Serata di beneficenza con contorno di Hell's Kitchen
< Mitchie? Mitchie, svegliati, è
tardi > mi chiamò Robert e, a malavoglia, aprii gli
occhi,
sentendo un male atroce alle tempie.
< Che ore sono? > domandai
sbadigliando.
< Le sette e mezza >
Mi premetti le mani contro le tempie
nella speranza che quell'infernale dolore decidesse a passare, ma
quando capii che ciò non sarebbe accaduto mi infilai sotto
le
coperte.
< Oggi non vado a scuola >
< Coraggio, un ultimo sforzo e poi hai
finito la tua carriera da liceale >
< Rob, non sto bene > ribattei da
sotto le coperte.
< Mi dispiace, ma ho l'obbligo
tassativo di mandarti a scuola. Altrimenti che fidanzato sarei? >
< Il più bravo del mondo se tu mi
lasciassi qui a dormire >
< Ricordi cosa mi hai detto qualche
ora fa? > domandò e risposi con un flebile no
< mi hai detto
di essere stanca morta, ma nonostante ciò di non lasciarmi
abbindolare da qualunque cosa mi avresti detto perché
sarebbe stata
solo una scusa…oltretutto oggi tornerai a casa prima e poi
ti
aspetteranno due giorni di totale riposo. Sono sicuro che
sopravviverai >
Riemersi da sotto le coperte e mi
massaggiai per la centesima volta le tempie, mentre sentivo una
sottospecie di trapano perforarmi il cervello: mi augurai che quel
mal di testa fosse solo passeggero, non avevo intenzione di
trascorrere l'intera giornata in questo stato, per non parlare della
sera. Come avrei fatto a passare una serata fuori se avevo male anche
solo a pensare?
Mi alzai dal letto e andai a farmi una
doccia, con la speranza che l'acqua potesse giovarmi, indossai della
biancheria pulita che avevo lasciato nel suo cassetto e la divisa
scolastica, presi la borsa e scesi le scale. Dopo aver toccato
l'ultimo gradino sentii un odore di pancakes aleggiare nell'aria e
allo stesso tempo la pasta di ieri sera tornarmi su.
< Ci vediamo questa sera > dissi
salutandolo frettolosamente.
< Non fai colazione? Ho preparato i
pancakes apposta per te >
Lo guardai per un secondo e mi sentii un
verme: lui mi aveva preparato la colazione ed io l'avrei snobbata.
Guadai per la prima volta i pancakes con sopra una salsa al caramello
e temetti seriamente di vomitare sul pavimento e suoi suoi piedi.
< Scusa, ma non ho fame > risposi
abbassandomi per baciargli la guancia < a più tardi
>
< Michelle, è tutto okay? > chiese
prendendomi la mano < Non ti sei offesa per quello che ti ho
detto, vero? Dopotutto sei grande e vaccinata, se vuoi stare a casa,
fallo >
< Non sono arrabbiata > risposi
tranquillizzandolo e gli sorrisi < ho solo un po' di nausea e di
mal di testa, ma non è niente di preoccupante.
Mangerò qualcosa più
tardi >
< Non sei incinta, vero? > chiese
guardandomi con una leggera apprensione.
< Uhm, ora che mi ci fai pensare… >
dissi ghignando, ma non appena lo vidi diventare pallido, lo baciai
<
tranquillo, non avrai un bambino. Non da me, almeno >
Gli feci l'occhiolino, uscii da casa sua
e mi incamminai verso la fermata dell'autobus in fondo alla via: non
ero nelle condizioni migliori per guidare. Aspettai l'autobus,
comprai dall'autista il biglietto e mi sedetti nelle prime file,
poiché le ultime erano piene di ragazzini che facevano un
baccano
assurdo. Quando sentii dire, per non dire urlare,
da uno di
loro che una certa Morgan Johansson era un'animale a letto, mi voltai
spazientita per zittirli, ma quando riconobbi tra quei ragazzi Roger,
il fratello di Aaron, serrai la bocca e tornai a guardare avanti:
salutarlo e intrattenere con lui una conversazione era di certo
l'ultima cosa che volevo fare. Da quando avevo cominciato il mio
lungo cammino di redenzione avevo un'avversione verso la sua intera
famiglia…e non solo perché sua madre, Carol, era
un'alcolista, il
padre era in carcere per spaccio e Roger aveva iniziato a fumare
canne a dieci anni.
L'autista si fermò davanti la mia scuola
e scesi di corsa, rischiando di inciampare nei miei stessi piedi e di
cascare per terra. Lanciai un'ultima occhiata dentro l'autobus e vidi
che Roger mi stava fissando. Sbiancai ancora di più di
quanto non
fossi già pallida e attraversai di corsa la strada.
< Capo! > esclamò Megan non appena
mi vide < Come mai qui a quest'ora? >
< Ho preso l'autobus e sono appena
arrivata >
< Stai bene? Hai una faccia… >
< Sto da schifo. Ho una gran nausea e
un mal di testa allucinante >
< Hai mangiato qualcosa di andato a
male? >
< No > ribattei mentre mi
massaggiavo le tempie.
< Vuoi prendere qualcosa? >
< Più tardi >
< Okay. Mi piaci con il tuo nuovo
look, stai veramente bene >
< Grazie > risposi abbozzando un
sorriso.
< Perché non torni a casa? >
< Possiamo cambiare argomento? >
chiesi leggermente seccata.
< Come vuoi tu. Oh, è arrivato Jason.
Vado a chiedergli se mi fa copiare i compiti di algebra, ci vediamo
più tardi >
< Ciao > risposi sorridendo.
Mi sedetti sulla panchina fino a che il
signor Scott, il bidello, non aprii le porte.
< Buongiorno >
< Buongiorno signorina >
Attesi con trepidazione che aprisse la
porta e non appena si allontanò dall'entrata mi fiondai
dentro la
scuola e mi diressi verso l'aula di storia. Mi sedetti nell'ultima
fila e dal momento che Simpson ci fece vedere un filmato sulla bomba
atomica, oltretutto lo stesso che ci aveva fatto vedere all'inizio
dell'anno scolastico, riuscii ad addormentarmi e dormii praticamente
per tutta l'ora.
Purtroppo quando la campanella suonò e
mi risvegliai scoprii che non mi era passato né il mal di
testa, né
la nausea.
Non vedevo l'ora che finisse la scuola,
il che implicava il dover resistere qualche altra ora. All'una me ne
sarei andata, sarei tornata a casa, mi sarei fatta un super bagno
rilassante, avrei dormito un'oretta e mi sarei preparata per uscire
con Robert. Coraggio, ce la potevo fare, si trattava si stringere i
denti ancora per qualche ora.
< Michelle, sei favolosa! > esclamò
Jenny correndomi incontro verso gli armadietti < ehm, Michelle?
>
< Hey > risposi sorridendole.
< Che ti succede? Sei pallida come uno
straccio >
< Non mi sento in gran forma >
< Perché non sei rimasta a casa? >
domandò dolcemente nonostante mi stesse rimproverando, ma
non le
risposi < Posso fare qualcosa? >
< No, non preoccuparti. Devo solo
aspettare poche ore, devo solo… >
Non finii la frase perché sentii tutte
le mie forze venirmi meno, la testa cominciò a girarmi
pesantemente
e mi si tapparono le orecchie. Questa sensazione durò per
qualche
secondo, fino a che il buio non mi avvolse.
< Waldorf, ti senti
bene? > domandò
l'infermiera accanto a me.
<
Uhm…dove sono? >
<
Nell'infermeria della scuola >
ribatté mentre prendeva il macchinino per misurare la
pressione <
ora la tua pressione è a posto. Soffri di pressione bassa?
>
< No >
risposi alzandomi, ma lo
feci talmente tanto velocemente che la testa cominciò a
girarmi di
nuovo.
< Movimenti
lenti, signorina >
< Posso?
> domandò Jenny entrando
dentro la stanza.
< Ciao >
la salutai sorridendo.
< Ora
sì, sei di nuovo tu > disse
venendo ad abbracciarmi < mi sei svenuta tra le braccia prima,
lo
sai? Sono morta di paura >
< Mi dispiace
>
< Non
preoccuparti. Ma cosa mi
combini? > chiese con finto rimprovero.
< Questa
mattina cosa hai mangiato? >
domandò l'infermiera interrompendoci.
< Niente, avevo
una gran nausea >
<
Sì, in giro c'è questo virus che
provoca nausea e mal di testa >
< E ti fa anche
svenire? > chiese
Jenny prendendomi la mano.
< Non direi
>
Mi portai le mani tra
i capelli e guardai
l'orologio.
< Cavolo,
è tardissimo! > esclamai
scattando in piedi < Dovevo incontrarmi con Robert per pranzo!
>
< Ecco svelato
il motivo > disse
l'infermiera.
< Prego?
> chiedemmo Jenny ed io in
coro.
< Sei
stressata, aggiungici le difese
immunitarie basse per il virus ed eccoti servito lo svenimento >
Tornai a sedermi sul
lettino e guardai la
mia amica.
< Jenny, Rob sa
che… >
< No. Ho
dimenticato il mio telefonino
a casa, mentre il tuo è spento >
Domandai
all'infermiera di poter usare il
telefono, composi il numero e passai la cornetta a Jenny.
< Puoi parlarci
tu? Ho ancora un po'
di mal di testa e non ho voglia di stare al telefono >
< Ma certo
>
< Chiedigli se
può venirci a prendere
>
< Okay >
asserì sorridendo <
Robert? Sono Jenny…ciao. Senti Michelle ed io siamo ancora a
scuola
con l'infermiera…questa mattina Michelle è
svenuta e si è ripresa
solo ora. Potresti venirci a prendere? Walter lavora ed io sono per
la seconda volta senza macchina.…A dire il vero non se la
sente di
venire al telefono… > interruppi Jenny e le feci il
gesto di
passarmi il telefono < Robert, ci ha ripensato. Te la passo
>
< Oi >
sussurrai flebile non appena
presi in mano la cornetta.
< Cosa
è successo? Come stai? >
< Ho avuto
momenti migliori.
L'infermiera ha detto che era un po' di stress accumulato misto a un
virus che sta circolando >
< Ero
preoccupato, tu non rispondevi
al telefono, non eri a casa…sono venuto fino alla tua
scuola, ma la
palestra era chiusa >
< Mi dispiace
>
< L'importante
è che ora tu stia
bene. Questa sera ti cucinerò qualcosa di caldo e poi ci
guardiamo
un film, ti va? >
< No, dobbiamo
uscire questa sera >
< Ma tu non
stai bene >
< Ora
sì. Non preoccuparti per me e
comunque non ti lascerei mai saltarla >
< Non essere
ridicola, non voglio
andarci se so che stai male >
< Non essere tu
ridicolo, là ci
andiamo >
< Sei cocciuta
> sbottò scocciato
< e se dicessi all'autista di non fermarsi a prenderti? >
<
Chiamerò un taxi > ribattei,
scocciata come lui < coraggio, ti aspettiamo >
< Datemi cinque
minuti e sono lì >
< Grazie
>
Rimisi la cornetta del
telefono al suo
posto e ringraziai l'infermiera.
< Mangia questo
e poi prendi le
vitamine > disse dandomi una mela, un pacchetto di cracker e una
bustina.
Eseguii gli ordini
della dottoressa e
quando uscii da scuola vidi Robert davanti alla sua macchina.
< Come stai?
> domandò venendomi
incontro e mi baciò la fronte.
< Molto meglio,
davvero. Ho mangiato e
ho preso le vitamine e l'infermiera me ne ha date altre da prendere
dopo cena >
< Hai una
faccia devastata >
< A che ora
arriva la limo? >
chiesi per cambiare discorso.
< Alle sei e
mezza >
< Arrivo a
casa, dormo un'oretta e poi
mi preparo >
< Sei sicura di
farcela? Michelle, non
è di vitale importanza andare là >
< No, sono
sicura >
< Sei testarda,
ragazza > ribatté
prendendomi per la vita < grazie per essertene presa cura, Jenny
>
< Dovere da
migliore amica >
rispose sorridendomi e ricambiai il sorriso.
Jenny entrò
in macchina per lasciare un
piccolo momento di privacy per me e Robert, nonostante ci fosse un
fotografo dietro i bidoni dall'altro lato della strada che stava
scattando foto dei nostri baci.
< Forse era
meglio se ti avessi
lasciato a casa questa mattina >
Scossi la testa
ridendo e appoggiai la
fronte alla sua.
< Grazie per
essermi venuto a prendere
>
< È
stato un piacere >
Entrammo in macchina e
accompagnammo
Jenny a casa, la quale durante il tragitto non fece altro che
raccontare dell'accidente che le avevo fatto prendere, racconto che
fece preoccupare Robert ancora di più, così
quando fummo soli
cercai di tranquillizzarlo in tutti i modi possibili, ma lui era
testardo come me, se non di più.
< Rob? >
<
Sì? >
< Ti dispiace
se prendo le mie cose e
vengo a riposarmi un po' da te? >
< Non dirlo
nemmeno per scherzo, ti do
una mano >
Scesi dalla macchina
ed entrai in casa,
presi tutto l'occorrente per cambiarmi e una volta a casa sua mi
buttai a peso morto sul suo letto.
< Puoi
svegliarmi verso le cinque? >
domandai con la voce impastata dal sonno.
< Certamente
>
Mi strinsi al cuscino,
rilassai i muscoli
e mi addormentai poco dopo, risvegliandomi tra le braccia di Robert
mentre la radiosveglia segnava quattro minuti alle cinque.
< Come stai?
> domandò baciandomi
i capelli.
< Che tu ci
creda o no sto molto
meglio. E ho anche fame >
< Mi fa piacere
> ribatté
sorridendo.
< No, davvero,
sto morendo di fame.
Ucciderei per un sano pasto da McDonald's >
< Vedo che ti
sei ripresa alla stra
grande! > esclamò scoppiando a ridere < Che ne
dici se ti
cucino un po' di pasta? >
< Lascia stare,
aspetterò fino a
questa sera > risposi mettendomi a sedere sul letto <
grazie
per esserti preso cura di me >
< Dovere da
fidanzato > disse
sorridendo e quando si alzò dal letto mi tese la mano, che
accettai
molto volentieri prima di attaccarmi alle sue labbra.
Di lì a
poco le sue mani si spostarono
dalla mia schiena ai miei fianchi.
< Devo andare a
farmi la doccia >
dissi quando posò entrambe le mani sul mio sedere.
< Ma non l'hai
già fatta questa
mattina >
< Devo lavarmi
i capelli >
< In questo
caso…posso venire con
te? >
< No >
ribattei ghignando <
potrei essere ancora malata e attaccarti qualcosa >
< Un rischio
che sono disposto a
correre >
< Sono svenuta
questa mattina, non ho
ancora riacquistato tutte le forze e tu mi stai proponendo di fare
del sesso? >
< Io non ho mai
parlato di sesso >
ribatté con lo stesso sorrisetto di prima < ma se tu
lo volessi…
>
< Quello che io
voglio è farmi una
doccia calda da sola, rilassarmi, recuperare le forze e infine uscire
di qui >
Mi passai una mano tra
i capelli, gli
baciai la fronte dopo essermi alzata in punta di piedi e,
ancheggiando, mi diressi verso il bagno.
< Lo sai che ci
sono ragazze che anche
con le convulsioni farebbero sesso con me? >
Mi voltai e mi
appoggiai allo stipite
della porta.
< Accomodati,
vai da loro e divertiti.
Ma se ti ammali pure tu non venire a piagnucolare da me,
perché ti
direi solamente te
l'avevo detto.
Poi, ovviamente, ti
prenderei a calci nel sedere >
Mi tolsi la gonna e
gliela lanciai
addosso per provocarlo e mi sbottonai la camicia, permettendogli
così
di vedere il mio reggiseno nero in pizzo.
< Sei proprio
perfida >
< So giocarmi
bene le mie carte >
ribattei ghignando quando Robert mi si avvicinò e mi
imprigionò tra
lo stipite e le sue braccia.
< Ho notato
> asserì mentre
avvicinava il suo viso al mio collo < mi manca non vedere
più
alcun segno sul tuo collo, sai? > disse tra un bacio e l'altro.
<
Non…non provarci nemmeno >
sussurrai in risposta mentre chiudevo gli occhi e il mio corpo veniva
percosso dai brividi.
< Beh, almeno
metterei dei paletti per
intimare i ragazzi di starti alla larga >
Scossi la testa
ridendo e incollai le
nostre labbra insieme una seconda volta, portando le mie braccia
dietro al suo collo, mentre Robert posò le sue mani sul mio
sedere e
mi invitò a salirgli in braccio e a circondargli la vita con
le
gambe.
Pochi secondi dopo,
però, il suo
telefonino squillò.
< Chi
è? > domandai ansante.
< Non mi
interessa >
< Potrebbe
essere importante per la
sicurezza nazionale…cosa fai, non rispondi? Il destino del
mondo
potrebbe dipendere dalla telefonata che tu stai snobbando, sai?
>
replicai mentre tentavo di scendere dalle sue braccia.
< Non essere
ridicola >
< Che ne sai,
potrebbe anche essere il
Presidente degli Stati Uniti >
< Che palla al
piede che sei >
disse facendomi scendere dalla posizione precedente e nel momento in
cui i miei piedi toccarono terra scappai verso il bagno < ma
guarda te questa grandissima… >
Non sentii la fine
della frase perché
avevo chiuso la porta. Mi tolsi l'intimo, aprii il rubinetto
dell'acqua calda della vasca e quando l'acqua fu abbastanza calda mi
immersi, rilasciando dalle labbra un sospiro di piacere.
Mi immersi
completamente sotto l'acqua e
quando riemersi presi lo shampoo appoggiato sul bordo della vasca e
mi insaponai i capelli.
< Hai
intenzione di mettere le radici
qui? > domandò Robert entrando in bagno e mi
spaventai a tal
punto da far rovesciare per terra un po' d'acqua e mi coprii i seni
con il braccio < Non c'è bisogno che tu ti copra,
penso di averti
già visto nuda > continuò ghignando e si
tolse la maglietta,
rimanendo a torso nudo.
< Cosa pensi di
fare? > domandai
guardinga.
<
Perché non hai fatto la doccia?
Sarebbe stato più comodo >
<
Perché avevo voglia di fare un
bagno > ribattei iniziando a spazzolarmi i capelli < cosa
stai
facendo? > chiesi quando lo vidi togliersi i pantaloni e restare
in boxer.
< Coraggio,
fammi un po' di posto >
< No >
< Devo lavarmi
>
< Guarda
lì > dissi indicando la
doccia < è tutta per te >
<
Sì, ma io voglio condividere questa
esperienza con te > ribatté, ormai completamente
nudo, e mi fece
segno con la mano di spostarmi.
Sbuffai, ma feci come
mi aveva detto e
quando mi raggiunse in acqua mi stesi su di lui.
< Stai comoda?
> domandò
sussurrando al mio orecchio.
< Sicuramente
sei più morbido della
vasca > risposi sorridendo e inclinai la testa all'indietro per
baciargli la guancia < resterei così per tutta la
serata >
< Facciamolo
>
Presi la sua mano
destra, che era
appoggiata sul mio ventre, e l'intrecciai con la mia.
<
Perché non vuoi andare? >
< Non voglio
che tu stia male, è
diverso >
< Ma ora sto
bene >
< Potresti
avere una ricaduta >
< Sono capace
di intendere e di
volere, Robert, so decidere da sola se sto bene o meno > gli
dissi
stizzita e mi alzai dall'acqua < vado a prepararmi >
Uscii dalla vasca, mi
avvolsi attorno ad
un asciugamano e tornai in camera, lasciando Robert lì da
solo.
Mi asciugai il corpo e
subito dopo passai
ai capelli per togliere tutte le goccioline d'acqua, mi infilai
l'intimo pulito, il vestito e infine gli stivali.
< Sei sicura di
non essere incinta? >
domandò Robert quando aprì la porta del bagno
< Te lo chiedo
perché non ti ricordavo così lunatica >
continuò prima di
entrare in camera < oh, ehm…ciao splendore, hai per
caso visto
la mia fidanzata? > domandò mentre si appoggiava allo
stipite a
braccia incrociate < L'ultima volta che l'ho vista mi ha
piantato
in asso in bagno senza darmi tempo di rispondere, si è
infilata il
mio asciugamano, lasciandomi questo qui > disse indicando
l'asciugamano rosa che lo avvolgeva attorno alla vita < e ha
lasciato una scia d'acqua fino a qui > continuò
mentre si
avvicinava a me < ma qui ci trovo solo te >
< Lo so, sono
irritante in questo
ultimo periodo, io…scusami >
< Tranquilla
> rispose baciandomi
la guancia.
< A proposito,
chi era prima al
telefono? >
< Mia madre
>
< Uhm, una
telefonata molto più
importante di quella del Presidente >
< A quanto pare
> rispose
accarezzandomi la guancia < mi ha chiesto quando ti avrei
portato
a casa >
< E tu cosa hai
risposto? > chiesi
con un sorrisetto.
< Che ancora
non lo sapevo >
< Furbo!
> esclamai e mi avvicinai
allo specchio per truccarmi, ma il signorino dietro di me faceva di
tutto per distrarmi.
< Rob? >
<
Sì, Mitchie? > disse mentre mi
accarezzava i fianchi e mi baciava il collo.
<
Mmm…smettila >
<
Perché? > chiese seguendo con le
dita il profilo del mio corpo < Non apprezzi? >
< È
il contrario, magari > risposi
chiudendo gli occhi e mi appoggiai al suo petto.
< Meglio di una
qualunque uscita? >
< Non ci casco,
caro > dissi con un
sorrisetto < ho speso un patrimonio per questo vestito e noi
usciremo. Sono stata chiara? >
< Cristallina
> rispose
allontanandosi un poco da me.
Tornai in bagno per
lavarmi i denti e al
mio ritorno in camera lo vidi imprecare contro una cravatta.
< Non
c'è niente di divertente >
borbottò visibilmente spazientito quando risi < avrei
dovuto
comprarne una con la clip >
<
Perché affidarti a quelle con le
clip se posso darti una mano io? > ribattei sorridendogli.
< Posso
baciarti o temi che ti si
rovini il lucidalabbra? >
Non gli risposi e mi
attaccai alle sue
labbra, ma prima ancora che lui potesse ricambiare il bacio qualcuno
suonò alla porta. Guardai la radiosveglia e vidi che erano
le sei e
mezza: sicuramente era l'autista.
< Comunque, mi
ritengo profondamente
offeso >
< E
perché mai? >
< Preferisci
una serata fuori che una
da sola con me >
< Povero
giovane attore indifeso >
ribattei scimmiottandolo.
Robert mi prese per
mano e scendemmo al
piano terra.
< Buonasera
> disse un uomo
sorridendoci dopo che Robert ebbe aperto la porta.
< Salve
> rispondemmo ricambiando
il sorriso.
Ci fece segno di
seguirlo fino alla
limousine e aprì lo sportello anteriore per farmi
accomodare, stessa
cosa che fece anche per Robert. Una volta dentro la mia attenzione
ricadde su un piccolo tavolino con degli stuzzichini sopra e una
bottiglia di champagne dentro a un secchio e in mezzo a due calici.
< Proprio non
ti sei fatto mancare
niente, vero? > chiesi prendendo in mano qualche stuzzichino,
mentre Robert si destreggiava nell'aprire lo champagne.
< Ne vuoi un
po'? > chiese mentre
mi porgeva il calice con il liquido dentro.
< Posso
rifiutare allo champagne? >
chiesi retorica mentre gli sorridevo < Uhm, ma dove stiamo
andando? >
< Al Mignon
> rispose mentre si
versava un altro po' di champagne, gesto che ripeté anche
con me.
< Ne so
più di prima >
< È
un albergo a Malibù >
< Wow, fico!
> esclamai
sistemandomi meglio sul divanetto < Sei davvero elegante, lo
sai?
Hai l'aspetto di un damerino inglese perfetto >
< Mi stai
prendendo in giro? >
< Affatto
> risposi facendo di no
con la testa < stai davvero bene >
< Ti ringrazio
>
< Sai chi ci
sarà questa sera? >
< So per certo
che ci saranno Kristen,
Nikki e Taylor. Forse anche Ashley e Joe, ma non so altro >
< Oh, ma che
bello! > esclamai con
gran sarcasmo < Non vedevo l'ora di incontrarmi faccia a faccia
con quella lì anche questa sera >
Rise per la mia
risposta e mi versò
ancora un po' di champagne nel bicchiere.
< Non pensiamo
a lei per questa sera,
ti prego, non ho voglia di litigare >
Mi appoggiai allo
schienale e quando
alzai lo sguardo verso il tettuccio mi si illuminarono gli occhi.
< Mi ripudierai
come fidanzata se
infilo la testa fuori? >
< Non temi di
spettinarti tutti i
capelli? >
Riflettei un attimo
sulla sua risposta
prima e poi scossi la testa.
< Ho sempre
desiderato farlo >
< Accomodati
> ribatté sorridendo.
Senza attendere oltre
gli mollai in mano
il mio calice con lo champagne, spinsi il pulsante per aprire il
tettuccio e portai fuori la testa per godermi tutto il panorama:
eravamo ancora per strada e le illuminazioni non erano molte. Portai
le braccia al cielo e gridai un “whoa” a pieni polmoni.
Pochi minuti dopo le luci si fecero sempre più insistenti e
vidi
camminare per strada un sacco di gente, così come vidi molti
artisti
di strada. Beh, dire che era affollata la strada era un eufemismo.
< Mitchie?
> mi richiamò Robert
dandomi un colpetto sul ginocchio < Tra pochi minuti saremo
arrivati >
Rientrai
nell'abitacolo e chiusi il
tettuccio, riposizionandomi accanto a Robert.
< Mi hai
ripudiata? > domandai
guardandolo sorridendo.
< Ho lasciato
passare per questa volta
> rispose facendomi l'occhiolino.
In quel momento la
limousine si fermò e sentii molte voci all'esterno, per non
parlare
delle urla. Afferrai la mano di Robert e lui si voltò a
guardarmi.
< Michelle, è
tutto okay? > domandò mentre mi accarezzava una mano.
< Me la sto
facendo sotto > risposi mentre guardavo al di fuori del
finestrino.
< Michelle
Waldorf che teme un po' di paparazzi e fan? Ti facevo meno fifona,
sai?
>
< Disse l'uomo
che la settimana scorsa
urlò quando vide un ragno sul tavolo >
L'autista
aprì la portiera e Robert uscì
dalla limousine, facendo accrescere le urla di chissà quante
ragazze
c'erano fuori.
< Sei una
piccola stronza, lo sai? >
disse porgendomi la mano < Dai, ormai sei qui >
continuò
scrollando le spalle.
Sorrisi, accettai la
sua mano e non
appena misi piede fuori dalla macchina venni accecata dai flash e
diventai sorda per le troppe urla. Decisamente era una cosa fuori dal
mondo dei comuni mortali.
<
Robeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeert! >
esclamarono un gruppo di ragazze attaccate alla transenna.
< Ti lascio
solo con loro >
Mi sorrise e si
avvicinò verso i suoi
fan, dandomi così la possibilità di sgattaiolare
via, così mi
appostai davanti all'entrata per aspettare il mio cavaliere. Dopo
qualche minuto Robert mi cercò con lo sguardo e mi fece
segno di
raggiungerlo.
< Possiamo fare
qualche foto a questa
splendida coppia? > domandò una giornalista mora con
la macchina
fotografica in mano.
Robert mi
guardò ed io annuii, nella
speranza che qualche
foto volesse
dire due o tre, ma nel
momento in cui mi posizionai accanto a Robert partirono sì e
no
quattrocento flash.
Quando Robert
portò la mano dietro alla
mia schiena e ringraziò i fotografi, una giornalista mora
bionda di
E!
Entertainment
catturò l'attenzione di Robert.
< Robert, sono
veri i rumors su una
tua collaborazione con Woody Allen per remake di Grease? >
Robert rise e si
passò una mano tra i
capelli. Voltai lo sguardo verso di lui e lo guardai estasiata. Come
faceva ad essere così dannatamente bello in ogni singolo
momento?
< A dire il
vero, questa voce mi
giunge nuova, ma non mi dispiacerebbe lavorare con lui. Insomma,
Woody Allen è un genio ed io adoro ogni sua produzione
>
Continuai a guardarlo
estasiata, come se
fossi ipnotizzata: Mi piaceva vederlo lasciare interviste, sembrava a
suo agio. Quando Robert ricambiò il mio sguardo mi sorrise e
mi fece
un cenno verso la porta, al quale annuii quasi in preghiera: stavo
morendo di fame e se non ci fossimo seduti a mangiare probabilmente
mi sarei mangiato qualcuno della folla.
< Grazie a
tutti, ma ora dobbiamo entrare >
Sorrisi
educatamente ai giornalisti e senza lasciare la mano di Robert lo
trascinai nella hall dell'albergo.
< Sei…non ho
parole, sei stato fenomenale. Sicuramente ormai sarai abituato, ma
è
stato strano vederti parlare così scioltamente >
< Ti sei
annoiata a restare lì? >
< Affatto >
risposi sorridendo.
Afferrò entrambe
le mani e mi portò dietro una colonna, tra la siepe e il
muro. Lì
mi prese il volto tra le mani e mi baciò. Portai a mia volta
le mani
dietro il suo collo e lasciai che ogni suo tocco mi facesse venire i
brividi per tutta la schiena, finché non gemetti quando la
sua
lingua entrò nella mia bocca.
< È da quando
sei scesa da quella limousine che volevo farlo >
Sorrisi e portai
una seconda volta a contatto le nostre labbra, perdendomi in quel
bacio sensuale e per nulla malizioso, mentre mi inebriavo del suo
profumo.
< Mi sembrava di
averti visto! > esclamò una voce dietro di noi e
sobbalzai per lo
spavento.
< Oh, Kristen,
ciao > rispose Robert e per un attimo sperai di aver sentito
male,
ma quando mi voltai vidi che effettivamente la ragazza che Robert
aveva salutato era la Stewart.
Ma quale gioia.
< Ciao, Michelle
> disse guardandomi e mi sorrise nel modo più
falsamente
possibile.
< Kristen >
risposi senza dilungarmi troppo con i sorrisi.
Kristen ci fece
cenno con la mano di seguirla e ci portò davanti alla
vetrata dalla
quale si intravedeva il suo tavolo, nel quale Nikki e Taylor erano
già seduti.
< Taylor, Nikki
ed io ti avevamo riservato un posto. Ecco, non sapevo che anche
Michelle dovesse venire, ma possiamo sempre far aggiungere un posto
in più >
Alzai lo sguardo
verso Robert e lo pregai con gli occhi di non accettare l'invito.
< Kris, ti
ringrazio, sei molto gentile, ma non vorremmo disturbare >
< Nessun
disturbo! Mi…anzi, ci farebbe piacere avervi con noi!
>
Robert mi
guardò e rilanciai uno sguardo
disperato. Insomma, sarebbe stato davvero imbarazzante, senza contare
il fatto che non avevo voglia di trascorrere una serata in sua
compagnia.
< Kris!
> esclamò una voce dietro
me e Robert e sobbalzai per lo spavento una seconda volta.
Mi voltai e vidi che
Taylor Lautner si
stava avvicinando a noi.
< Hey, Tay
>
< Amico, come
va? > continuò
Taylor dando la mano a Robert.
< Tutto bene
> rispose Robert
sorridendogli e ricambiando la stretta < lei è
Michelle >
< Piacere di
conoscerti, Michelle >
< Il piacere
è tutto mio, Taylor >
< Allora,
volete venire a sedervi con
noi? > continuò Kristen.
< A dire il vero
ho invitato Selena a sedersi con noi. Dal momento che avevamo visto
Robert era in compagnia, ho pensato che non si sedesse più
con noi >
Guardai Taylor con
occhi adoranti e colmi di gratitudine.
< Beh, allora ci
vediamo più tardi. Ciao, Rob > disse Kristen
avvicinandosi a lui
e lo baciò sulla guancia, gesto che mi fece infuriare e non
poco:
chiunque poteva baciare Robert sulle guance, non mi dava fastidio. Ma
lei no. A lei era vietato. Possibile che non esista un paragrafo
della Costituzione americana che glielo impedisca?
< Buona cena >
rispose Robert sorridendole.
< Ciao, Michelle
>
< Buona serata,
Kristen > risposi fredda e mi avvicinai di più a
Robert, mentre
Taylor ci guardava sogghignando.
< Ci si vede >
disse Taylor facendo a me e a Robert l'occhiolino e poi ci lasciarono
soli.
< Puoi mollare
la presa ora > mi sussurrò Robert all'orecchio.
< No, deve
capire che non si deve avvicinare a te in mia presenza >
< Sì, ma mi
stai spezzando il bacino >
< Scusa! >
esclamai allontanando subito la mano.
Rise del mio gesto,
mi circondò le spalle con il suo braccio e ci incamminammo
verso
l'ingresso della sala da pranzo.
< S…scusate? > ci richiamò con
voce timida una ragazza alla mia destra < mi dispiace
disturbarvi,
ma volevo sapere se mia sorella ed io potevamo fare una foto con te,
Robert > continuò indicando se stessa e una ragazzina
molto
giovane che le stava accanto.
< Ma certamente > rispose Robert
annuendo e sorridendo alle ragazze.
< Se volete darmi la macchina
fotografica vi farò io la foto > mi offrii
rivolgendomi verso la
ragazza più alta, la quale mi sorrise e me la porse subito
prima di
avvicinarsi a Robert, che si mise in mezzo tra le due sorelle.
Scattai la foto, restituii la macchina
fotografica e infine salutai le due ragazze.
< È bello vedere altri comuni mortali
oltre a voi celebrità > dissi quando Robert ed io
fummo soli.
< Ti senti meno abbandonata? >
chiese prendendomi in giro.
< Decisamente >
Una volta entrati dentro la sala venimmo
accolti da un cameriere che ci scortò fino ad un tavolo
vicino alla
cucina.
< Cibo! > esclamai quando ci portò
i grissini.
< Attenta, mangiona, poi ingrasserai >
< Già, poi quello che dovrà
sopportarmi sei tu > ribattei facendogli la linguaccia.
< Ciao > disse una voce femminile
interrompendoci.
< Ciao! > esclamò Robert alzandosi
dalla sedia e abbracciò la ragazza, Ashley Greene per
l'esattezza <
Stai bene? >
< Sì, ti ringrazio. Tu? >
< Non posso lamentarmi > rispose
sorridendole < Ash, lei è la mia ragazza, Michelle.
Mitchie, lei
è Ashley >
< Sì, so chi è > dissi stringendo
la mano che mi stava porgendo e le sorrisi < è un
piacere
conoscerti >
< Oh, fidati, il piacere è tutto mio.
Sai, ho sentito parlare tanto di te >
< Spero solo cose belle >
< Ovviamente. Robert mi ha raccontato
un sacco di cose sul tuo conto e non hai idea di quante notti insonni
mi ha fatto passare! Ma la sua descrizione non ti rende giustizia
>
< Grazie > le dissi imbarazzata.
< Ash, vuoi fermarti al tavolo con
noi? > domandò Robert.
< Volentieri, grazie. Vado a cercare
il mio fidanzato e arrivo >
Seguii Ashley con lo sguardo e quando fu
lontana rivolsi l'attenzione nuovamente al mio accompagnatore.
< Quanto le hai raccontato? >
< Tutto quello che c'è da sapere >
< E cioè? >
< Con chi credi mi sia sfogato quando
sono tornato a Vancouver? >
< E lei non patteggiava per te e
Kristen? >
< No > rispose e lo guardai
meravigliata < non fraintendere, lei vuole bene a Kristen e le
è
molto affezionata. Ma ha sempre sostenuto che Kristen non fosse la
persona più adatta a me >
< Amen > dissi portando alla bocca
il bicchiere di champagne che era sul tavolo.
< Senza contare che il loro rapporto
al momento è un po' burrascoso >
< E perché? > chiesi curiosa.
< Kristen ultimamente si è montata un
pochino la testa e Ashley litiga spesso con lei per questo motivo
>
< Un pochino, eh? > dissi ridendo.
< Siamo di nuovo qua > disse Ashley
interrompendo il nostro discorso e accanto a lei vidi il suo
fidanzato, Joe Jonas.
< Ciao, Joe, tutto bene? > domandò
Robert sorridendo al ragazzo.
< Sì, amico, tu? >
< Idem. Lei è Michelle, la mia
ragazza >
< Piacere, Michelle > disse Joe
porgendomi la mano e risposi al saluto.
Joe spostò la sedia ad Ashley come un
perfetto gentiluomo e rimasi sconvolta: Robert non l'aveva mai fatto
con me. Guardai il mio fidanzato con uno sguardo di fuoco e lui
sembrò capire il mio gesto, tant'è che scosse la
testa e ghignò.
< È tutto okay? > domandò Ashley.
< Michelle mi ha appena guardato male
perché io non le sposto mai la sedia >
< Cafone maleducato > borbottò
Ashley in mia difesa e la guardai con sguardo d'adorazione.
< I signori vogliono ordinare? >
domandò un uomo dall'accento francese quando fu accanto al
nostro
tavolo: era un uomo alto e di bell'aspetto, indossava uno smoking
nero e un fazzolettino viola nel taschino, senza contare che aveva un
aspetto familiare.
< Cosa ci consiglia? > domandò
prontamente Robert.
< I tagliolini ai gamberi e alle
zucchine sono ottimi. Oppure, se preferite la carne, abbiamo un
ottimo pollo alla cacciatora, o un'eccellente bistecca con una salsa
agrodolce con contorno di purè e sedano >
< Mi hanno convinto i tagliolini >
dissi non appena il cameriere finì di parlare.
< Sì, anche a me > disse Ashley.
< Io prendo la bistecca >
intervenne Joe e Robert lo seguì a ruota.
< Arriverò il prima possibile con le
vostre ordinazioni > disse andandosene e lo seguii con lo
sguardo
fino al bancone che dava sulla cucina, quando, all'improvviso, vidi
affacciarsi lo chef Gordon Ramsey (*).
< Ma quello è Gordon Ramsey! >
esclamai sgranando gli occhi e spalancai la bocca.
< Non dirmi che anche tu sei una fan
di Hell's Kitchen > disse Ashley guardandomi.
< Fan? Ne è ossessionata! >
ribatté Robert < Tutte le sacrosante volte che
c'è quel
programma in televisione ed io sono da lei guai a me se fiato! >
< Robert, anche Ashley è così!
Quell'uomo, nonostante sia un gran maleducato, esercita un grande
fascino sulle ragazze >
Ashley ed io ci avvicinammo per guardare
meglio Gordon e sospirammo entrambe all'unisono, comportandoci
esattamente come due dodicenni in piena tempesta ormonale.
< A cosa stai pensando? > domandò
Robert ad un certo punto.
< A qualche buona ragione per non
mollarti per Gordon Ramsey > ribattei senza guardarlo in faccia.
< Beh, è sposato > intervenne Joe
e lo fulminai.
< Zitto, Jonas! > esclamai e Ashley
ridacchiò < E poi sono sicura che Gordon mi avrebbe
spostato la
sedia da vero galantuomo > continuai lanciando uno sguardo di
sfida verso Robert, che, per tutta risposta, roteò gli occhi.
< Le vostre ordinazioni, signori >
ci disse il cameriere di prima, che ora riconobbi come Jean-Philippe,
il cameriere di Hell's Kitchen, servendoci da mangiare.
< Robert, toglimi una curiosità >
disse Joe ad un certo punto < sono vere le voci che circolano?
Metterai davvero all'asta una cena con te? >
< Sono stato costretto > rispose
Robert pulendosi con il tovagliolo.
< E da chi, di grazia? > chiesi
indispettita.
< Dalla Summit, gelosona dei miei
stivali > disse facendomi l'occhiolino.
< Beh, è molto meglio una cena che la
tua chitarra preferita. Non me la sarei potuta permettere questa
volta >
Robert rise e mi prese la mano.
< Apprezzo il gesto, tesoro >
rispose e gli sorrisi, avvicinandomi in un secondo momento per
baciarlo.
< Michelle, verresti con me in bagno?
> domandò Ashley gentilmente e annuii con la testa
mentre mi
alzavo dalla sedia.
Ci alzammo dal tavolo e chiacchierammo
fino al bagno. Non appena aprì la porta sentii un tonfo e
qualcuno
imprecare: la sfortuna volle che avessi appena centrato Kristen
Stewart in pieno naso.
< Cazzo, che male! > urlò
portandosi le mani sul naso.
Sgranai gli occhi e mi portai entrambe le
mani davanti alla bocca.
< Oh mio Dio, mi…mi dispiace un
sacco. Stai bene? > domandai avvicinandomi.
< Ma che razza di domanda è? >
sbottò fulminandomi con lo sguardo < Mi hai sbattuto
addosso la
porta, è ovvio che non stia bene >
< È stato un incidente, non sapevo
che tu fossi qui >
< Stupida cieca > borbottò
lanciandomi una seconda occhiataccia, ma non le volli rispondere e la
guardai spostarsi con Ashley verso i lavandini.
< Uhm, dalla reazione di Kristen
immagino che tu sia la ragazza di Robert > mi disse Nikki
facendo
un sorriso imbarazzato.
< Già. Sono Michelle > risposi
stringendole la mano.
< Nikki, piacere. Finalmente ci
incontriamo, Robert non fa che parlare di te >
< Davvero? > chiesi sorridendo.
< Già > rispose Kristen con tono
acido e poi tornò a lamentarsi nel naso.
< Kristen, te l'ho già detto, mi
dispiace >
< Sì, ti avevo già sentita la prima
volta > continuò ignorando le mie scuse <
coraggio, Nikki,
torniamo a tavola >
Nikki aprì la porta e fece passare
Kristen per prima, poi guardò me e Ashley, ci sorrise e se
ne andò.
< Immagino che con quanto è successo
io abbia perso tutte le occasioni di entrare nelle grazie di Kristen
> dissi guardando Ashley.
< Fidati, le hai perse nel momento in
cui i tuoi occhi si sono posati su di Robert la prima volta >
rispose ridendo e mi prese a braccetto per tornare al nostro tavolo.
< Ragazze, temevamo foste scappate! >
esclamò Joe non appena ci vide.
< Scusaci, abbiamo avuto un problema
tecnico > rispose Ashley prima di posare la mano sulla sua.
< Possiamo sapere quale o sono affari
di donne? > chiese Robert curioso.
< Ho quasi rotto il naso a Kristen >
< Come, prego? > domandò Robert
guardandomi con occhi sgranati.
< Noi stavamo entrando, lei e Nikki
stavano uscendo e il suo naso e la porta si sono scontrati >
dissi
raccontando brevemente l'accaduto < ma è stata
talmente
maleducata che non sono più di tanto sicura di essere ancora
dispiaciuta >
< Con te non ci si annoia mai, non è
vero? > ribatté Robert portandomi un braccio sulle
spalle.
Ordinammo il dolce e dopo dieci minuti e
altrettante grida di Gordon ci vennero serviti dei meravigliosi
profiteroles.
< A proposito, Michelle > mi chiamò
Ashley < chi preferisci tra i concorrenti di Hell's Kitchen?
>
< Neil > risposi prima di mettere
il cucchiaino in bocca.
< Neil? E perché? >
< Perché nonostante abbia meno
esperienza degli altri se la cava di gran lunga meglio >
< Io preferisco Melanie, invece. Si
impegna un sacco in quello che fa e sa cosa vuole >
< Uhm, io non la posso vedere >
ribattei < crede di essere chissà chi >
< Non monopolizzerete la conversazione
su Hell's Kitchen, vero? > domandò Joe.
< Trovalo tu un argomento migliore,
amore > rispose Ashley con tono di sfida.
In quel preciso momento entrarono in sala
Gordon Ramsey, le cinque donne della squadra rossa e i quattro
concorrenti uomini della squadra blu.
< Signori e signore, vi ringraziamo
per averci permesso di cucinare per voi, spero che sia stato tutto di
vostro gradimento >
Terminato il suo discorso partì uno
scroscio di applausi e pochi attimi dopo una donna dai capelli rossi,
che disse di chiamarsi Hilay Pratt, ringraziò Gordon per la
cena e
ci disse che a breve ci avrebbe comunicato quanto era stato accolto
per la donazione e le vincitrici delle varie aste.
< Vieni con me > mi disse Robert
alzandosi dal tavolo e prendendomi la mano.
< Dove vuoi portarmi? >
< È una sorpresa >
Guardai Ashley, che mi riguardò con lo
stesso sguardo curioso, e uscii dalla sala con Robert. Senza
lasciarmi la mano mi portò fino ad una porta che indicava
un'uscita
d'emergenza, la aprì e ci ritrovammo in un piccolo corridoio
con ai
lati delle scatole.
< Aspettami qui >
Mi lasciò lì da sola senza che potessi
ribattere per qualche minuto, poi tornò indietro e mi
riprese per
mano sorridendo.
< Robert, devo preoccuparmi? >
domandai, ma fece di no con la testa.
Girammo l'angolo e non appena mi trovai
Gordon Ramsey davanti agli occhi mi pietrificai.
< Gordon, lei è Michelle, la mia
fidanzata > ci presentò Robert.
< È un piacere conoscerti, Michelle >
disse Gordon sorridendomi e porgendomi la mano.
< Il piacere è tutto mio, davvero.
Adoro il tuo programma > risposi ricambiando il sorriso e la
stretta.
Robert tirò fuori dalla tasca la mia
macchina fotografica digitale, scattò una foto a Gordon, me
e a
tutti i concorrenti di Hell's Kitchen e poi mi portò via dal
gruppo.
< Non so cosa dire, davvero > gli
dissi quando tornammo nel corridoio.
< Spero ti sia piaciuta la sorpresa >
< Da morire, grazie. Sei stavo
veramente dolce >
Mi avvicinai a lui, portai le braccia
intorno al collo e lo baciai.
< Mi perdoni per non averti spostato
la sedia? >
Risi e annuii con la testa.
< Sei stra-perdonato >
Rientrammo nel salone giusto per sentire
che la cena di Robert e cinque biglietti per la premiere della prima
parte di Breaking Dawn che erano stai messi all'asta era stata vinta
per la modica cifra di trentaduemila dollari da un gruppetto di
ragazze del Montana, tra le quali riconobbi anche la ragazza alla
quale avevo scattato la foto con Robert.
Robert, che era stato chiamato da Hilary
sul palco, tornò al tavolo e mi propose di tornare a casa.
Accettai,
visto che ero stanca, salutammo Ashley e Joe, aspettai che Robert
andasse a salutare Kristen e infine uscimmo dalla stanza.
Poco prima di andarcene dall'hotel, però,
il mio cavaliere voltò la testa di lato e si
fermò; guardai verso
dove stava guardando lui e vidi una donna che ad occhio e croce aveva
una trentina d'anni venirci incontro: era davvero bella e talmente
alta da sembrare una modella. Il suo vestito rosso e lungo fino alle
ginocchia le metteva in risalto i lineamenti del corpo,
tant'è vero
che più si avvicinava, più io mi sentivo nana e
bassa. La
sconosciuta si fermò davanti a noi, si portò una
ciocca bionda
dietro l'orecchio e ci sorrise, facendo intravedere la sua dentatura
bianca e perfetta.
< Che piacere rivederti anche questa
sera! E tu > disse guardando verso di me < devi essere
Michelle. Sono così felice di conoscerti. Io sono Emma
>
Alt! La donna che avevo davanti a me era
Emma? La figa spaziale che mi stava stringendo la mano era Emma, la
vecchia e anche l'attuale manager di Robert, del mio
Robert?
Mi ci volle una manciata di secondi per riprendermi dallo shock. Ecco
perché Robert era così contento di averla come
manager. Un'ottima
manager, tzé!
< Sono felice di conoscerti >
risposi sperando che non trasparisse la mia momentanea gelosia.
< Ma stavate andando via? > domandò
tornando a guardare Robert.
< Sì >
< Mi dispiace, ma non posso lasciarvi
andare fino a che non berrete qualcosa con me >
< Se proprio insisti > rispose
Robert sorridendole e mi trascinò a bere qualcosa con loro.
Al bancone ordinai un Mojito, mentre
Robert ed Emma presero un bicchiere di vino. In pochi minuti potei
constatare che Emma era una persona piacevole, ciò
nonostante
qualcosa dentro di me non mi faceva passare l'incazzatura che mi era
venuta negli ultimi dieci minuti.
Ad un certo punto le squillò il
cellulare e tirò fuori dalla borsetta il suo i-Phone.
< Pronto?…ciao! No, sono a bere
qualcosa con Robert e la sua fidanzata…sei qui fuori? Ma
certo,
arrivo subito >. Non appena spinse il tasto rosso
tornò a
guardarci < Potreste scusarmi solo un momento? >
Emma ci lasciò soli e Robert si
massaggiò le tempie.
< Sono stanco morto…Michelle,
potresti spiegarmi perché d'un tratto sei diventata musona?
>
< Potevi dirmelo > sbottai in
risposta.
< Dirti cosa? >
< Che Emma sarebbe stata qui questa
sera >
< Non ne ero al corrente >
< Cazzate > replicai mentre finivo
il mio drink < non dirmi che ieri non avete parlato della serata
di Malibu, perché non ci credo >
< Ho parlato principalmente di te >
< Oh, ti prego >
< Non è che sei gelosa di lei? >
< Puoi biasimarmi? È una donna
favolosa, se fossi un uomo ci proverei anche io! >
< Si vede che non ti sei guardata allo
specchio > ribatté sorridendo sensualmente, sapendo
benissimo che
il suo sorriso era il mio punto debole.
E infatti arrossii.
< Smettila, io sono arrabbiata con te!
> esclamai senza smettere di sorridere.
< Cambierebbe qualcosa se ti dicessi
che a lei non interesso? >
< Questi è quello che credi tu.
Magari sei il suo amore segreto e ha un piccolo tempietto in casa sua
pieno di tue foto >
< Stai andando fuori strada
completamente >
< E perché? >
< Scusate il ritardo > disse Emma
tornando da me e Robert, mano nella mano con un uomo < lui
è
Alan, mio marito. Al, loro sono Robert e Michelle >
< Piacere di conoscervi > ci disse
Alan.
< Robert, questo è per te > disse
Emma porgendogli una busta < dentro c'è il copione di
Wide
Sargasso Sea (*). Il regista vorrebbe te nella parte di
Rochester
>
< E chi sarebbe la sua
co-protagonista? > domandai curiosa.
< Vanessa Hudgens. A quanto pare è
perfetta per il ruolo di Antoinette >
< Okay, ci darò un'occhiata domani e
poi ti chiamerò. Grazie >
< Figurati, quando mi darai una
risposta mi farò dare tutti i dettagli. Buona serata.
Michelle, è
stato davvero un piacere conoscerti >
< Anche per me, Emma. Spero di vederti
presto >
< Anche io, senz'altro > rispose
sorridendomi e dopo che ebbe salutato Robert lei e suo marito se ne
andarono.
< Sei contenta ora? >
< Sì > asserii sorridendo.
< Torniamo a casa ora, ho voglia di
andare a dormire >
Uscimmo dall'hotel, Robert rilasciò un
altro paio di brevi interviste e dopo quindici minuti riuscimmo a
rientrare in limousine.
< Grazie al cielo non ho deciso di
mettere dei tacchi troppo questa sera > dissi portando le gambe
su
quelle di Robert.
< Ti sei divertita? > domandò
cominciando ad accarezzarle.
< Moltissimo. Ho conosciuto Gordon,
Anne Hathaway, Ashley e ho scoperto che non devo temere la tua
manager. È stata una serata da oscar. Senza contare che ho
quasi
rotto il naso alla tua co-protagonista >
< Credevo ti dispiacesse >
< Questo è stato prima che mi
rispondesse male > ribattei stiracchiandomi.
< Posso farti una domanda? > chiese
dopo una decina di minuti.
< Come no >
< Potrai abituarti a questa parte
frenetica della mia vita? >
< Solo se mi starai accanto >
< Sarò la tua ombra > ribatté
scendendo con il viso verso il mio e mi baciò
appassionatamente.
< Signor Pattinson, siamo arrivati >
ci disse l'autista dopo qualche minuto.
Venne ad aprirci la portiera, lo
ringraziammo e Robert gli lasciò almeno un bel po' di mancia.
< Buonanotte, ci vediamo domani >
gli dissi alzandomi in punta di piedi per baciarlo.
< Sogni d'oro, Mitchie, e grazie per
la serata >
Salve a tutti!
Avrei voluto postare prima, ma non ho
avuto vari problemi, malattia inclusa. Chi è quella sfigata
che si
ammala alla fine delle vacanze e resta a casa durante la simulazione
di terza prova? Io, of course. E ve lo racconto anche se a voi non
interessa un accidente.
Siete stupende, leggere le vostre
recensioni mi riempe il cuore di gioia.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!
Un bacio, Giulls
(*) Gordon
Ramsey è il
conduttore del programma americano Hell's Kitchen. È un tipo
stronzo, ma io lo adoro e adoro il suo programma. Se fossi nata in
America o abitassi là e sapessi cucinare andrei a farmi
insultare da
lui.
Wide Sargasso Sea, invece,
è un libro che la mia prof di inglese mi ha fatto leggere.
Conoscete
la storia di Jane Eyre? Ecco, questo libro è stato scritto
dal punto
di vista di Bertha Mason ed io ne sono rimasta talmente tanto
affascinata da volerlo inserire nella storia. Non so se hanno fatto
il film su questo libro, sono troppo pigra per guardarci, ma non
credo proprio. Ad ogni modo, il film lo faccio io
ù.ù E ci metto il
Pattinson perché altrimenti non avrei mai potuto inserirlo
nel
capitolo e ci metto la Hudgens perché…beh, non ho
niente contro di
lei, ma a dire il vero l'ho inserita solo perché
è l'unica attrice
giovane che mi viene in mente con la carnagione olivastra.