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Autore: charblack    01/05/2011    2 recensioni
Il mio sogno è sempre stato il Giappone. Grazie ad un sorridente amico di mail e alla fortuna più sfacciata, il mio sogno è possibile. Studentessa al primo anno allo Shohoku, migliore amica di uno studente del Ryonan. Tra tensai del basket e volpini surgelati, tra amici perennemente incazzati e una grande famiglia di scimmie, la mia vita a Kanagawa. Il mio sogno ad occhi chiusi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve mondo! ^___^

C'è il sole, gli uccellini cinguettano e io ho pensato di inserire un nuovo capitolo. Contenti?

Per Koa_chan: neanch'io credo che Akira e Kaede siano molto diversi, ma Charly si basa su quello che ha visto e sentito finora. Cambierà idea, forse. Comunque, la storia non è yaoi, anche se la mia mente lavora e ho già pronta un'altra storia...

Per Zakurio: sì, avevo cominciato senza particolari pretese, ma mi sto appassionando anch'io (e vorrei vedere dato che sono l'autrice XD). Comunque, per la spalla lo saprai direttamente in questo capitolo, contenta?

 

 

 

 

 

-risse, amiche traditrici e confessioni, ovvero: ma un bell'infarto quando serve?-

 

 

 

Ho passato l'intera mattinata ad ascoltare le imprese dell'armata e le numerose figuracce di Hana. Da morire dal ridere! Anche se sono rimasta un po' perplessa quando Yohei -sì, siamo entrati in confidenza- mi ha raccontato che è stato rifiutato da ben 50 ragazze.

Ora, principalmente due cose non mi spiego. Per prima cosa come è possibile che Hana si sia innamorato 50 volte in sedici anni di vita? Cioè, cavolo, io avrò avuto...due cotte in totale?

Va beh, soprassediamo. Seconda cosa, come è possibile che tutte, e dico tutte, l'abbiano rifiutato? Hana non è un brutto ragazzo e tutto sommato è gentile. Certo, un po' esuberante, ma non è cattivo. Yohei mi ha spiegato che è tutta colpa della sua fama, quella che lo vede come un teppista. E che sarà mai, non mi sembra proprio il tipo che se le va a cercare, anche se col carattere che si ritrova...

Morale della favola?

Il professore probabilmente mi ha associato ad Hana &Co. perché mi ha fissato male per tutto il tempo. Non ha detto niente a me e Yohei, ma penso sia perché abbiamo avuto l'accuratezza di parlare a bassa voce.

Quando la campanella è suonata mi sono ritrovata a sussultare. Decisamente, il tempo è volato.

Vedo Mei che mi si avvicina titubante ed ora capisco cos'era tutta quell'insicurezza davanti ad Hana. Probabilmente è preoccupata dalle voci che corrono sul conto del rosso e dell'armata.

-Mei, forza vieni! Ti voglio presentare una persona!- esclamo alla mia amica prendendola per un braccio e trascinandola davanti a Yohei. Quest'ultimo continua a sorridere con aria maliziosa, come succede ogni volta che si presenta ad una bella ragazza. Ma guarda in che razza di classe sono capitata!

-Mei, ti presento Yohei Mito. Yohei, ti presento Mei Watase-

Li vedo stringersi la mano -ho deciso di abolire gli inchini-, Mei è decisamente imbarazzata mentre gurada il ragazzo di sottecchi, mentre Yohei sembra interessato. Ma che carini, magari potrei fare qualcosa...

In realtà volevo presentare la mia amica ad Aki, ma forse hanno caratteri troppo simili. Staremo a vedere.

-bene, ora sbloccatevi per favore. Ho fame- e la mia timidezza ovviamente se ne va quando la fame sopraggiunge.

-recuperiamo Hana?- mi chiede il moro mentre vedo Mei torturarsi le mani. Forse è meglio parlarle e farle capire che non sono degli assassini psicopatici. Chissà quali assurde storie si sono inventati!

-ok, hai un'idea di dove potrebbe essere?- chiedo, non trovando il rosso fuori dall'aula. Anche Rukawa è sparito.

-in terrazza- Ecco una cosa preoccupante: Yohei ha tirato fuori un sorrisino per niente rassicurante.

Mentre ci dirigiamo in terrazza, riesco a prendere da parte la mia amica e spiegarle che non ci uccideranno appena svoltato l'angolo e lei sembra credermi. Sghignazzo compiaciuta quando vedo la folla in corridoio aprirsi al passaggio di Yohei. La scena strappa un sorriso anche a Mei, che continua a guardare il moro di sottecchi.

-quindi...ti interessa Yohei?- buttò lì con noncuranza, mentre saliamo le scale.

Lei arrossisce, balbetta qualcosa, poi si riprende e mi fulmina con lo sguardo.

-no, assolutamente no!- ribatte categorica. Lascio cadere il discorso, perché ho già capito che non mi dirà niente. Ah, povero Akira, dovrò trovargli un'altra ragazza!

Quando Yohei apre la porta che dà sulla terrazza, la scena che ci troviamo davanti è alquanto...bizzarra.

Disteso in un angolo, apparentemente addormentato, se ne sta Rukawa, mani dietro la testa ed espressione indifferente. Di fronte a lui, invece, se ne sta un Hanamichi rosso di rabbia, che sbraita contro il moro parole senza senso.

Mi volto verso Yohei, che si sta grattando una guancia, probabilmente indeciso sul da farsi.

-tu lo sapevi- e la mia non è una domanda.

-non ci crederai, ma la terrazza è il posto preferito di entrambi-

Sto per ribattere quando uno strillo di Mei non mi fa voltare verso i due ragazzi. Hana ha appena colpito Rukawa che ovviamente non se lo aspettava, dato che aveva gli occhi chiusi.

C'è un momento di gelo improvviso quando Rukawa apre gli occhi, trucidando Hana con lo sguardo.

-non perdono chi disturba il mio sonno- Questa l'ho già sentita. Intuendo che sta per succedere qualcosa di molto brutto, mi volto di scatto verso Yohei.

-Yo, blocca Hana, io penso a Rukawa- non mi accorgo nemmeno di averlo chiamato Yo, ma quando la sua espressione si fa allarmata, capisco che non è quello l'importante.

-e muoviti!- gli urlo mentre scatto verso i miei vicini di banco.

Premetto, quello che sto facendo non è assolutamente nel mio carattere. Non sono una che dà ordini alle persone, soprattutto se le conosco da meno di un giorno. Non sono una tipa bellicosa e soprattutto non mi intrometto nelle risse.

Kanagawa mi ha dato alla testa. Decisamente.

Sento Hana sbraitare ancor più forte quando il suo amico lo prende per le spalle, mentre io mi piazzo tra i due litiganti. Certo, non è la cosa più saggia da fare visto quanto è alto Rukawa ma...caspiterina, ma quanto cavolo è alto? Diamine, è alto quasi quanto Akira, ma non so se il mio amico valga, considerati i suoi capelli.

E ora che faccio? Oddio, questo mi ammazza, mi passa sopra!

Vedo Rukawa spostare il suo sguardo da Hana a me, accigliandosi. Probabilmente non si era neanche accorto di noi. Questo mi dà un po' di coraggio, anche perché non mi ha ancora calpestato.

-uhm, ciao- ma che eloquenza, complimenti Charly! Ora cosa gli dirai? “che bella giornata”?

-che ne dici se vi calmate tutti e due?- chiedo, rivolgendomi più al rosso dietro di me.

-calmarmi?! CALMARMI?! MA QUEL MALEDETTO VOLPINO E' SEMPRE IN MEZZO AI PIEDI!-

Sì, ehm...si è davvero messo a litigare perché si trovavano tutti e due in terrazza? Lo sguardo di Yo sembra confermarlo. Gli faccio un cenno verso la porta e lui capisce al volo, cominciando a trascinare Hana dentro la scuola. Sono ammirata dalla sua forza, io probabilmente non riuscirei neanche a muovergli un braccio.

In tutto questo Mei ha guardato la scena ad occhi sbarrati, pensando quasi certamente che sono tutti pazzi. Non le do torto.

-senti, io vado con Mito e Sakuragi- mormora dopo un attimo, scomparendo giù per le scale in un attimo.

Che?! Perché ha seguito quei due? Perché mi ha lasciato sola con...oh merda...

Mi volto a fissare Rukawa, che è tornato alla sua espressione indifferente. Anche se lo vedo che è ancora teso. Grazie Mei, grazie davvero, ora che non ci sono testimoni Rukawa può buttarmi giù dal terrazzo senza problemi.

Sto giusto calcolando se potrei sopravvivere, dopotutto non sembra così alto, quando il ragazzo fa una cosa che mi spiazza. Ovvero, si siede a terra e chiude gli occhi.

Ma che...sta dormendo?!

Il mio corpo, ovviamente non collegato al cervello, si muove e mi ritrovo seduta di fianco a Rukawa, girata verso di lui.

Il mio vicino di banco sembra percepire qualcosa, perché apre gli occhi e mi fissa.

-hn?-

Monosillabo interrogativo. Cerco di interpretarlo con un “perché sei ancora qui?”, giusto per non cadere nel volgare.

-sanguini- borbotto io imbarazzata, anche perché mi sono accorta solo ora che gli scende un rivolo di sangue dallo zigomo colpito. Ero troppo preoccupata per la mia sorte per accorgermene.

Rukawa non cambia espressione.

-hn-

Che potrebbe essere interpretato con un “ah, ho capito”.

Sospiro, prendendo dal sacchettino che contiene il mio pranzo -che non ho ancora mangiato- una bottiglietta d'acqua e un fazzoletto di carta.

-sta fermo-

Bagno il fazzoletto e glielo passo sullo zigomo, tenendo premuto cercando di fermare il sangue. Rukawa non dice niente, mettendomi a disagio. No, per una volta non sono imbarazzata, ma solo a disagio, perché è sceso un silenzio sgradevole.

E nel frattempo mi chiedo cosa stiano combinando quei tre e sperando che Hana non abbia presentato a Mei il resto dell'armata. Per la mia amica potrebbe essere troppo in un sol giorno.

Stizzita che Rukawa non abbia ancora detto una parola, gli prendo una mano e gliela piazzo sul fazzoletto. Rimane così, mentre io prendo il mio panino e comincia a mangiare. Mancano meno di dieci minuti alla fine della pausa pranzo e tanto vale mangiare qui. Almeno c'è silenzio.

Tra l'altro dovrò decidermi a preparare qualcosa di più diverso da un panino, perché non va affatto bene mangiare così tutti i giorni. Mi toccherà mettermi ai fornelli, oppure potrei chiedere a Nanako, ma quella povera donna torna a casa la sera e non mi sembra giusto appiopparle anche i miei problemi alimentari.

Finisco il panino e mi alzo, decisa a tornarmene in classe.

-hn-

Mi volto verso Rukawa che ha mugugnato il suo solito monosillabo. Se devo andare a sentimento opterei per un “grazie”. Beh, a modo suo è gentile.

-prego-

 

-quindi ti tocca aspettarlo qui a scuola?- mi chiede Mei mentre la accompagno all'uscita.

-sì, Aki finisce gli allenamenti intorno alle sei. Ma non c'è problema, darò un'occhiata ai club-

La vedo occhieggiarmi curiosa. -hai già qualche idea?-

Non la guardo, mentre sorrido misteriosa.

-forse...oh, ma guarda, c'è Yohei!- esclamo indicandole il ragazzo in compagnia dell'armata al completo.

Alla fine, quando ero rientrata in classe, quel pomeriggio, avevo scoperto che Hanamichi non solo le aveva presentato l'armata, ma l'aveva addirittura invitata al Pachinko, una specie di sala giochi. Anche se sospettavo fosse stata un'idea di Yohei. L'invito si era poi esteso anche a me, che avevo gentilmente declinato. Dovevo dare un'occhiata al club di tiro con l'arco e decidere se iscrivermi. Dovevo dare una risposta entro domani e volevo esserne ben sicura.

-poi mi racconti- la saluto mentre raggiunge i ragazzi.

Torno dentro la scuola per cercare qualcuno che sappia indicarmi il club di tiro con l'arco. Meno di dieci minuti dopo, mi ritrovo esattamente dall'altra parte dell'edificio, le mani aggrappate alla recinzione metallica che mi separa dal campo di tiro.

Due tiratrici stanno montando gli archi con movimenti secchi e precisi, dovuti all'esperienza. Una studentessa è seduta dietro la scrivania, intenta a fabbricare frecce, mentre l'ultima ragazza sta sistemando i bersagli sui paglioni, attaccandoli con piccole puntine.

Non ho pensato all'effetto che mi avrebbe fatto rivedere quella scena dopo tanto tempo. Non ci ho voluto pensare, ad essere più precisi.

Sono una stupida, mi dico, perché non sono minimamente preparata alle lacrime. Sono felice, ma la scena a cui sto assistendo mi porta indietro a quel giorno, quando sono stata costretta ad abbandonare la gara. È stato terribile, un durissimo colpo alla mia anima che amava alla follia quello sport.

Ricordo ogni singolo movimento, ogni singolo respiro.

Mi manca terribilmente, ma non posso. Non ne ho la forza.

Faccio qualche passo indietro, pronta a fuggire, quando qualcosa, un corpo, si abbatte su di me, facendomi cadere malamente a terra. Rimango bloccata così, in ginocchio, le mani a terra nel tentativo di proteggere la faccia, le lacrime che non accennano a smettere.

-ehi, tutto a posto?- due braccia mi sollevano in piedi, come se non pesassi niente. Non ho alzato la testa, ancora troppo stordita, ma quello con cui mi sono scontrata è sicuramente uno studente. Indossa infatti la divisa scolastica e mi chiedo cosa ci faccia in giro dato che le lezioni sono finite da un po'. A meno che non faccia parte di un club.

-scusa, andavo di fretta e non ti ho vista- continua il ragazzo con voce calma.

Alzo la testa e non appena registra il mio aspetto, la sua espressione si fa preoccupata.

-ti sei fatta male?- il tono ansioso mi imbarazza. Non è assolutamente colpa sua, ma solo della mia stupidità.

Lancio una breve occhiata al campo di tiro, occhiata che non sfugge al ragazzo. Spero solo che non ci legga tutta la mia disperazione.

-no, io...non è colpa tua- mormoro con voce tremolante.

-sei sicura di stare bene?- il ragazzo non accenna a lasciarmi le braccia, forse per paura che sarei nuovamente sfrombolata a terra, o forse perché ha paura che possa scappare.

-io...-

-due minuti inizio tiri!- la voce della ragazza dietro la scrivania, intenta a sistemare le frecce spennate, mi arriva chiara e forte, facendomi tremare.

Quante volte ho sentito quella frase? Quante volte a quelle parole è seguita una scarica di adrenalina che riusciva ad inibire qualsiasi paura? Quante volte, durante una gara, quella frase mi ha fatto fremere di anticipazione?

Chiudo gli occhi, piegandomi su me stessa, in una parodia di inchino. Devo sfogarmi. Ho bisogno di Akira. Solo lui sa. Solo a lui ho raccontato tutto.

Ma Akira è al Ryonan, non so neanche da che parte sia.

Mi sono completamente scordata del ragazzo, almeno finché non mi cinge la vita con un braccio, sorreggendomi. Mi lascio trascinare sotto un albero del giardino, abbastanza lontano da non sentire ancora la ragazza urlare, ma abbastanza vicino da vedere il campo di tiro.

-ora, so che non sai chi io sia, ma conosco quello sguardo. E non porta niente di buono-

Sussulto, guardando per la prima volta negli occhi il ragazzo. Mi specchio in due pozzi scuri e profondi, uno strano miscuglio tra blu e nero. Se la situazione non fosse così pessima scoppierei a ridere. Prima Akira, poi Rukawa, Yohei e infine il tizio sconosciuto. Gli occhi blu stanno diventando una persecuzione!

Non rispondo, troppo occupata a guardarlo. È un bel ragazzo, sicuramente più grande di me. Ha i capelli corti neri, ma non sembra abituato a portarli così, perché continua a passarsi una mano in testa, come a verificare che ci siano ancora. Ha una piccola cicatrice sul mento che attira l'attenzione e un sorriso sfrontato che ora è intriso di serietà. C'è qualcosa nel suo sguardo che lo rende simile a me, solo che in lui è più visibile ed opaco, come se stesse ritrovando sé stesso.

-cosa ti è successo?- domanda ancora.

-niente, solo un momento di debolezza- rispondo velocemente, troppo. Non ci credo io, figurati se ci crede lui.

Infatti sospira e mi sorride rassicurante, anche se un po' esitante.

-stavi osservando le ragazze con lo sguardo di una che sa di cosa sta parlando, quindi posso supporre che tiri. O tiravi-

Sussulto, cercando di farmi forza e di non rimettermi a piangere. Non sono il tipo che piange, e questo sfogo proprio non me lo spiego.

-perché hai smesso?-

-cosa ti fa credere che abbia smesso?-

Il ragazzo mi guarda, eloquente, e non posso fare a meno di arrossire. Sono patetica.

-perché hai smesso quando è evidente che ti piace?-

-credi che sia stata una mia scelta?!- gli urlo contro, improvvisamente infuriata. Come diavolo si permette questo tizio?! Che diavolo ne sa lui di quello che ho passato?!

-no, non è mai una nostra scelta- mormora lui a bassa voce, con una nota malinconica nel tono.

-sai, alle medie giocavo a basket. Non te la farò tanto lunga, sappi che ho avuto un incidente al ginocchio. Il medico mi disse che non avrei più potuto giocare. Ho perso due anni della mia vita finché qualcuno non mi ha tirato fuori dal baratro in cui ero caduto. Ora gioco nuovamente e sono felice. Vedo nei tuoi occhi la stessa ombra che c'era nei miei, perciò vorrei poterti aiutare, perché so esattamente come ci si sente quando tutto ti cade addosso-

Rimango immobile, colpita dalle sua parole. Forse lui può davvero aiutarmi. Non lo conosco e potrebbe avermi raccontato un sacco di balle, ma qualcosa mi spinge a credergli. Forse è solo la voglia di raccontarlo a qualcuno che davvero mi capisca. Ripenso ad Akira. Lui mi ha certamente aiutato malgrado la distanza, ma non l'ha vissuto sulla propria pelle e non può comprendermi appieno.

-sono straniera, ma questo l'avrai già capito,- parlo, senza realmente vedere qualcosa di fronte a me, persa nei ricordi. -ho cominciato a tirare alle medie e ho subito capito che era quello che faceva per me. Era qualcosa che andava al di là della semplice forza o concentrazione. Era questione di spirito e mi sembrava così...bello, incoccare e scoccare, sapendo che avrebbe colpito esattamente il punto mirato-

Mi fermo per un istante, cercando di riordinare i pensieri. Non è per niente facile raccontare qualcosa che sai ti farà male. Lanciò una breve occhiata al ragazzo, che mi guarda concentrato, prima di ricominciare a parlare.

-ero brava e non lo dico per presunzione. Era quello che affermavano gli altri. Arrivai alle nazionali, decisamente un grosso traguardo per una che aveva iniziato a tirare per divertimento. Ero eccitata e anche parecchio spaventata a dire il vero, ma quando cominciò la gara mi sentì in pace con me stessa, come se fossi esattamente dove dovessi essere. Verso metà gara cominciai a sentire un indolenzimento alla spalla sinistra, quella che teneva l'arco. Non ci feci caso, mi era già capitato che la tensione mi facesse stancare più del previsto. Al tiro successivo...beh, al tiro successivo la spalla cedette. Così, all'improvviso. Un attimo prima tenevo l'arco in mano, quello dopo ero a terra, piegata da un dolore lancinante alla spalla. Dovetti interrompere la gara a metà e venni portata all'ospedale. Dissero che era un semplice stiramento, ma faceva troppo male per esserlo. Seguì comunque le indicazioni dei medici e stetti a riposo. Cominciai poi a fare esercizi per la riabilitazione, ma quando venne il momento di riprendere in mano l'arco, il dolore si fece risentire-

Lo guardo, non sapendo se continuare.

-Fu un periodo orribile. Non potevo prendere in mano l'arco e i dottori continuavano a dire che non era niente di grave. Non cadetti in depressione solo perché...- Perché c'erano stati la scuola, e l'esame finale, e poi era arrivato Akira. Non so come sarebbe finita altrimenti. Quando mi avevano detto che avrei passato un anno in Giappone, ero stata felice. Felice di abbandonare la mia vecchia vita, credendo di poter dimenticare. Ma forse dimenticare non era il modo per andare avanti.

Guardo il ragazzo negli occhi, temendo di leggervi pena, compassione o indifferenza.

L'unica cosa che scorgo è un velo di malinconia e un triste sorriso sul volto.

-so che sarà banale, ma ti capisco- mormora dopo un attimo, ricambiando la mia occhiata.

-almeno te non hai fatto niente di stupido-

Sbatto gli occhi perplessa alla sua ultima affermazione. Dovrei sentirmi triste per ciò che ho appena ricordato, invece mi sento libera e con un peso in meno sulle spalle, come se il raccontarlo a qualcuno avesse fatto in modo che la tristezza pesasse meno.

-niente di stupido?- Inarco un sopracciglio, ricordandomi di certi comportamenti decisamente stupidi.

-dopo l'incidente sono stata l'incubo dei professori. Rispondevo male, entravo in ritardo, non facevo i compiti. Devono essere stati sollevati quando ho passato l'esame-

Mi interrompe la risata del ragazzo. Ha una risata roca e sensuale, di quelle che ti fanno scorrere dei brividi sottopelle. Ed è proprio la risata che mi fa tornare in me.

Ricapitolando: sono con un ragazzo sconosciuto, a cui ho raccontato uno dei fatti più importanti della mia vita, siamo in un posto abbastanza isolato e mi sono accorta solo ora che è davvero sexy. Devo avere dei seri problemi mentali. O come ho già detto è tutta colpa di Kanagawa.

-siamo più simili di quel che credevo. Comunque io ho fatto di peggio- Sorride mentre lo dice, un sorriso strafottente, come se non gli importasse veramente. Ma scorgo un fondo di amarezza negli occhi.

-cos'è, diventata una gara?- domando sarcastica, cercando di alleggerire l'atmosfera. Ci riesco, perché scoppia nuovamente a ridere mentre io mi concedo un mezzo sorriso. Mi sono asciugata le lacrime e il mio viso non è più sconvolto come prima, ma non sono ancora tornata in forma.

-cos'hai intenzione di fare ora?- mi domanda serio, il divertimento svanito. Torno seria anch'io, lanciando un'occhiata al campo di tiro.

In questo momento le tre ragazze sono sulla linea di tiro, mentre quella che era dietro la scrivania sta dando le ultime direttive. Sorrido, malinconica.

-pensavo di essere abbastanza forte, ma evidentemente...- lascio la frase in sospeso, perché tanto so che ha capito. Credevo di essere forte e mi sono ritrovata a piangere come una stupida.

-basta solo che qualcuno ti dica che lo sei-

Ci guardiamo, sorridendo, comprendendoci perfettamente.

-me lo dici tu?-

Il ragazzo sorride.

-sei forte-

Sì, ora mi sento meglio. Scoppio a ridere, cancellando totalmente l'espressione seria e triste. Proprio non mi si addice.

-ti rendi conto che non conosco nemmeno il tuo nome?- esclamo tra una risata e l'altra.

Lo vedo sorridere, prima che si alzi in piedi e mi aiuti a fare altrettanto. Certo che è davvero alto. Dopotutto è un giocatore di basket.

Che poi, ora che ci penso, oltre che dagli occhi blu, sono anche perseguitata dai giocatori di basket. Porca miseria, solo in classe da me c'è ne sono due!

-e io non conosco il tuo, rimediamo subito- mi porge la mano, che sia anche lui allergico agli inchini?

-Hisashi Mitsui, chiamami Hisashi e facciamola finita-

-che onore!- esclamo ironica per il tono con cui me l'ha concesso.

-io sono carlotta C., Charly per tutti-

Ci stringiamo la mano, continuando a sorridere come due idioti. Almeno finché Hisashi non sussulta, guardandosi intorno con aria confusa.

-scusa, ma che ore sono?-

-le cinque e qualcosa- rispondo controllando il cellulare.

-oh merda! Il gorilla mi ammazza!- esclama cominciando a camminare per quella che per me è una direzione a caso.

Sbaglio, o ha detto gorilla?

Hisashi si ferma e torna indietro.

-quindi che farai?-

Sorrido. Certo che è testone.

-domani vado a iscrivermi-

 

 


 

  
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