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Autore: sistolina    30/04/2011    1 recensioni
Fanfiction ispirata al film The Dreamers - I Sognatori di Bernardo Bertolucci.
Dieci anni sono passati dagli avvenimenti del film: Matthew è diventato uno scrittore famoso pubblicando un libro sulla sua esperienza a Parigi e non sa più nulla di Isa e Theo, ma il caso vuole che sia invitato proprio a Parigi per presentare il suo libro.
Una volta lì capisce che, forse, è venuto il momento di concludere quella storia...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Sleepers

 

I'm not a stranger
No I am yours
With crippled anger
And tears that still drip sore

 

  • Hei bello, vuoi morire? - il taxista gli urlò contro agitando il pugno mentre Matthew raccoglieva da terra il suo libro sgualcito. La macchina era ferma a due centimetri da lui, e mezza Rue du Bac lo stava guardando con gli occhi sgranati. L'uomo nella vettura stava ancora parlando quando Matthew sparì dietro l'angolo col il libro sotto il braccio.

Percorse a passo spedito i cinquanta metri che lo separavano dal suo albergo e salì le scale senza nemmeno salutare il portiere di notte, che di solito amava raccontare delle sue innumerevoli nottate nella marina.

Si limitò a grugnire mentre gli passava davanti, per poi correre letteralmente senza fiato verso la porta della sua stanza.

Una volta al sicuro si appoggiò alla porta chiusa respirando affannosamente, sull'orlo dell'iperventilazione

  • Calmati Matthew. Respira – non aveva mai avuto problemi di attacchi di panico fino a quando non era tornato a casa da Parigi. Poteva svegliarsi la notte immerso nel suo sudore, il respiro corto e il battito accelerato, senza ricordarne nemmeno la causa. Eppure si sentiva oppresso, affannato e spesso esausto. La sua mente rincorreva qualcosa nel sonno, qualcosa che immancabilmente gli sfuggiva.

 

A fragile flame aged
Is misery
And when our hearts meet
I know you see

 

Si avvicinò alla finestra e la spalancò: l'aria calda e umida lo colpì bagnata in pieno viso. Una sensazione schifosa che lo fece sentire meravigliosamente vivo. Vivo e infelice. Bene così, c'era poco altro che volesse sentire.

Aprì l'armadietto dei liquori e si versò un whisky scadente senza ghiaccio, frugò sul fondo disordinato della sua valigia e ne estrasse un pacchetto di carta del pane marroncina, appallottolato come un pugno, e ne estrasse una manciata di marijuana dall'odore pungente.

Certi vizi sopravvivono al ricordo di chi ce li ha trasmessi.

Aspirò una generosa boccata dallo spinello e soffocò un colpo di tosse con un abbondante sorso di whisky, digrignando i denti. La sbobba peggiore che avesse mai bevuto. Meglio.

Lasciò correre lo sguardo oltre il quartiere ancora brulicante, la notte che scendeva velocemente, la sensazione di qualcosa che se ne andava per non tornare, qualcosa che giaceva nell'ombra pronto a prendere il suo posto.

Svuotò il bicchiere e fece un altro tiro, chiudendo gli occhi nel sentirlo arrivare finalmente al cervello. Una nuvola leggera lo avvolse come una mano calda e confortevole, troppo buona per frenare i ricordi di quella vasca da bagno, quando per la prima volta nella vita l'aveva sentita scendere e accarezzargli il corpo. Una rilassata spossatezza, un'appagata mollezza.

 

I do not want to be afraid
I do not want to die inside just to breathe in
I'm tired of feeling so numb
Relief exists I find it when
I am cut

 

Il nulla intorno a lui a ricordargli cosa ne era stato di quel ragazzo. Auto assoluzione provocata da alcool e droga, così innaturale eppure così appagante.

  • Pensavo avessi smesso con quella merda – David apparve nella stanza materializzandosi dal nulla. Il suo pigiama a righe marroni e grige era un vero pugno in un occhio, e lo faceva sembrare ancora più “ebreo ortodosso” di quanto non fosse, notò lui distrattamente prima di rispondergli uno svogliato

  • E' solo una canna cazzo! Fammi arrestare! - il ragazzo si avvicinò con la fronte aggrottata, i capelli corti dal taglio borghese a malapena spettinati sulla fronte, gli occhiali dalla montatura alla moda calati sul naso e leggermente storti, nella foga di sistemarli

  • Perché non mi hai detto che saresti rimasto fuori fino a notte? Ti avrei raggiunto – gli cinse la vita con le braccia, baciandolo – sei un vero bastardo Matthew Olsen. Anche per questo ti amo – era sempre così affettuoso, romantico, espansivo e innamorato. Matthew si sentiva di meritarlo come la merda di vacca merita di essere servita su un piatto d'argento.

  • Non volevo svegliarti – deviò il discorso aspirando l'ultima boccata prima di sprecare inevitabilmente una delle canne più buone che avesse fumato da tempo.

David gli scostò un ciuffo ribelle dalla fronte sudata


I may seem crazy
Or painfully shy
And these scars wouldn't be so hidden
If you would just look me in the eye

 

  • Sei uno schifo – decretò – stai bene? - Matthew lo guardò in faccia con il desiderio più pressante che avesse mai provato di dirgli la verità; aveva mentito sul finale del libro, aveva mentito anche a David sulla maggior parte di quello che aveva scritto. Non poteva confessargli la verità, non poteva farlo con nessuno.

  • Sono solo stanco e strafatto – tagliò corto voltando nuovamente lo sguardo alla finestra

  • Te l'ho detto che sei già abbastanza fuori di testa senza bisogno di respirare quello schifo – David lo guardò in tralice, cercando in lui la risposta alle proprie domande, invano. Poteva amarlo, di certo ne era convinto, ma non lo avrebbe mai conosciuto davvero. Era quel genere di cosa che Matthew non permetteva più a nessuno. L'aveva riposto in un cassetto sigillato della coscienza assieme ad un accendino scarico e i suoi fottuti sogni da adolescente.

David impugnò fra il pollice e l'indice lo spinello che pendeva ignorato dalle sue labbra.

Theo che gli soffiava il fumo in bocca sghignazzando.

David spense la canna con un secco gesto circolare della mano, lasciando sul davanzale una macchia di cenere scura.

Theo che sussurrava “Troppo forte per te?” come si parla ad un bambino.

David soffiò via la cenere, che si disperse nell'umida cappa di umidità parigina.

Theo lo fissava dall'altra parte della vasca, nell'utero in affitto di un'adolescenza che scivola via.

David lanciò la cicca dalla finestra ancora aperta con una piocca stizzita

Theo che appoggiava la testa al bordo della vasca, chiudendo gli occhi.

David richiuse la finestra con un gesto secco.

Theo che tirava via il tappo dalla vasca, lasciando scivolare via tutto. Hendrix, Clapton, il Vietnam e i registi guardoni.

Matthew lo lasciò fare. Era così, non si aggrappava più a niente, nemmeno alle sue illusioni. Semplicemente, le aveva lasciate scivolare via.

 

I feel alone here and cold here
Though I don't want to die
But the only anesthetic that makes me feel anything kills inside

 

  • Sono due giorni che non vieni a letto Theo, devo forse pensare che non ti interesso più? - una semplice domanda posta con un sorriso, come se non significasse nulla. Sollevò lo sguardo su di lei, i capelli legati distrattamente, una camicia da notte che somigliava quasi più a un vestito da sposa, lo sguardo dagli occhi grandi illuminato di ilarità.

E lui, distrattamente abbandonato contro lo schienale del divano, una sigaretta malamente arrotolata in bocca e gli occhi che amoreggiavano con il soffitto.

 

I do not want to be afraid
I do not want to die inside just to breathe in

 

Fece dondolare la sigaretta fra le labbra eloquentemente. Lei non faceva più caso ai suoi silenzi. Probabilmente meno che alle sue parole.

Si strinse nelle spalle e finse di non sentirsi tradita perché aveva preferito un'altra volta la solitudine a lei.

Succede quando si perde chi si ama. Succede specialmente nei gemelli.

Così dicevano tutti; doveva essere vero.

 

I'm tired of feeling so numb
Relief exists I find it when
I am cut

 

Si alzò e infilò con un gesto un paio di jeans slavati e stropicciati. Nel posto dove stava andando nessuno lo avrebbe notato. Anzi, con ogni probabilità, non ci sarebbe stato nessuno nel posto dove stava andando.

Non le disse “torno subito”, non le disse niente. Non le disse perché, né quando sarebbe tornato. Non le disse nemmeno “ciao”, perché la sua destinazione era stata capace di farlo smarrire già molto tempo prima. Cosa avrebbe fatto lei credendo in un “ciao” e ritrovandosi fra le dita un “addio”?

 

Pain
 

La Cinemathèque Francaise era sempre lo stesso edificio del cazzo, un ammasso di pietre del cazzo stagliate contro lo stesso cielo limpido del cazzo. Probabilmente, abbandonate davanti a quel cancello arrugginito c'erano ancora le stesse catene del cazzo che Isabelle aveva usato quel giorno.

Non faceva più troppo male pensare a lei, non con tutta la droga che si sparava per non pensare.

Gli avevano consigliato gli antidepressivi. “Li usano tutti ormai”, diceva sua madre nella totale inconsapevolezza di far parte di quei fottuti tutti. Ma lui non aveva mai amato la sensazione di provare qualcosa offuscato da un velo. Lui amava provare tutto al massimo, fino quasi a morirne. E ne sarebbe morto di certo, si disse, fanculo al mondo.

 

I am not alone
I am not alone

 

Ebbene, era lì, e non stava succedendo nulla. Dopo due anni aveva avuto il coraggio di tornare in quel posto, quel maledetto posto, eppure il fantasma di lei non era sceso a consolarlo, non gli avrebbe accarezzato il viso dicendogli che doveva andare avanti. No, lei non avrebbe sopportato di vederlo andare avanti. Lo avrebbe portato con sé nella fottuta tomba se avesse potuto farlo.

Si accese uno spinello che nemmeno sapeva di avere nella tasca della camicia zuppa di sudore.

Lo accese semplicemente, appoggiandosi al muro.

 

Un bambino che accarezza il suo primo giocattolo. Così si era sentito accostato a quel cancello. Indifeso, malinconico e solo.

Parigi non sarebbe più stata la sua casa, se mai lo era stata.

Il cinema che lo aveva visto muovere i primi passi nella vita, chiuso. Vuoto dentro. Conosceva la sensazione.

Mosse un solo passo echeggiante nel silenzio della notte, poi lo vide.

 

I'm not a stranger
 

Ovvio, dove altro avrebbero potuto incontrarsi? Erano o no dei vecchi cinefili disperati e incazzati? Non si sentivano forse persi? I vecchi sogni erano l'unico posto dove rifugiarsi, perché quelli nuovi erano così sbiaditi da vedersi a malapena.

Un altro passo, e gli occhi dell'uno furono di nuovo sull'altro.

 

No I am yours
With crippled anger
And tears that still drip sore

 

Non avrebbe saputo dire cosa lesse sul suo viso in quel momento, ma era certo di non volerlo sapere. Si fermò ai piedi della scala, semplicemente guardandolo.

Il silenzio pressante fra di loro.

Il fumo dello spinello che saliva verso il cielo in tante spirali disordinate.

Theo.

Il caldo soffocante delle notti di agosto a Parigi.

Theo.

Mille parole che vorticavano loro intorno, mai dette.

Isabelle, presente fra loro, quasi palpabile.

 

But I do not want to be afraid
I do not want to die inside just to breathe in

 

Lo sguardo gelido di lui attraverso la rada nebbia del fumo. E le sue prime parole

  • Che cazzo ci fai qui? Non hai il diritto di stare in questo posto – piatto come la lama di un coltello.

Distolse lo sguardo dal suo, nient'altro che per sfregiarlo ancora un volta, come se i suoi occhi non volessero abbassarsi ad averlo di fronte – è tardi per piangerla -

Matthew aveva amato Isabelle con la cocente innocenza e stupidità del primo amore; l'aveva idealizzata e posta al di sopra di tutto, anche della sua stessa concezione di bene e male. Era accecato. Giovane e posseduto dall'ingenua passione dei suoi vent'anni.

Di lei aveva amato tutto, compreso Theo. Ma di lui, Matthew, aveva conosciuto tutto, visto tutto, comprese le linee di colpa tracciate all'interno. Di lui Matthew conosceva l'intimo dolore, perfino l'indifferenza con cui amava trattare il mondo.

Sarebbe stato bello poterlo incolpare allora per la fine che avevano fatto.

Ma la verità era che Isabelle si era persa molto prima d'incontrare lui, o di amarlo, o di perderlo.


I'm tired of feeling so numb

 

  • Perché non mi hai avvertito? Sarei venuto – Theo sollevò lo sguardo nuovamente

  • Per QUESTO non ti ho avvertito – tirò una boccata dallo spinello e la trattenne a lungo, ad occhi chiusi, prima di espirare – te l'ho detto Matthew, noi siamo uno – aveva dimenticato l'inflessione percettibile con cui pronunciava il suo nome. Ma non aveva dimenticato la nota supponente che amava dare al suo nome.

In quel momento, l'idea di ferirlo, più di quanto già non fosse distrutto, gli accarezzò la mente. Ma era la verità, più che la sconfitta, che avrebbe inflitto a Theo quella notte

  • No, Theo, voi eravate uno. Ora sei solo, perché lei è morta – lo disse con una tale rabbia silenziosa che i suoi stessi capelli crepitarono.

L'altro lo guardò ad occhi spalancati, lo spinello a mezze labbra, in bilico, il corpo abbandonato contro i cancelli della Cinémateque Francaise.

Quella sera sarebbe toccato a lui l'ingrato compito di infrangere i sogni. Quella notte avrebbe svuotato lui la vasca...


Relief exists I found it when
I was cut

(Cut, Plumb)

   
 
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