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Autore: Marauders    10/02/2006    10 recensioni
Nel cuore della notte un dolce e misterioso pianista affascina Lily. Il forte desiderio di conoscere l'identità di questo genio la spingerà ad aprire la porta dietro la quale aveva origliato, scoprendo così che... Prongs
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola serenata notturna

Piccola serenata notturna

 

Prongs

 

 

“Sei uno stupido, Potter!” il grido di Lily Evans risuonò per tutta la sala comune, molti ragazzini del primo anno si voltarono a guardarla, i più grandi no, loro erano abituati a quelle liti giornaliere, “Hai diciassette anni, per l’amor del cielo, quando ti deciderai a crescere?” e detto questo si diresse furiosa nella sua stanza.

Dai Evans…” James era ancora seduto sul divano insieme agli altri Malandrini, tutti e quattro stavano ridendo fino alle lacrime, “Era solo uno scherzo!”

Solo uno scherzo, si disse mentalmente la rossa chiudendosi la porta alle spalle, un ennesimo scherzo, non ne posso più di te. Si lasciò cadere sul letto, ma perché faceva così? Perché doveva sempre comportansi come un bambino?

 

“Non posso farne a meno” stava dicendo intanto James stiracchiandosi un po’, “Ogni volta che la vedo…”

“Questo non mi sembra il modo migliore per attirare la sua attenzione” rispose Remus continuando a studiare.

“Invece così l’attira eccome!” esclamò Sirius, “Ma non credo nel modo in cui la vorrebbe.

E secondo voi cosa dovrei fare?” chiese James sorridendo.

“Ah, tienimi fuori amico” disse Felpato, “La Evans è unicamente un tuo problema!”

“Grazie Sirius” rispose sarcastico Ramoso, “Sentiamo invece la grande saggezza illuminante di Lunastorta.”

“Bhe…” disse Remus chiudendo il libro, “Vedi di fare meno lo sbruffone e forse, forse potrebbe anche degnarti della sua attenzione.

“Già mi degna della sua attenzione.” rispose Ramoso.

Ma solo di quella!” disse Sirius prima di scoppiare in una fragorosa risata.

“Io non le chiedo tanto” riprese James cercando di non ascoltare l’amico, “Solo di uscire almeno una volta…che so…una burrobirra ai Tre manici di scopa e poi…quello che succede, succede!”

“Lo so io che succede” fece Felpato avvicinandosi, “Ti ritroverai stampate le sue cinque dita sulla guancia!” e mimò il gesto.

Remus sghignazzò.

“Forse dovresti provare a parlarle” azzardò Peter intervenendo per la prima volta nella conversazione, “Essere sincero…”

Gli altri tre si voltarono a guardarlo, il ragazzo arrossì leggermente.

“Basta” fece dopo un po’ James,  sbatté le mani sulle ginocchia e si mise in piedi, “I vostri consigli sono stati splendidi, mi sarebbe tanto piaciuto ascoltarne altri, ma…”
”Ma se non hai neanche ascoltato i primi!” disse Remus.

“Noi ti conosciamo” aggiunse Sirius, “Sembra che ascolti, intanto la tua mente vaga…vaga…”

“Per praterie lontane…” continuò Lunastorta.

“Con la Evans che corre nuda sotto il sole…” e qui Sirius si beccò una cucinata in pieno viso, “Diamo solo voce ai tuo pensieri!” si difese il ragazzo.

“Vado un attimo di sopra” disse James, “E poi a fare due passi.”
”Prendi il mantello?” gli chiese
Sirius.

“Si” rispose l’amico prima di salire le scale, scese qualche minuto dopo tenendo al braccio il suo fedele mantello dell’invisibilità, “Ci vediamo dopo.”

“Non starai tornando di nuovo là?” disse Sirius.

E invece si.”

“James, non sarebbe più facile andare direttamente a dormire?” chiese Remus.

“Ho bisogno di pensare un po’.”

“Buona fortuna!” esclamò Sirius.

James sorrise e se ne uscì dal buco del ritratto.

Ma che ci trova di tanto bello?” disse Sirius a Remus una volta che l’amico si fu allontanato.

“Gusti suoi, no?” rispose lui, “Se lo fa stare tranquillo non c’è niente di male.

E poi è bravissimo.” aggiunse Peter.

 

Benché fosse notte fonda, Lily non dormiva, era seduta sul bordo della finestra chiusa e guardava il nero del cielo puntellato di minuscole stelline luccicanti. Teneva impigliata tra le dita una ciocca dei suoi lunghi capelli rosso fuoco, la testa era poggiata sul vetro freddo ancora bagnato dalla pioggia caduta nel pomeriggio, su di esso il suo respiro regolare lasciava una leggera impronta di vapore, faceva freddo, ma la ragazza non sembrava accorgersene.

Stava per appisolarsi in quella posizione, quando una leggera melodia la colpì. Era dolce e lieve e sembrava tanto, tanto lontana. Prima lenta, poi veloce, era incredibilmente…bella.

Lily si alzò, doveva assolutamente scoprire da dove proveniva quella musica e vedere chi era tanto bravo da riuscire a suonarla in maniera così perfetta. Mise le pantofole e si gettò il mantello sulle spalle, lasciò la stanza cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare le sue compagne.

Sapeva che era proibito lasciare il dormitorio dopo un certo orario, ma la curiosità era troppo forte per essere vinta. Dovette faticare un po’ per svegliare la signora Grassa che russava beatamente nel suo ritratto, solo dopo poté addentrarsi nell’intricato labirinto di corridoi.

La musica si faceva sempre più vicina mano a mano che procedeva, girò un angolo, poi un altro e al termine di un lungo corridoio finì per trovarsi di fronte ad un vicolo cieco. La parete alla sua destra era coperta da un enorme arazzo raffigurante Barnaba il Babbeo che cercava di insegnare ad un gruppo di troll a ballare, ma in quel momento anche loro sembravano presi dalla melodia.

Non era la prima volta che Lily si trovava in quell’ala del castello, ma non ricordava che proprio di fronte quell’arazzo ci fosse una porta, non che le importasse più di tanto visto che la musica proveniva sicuramente da là dietro.

Cautamente posò una mano sulla maniglia dorata, chiuse gli occhi per assaporare quel momento magico, poi si decise a schiuderla leggermente.

Ora si che la musica invadeva completamente l’aria! Era fresca, briosa e sempre nuova, tanto che Lily non poté fare a meno di sorridere e portare una mano sul cuore, due lacrime stavano per formarsi agli angoli dei suoi lucenti occhi verde smeraldo, le sarebbe tanto piaciuto ballare.

La stanza era completamente vuota, solo in un angolo c’era un pianoforte e lì, seduto il misterioso pianista che faceva scivolare agilmente le sue dita sui tasti bianchi e neri, era completamente assorto nella sua magia.

Un passo dopo l’altro, Lily entrò nella stanza, non voleva distrarre il suonatore, non voleva che interrompesse per lei, ma non poteva fare a meno di avvicinarsi, quel suono era magnetico, c’era qualcosa che l’attirava vicino, sempre più vicino, doveva vedere il volto di quella persona.

Era sicuramente un ragazzo, si capiva da come stava composto, da come muoveva la testa a ritmo delle sue note, i corti capelli ondeggiavano, con quella luce sembravano neri.

La ragazza fece mente locale, ma erano tanti i ragazzi a Hogwarts che potevano corrispondere a quella fisionomia.

Posso chiedergli chi è, pensò Lily, dirgli che è bravissimo, ma se poi si distrae non potrò più sentirlo.

Le mani si fermarono e le note insieme ad essere. Il misterioso pianista ora era fermo nella sua posizione a fissare la tastiera.

Lily si bloccò e tornò velocemente indietro, ora che la musica era finita non voleva più farsi scoprire, probabilmente si vergognava di farsi vedere a quell’ora tarda, in camicia da notte da un perfetto sconosciuto.

Il ragazzo non si accorse di niente, si alzò e si passò distrattamente un mano tra i capelli, il cuore di Lily sussultò, non poteva essere lui! Non poteva! Quel pallone gonfiato, sbruffone non poteva essere capace di tanta bravura!

Si voltò di scatto e corse vie senza più preoccuparsi di fare silenzio, sbatté la porta violentemente e rientrò nel suo dormitorio.

Il pianista guardò in direzione della ragazza appena scappata e si avviò anche lui verso l’uscita, per quella sera poteva bastare. Si passò nuovamente una mano fra i capelli già abbastanza scombinati e fece per chiudere la porta dietro di se, ma l’occhio gli cadde su qualcosa che luccicava per terra, si chinò a raccoglierla, era un semplicissimo braccialetto.

Il ragazzo lo guardò per un attimo sorridendo dolcemente, “Evans…” sospirò e fece scivolare il gioiellino nella tasca dei pantaloni.

 

L’indomani mattina, Lily si svegliò di buon ora, non che avesse dormito molto quella notte, la testa era piena di pensieri, risuonava ancora la melodia della sera prima, non poteva essere stata eseguita dallo stesso James Potter che conosceva lei, ma non c’era nessun altro nella scuola che si scompigliava i capelli in quel modo. Si mordicchiò le unghia nervosamente, non sapeva cosa fare, non sapeva come affrontarlo, il solo guardarlo negli occhi l’avrebbe fatta arrossire come non mai.

“Lily, non scendi a colazione?” le chiese la sua compagna di stanza ridestandola dai suoi intricati ragionamenti per lo più sconclusionati.

“Ah, si” rispose, “Ora vengo.”

Il tempo di darsi una sistemata e scese in sala comune, ma la voce di James Potter la bloccò sulle scale.

“Ehi Evans!” esclamò il ragazzo, “Dormito bene stanotte?”

La ragazza non rispose, ma risalì a chiudersi in camera sua. Non ce la faceva, non ci riusciva proprio. Un bel respiro, si disse, fai un bel respiro e scendi, non era Potter quello che hai visto ieri… anzi, non hai visto niente, ti sei sognata tutto!

Ritornò sulla scalinata, cercando di non prestare attenzione ai presenti, meccanicamente portò la mano destra al polso sinistro per giocherellare col braccialetto che portava, questo era il suo modo di allentare la tensione ma, con suo grande orrore, non c’era nessun braccialetto! Eppure lo porto sempre con me, non lo tolgo mai! Pensò, bhe, lo cercherò dopo, ora devo solo preoccuparmi di questa cavolo di giornata che ho davanti.  

 

“Non credi che la Evans sia strana, oggi?” fece notare Sirius a James durante la cena, “Non ha fatto altro che guardarti per tutta la giornata!”

“Non vedo cosa ci sia di male in questo!” esclamò James compiaciuto.

“Si, ma è un po’ innaturale” disse Remus, “Voglio dire…ieri litigavate come sempre e oggi, invece, non ribatte, bensì non la smette di fissarti.

“Siete solo gelosi!”

Proprio in quel momento, la ragazza in questione fece il suo ingresso in sala grande e si andò a sedere al tavolo dei Grifondoro, un po’ distante dei Malandrini, ma vicina abbastanza per sentire cosa dicevano. Mangiò svogliatamente qualcosa che aveva nel piatto, non ci fece neppure caso, aveva fissato James tutto il tempo e anche ora, a tavola, si trovava a guardare le mani del ragazzo, cercando di immaginarsele sui tasti di un pianoforte.

James stava parlando, forse con lei, ma Lily non riusciva a sentirlo, in testa le era tornata la melodia della notte.

Evans? Evans?” la chiamò James accorgendosi finalmente dell’insistenza della ragazza, “Mi stai ascoltando?”

Lily alzò lo sguardo e incrociò gli occhi nocciola del ragazzo, arrossì leggermente e tornò a concentrarsi sul suo piatto, ma il nodo allo stomaco la costrinse a lasciare la sala prima del dolce, doveva trovare rifugio da qualche parte e, soprattutto, doveva stare lontana da James Potter!

“Mi sa che avevate ragione” disse Ramoso ai suoi amici, “Evans ha qualcosa che non va. “ E forse lui sapeva pure cosa, con un sorriso furbo portò la mano in tasca per assicurasi che il bracciale fosse ancora lì.

“Vai a suonare anche sta sera?” chiese Sirius riportandolo alla realtà.

“Già” rispose James, “Non sapete quanti incontri piacevoli si possano fare nel cuore della notte.” Lily sarebbe tornata, il dubbio l’aveva tormentata una giornata intera, non avrebbe resistito alla tentazione di sentire un’altra serenata.

 

Lily Evans si dondolava avanti e indietro sul suo letto, non solo aveva fatto la figura dell’idiota per tutta la giornata, ma aveva ancora in testa Potter e la sua musica, in più una voglia matta di risentirlo, di rivederlo seduto al pianoforte, di volare sulle sue note.

Basta, basta! Si disse tappandosi le orecchie, non ci pensare, non ci pensare! E, se non bastasse, aveva pure perduto il suo braccialetto portafortuna! Ma si poteva avere una giornata peggiore?

Si che si poteva, Lily scosse la testa, ecco di nuovo la melodia, la sentiva distintamente, non era come quella del giorno prima, questa era nuova. Ci doveva andare, non poteva farne a meno, così pochi minuti dopo si trovò di nuovo di fronte la porta, sapeva di essere una bella imprudente, qualsiasi professore poteva scovarla o Gazza, il custode, ma quella musica era così bella ed era tutta sua!

Non c’era nessuno ad ascoltarla, solo lei e il pianista lì dentro, forse Potter, ma in quel momento non le importava.

Si sedette per terra, contro la porta e vi teneva l’orecchio poggiato, non doveva chiudere gli occhi, altrimenti si sarebbe addormentata cullata dalle dolci note.

Lo so che mi senti, Evans, pensò James senza staccare le mani dalla tastiera, cosa aspetti? Entra, ti prego.

 

Era una settimana che Lily non dormiva, ogni sera negli ultimi sette giorni era scappata dal dormitorio per andare a sentire il suo concerto notturno, la mattina era sempre più distrutta, ora viveva per risentire cantare quel pianoforte. Che sia pure Potter, si disse, è maledettamente bravo!

Però doveva averne la certezza. Poteva parlarne con i suoi amici, ma Sirius Black non gli sembrava esattamente il più adatto. Remus Lupin, pensò, è un ragazzo a posto ed è amico di Potter, non credo che farebbe storie.

Pochi minuti dopo, il professor Vitious li congedò dalla lezione di incantesimi, l’ultima della giornata. 

Ora o mai più. “Lupin” disse Lily raggiungendo il ragazzo che stava per lasciare la stanza alle spalle di James e Sirius, “Ti posso parlare un attimo?”

Gli altri due ragazzi si voltarono a guardarla, lei distolse lo sguardo.

“Va bene” disse Remus e si allontanò preceduto dalla rossa.

“Non ci posso credere!” esclamò James, “Non dirmi che ci prova con Lunastorta?!”

“Non preoccuparti, amico” disse Sirius dandogli una pacca sulla spalla, “Remus non ti farebbe mai una cosa del genere…credo.

Nel frattempo, Lily aveva portato il ragazzo in un’aula vuota per poter parlare indisturbata, c’era solo da sperare che Potter e Black non li avessero seguiti.

Che volevi chiedermi, Evans?” chiese Remus posando la borsa su di un banco.

Dopo qualche attimo di imbarazzo, Lily si decise a parlare, “Bhe…” disse sedendosi sulla cattedra, dondolava mollemente le gambe e teneva lo sguardo fisso sulle punte dei piedi, “Tu…conosci bene i tuoi…ehm…amici, vero?”
Remus sorrise, da non credere, voleva parlare di James! “Direi di si, cosa vuoi sapere?”

“Ti risulta che…qualcuno…sappia suonare, non so, il pianoforte?” azzardò.

“Se non ricordo male…” disse Remus fingendosi incerto, “James mi ha accennato qualcosa, una volta.

Ecco cosa voleva sentirsi dire! Aveva ragione, era James Potter quello che incontrava tutte le notti! Da un lato la cosa le risultò molto piacevole, dall’altro era ancora incredula, infondo si trattava sempre di quel Malandrino montato e sbruffone.

Inconsapevolmente il volto di Lily si distese e un sorriso scaturì dalle sue labbra, cercò di nasconderlo al suo interlocutore.

“Ah” disse poi, “Grazie, volevo solo sapere questo.”
”Lieto di esserti stato di aiuto.” disse Lupin e andò a raggiungere i suoi amici in sala comune, prima di scendere tutti per la cena.

James era seduto in poltrona, con le braccia incrociate sul petto, teneva il broncio, Sirius era sul divano vicino; entrambi si voltarono quando Remus entrò.

“Allora?” chiese Felpato, “Che voleva?” Ramoso sbuffò.

“Voleva parlarmi di te, James” disse.

Cosa?” esclamò il diretto interessato, “E perché non ne parlava con me? O con Sirius?”

“Forse perché non sono esattamente il suo modello di bravo ragazzo, come invece è Remus. disse Felpato.

Che ti ha chiesto?” chiese James tagliando corto.

“Mi ha chiesto se ti diletti di…pianoforte.” continuò Lunastorta.

“Incredibile!” disse Sirius, “La Evans ti ha sentito!”

“E non solo” rispose James, “Viene tutte le sere, ma non si vuole mai fare vedere” nella sua voce non c’era la punta di orgoglio che uno si aspetterebbe di trovare, anzi era felice, “Stasera però, l’andrò a prendere io.”

 

Lo sapevo che era lui, si disse, lo sapevo che era lui! Stava di nuovo percorrendo quel corridoio, ora che sapeva l’identità del pianista poteva anche andargli a parlare liberamente. Ma la bellissima melodia che James stava suonando quella sera le complicava la situazione, facendole venir meno quasi tutta la determinazione.

Aprì la porta ed entrò in quella stanza oramai familiare, Potter era lì, sempre al suo posto e continuava a librare quelle note nell’aria.

James sorrise, seppur era stato per un rumore quasi impercettibile, aveva capito che Lily era appena entrata.

Perché non ti avvicini Evans?” le chiese senza smettere di suonare, “Non mordo mica, sai?”

Lily non si imbarazzò, ne si chiese come facesse il ragazzo a sapere che lei era lì, anzi era stato un sollievo che fosse stato lui a chiederle di entrare.

“Puoi sederti se vuoi.” Non la guardava, ma si fece un po’ da parte nello sgabello in modo che la ragazza potesse mettersi accanto a lui e così lei fece.

“Come sapevi che ero io?” gli chiese dopo un po’.

“Ho trovato il tuo braccialetto per terra, l’altra sera.”
”Cosa?” esclamò lei, “Perché non me l’hai restituito?”

Shh” fece James e per un qualche minuto nessuno dei due parlò.

“Sei bravissimo, lo sai?” disse poi Lily.

Il ragazzo non rispose ma sorrise chinando un po’ di più il capo sulla tastiera in modo che la ragazza non lo vedesse.

Perché fuori fai tanto lo spaccone, il super uomo…e qui…”

“Non lo so” rispose James, “Sono così e basta, qui vengo per pensare.”
”Per pensare?” chiese Lily divertita, “E a cosa?”
”Penso
…a tutto! Penso ad una bellissima ragazza, col sorriso più dolce del mondo che però non rivolge mai a me, con due occhi verdi più profondi del mare e i capelli rossi che volano nel vento nelle giornate primaverili, la ragazza che amo. si voltò a guardarla, smettendo così di suonare, “Hai ragione, sono un bambino, un bambino che cerca disperatamente di catturare l’attenzione, la tua attenzione, Lily Evans. E ora ascolta la serenata che ho scritto per te.”
Riprese a suonare, una musica ancora diversa e, se possibile, ancora più bella di tutte le precedenti.

Lily non disse niente, ma poggiò il capo sulle spalla di James e chiuse gli occhi.

“Vuoi ballare?” le chiede James, la ragazza annuì, “Non voglio che la musica finisca, però” disse.

“Non c’è problema” con un colpo di bacchetta, James incantò il pianoforte in modo che continuasse a suonare la musica che aveva cominciato, poi si alzò e porse il braccio alla sua dama.

“Ehi” disse Lily, “Questo è barare! Non è che l’hai fatto pure prima?”

“No” disse James, “Quella era tutta opera mia!”

Lily sorrise, si tolse il mantello e seguì James nel centro della stanza. I due ragazzi cominciarono a ballare, girando e rigirando, volteggiando in aria e ricadendo per terra, sorretti dalle dolci note della  melodia.

Nessuno dei due sapeva quanto tempo era passato, potevano essere dieci minuti come un’ora, ma erano felici e non gli importava d’altro.

James si fermò, tenendo sempre le mani di Lily, avvicinò a se la ragazza, la quale non si oppose neppure quando le sue labbra si fusero con quelle del ragazzo nel loro primo bacio.

“Sai” disse Lily quando si separarono, “Credo che, dopotutto, possiamo anche andarcela a prendere una burrobirra ai Tre manici di scopa!”

 

Fine

 

 

  
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