragonabile a quello terrestre durante i primi anni del ventunesimo secolo, pertanto non mi è stato possibile provare a stabilire un contatto, come specificato dalla Prima Direttiva.»

Il bip della macchina lo informò che la tazza era stata riempita. Con la coscienza di avere pronto il supporto di una buona dose di caffeina, Kirk si preparò mentalmente alla sfilza di problemi che, poco ma sicuro, stavano per mettere a dura prova il suo buonumore.

«Che accidenti ci fanno degli umani su quel pianeta, Spock?»

«Non ne ho la minima idea. Chiedo il permesso di preparare una squadra di sbarco per indagare su questa insolita situazione.»

Mmm… perché no?

«Permesso accordato. Prenderò io stesso il comando… A rapporto in Sala Trasportatori uno, tra trenta minuti.»

«Agli ordini, Capitano.»

Caffè bollente ed umani su un pianeta sconosciuto ai margini dello spazio federale… La giornata cominciava decisamente bene.

* * *


C’era una cosa, di Edward, e del modo in cui pronunciava il suo nome, che mandava Bella letteralmente in bestia. Era il tono che lei definiva del quarto bottone. I primi tre sgusciavano fuori dalle asole che era una meraviglia: tic, tic, tic ed ecco che il petto marmoreo di Edward faceva capolino tra i lembi della camicia firmata del giorno. Ma poi arrivava il quarto, e ormai Bella non cercava nemmeno più di slacciarlo davvero. Era diventata una specie di strana abitudine, una specie di sketch. La conclusione era sempre la stessa.

«Bella.»

Il tono del quarto bottone. Un misto tra rimprovero e qualcosa che Bella aveva interpretato come desiderio represso; all’inizio lo aveva trovato persino eccitante, il fatto che lui la desiderasse in quel modo, al punto di fare fatica a trattenersi. Ma dopo mesi di tono del quarto bottone, Bella cominciava ad averne un po’ abbastanza. Sospirò forte e lasciò la presa sulla camicia.

«Sì, Edward?»

Lui si ritrasse e si raddrizzò, mettendosi seduto sull’erba. La radura quel giorno era illuminata da un insolito sole primaverile, che accendeva la pelle di Edward dei riflessi di mille diamanti. La sua bocca però continuava ad essere piena del tono del quarto bottone.

«Lo sai benissimo,» disse, con espressione accigliata. «Non fare così.»

Bella fu tentata di rispondere «Così come?», con l’altrettanto collaudato tono da finta tonta. Perché dopo ogni strusciata dovevano arrivare a discutere di questo?

«Edward, ascolta, io...»

L’aria si fece elettrica. I capelli le si rizzarono sulla nuca e la cute sotto la stretta del cerchietto cominciò a formicolare. Bella spalancò la bocca e vide i suoni condensarsi davanti al viso, in ghirigori dorati. Un suono simile al ronzio del phon elettrico le sfarfallò nelle orecchie. Per un istante, il sole si ridusse a una scintilla e quindi scomparve. Solo per un istante. Così come era venuta, la strana sensazione era scomparsa.

Bella sgranò gli occhi. «Edward...»

Ma Edward non stava più guardando lei. Con occhi neri come la pece, ostili, fissava un punto alle sue spalle. E da quel punto, una voce, piatta, monocorde.

«Capitano... luccica. Bizzarro.»

* * *


«Che mi venga un colpo! », esclamò McCoy a metà tra lo stupito ed il perplesso. Il goblin dal sangue verde aveva proprio ragione… quell’affare luccicava!

«Una reazione fisica tanto strana quanto interessante, che indubbiamente merita una nota presso l’Accademia Vulcaniana delle Scienze. Mi chiedo quale possa essere la causa… ha qualche teoria in merito, Dottore?»

«Al diavolo, Spock! Sono un dottore, non una gazza ladra… non mi intendo di cosi scintillanti!»

Una gazza ladra no, ma un curiosone sì. McCoy estrasse con cautela il tricorder dalla cintura – niente movimenti bruschi, si ripeté mentalmente –, ma prima di poterlo accendere venne fermato dal sussurro di Spock.

«Faccia attenzione, dottore. E’ una creatura primitiva, potrebbe spaventarla.»

In effetti il Tizio Luccicante si era lentamente portato in quella che aveva tutta l’aria di essere una postura d’attacco, di fronte alla ragazza pallida che continuava a fissarli a bocca spalancata, neanche fossero stati quattro alieni da Marte. Oh, già, a dire il vero erano proprio degli alieni. Ha-ha-ha.

«Capitano, ritiene che sia pericoloso?»

La domanda del Tenente Bering, responsabile della sicurezza per questa missione, mise bruscamente fine alla sua ironia da infermeria – definizione fresca fresca di litigata con Scotty. Ma… che diavolo, lui non poteva alzare un tricorder e quello sventolava un phaser davanti ai due fidanzatini?

«Non facciamo idiozie, ragazzo, metta via quell’aggeggio prima di cavare un occhio a qualcuno!»

Quasi avesse capito quello che si erano detti, il Tizio Luccicante ringhiò. No, non in senso metaforico: digrignò i denti e fece grrr, proprio come un Klingon ubriaco offeso a morte. Beh, più o meno, ecco. Il concetto era quello.

«Ringhia?», domandò stupito Kirk.

«E’ una manifestazione di aggressività tipica delle specie socialmente meno sviluppate, Capitano…»

Figurarsi se quella sottospecie di computer vivente non aveva la risposta pronta.

«…tendono a mostrarsi combattive per spaventare l’avversario. Suggerisco di procedere al primo contatto con estrema cautela... è essenziale fargli comprendere che noi non desideriamo in alcun modo fare del male a lui o alla sua compagna. Queste specie spesso reagiscono in maniera estremamente irrazionale.»

«Beh, a questo punto direi che Bones ha ragione, Tenente», concluse Kirk.
«Metta via quell’affare, prima di far partire un colpo. Signor Spock… a lei l’onere di fare gli onori

Dio, che battutaccia.

«Come desidera, Capitano.»

Spock fece un piccolo passo in avanti, impassibile come sempre nonostante un paio di minacciosi occhi neri fissi su di lui, e sollevò la mano nel tipico gesto vulcaniano di saluto.

«Lunga vita, e prosperità.»
   
 
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