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Autore: _lily_luna_    01/05/2011    5 recensioni
Quante volte abbiamo desiderato avere una seconda possibilità?
Quante volte Petunia ha desiderato poter rivedere la sorella, chiederle scusa?
"Furono i suoi lunghi capelli rosso scuro, che le scendevano come morbide onde lungo la schiena piccina, e la sua risata, squillante e piacevole. Improvvisamente una serie di ricordi le inondarono la mente, immagini che erano state allontanate violentemente, memorie che credeva sepolte per sempre, mentre uno sconcertante calore le bruciava in petto, proprio sul cuore. Era dolore, nostalgia, rabbia e vergogna."
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una donna magra, dai capelli ingrigiti dal tempo e il profilo cavallino camminava svelta fra le strade di Londra, con una mezza decina di buste in mano, l’indomani la bambina di suo figlio avrebbe compiuto gli anni. Il cielo era sereno, e il sole splendeva quasi timidamente, nonostante tutto però, tirava un venticello fresco, di quelli che se non ti copri bene rischi di prenderti una bronchite con i fiocchi. Si strinse nel soprabito, allungando il passo e attraversando il parco. La sua andatura quasi marziale fu interrotta bruscamente da una risata cristallina. Si voltò velocemente, i suoi occhi sbiaditi scivolarono su un ragazzo dai capelli “azzurri?!” che giocava a calcio con due bambini dai capelli spettinati, soffermandosi su una bambina che faceva l’altalena. Aveva un grazioso cappotto color sabbia, e la carnagione di porcellana, con uno spruzzo di lentiggini sul naso, ma non fu quello a colpire maggiormente la donna. Furono i suoi lunghi capelli rosso scuro, che le scendevano come morbide onde lungo la schiena piccina, e la sua risata, squillante e piacevole. Improvvisamente una serie di ricordi le inondarono la mente, immagini che erano state allontanate violentemente, memorie che credeva sepolte per sempre, mentre uno sconcertante calore le bruciava in petto, proprio sul cuore. Era dolore, nostalgia, rabbia e vergogna. Dolore per quella sua morte, che era stata così improvvisa, si era sentita così spaesata e impreparata, dolore per quella differenza che le aveva condannate a due mondi diverse. Nostalgia per quei momenti che avevano passato insieme, e per quelli che avrebbero potuto trascorrere, se non fosse stata così invidiosa. Rabbia perché lei era sempre stata la migliore, la più bella e la più speciale, perché nonostante il suo comportamento mostruoso, lei aveva sempre cercato la riappacificazione, rabbia perché nonostante tutto, un pochino la odiava ancora, d’altronde era parte di lei. E infine vergogna, per come aveva trattato lei e suo figlio. Il suo sguardo si posò nuovamente sulla bambina. Era uguale a lei, le pareva di essere tornata indietro nel tempo… era uguale a lei. La piccola si dondolava avanti e indietro, sempre più in alto, avrà avuto sette anni, più o meno. 
«Al, Al, guarda. Guarda cosa posso fare!»

«Tunia, guarda. Guarda cosa so fare»

A quella frase le si mozzò il respiro. Un bambino poco più grande di lei, dai capelli scompigliati, fin troppo familiari, le si avvicinò sorridendo, chiudendo il libro che stava leggendo. Con un tremito preoccupato, che sconvolse Petunia, la bambina si gettò dal punto più alto che riusciva a raggiungere con l’altalena, facendo una piroetta nell’aria e atterrando con grazia, accanto al moro, con un sorriso a trentadue denti. 
“Non è possibile” si disse scioccata la donna, ripensando a due bambine protagoniste della stessa scena. «Brava, ma stai attenta a non farti vedere, Lily» sentì il bambino chiamato Al raccomandarsi, mentre tornava a leggere, ma la sua mente non registrò nulla di quello che aveva detto, tranne il nome della piccola, Lily. Sentì il cuore batterle velocemente, e il respiro farsi affannato. Quante probabilità c’erano che lei, Petunia… Evans, trovasse una bambina uguale a sua sorella, magica e con lo stesso nome? Nessuna, nessuna.
“E’ forse questa, la vera magia, Lily?” pensò, prima di sorridere sinceramente, per la prima volta dopo anni, guardando per l’ultima volta quella bambina, prima di continuare a camminare, facendo ritorno nel suo mondo, tranquillo e monotono, stavolta con un piccolo barlume di dolcezza a illuminarlo.
 
Petunia camminava per le strade di Londra, la sua andatura non più svelta e nervosa come quella di una volta, più incerta, segno che l’età cominciava a farsi sentire più del dovuto. Sua nipote quel pomeriggio si sarebbe diplomata, voleva prendere i posti migliori e possibilmente meno sporchi prima degli altri. Suo marito invece era diretto alla banca, come regalo avevano deciso di farle un assegno da spendere come meglio riteneva. Fra le mani aveva qualche bustina, bustine che caddero a terra quando si scontrò con un omaccione robusto e anche maleducato, dato che non si degnò neanche di darle una mano. Mentre si chinava, con una leggera fatica, a terra, vide una mano delicata e diafana raccogliere qualche pacchetto. Quando alzò il suo sguardo sbiadito, strabuzzò gli occhi, e il respiro le si mozzò. Una ragazza dalla carnagione chiara, una spruzzata di lentiggini sul naso e i lunghi capelli rosso scuro la guardava gentile, mentre la aiutava, in pratica stava raccogliendo tutto lei, perché le mani della donna erano immobili, come tutto il resto del suo corpo.
«Tutto apposto, signora?» le domandò, aiutandola ad alzarsi con una mano libera, mentre le labbra carnose si scoprivano in un sorriso. 
“Lily… oh mio dio, Lily…” pensava convulsivamente. Ad un certo punto si guardò attorno, doveva essere uno scherzo, non poteva esistere una ragazza uguale a lei, non poteva! La rossa, di circa diciassette anni, la fissò a metà fra il preoccupato e il gentile, con quei suoi grandi occhi verdi, che non aveva nessun’altro al mondo. 
«Signora, sta bene? Quel tizio che le è andato addosso non sembrava tanto leggero» la sua voce la riscosse dai ricordi. Annuì lentamente, come se fosse in uno stato di trance. 
«Le sue buste» sorrise, porgendole i sacchetti, che in quell’istante erano l’ultimo dei suoi pensieri. Le prese quasi meccanicamente, mentre continuava a fissarla, eppure… perché le assomigliava così tanto? Perché il cielo le faceva questo? Per punirla del suo comportamento? Se era così aveva capito, ma basta, non voleva vedere quella ragazza nel pieno della sua bellezza e giovinezza, che le ricordava sua sorella morta così prematuramente, sua sorella che aveva trattato come se fosse stato un mostro.
«Lily, ti vuoi dare una mossa?» un ragazzo dai capelli biondi chiamò la rossa, che sbuffò esasperata «Un attimo Scorpius!» la donna sgranò gli occhi, si chiamava Lily…
«Lily…» mormorò, mentre la giovane si voltava a guardarla
«Mia nonna si chiamava così» spiegò, continuando a sorridere, stavolta con un pizzico di tristezza «Anche mia sorella» sussurrò, prima di guardarla
«Scusami» Lily esibì un’espressione confusa, che alla donna era tanto familiare.
«Di cosa?» «Te scusami» ripeté, prima di sistemarsi il soprabito
«E grazie, Lily» senza lasciarle il tempo di ribattere, la sorpassò velocemente, con la sua solita camminata rapida e nervosa. Un calore tiepido e piacevole le inondò il cuore, mentre un grosso e pesante macigno scompariva dal suo stomaco, facendola sentire più leggera. Finalmente le aveva chiesto scusa. Certo, quella ragazza era una perfetta sconosciuta, probabilmente non aveva mai sentito parlare o visto Lily Evans, probabilmente era solo un caso che le assomigliasse in quella maniera così impressionante, ma non importava, perché lei sapeva che Lily aveva capito, che l’aveva vista, che l’aveva sentita, e conoscendola, che l’aveva anche perdonata. Perché sua sorella era incapace di portare rancore. Finalmente Petunia aveva fatto quello che avrebbe dovuto fare da anni: aveva chiesto scusa a sua sorella. 




Salve a tutti e buon primo Maggio!! Questo è solo un esperimento, spero che vi sia piaciuto. Come mi auguro abbiate capito, la protagonista è Petunia, che tramite due incontri puramente casuali (o forse no) con la piccola Lily Potter, riesce a chiedere scusa alla sorella. Secondo me quando ha saputo della sua morte, questo è stato il suo rimpianto più grande, o almeno nelle mie fantasie è così, perchè anche io ho una sorella minore e non riuscirei mai a perdonarmi per averla trattata come un mostro e non averle mai chiesto scusa prima della sua morte, non ci riuscirei. Quindi... mi auguro che vi piaccia, un bacione a tutti!!


P.S.: quando Petunia dice "rabbia perché nonostante tutto, un pochino la odiava ancora, d’altronde era parte di lei" è una sorta di riferimento al suo nome. Infatti la Petunia è un fiore che simboleggia la rabbia, l'invidia e il rancore, se non erro.  

   
 
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