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Autore: Ramiza    30/04/2011    3 recensioni
Questa è la storia di Guglielmo IX, duca d'Aquitania e conte di Poitiers, uno degli uomini più potenti del suo tempo. Questa è la storia del primo trovatore. La vita che i documenti non ci hanno mai raccontato. Tutto quello che non ci è stato detto: la storia di un amore segreto tra Guglielmo e il suo servitore, di una devozione infinita, di una tenerezza mai mostrata. Mi sono concessa di giocare con quest'uomo che da anni attraversa i miei studi e le mie letture e di proporlo in una versione assolutamente personale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Lo coms de Peiteus si fo uns dels majors cortes del mon e dels majors trichadors de dompnas... [il conte di Poitiers fu uno degli uomini più cortesi del mondo e tra i maggiori ingannatori di donne]

 

Guglielmo IX visse tra il 1071 e 1127. Nel 1086 succedette al padre ed ereditò i titoli di duca d'Aquitania e di Guascogna e di conte di Poitiers, che conservò fino alla morte. La sua vita fu caratterizzata da una profonda irriverenza nei confronti delle regole sociali e da una palese avversione al clero, che gli costò diverse scomuniche. Fu autore della prima produzione poetica profana in lingua volgare di cui ci è giunta notizia.

 

 

Farai un vers de dreit nien

non er de mi ni d'autra gen.

Non er d'amor ni de joven

Ni de ren au,

Qu'enans fo trobatz, en durmen

Sus un chivau

(Guiglielmo IX, Farai un vers de dreit nien).

[Farò un “vers” proprio su niente

non sarà su di me né su altra gente

non sarà sull'amore né sulla giovinezza,

né su altra cosa;

tanto più che fu composto dormendo

su un cavallo]

 

 

La cerimonia

 

Il conte Guilhem aveva tutto: bellezza, ricchezza, giovinezza.

Nulla che gli mancasse, nulla che potesse desiderare.

Guardava fuori dalla finestra, perdendo i suoi occhi oltre il parco del castello, e si sentiva il padrone assoluto del mondo.

Intorno, tutti si affannavano per compiacerlo.

L'Aquitania e il Poitiers, le terre più ricche di Francia, erano sue.

Tutto ciò che il suo sguardo poteva abbracciare e ancora oltre, molto oltre, tutto questo gli apparteneva.

Era Guilhem IX, duca d'aquitania, conte di Potiers, non aveva ancora 16 anni ed era uno degli uomini più potenti della terra intera.

 

Il suo sorriso, tuttavia, si incrinò improvvisamente sulla figura di due giovani ragazzi che, nelle vicinanze della stalle, ridevano seduti sul fieno.

Si voltò di scatto

“Chiamate Tristan e ditegli di venire da me immediatamente” ordinò.

La giovane cameriera chinò appena il capo in un gesto d'assenso e scomparve velocemente oltre la porta. In lontananza, risuonarono i suoi passi che si perdevano nell'enorme corridoio.

 

Tristan varcò la soglia della stanza pochi minuti dopo, inchinandosi con riverenza. Comprese immediatamente che qualcosa avesse profondamente irritato il suo padrone.

Lo schiaffo che lo colpì in volto poco dopo, fugò ogni dubbio.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato, mio signore?” chiese senza sollevare lo sguardo.

Il conte lo fissò con gli occhi socchiusi e il volto tirato in una smorfia di fastidio

“Se hai finito i tuoi lavori alla stalla dovresti essere qui ad aiutare me, piuttosto che a riposarti in cortile” sbottò.

“Chiedo scusa. Di cosa avete bisogno?” chiese con gentilezza.

“Mi sto preparando per una cerimonia, Tristan. Di cosa credi io abbia bisogno? Di ogni cosa. I miei stivali, per esempio, non sono affatto lucidi. E anche la spada non brilla come dovrebbe” disse cercando di ritrovare la calma.

“Me ne occupo subito” rispose.

L'irritazione di Gulhem, tuttavia, non svanì.

Quando il ragazzo gli si avvicinò per aiutarlo a indossare gli stivali, il conte lo osservò con disgusto.

“Ti sembra di averli puliti? - chiese con sarcasmo, sollevano il piede all'altezza della faccia di Tristan.

Intorno, cameriere e servitori sembravano non prestare a ciò accadeva la minima attenzione.

Solo Guilhem interessava loro e qualunque desiderio potesse essere formulato dalla sua graziosa bocca.

“Chiedo scusa” rispose tristemente, trattenendo a stento un sospiro.

“Sei un servitore incapace” scandì il conte.

“Perché non mi sostituite con uno migliore, allora?” rispose infine.

Guilhem lo guardò colmo di stupore.

“Chiedo scusa” ripeté il ragazzo una terza volta, sorpreso a sua volta e quasi spaventato dalle sue stesse parole.

“Dovrei farlo – disse il conte dopo un attimo di silenzio, che a Tristan parve durare una vita – ma non voglio”.

 

La cerimonia cominciò poche ore dopo, quando il sole stava già tramontando sulle terre fertili e calde dell'Aquitania.

Nel giorno in cui ricevette in successione i territori di suo padre Guilhem sembrava splendere di luce propria. I suoi riccioli dorati scendevano sul mantello color porpora e gli occhi verdi come i prati del Poitiers scintillavano sul volto abbronzato. Il suo carisma emanava da ogni gesto e da ogni parola.

Le dame di corte lo mangiavano con gli occhi e quando i balli iniziarono attesero impazienti un invito, come se il giovane conte avesse dovuto aprirgli, con quelle parole, le porte del paradiso stesso.

 

“È andato tutto splendidamente” sussurrò Tristan mentre gli sfilava il pesante mantello da cerimonia, inadatto ai movimenti del ballo.

Guilhem annuì.

“Divertitevi adesso. Potete allontanare la tensione e pensare solo al piacere” proseguì il ragazzo.

Il conte lo fissò senza dire nulla, con gli occhi colmi di rammarico e dispiacere.

“Le dame attendono un vostro invito – disse Tristan sorridendo – non è cortese farle aspettare, intrattenendovi con un servitore”. Tuttavia non si mosse, rimase immobile a fissarlo con l'espressione di chi ammirava la figura di un dio.

“Lady Marie è molto bella questa sera” precisò poi.

“Sì, è molto bella” ripeté Guilhem quasi meccanicamente, senza mostrare il minimo interesse.

“Con il vostro permesso” disse Tristan, come intuendo che se non si fosse allontanato per primo quella situazione si sarebbe protratta a lungo. Quindi se ne andò, ritirandosi ai bordi della sala, insieme agli altri servitori.

Il conte ballò tutta la sera.

Nel suo volto, tuttavia, non si scorgeva l'allegria che ci si sarebbe attesa in un momento simile e molti dei presenti se ne accorsero.

Qualcuno mormorava che la morte del padre fosse troppo prematura perché potesse concedersi una vera gioia.

“Non sono mai andati troppo d'accordo” precisava qualcuno più informato.

“Allora forse si tratta di pene d'amore” arguivano.

“Il giovane conte può avere ogni donna che desidera. Tutte le dame ardono d'amore per lui” rispondeva un altro.

“Allora potrebbe trattarsi si tratta di una donna già sposata” proseguivano.

“O forse teme le responsabilità che questo giorno porta con sé”.

“Ma non è tipo, il conte, da preoccuparsi di ciò”.

“Probabilmente è solo già assorto nei progetti per il futuro, e non ha tempo per concedersi all'allegria” azzardava un altro.

“Eppure non gli si può certo rimproverare di non saper vivere, non credete? Il nostro giovane signore sa godere delle belle cose che il mondo mette a sua disposizione” concludevano.

Tristan ascoltava quei discorsi, pronunciati intorno a lui senza curarsi affatto della sua presenza, o di quella degli altri inservienti, in silenzio. Talvolta un moto di rabbia gli passava negli occhi, ma era questione di un istante. Nessuno, comunque, se ne sarebbe accorto.

 

Quando gli invitati cominciarono a lasciare il castello il giovane conte si mostrò affabile e cortese nei saluti. Traspariva in lui, talvolta, l'arroganza e il cinismo che lo caratterizzavano, ma le dame sapevano trovare affascinante anche questo.

Improvvisamente, poi, la grande sala rimase vuota: musica e colori la lasciarono, dando l'impressione che l'ultimo stormo d'uccelli migratori si fosse portato via la primavera.

Le luci cominciarono a spegnersi.

“È tutto a posto, signore?” chiese Tristan trovandolo immobile a fissare quel vuoto.

Annuì.

“Siete stanco” disse il ragazzo, rivolto più a se stesso che al suo padrone, poi lo accompagnò nelle sue stanze.

Mentre preparava il suo letto e l'aiutava a vestirsi, tuttavia, Guilhem disse

“Mi dispiace per il modo in cui mi sono comportato oggi”.

Tristan sorrise.

“Non dovete dispiacervi. Avevate ragione, stavo oziando in un momento in cui avrei dovuto lavorare e gli stivali non erano puliti a dovere”.

“Smettila, per cortesia. Mi dispiace davvero” proseguì Gulhem.

“Eravate solo nervoso per la giornata che vi aspettava – rispose – adesso potrete riposarvi”.

“Non avrei dovuto darti quello schiaffo. Certe volte sono veramente un idiota” disse il conte e i suoi occhi verdi divennero improvvisamente più lucidi. Voltò il capo per non farsi vedere.

“È quello che vi ha preoccupato per tutta la serata?” chiese Tristan.

Annuì.

“Avete ragione, certe volte siete proprio un'idiota – rispose con dolcezza, questa volta senza preoccuparsi affatto delle proprie parole – è una sciocchezza, non dovreste darci tutto questo peso”.

“Odio i momenti in cui ti tratto così. I momenti in cui sono uguale a mio padre” ribadì con fermezza.

“Voi non siete uguale a vostro padre, non lo siete affatto. Ora smettete di preoccuparvi e andate a dormire. Siete stanco e domani vi aspetta una giornata altrettanto lunga” disse Tristan.

Guilhem annuì di nuovo.

“Andrò a dormire, ma tu puoi restare ancora un po'?” chiese.

“Certo che posso” rispose.

“O forse dovresti andare. Hai i tuoi motivi per essere stanco, ancora più di me, forse” proseguì il conte, quasi parlando a se stesso.

“Resterò un po' qua, se me lo consentite. Al massimo domani mi concedere qualche momento di riposo” concluse sorridendo.

Guilhem aprì la bocca per rispondere qualcosa, ma le parole non si trasformarono in suono.

Rimasero lì, sospese nell'aria che aleggiava tra loro due fino a quando il sonno non calò sugli occhi ancora umidi di Guilhem, IX duca d'Aquitania e conte di Potiers.

 

 

Angolo autrice.

Mi perdonino la storia, la verità e Guglielmo IX. Troppi anni spesi a studiarlo, a pensarci, a fantasticarci e questo è il frutto di tutto ciò! In ogni caso, i dati biografici (almeno quelli) sono assolutamente reali, così pure ogni citazione presa dalla sua opera poetica.

  
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