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Autore: tippy    30/04/2011    8 recensioni
Salve a tutti i fans di Castle!premetto dicendo che la mia storia parte dalla season finale della seconda stagione della serie tv in questione.In generale,la mia ff segue un pò la falsa riga del telefilm:ci sono i casi,ma soprattutto mi interessa raccontare il rapporto tra Kate e Richard;per questo motivo,mi scuso se i casi non sono interessanti come nello show!in ogni caso,spero vi risulti piacevole!e ringranzio la mia sis,mia "figlia" Elyl,zigi e Muzza per avermi spinta a pubblicarla!grazie del supporto,vi voglio bene!
Genere: Generale, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Eccomi qui col nuovo capitolo.

P.S.: La canzone che troverete non credo terminerà esattamente alla fine della scena, ma magari se leggete un po' più lentamente ci si riesce a farli coincidere!;)




Ore 23.

Richard era seduto sul divano davanti alla tv... Nell'appartamento di Kate. La detective era stesa con la testa sulle gambe di lui e da quando si era addormentata lo scrittore non era riuscito a fare altro se non guardarla e carezzarle delicatamente i capelli. Erano passati due giorni da quando si erano baciati e quella sera Rick aveva deciso di andarla a trovare per due motivi: 1) Voleva sapere come andava il recupero dopo l'incidente e 2) Aveva passato un giorno senza vederla e aveva una voglia matta di baciarla.

Era piombato a casa di Kate portandole un bel mazzo di fiori che lei aveva molto gradito. La donna non aveva niente da poter trasformare in una cena degna di quel nome, così ordinarono una pizza. Nell'attesa sedettero sul divano e iniziarono a parlare; Richard si sentiva un po' nervoso: fosse stato per lui l'avrebbe già riempita di baci, ma non voleva sembrare il solito Castle che si comporta da bambinone, così cominciò a riempirla di domande per sapere come si sentiva e cosa aveva fatto il giorno prima – nonostante lo sapesse benissimo perchè si erano sentiti per telefono.

Kate dal canto suo aveva capito che lo scrittore era un po' agitato e, guardandolo mentre le poneva tutte quelle domande, non poté fare a meno di sorridere. A quel punto l'uomo smise di parlare: osservò rapito quel sorriso che tanto amava e l'espressione che lei assumeva di conseguenza.

La detective smise di sorridere e lo guardò perplessa: “Che c'è?”.

Fu in quel momento che Rick non riuscì più a trattenersi e attirò a sé la donna, mandando al diavolo il suo tentativo di sembrare meno entusiasta di vederla di quanto non fosse in realtà. Tutto accadde così velocemente che Kate fu colta da un attimo di sorpresa: le labbra dello scrittore erano sulle sue, sentiva il suo buon odore e il suo braccio mentre la avvicinava ancora di più a sé. La detective si staccò di qualche centimetro, continuando a guardare quegli occhi azzurri.

Richard le lanciò uno sguardo confuso: “Che c'è?”, Kate fece per rispondere ma lui riprese a parlare, “Oddio, non sarà... Giuro di aver lavato i denti prima di venire qua!”

A quel punto Beckett scoppiò a ridere: “Mi avevi colta talmente di sorpresa con quel bacio che ero rimasta rigida come uno stoccafisso! Volevo riprendermi un attimo, ma te ne sei uscito con questa cosa...”, la donna provò a trattenere un'altra risata e scosse la testa; in quelle ore che avevano seguito il bacio si era chiesta più volte se da quel momento in poi avrebbe scoperto un altro Richard Castle, e la cosa la preoccupava un po'. Invece era sempre lui, il solito sciocco e adorabile scrittore. Alzò lo sguardo verso di lui e sorrise, “... Grazie.”

Richard, un po' imbarazzato per la mezza figuraccia, si sentì sollevato: la cosa che più lo rendeva felice era sapere che lei stava bene. Soprattutto se era lui a farla sentire in quel modo. “Beh... Prego”, rispose mostrando la sua espressione da cucciolo.

Kate lo osservò: lo sapeva da tempo, ma solo da un paio di giorni si concedeva il lusso di ammettere che quando Castle assumeva quell'espressione, si scioglieva come un ghiacciolo al sole. Decise che forse era giunto il momento di dargli un piccolo premio. E di lasciarsi un pochettino andare... In fondo era una ricompensa anche per lei. Si alzò dal divano e si sedette sulle gambe di lui; Richard rimase sorpreso dalla cosa. Un angolo della bocca si alzò lasciando trasparire un mezzo sorrisetto.

La detective capì che lo scrittore era stato preso alla sprovvista da quella mossa, ma in maniera piacevole: la cosa lo intrigava parecchio. Lo guardò dritto negli occhi, mentre gli metteva le braccia intorno al collo: “Mi dispiace di aver interrotto... Dove eravamo rimasti?”, disse mentre avvicinava il suo viso a quello di lui.

Richard si sentiva stordito: stava cominciando a considerare l'idea che quel profumo di ciliegia avesse degli strani effetti su di lui... O forse era semplicemente lei? , pensò mentre le osservava le labbra.

La distanza tra di loro ormai era questione di millimetri, quando bussarono alla porta. Richard alzò gli occhi al cielo e sbuffando maledisse mentalmente la persona che si trovava all'altro lato della porta.

Kate sorrise nel vedere la smorfia che si era formata sul volto di Richard e si alzò per andare ad aprire: era arrivata la pizza.

Da quel momento in poi, passarono la serata a parlare del più e del meno tra una fetta di pizza e l'altra. In particolare, decisero di non rendere pubblica la loro relazione anche se Richard sapeva di non poter tenere nascosta la cosa ad Alexis ancora per molto: la ragazzina infatti aveva già intuito qualcosa, e lui si era trattenuto solo perchè Kate glielo aveva espressamente chiesto. Altrimenti quel giorno sarebbe tornato a casa e come una compagna di scuola di Alexis, sarebbe corso da lei a raccontarle tutto nei minimi dettagli, felice come una pasqua. In realtà non era riuscito a mascherare molto bene la cosa perchè era tornato nel loft con un sorriso da ebete sulla faccia e la figlia, conoscendo il suo pollo, cominciò a riempirlo di domande. Per fortuna Martha non c'era, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi un vero e proprio interrogatorio.

Così, dopo essere riuscito a eludere momentaneamente madre e figlia, i due decisero che avrebbero continuato a comportarsi come se niente fosse mai accaduto anche e soprattutto al distretto.

Dopo la pizza, i due decisero di guardare un vecchio film che davano in tv, ma Kate si era addormentata dopo dieci minuti. Richard la stava osservando beatamente quando un cellulare prese a squillare. La detective, destata dal sonno, prese il suo smartphone dal tavolino di fronte a lei e rispose: “Pronto?”, ci fu una pausa, poi : “Okay, sarem- ehm, sarò lì tra dieci minuti”.






Kate scese dall'auto e si diresse verso il vicolo che Esposito gli aveva indicato al telefono. Era contenta di tornare al lavoro, anche se la chiamata era arrivata nel momento sbagliato... Ripensò alla serata passata con Richard e gli angoli della bocca si alzarono mostrando un sorriso, che la detective nascose prontamente quando vide i due colleghi poliziotti venirle incontro.

“Beckett” , salutò Esposito, mentre Ryan si limitò a un cenno del capo e un sorriso appena accennato.

“Ragazzi”, rispose lei sorridendo: era contenta di vederli. Tornare al lavoro era proprio ciò che le serviva, anche a notte inoltrata.

“Mi dispiace averti chiamata a quest'ora, ma i tuoi giorni di riposo erano finiti e ho pensato che-”

“Non c'è problema Esposito anzi, hai fatto bene! Ritornare al lavoro è proprio quello di cui ho bisogno”.

“Hey, bentornata!”, Kate si voltò: Lanie stava analizzando il cadavere riverso a terra e senza guardarla le fece cenno di avvicinarsi.

La detective obbedì e si abbassò anche lei per dare un'occhiata al corpo.

“Donna sui 30 anni, ritrovata mezz'ora fa da un signore che portava a spasso il cane. Direi che è deceduta da non più di un paio d'ore”, Lanie smise di parlare e osservò l'amica, “Come stai?”

“Bene, grazie! Sappiamo chi è?”, chiese Kate ritornando al cadavere.

“Sì, i documenti erano nella borsa, che è stata ritrovata intatta”

“Quindi non si è trattato di una rapina”, constatò la detective, mentre infilava i guanti. Prese il portafogli ed estrasse la carta d'indentità, “Cheryl Dawn, 33 anni”, cercò qualche altro possibile documento che potesse risultare utile per l'identificazione, ma non trovò nulla. Alzò lo sguardo e si accorse che Lanie la stava osservando in maniera piuttosto insistente: sembrava le stesse facendo una radiografia. Le due si scrutarono in silenzio per qualche secondo, con espressione interrogativa la detective, con sguardo indagatore il medico legale.

“Che c'è??”, chiese poi Kate.

“Che c'è cosa?”, chiese a sua volta l'amica con finta innocenza.

“Perché mi fissi in quel modo?”

“Dov'è Castle?”

Kate sentì lo stomaco fare le montagne russe: “E io cosa dovrei saperne??”

“Hey, non sapevo che oggi fosse il giorno del 'rispondi a una domanda con un'altra domanda'!”

Le due donne si voltarono in direzione della voce, “E comunque eccomi qui!”

“Castle”, salutò il medico legale.

“Lanie”, rispose lo scrittore. Poi si voltò verso Kate e le mostrò uno dei suoi soliti sorrisi ammaliatori. La detective avrebbe voluto ricambiare, ma sapeva che Lanie li stava guardando, così allungò la mano verso quella di Richard, afferrò il suo caffè e mantenendosi a distanza di sicurezza lo invitò a seguirla.






“Allora, hai parlato col testimone?”, chiese Kate al collega dagli occhi azzurri. Lei e Richard avevano appena raggiunto Ryan.

“Sì”, rispose il poliziotto dando un'occhiata al suo block-notes, “Il signor Serretti stava portando a spasso il suo cane, un bel labrador color miele di nome...”, alzò lo sguardo e si accorse che la detective lo stava guardando con una certa perplessità, “... Immagino che non sia di rilevanza, ehem... Dicevo, il testimone stava portando a spasso il cane quando quest'ultimo ha iniziato a comportarsi in maniera strana per poi trascinare il padrone nel vicolo, conducendolo dritto al corpo della donna”.

“C'è nient'altro?”

“No, non ha saputo fornirci altre informazioni utili”

“Va bene, noi torniamo al distretto. Tu ed Esposito mandate a chiamare il parente più vicino alla vittima e controllate se nelle vicinanze c'è qualche telecamera di sorveglianza che possa aver ripreso qualcosa”.

Salutato Ryan, Kate e Richard si avviarono verso l'auto. Lo scrittore cominciò a guardarsi intorno in maniera furtiva e quando la detective stava per aprire la portiera, lui la fermò e la voltò delicatamente verso di sé.

La donna aveva capito quali erano le intenzioni di Richard, ma era intrappolata tra lui e la macchina; poggiò la mano sul petto dello scrittore e, proprio mentre lui cercava di avvicinarsi, fece forza per allontanarlo: “Hey, hey! Che stai facendo?”, domandò con aria di rimprovero, “Credo tu non abbia ascoltato quando ho detto 'sul lavoro siamo solo una detective e uno scrittore'”

“Ho ascoltato, ma noi non siamo mai stati solo una detective e uno scrittore”, rispose sorridendole, e Kate non poté non fare altrettanto: era la verità, doveva ammetterlo... Ma di certo non a lui, “E poi ho controllato, non c'è nessun poliziotto o tizio della scientifica nei paraggi”, aggiunse lui, dando ancora qualche sguardo in giro, “Daiii, solo un bacetto”.

Kate lo osservò mentre assumeva la sua solita espressione da cucciolone, godendosela per qualche istante. Poi, sorridendo, cominciò ad avvicinare lentamente il suo viso a quello di lui... Richard era già pronto a ricevere il bacio tanto atteso, mentre lei dava un veloce sguardo alle sue labbra... Quando ormai la distanza tra i loro volti era questione di pochi centimetri, Kate si fermò e con espressione compiaciuta lo guardò negli occhi: “No”, disse allontanandosi.

Richard, come un povero cane bastonato, fece il giro dell'auto ed entrò dal lato passeggero.

La detective girò la chiave e mise in moto, ma prima di partire si voltò verso lo scrittore: “Però... Preparati per quando saremo soli”.






“Signora Dawn, mi dispiace per ciò che è accaduto a sua figlia”, Kate era seduta su una poltrona in una delle stanze del distretto; di fronte a lei la madre della vittima. Richard sedeva in silenzio accanto alla detective.

“Grazie...”, rispose la donna cercando di non mostrare la propria sofferenza, ma una lacrima era sfuggita al suo tentativo di autocontrollo, rigandole la guancia, “Cosa... Cosa posso fare per aiutarvi?”, chiese mentre catturava la lacrima con un dito.

“Ho bisogno di sapere se Cheryl ultimamente ha agito in modo strano; che lei sappia ha litigato con qualcuno? Aveva un ex fidanzato che la molestava? Qualunque cosa può esserci d'aiuto”.

La signora Dawn ci pensò su per qualche secondo, “Mi dispiace, ma non ricordo nulla di diverso dal solito nel suo atteggiamento degli ultimi giorni...”, rispose scuotendo la testa sconsolata, “... Mi sento così... Così...”

“... Impotente?”, chiese Kate, completando la frase al suo posto; la signora Dawn sollevò lo sguardo verso la detective... Gli occhi lucidi... Beckett si allungò in avanti e poggiò delicatamente la sua mano su quella della donna, “Non si preoccupi, signora”, disse provando a rassicurarla, “Mi creda, capisco perfettamente come si sente in questo momento. Faccia una cosa: vada a casa a riposare un po' e se dovesse, in qualunque momento, venirle in mente qualcosa, non esiti a chiamarmi a questo numero, okay?”, estrasse il suo biglietto da visita e lo porse alla donna, che ricambiò accennando appena un sorriso, “La ringrazio, detective”.

Dopo aver accompagnato la donna alla porta, Kate si voltò e si accorse che Richard la stava fissando. Si lasciò sfuggire un sorriso divertito: “Perchè quella faccia?”

“Niente...”, rispose lui avvicinandosi, “... E' che ammiro molto la tua capacità di comprendere e interagire con le persone. Riesci ad essere dolce e comprensiva con chi soffre e ha bisogno di conforto, ma sai anche diventare una leonessa nella stanza degli interrogatori. E' una delle cose che amo di più di te”, mentre le sorrideva , lo scrittore le prese la mano e cominciò a carezzarle il dorso con il pollice. Richard era già pronto a sentire la mano di lei ritirarsi, per poi beccarsi una bella ramanzina ma, con sua grande sorpresa, Kate non fece niente di tutto ciò: abbassò lo sguardo per vedere le loro mani l'una nell'altra, poi alzò il viso verso di lui e ,guardandolo negli occhi, gli sorrise con dolcezza.

“Hey, ho appena chiamato Esposito, sta arriv-”, Ryan si era diretto verso di loro, non rendendosi conto di ciò che stava accadendo tra i due, poi i suoi occhi caddero su quelle mani intrecciate e il poliziotto non potè fare a meno di chiedersi cosa si fosse perso.

Kate, nell'imbarazzo più totale, separò la sua mano da quella di Richard e la portò dietro la schiena, come se stesse cercando di nascondere l'arma di un delitto.

“Hey, Ryan! Novità?”, chiese Rick con un'espressione assolutamente indecifrabile. Il poliziotto dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata indagatrice, ma lo scrittore si comportò come se non fosse accaduto nulla. A quel punto, ritornò alla detective: “Abbiamo i video della sorveglianza”.





Mentre Ryan, Kate e Rick erano seduti alla scrivania del poliziotto di origini irlandesi, l'ascensore del distretto si aprì ed Esposito si diresse verso di loro in tutta fretta, “Scusate il ritardo, c'era traffico”, disse estraendo un cd dalla custodia, “Questo è il video di sorveglianza di un negozio di alimentari che si trova all'altro lato della strada rispetto al vicolo in cui è stato ritrovato il corpo della Dawn. Il proprietario del market non mi ha garantito che le sue telecamere riprendano anche quella parte di strada, ma è l'unica che ho trovato”.

“Vale la pena provare”, affermò la detective, prendendo il cd dalle mani del collega e inserendolo nel lettore.

Mentre attendevano che il computer leggesse il disco, il telefono alla postazione di Kate cominciò a squillare. La donna si alzò, dirigendosi verso la sua scrivania.

Approfittando del momento di assenza della donna, Ryan andò all'attacco: “Allora Castle, si può sapere cosa ci nascondete tu e Beckett?”

Esposito, ancora ignaro di ciò che era accaduto poco prima, si voltò prima verso lo scrittore con espressione sorpresa, poi si rivolse al suo collega: “Cosa mi sono perso??”, chiese con fare curioso.

“Li avevo visti congedare la madre della vittima e mi stavo dirigendo verso di loro mentre ero al telefono con te”

Mentre Ryan parlava, Esposito annuiva con aria interessata: “Sì, ma vai al punto”

“In breve: li ho visti tenersi la mano come una coppietta innamorata!”, sorrise il poliziotto con fare malizioso, “ E appena Beckett mi ha visto, ha subito ritirato la mano ed era vistosamente -e sottolineo vistosamente- imbarazzata”

“E noi sappiamo che la sera in cui Kate è stata dimessa dall'ospedale è stato Castle ad accompagnarla a casa”, proseguì Esposito, anche lui contagiato dal sorriso malizioso di Ryan.

“La smettete di parlare come se io non fossi qui?!”, si intromise Richard, un po' stizzito.

I due agenti si voltarono verso lo scrittore e lo fissarono entrambi con la stessa espressione: sopracciglio inarcato e sguardo indagatore.

“Che state combinando, invece di fare il vostro dovere?”, i due agenti alzarono lo sguardo verso la detective, poi ritornarono allo scrittore, e infine si scambiarono uno sguardo d'intesa.

“Niente Beckett, stavamo semplicemente attendendo che il computer caricasse il video”, rispose Esposito.

Kate si rivolse a Richard con espressione interrogativa e curiosa insieme, ma lo scrittore le fece capire che non era il momento giusto per parlarne.

“Ha chiamato Lanie. Ha i risultati dell'autopsia, quindi sto per andare all'obitorio”, disse la detective infilandosi il cappotto, “Se trovate qualcosa prima del mio ritorno, chiamatemi”.

Richard si alzò e fece per seguirla, ma Kate si voltò verso di lui, poggiando il dito indice sul suo petto: “Castle tu rimani qui stavolta, a quei due potrebbe servire il tuo aiuto”.





Kate entrò nell'obitorio con aria irritata: “Possibile che ci sia ancora traffico a quest'ora?!”

“Buona sera a te, cara”, rispose il medico legale, mostrando un sorriso divertito.

“Scusa Lanie. Allora, che novità ci sono?”

“Per quanto riguarda la causa della morte, la mia prima ipotesi era esatta: strangolamento”, disse la donna facendo segno all'amica detective di avvicinarsi al cadavere, “Vedi questi segni? Sono stati provocati dall'arma del delitto, che credo...”, Lanie sospese la frase e si spostò sul piano accanto al microscopio, “... Sia costituito da fibre simili a queste che ho trovato sul collo della vittima”, disse infine, mostrando a Kate una bustina trasparente contenente un paio di fili sottili di colore scuro.

La giovane donna prese la bustina dalle mani del medico legale e osservò con attenzione il contenuto: “Questo potrebbe esserci di grande aiuto... Per ora siamo a un punto morto: la madre non ha saputo darci alcuna informazione utile fino ad ora. Domani faremo un sopralluogo sul posto di lavoro della ragazza”

“Stai parlando al plurale, ma non vedo nessuno qui con te... Dov'è Castle?”

Kate spostò lo sguardo dalla bustina all'amica e non appena sentì la domanda, alzò gli occhi al cielo: “Punto primo: parlo al plurale perchè, nel caso l'avessi dimenticato, ci sono anche Ryan ed Esposito ad aiutarmi a risolvere i casi; punto secondo: si può sapere cos'hai oggi? E' la seconda volta che mi chiedi di Richard in maniera così insistente!”

“Lo chiami per nome, adesso?”, domandò Lanie in maniera evidentemente provocatoria.

Kate sentì lo stomaco contorcersi: “Capita qualche volta ”, tentò di giustificarsi in qualche modo, “Cosa c'è di strano?”

“Oh, niente...”, rispose l'amica facendo spallucce. Nonostante quell'affermazione, però, la detective aveva capito che l'amica non aveva concluso la sua indagine dal modo in cui continuava a fissarla.

“... Ma?”, chiese Kate irritata.

“Ma cosa?”

“Oh, andiamo Lanie! Smettila di fare la finta tonta e arriva al dunque”

“Hey signorina, non trattarmi così! Io sono la tua migliore amica e ho il diritto di sapere!”

Kate non riuscì a trattenere un sorriso nel sentire Lanie farle quella specie di ramanzina: “Sapere cosa?”

“E la finta tonta sarei io! Katherine Beckett, credi che io non sappia che tu sai benissimo che sono stata io a fare in modo che Castle ti accompagnasse a casa quella sera?”

“Certo che lo so! E sappi che me la pagherai!”

“Andiamo, vuoi dire che ho architettato quel piano perfetto e non è accaduto niente tra voi?”, chiese Lanie con espressione decisamente delusa.

A quelle parole, una serie di flash si fecero strada nella mente di Kate: lei e Richard davanti casa sua... Il loro quasi-bacio... E poi finalmente il loro primo bacio la mattina successiva... La detective sentì il rossore invaderle le guance.

Il medico legale si accorse del cambiamento di espressione da parte dell'amica e riprese a sperare: “Aaaah, non dirmi che FINALMENTE è successo qualcosa!!! Vi siete baciati??”, domandò impaziente di sapere.

<< Complimenti, Kate! Ti sei appena aggiudicata il premio per la persona più idiota d'America! >>, “Non- non è successo assolutamente niente!”, rispose più aggressiva del necessario, per cercare di nascondere il proprio imbarazzo.

“Oh, ma guardati: sei tutta rossa!”, esclamò Lanie sghignazzando.

“Ora devo andare”

“Permalosa, eh?”, disse la dottoressa, rivolgendosi al corpo esanime sul tavolo d'acciaio.

Kate scosse la testa: “Ciao, Lanie”

Mentre la donna si avviava verso l'uscita, la dottoressa le urlò dietro: “Ad ogni modo... Sono contenta che non sia successo niente”.





Dodicesimo distretto della Polizia di New York.

Kate uscì dall'ascensore e si diresse alla macchina del caffè, trovando i tre della sua squadra a gusatrsi un cappuccino, “Hey, avete già finito?”, domandò sorpresa.

“Sì... Purtroppo la telecamera del market non riprende quel vicolo”, rispose Esposito.

“Siamo di nuovo al punto di partenza. Non abbiamo niente a parte la causa della morte e delle fibre sottili trovate da Lanie sul corpo della vittima... Ma se non possiamo metterle a confronto con qualcosa, servono a ben poco...”

“Tieni...”, Kate riconobbe quella voce: si voltò e vide Richard porgerle un caffè, “...Grazie”, rispose lei sorridendo. Prese il caffè e ne buttò giù un sorso. Rimasero tutti in silenzio a godersi le loro bevande calde, poi la detective ruppe il silenzio: “Credo che per oggi possa bastare. Tornate a casa ragazzi, ci rivediamo domattina”.







Kate osservava il cielo dalla finestra: quella sera era pieno di stelle e la luna splendeva indisturbata in tutta la sua bellezza. Ma i pensieri della detective non erano altrettanto sereni: anche se cercava di non darlo a vedere, spesso si era ritrovata -come in quel momento- a pensare a quello che era successo poco tempo prima: il rapimento, l'incidente... Ma soprattutto la morte di quell'uomo misterioso... Certo, tanto misterioso non lo era più, dato che Williamson aveva fornito nome e cognome: Derryl Crew, condannato per omicidio colposo; era uscito di prigione pochi mesi fa. I due si erano conosciuti mentre si trovavano entrambi al fresco e, a detta di Williamson, Crew conosceva l'assassino di sua madre. L'ex imprenditore si era ritrovato a fargli da complice nel rapimento di Kate e Richard come scambio di favori, dopo che Crew gli aveva salvato un paio di volte il culo in prigione. Questo era tutto ciò che sapeva... E probabilmente non avrebbe saputo altro, ora che il tizio era morto... L'unica nota positiva di tutta quella vicenda era stato il suo avvicinamento a Richard. Probabilmente sarebbe accaduto lo stesso, ma la sua settimana di coma sembrava aver velocizzato le cose... << Se qualcuno mi avesse detto, il giorno in cui l'ho conosciuto, che sarebbe andata a finire così, gli avrei riso letteralmente in faccia! >>, pensò Kate. Gli angoli della bocca si alzarono, mostrando un sorriso.

“Hey, che stai facendo?”, Richard l'aveva abbracciata da dietro, cogliendola di sorpresa.

“Hey... Niente, ero un po' sovrappensiero”, Kate si lasciò andare leggermente contro il corpo caldo dello scrittore, poggiando delicatamente le mani sulle braccia di lui, che le cingevano la vita.

“A cosa pensavi?”, le sussurrò Rick all'orecchio.

La donna alzò nuovamente gli occhi al cielo: “Pensavo a quello che è successo nell'ultimo periodo... Adesso che ero così vicina a scoprire la verità sull'omicidio di mia madre... E' sfumato tutto...”

Richard notò una nota di amarezza nelle sue parole, così girò delicatamente Kate verso di sé, così che potessero trovarsi faccia a faccia. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lo scrittore allungò la mano verso il viso della detective, carezzandole dolcemente una guancia: “Capisco che ti senta amareggiata per quello che è accaduto, ma non è di certo colpa tua se quel tizio è morto... E comunque tu dimentichi una cosa: hai accanto a te lo scrittore di gialli più famoso d'America, l'uomo dalla mente più brillante che esista al mondo, il più affascinante, imprevedibile, geniale-”

“L'eco del signor Richard Castle è pregato di non allargarsi troppo, grazie”

“Hey! La prendo come un'offesa!”, esclamò lui, fingendosi stizzito.

“Lo era!”, rispose lei provocatoriamente.

“Quello che volevo dire è... Meriti di conoscere la verità e sono sicuro che prima o poi la scoprirai... E quando tutto ciò accadrà, io sarò accanto a te...”

Kate osservò Richard in silenzio mentre le sorrideva nel modo più dolce che avesse mai visto. Spostò il viso verso il basso, quasi imbarazzata per lo sguardo che lo scrittore le stava rivolgendo; poi alzò di nuovo gli occhi verso i suoi, sorridendo: “... Grazie...”

Dopo qualche secondo di silenzio passato a scambiarsi sguardi pieni di dolcezza mista a desiderio, Richard prese Kate per mano e la trascinò di fronte al divano, poi prese un telecomando e premette un pulsante, facendo partire delle note dalle casse dello stereo.

[Black Lab – Close to you]

“Accomodati e rilassati un po'. Io preparerò qualcosa da bere mentre ascoltiamo un po' di musica. Ti va?”

“Sì, certo”, la detective prese posto sul divano e si lasciò andare contro lo schienale.

Poco dopo Rick apparve davanti a lei con in mano due bicchieri: “Ecco a te”, disse porgendogliene uno.

“Grazie”

Lo scrittore si sedette accanto alla detective e mandò giù un sorso, poi si voltò a guardarla: “... Sei bellissima... Come sempre”

La giovane donna ricambiò timidamente il sorriso, mentre iniziava a perdersi dentro quegli occhi color del cielo... Richard sostenne quello sguardo in silenzio, rapito dalla bellezza della persona che aveva di fronte... Kate ripensò improvvisamente al tentativo di quella mattina di Rick di baciarla davanti all'auto e la cosa la fece sorridere. Questo, però, le fece anche tornare alla mente ciò che gli aveva detto prima di tornare al distretto: 'Preparati per quando saremo soli...' ... Avevano passato un giornata intera cercando di avere il minor contatto fisico possibile... O almeno lei ci aveva provato, lui un po' meno... Ma ora non c'era più bisogno di nascondersi... E non poteva negare a sé stessa il desiderio che aveva di abbracciarlo, baciarlo, stargli vicina... Cominciò lentamente ad avvicinarsi allo scrittore, allungò la mano verso il suo viso, sfiorandogli la guancia... Continuando a guardarlo negli occhi, diminuì la distanza tra i loro volti... Abbassò lo sguardo sulle labbra di lui per pochi secondi, per poi ritornare ai suoi occhi... La mano, rimasta sospesa fino a quel momento, poggiò delicatamente sulla guancia di Richard, mentre le labbra erano sul punto di sfiorarsi... Lo scrittore riusciva ormai a sentire il profumo di ciliegia di Kate invadergli le narici... Senza guardare, Castle allungò la mano verso il tavolino per posare il bicchiere ma questi cadde a terra, rovesciando il liquido sul tappetto, “Oh, al diavolo!”. Senza attendere oltre, l'uomo ruppe quell'attesa: poggiò la mano dietro la schiena della detective e la attirò a sé, mentre le loro labbra finalmente si incontravano... Dopo qualche secondo Kate si staccò: “Forse... Forse è meglio che vada...”, disse con un filo di voce. La verità era che si sentiva combattuta: il cervello le diceva di andarci piano, prenderla con calma... Ma se avesse dovuto agire di pancia, beh... Andare via era l'ultima cosa che voleva.

“Ne sei sicura?”, chiese lo scrittore, continuando a tenerla stretta a sé. Richard non l'avrebbe mai costretta a fare le cose troppo di fretta se lei non avesse voluto, ma era anche chiaro dal modo in cui attendeva la sua risposta, che sperava tanto che non andasse via... E Kate l'aveva capito... La detective ci pensò su per qualche secondo, “... Magari posso rimanere un altro po'...”, rispose alla fine, “... Il tempo di un altro bacio...”, afferrò il colletto della camicia e lo attirò a sé... Le loro labbra rimasero incollate le une alle altre per interminabili attimi, poi lo scrittore cominciò a scendere lungo il collo e la detective sentì un brivido attraversarle la schiena quando le sue labbra le sfiorarono la pelle... Chiuse gli occhi, portando leggermente la testa all'indietro... Ricordi: quella sera a casa di Williamson, Richard aveva fatto esattamente la stessa cosa e la reazione di Kate era stata identica... Stavolta però, non aveva bisogno di negare il piacere che stava provando... L'uomo risalì al viso e posò le labbra schiuse su quelle di lei, mentre con il braccio le cingeva la vita, attirandola a sé con desiderio. Beckett sentiva il cuore a mille, la mente annebbiata... Infilò una mano tra i capelli di Castle, mentre lasciava che l'altra poggiasse dolcemente sul suo petto...

Dopo qualche secondo i loro volti si separarono... Richard fissò i suoi occhi azzurri in quelli di Kate per qualche interminabile istante... Stava per chiederle se era ancora dell'idea di andare via, quando la vide abbassare lo sguardo verso il suo petto; fece lo stesso anche lui e si rese conto che la donna stava indugiando con la mano sul bottone della sua camicia... I due si guardarono per qualche secondo, poi Kate riportò di nuovo il suo viso a poca distanza da quello di Rick... Le loro labbra si sfiorarono, rimanendo sospese in quel modo per poco meno di un istante... Alla fine la detective riprese a baciarlo con trasporto, mentre lentamente cominciava a sbottonargli la camicia.








Angolo dell'autore:

Spero che questa prima parte sia stata di vostro gradimento!

Mi raccomando, recensite! Anche solo poche righe -positive o negative che siano- basteranno!:)

   
 
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