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Autore: Clovely    01/05/2011    5 recensioni
Gli occhi di Elena sono azzurri come il cielo. Quelli di Damon neri come la notte. E come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima... Elena e Damon sono tanto diversi, ma nel profondo, sono molto simili. Una fan fiction su questi personaggi, e su una storia d'amore per niente sempilce, ostacolata da vampiri millenari e legami indissolubili. Tra amore e odio, la mia storia sul malvagio vampiro Damon, e la bellissima umana Elena. Vi prego, leggete e commentate!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Light and Darkness

Capitolo 16

Qualche giorno dopo finalmente ci furono delle novità degne di nota. Anzi, molto di più.
Damon e Stefan erano usciti presto anche quel mattino, continuando le loro ricerche. Kassy invece era rimasta a casa, ma come nei giorni passati non degnò Elena di molte attenzioni. Non che alla ragazza importasse molto: approfittava di quei momenti per sentire Matt, Meredith e Bonnie. Nessuna novità da Fell’s Church.
Quel giorno, poco dopo l’ora di pranzo, Elena sentì dei passi affrettati in avvicinamento appena al di fuori del portone d’ingresso. Sapeva che Damon e Stefan sarebbero tornati a momenti, così si fiondò all’ingesso, impaziente di rivedere Damon, seguita da Kassy, che invece aveva un’espressione vigile.
I due Salvatore non erano soli: infatti Damon trascinava qualcosa con se, qualcosa di vivo. Un corpo, capì Elena senza però riuscire a distinguere niente di più nitido.
Il corpo si scuoteva con forza, emettendo gemiti soffocati solo grazie alla mano di Damon che ne tappava la bocca. Stefan sbatté con forza la porta alle sue spalle mentre Damon scaraventava il corpo su una sedia. Stefan fece appena un cenno a Kassy e la vampira tornò meno di un istante dopo con delle corde e un sacchetto.
Elena quasi non si accorse di tutto ciò, ma pochi istanti dopo il corpo era saldamente legato alla sedia, e Damon era al suo fianco e le stringeva la mano.
L’essere alzò lo sguardo sulle quattro figure che le stavano in fronte e solo allora Elena si accorse che si trattava di una donna e che era ricoperta di sangue: le colava dalla bocca, scivolando giù per il collo fino a insozzare la maglietta che era lacerata sulle maniche, lasciando intravedere dei profondi graffi. La ‘‘donna’’ emise un gemito cercando inutilmente di liberarsi, poi ringhiò, mostrando ai quattro i suoi denti affilati come lame bramanti sangue.
«Lasciatemi andare o giuro su Dio che vi stacco la testa a morsi!» Urlò la vampira con una voce tutt’altro che umana, continuando a scuotersi come un’ossessa.
Damon ridacchiò. «Non credo che Dio abbia molta considerazione di te
Il vampiro ringhiò ancora, questa volta rivolgendosi a Damon. Stefan rivolse al fratello uno sguardo corrucciato, prima di concentrarsi sulla vampira.
«Non vogliamo farti del male, vogliamo solo che collabori.»
La vampira si contrasse di nuovo, senza dare segno di aver ascoltato o di voler collaborare. Damon fece per avanzare ma sia Elena che Kassy lo trattennero.
Stefan proseguì. «Sei stata tu ad aggredire queste due ragazze, vero?»
Nessuna reazione da parte della vampira, che si ostinava a tenere la testa bassa. «Ascoltami!» Esclamò Stefan avvicinandosi di più. «Sei stata tu vero? Perché l’hai fatto?»
Silenzio.
«Dovevi esserti accorta che una delle due era una tua simile. Non sei certo sciocca. Allora perché? Ti hanno fatto qualcosa? O lavori per qualcuno?»
Stefan si avvicinò ancora di più ma la vampira scattò in avanti improvvisamente e con tanta velocità, che per poco non colpì Stefan, con la bocca spalancata e le zanne grondanti sangue. I suoi occhi fecero rabbrividire Elena tanto erano carichi d’odio e di follia. Damon se ne accorse e lasciò andare la sua mano, allontano anche Stefan, che si stava rialzando.
«Bene allora. Si fa a modo mio.» Sussurrò Damon con un sorriso diabolico sulle labbra.
«Non parlerò.» Disse la vampira con la sua voce strascicata.
Damon rise. «Vedremo.»
Fece un cenno e Kassy si avvicinò, porgendogli uno spesso guanto di cuoio. Damon lo indossò e Kassy gli allungò la busta che aveva portato con se prima, assieme alle corde.
Damon lo aprì arricciando il naso. Quando estrasse la mano guantata Elena si accorse che vi stringeva dei ramoscelli.
«Verbena!» Sussurrò la ragazza, comprendendo ciò che Damon avrebbe fatto. Ora era solo lui a fronteggiare quella vampira demoniaca, lui con il suo ramo di verbena e un sorriso diabolico.
La vampira guardò spiritata la verbena, deglutendo.
«Sai,» iniziò Damon «Abbiamo ragione di sospettare che tu lavori per qualcuno, non è vero? Credo di aver incontrato dei tuoi amici in passato. Fell’s Church ti dice qualcosa?»
Pareva proprio di sì, constatò Elena facendo un passo avanti. Sentì Stefan mormorarle di stare indietro ma lo ignorò. D’altronde dopo il loro incontro in soffitta non si erano più parlati, quindi...
La vampira sussultò, osservando Damon con profondo disgusto.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Disse Damon avvicinando ancora di più la verbena. La vampira si ritrasse.
«Parla.» Il tono di Damon era autoritario e suonava molto come un ultimatum.
Quando la vampira si morse le labbra ritraendosi cercando di sfuggire alla verbena, Damon l’avvicinò con calcolata lentezza, sempre di più, fino a quando sfiorò la sua guancia. Sembrava che la stesse carezzando con un fiore... ma non era affatto così. La verbena si lasciava dietro strisce di pelle ustionata e carne rossa viva. La vampira urlò contorcendosi e cercando di liberarsi.
«Riproviamo: chi è il tuo capo?»
«Va al diavolo!» Urlò questa con uno sguardo assatanato mentre le sue guance iniziavano a sanguinare. Ad Elena venne in mente una terribile immagine di un demone che piange lacrime di sangue. Senza accorgersene fece un altro passo avanti proprio mentre Damon avvicinava la verbena all’occhio sinistro della vampira, che urlò di dolore.
Elena poggiò la mano sul braccio di Damon, che si fermò per un istante.
«Per favore,» iniziò Elena, presa da un impeto di pena per quell’essere. Sapeva che la vampira non meritava la sua compassione visto che pochi giorni prima non avrebbe esitato ad ucciderla senza pietà. Me era più forte di lei e per di più in questo modo non avrebbero ottenuto niente se non insulti. «Per favore, sia tu che noi vogliamo evitare tutto ciò. Ti basta dirci la verità. Non ti faremo più del male.» Elena sapeva che i suoi occhi color del lapislazzuli ora sarebbero diventati grandi e lucidi mentre cercava di trasmettere fiducia alla vampira.
Si chinò di poco e la osservò, mentre Damon cercava inutilmente di spingerla indietro, voglioso di proseguire la sua lenta tortura. La vampira la osservava a testa bassa, e ora i suoi occhi erano freddi e inespressivi. Le terribili ustioni sulle guance iniziavano lentamente a guarire ribollendo, ma dovevano ancora farle male. Sotto il sangue e le ferite, Elena riuscì a scorgere l’umana che era un tempo. Non sembrava molto più vecchia di lei, forse era solo una ragazza. Forse sarebbero bastate delle parole per farla ragionare...
«Ascolta, capisco che tu...»
Ma non fece in tempo a finire. Di nuovo la vampira balzò in avanti, gli occhi che un momento prima ad Elena erano sembrati d’oro ora erano iniettati di sangue. La vampira era riuscita a liberare una mano, così cerco di afferrare Elena, ma la ragazza era già balzata all’indietro. Tuttavia la vampira riuscì a graffiarla superficialmente. Elena fece appena in tempo ad accorgersi di ciò che stava accadendo, quando Damon la spinse indietro gettandosi sulla vampira e bloccandola. Senza indugiare premette la verbena suoi suoi occhi.
La vampira urlò, contorcendosi in maniera disumana, senza tuttavia riuscire a scrollarsi Damon di dosso.
«Adesso parlerai, o giuro che te la faccio ingoiare!» Esclamò il vampiro colpendo senza pietà. «Chi è Jonathan? Tu lo conosci vero? Lavorava con te?»
Stefan allontanò a forza la mano di Damon e la vampira si passò la mano sugli occhi. Elena osservò la scena con orrore, perché al posto di essi c’erano due orbite insanguinate, le palpebre erano calate ed ora pareva davvero che stesse piangendo sangue. La ragazza si chiese se sarebbe mai riuscita a vedere di nuovo.
La vampira singhiozzò. «Jonathan... lui... era il mio compagno. Voi lo avete ucciso. Pagherete per questo.»
Damon si fece d’un tratto interessato. Finalmente ne avevano la conferma: Jonathan arrivava da qui. E la vampira era legata a lui. Questo voleva dire che doveva esserci qualcuno che aveva ordinato loro di fare quello che avevano fatto.
Elena cercò di avvicinarsi, ma questa volta Kassy la bloccò risolutamente.
«Lui voleva uccidere noi. O non lo sapevi? Ora devi dirmi perché. Chi lo ha mandato?»
La vampira tremò, il corpo in preda alle convulsioni. Il sangue era ovunque. «Nessuno.» Rispose soffocando un gemito.
«A, ma davvero?» Damon sghignazzò. Fece un cenno che la vampira non poté vedere, e Stefan le puntò un paletto di legno poco più in basso del cuore. «Ti conviene parlare.»
«Non l’ha mandato nessuno. Voleva vendicarsi.»
«Non mentire!»
Ma la vampira non disse più nulla. Gemette, imprecando e soffocando nel suo stesso sangue. Damon provò ancora e ancora, ma nulla la fece parlare, né la verbena né le minacce. Non avrebbero ottenuto altro.
«Stefan.» Sussurrò Kassy, comunicando un messaggio al vampiro. Damon gli sfilò il paletto dalle mani e lo puntò dritto al cuore della vampira.
«Avrebbe potuto finire in un altro modo.» Sussurrò, prima di sollevare il paletto e calarlo con un colpo deciso nel corpo della vampira. Quella emise qualche gemito, poi tacque. Per sempre.

***

Il resto della giornata passò rapido. Damon e Stefan si disfarono del corpo ed Elena si offrì per ripulire l’ingresso dal sangue, tanto per non essere completamente inutile. Odiava essere inutile.
E poi sembrava che Kassy non potesse restare un istante di più a contatto con del sangue. Sembrava pallida, più pallida del solito.
Quando Damon e Stefan tornarono a casa, qualche ora più tarsi, Elena aveva finito da poco di sistemare, buttando via la verbena insanguinata e tutto ciò che era rimasto nell’ingresso.
Stefan e Kassy uscirono poco dopo per andare a caccia ed Elena si ritrovò... sola.
Iniziò a salire le scale, andando alla ricerca di Damon, ma non lo trovò nella loro stanza, e nemmeno nelle altre camere del corridoio. Sconsolata si avviò nell’altra ala della casa aprendo la porta del grande bagno che dava su un terrazzo con vista sulla città. Amava quel posto, la faceva sentire a suo agio, lontana dal resto del mondo.
Damon era li, sdraiato nella vasca più grande che Elena avesse mai visto. ‘‘Jacuzzi.’’ Pensò la ragazza. Quando Elena si chiuse la porta alle spalle Damon aprì gli occhi, mettendosi a sedere. Elena sentì il suo cuore umano aumentare i battiti, perché non si era ancora abituata a Damon, in realtà. Perché era sempre il ragazzo più affascinante, misterioso e pericoloso che avesse mai conosciuto ed ora era li, a torso nudo, e la osservava con i suoi occhi profondi come l’universo, neri come la notte più oscura
«Credevo che te ne fossi andato.» Sussurrò Elena muovendo qualche passo nell’enorme stanza e sentendo i vapori dell’acqua calda posarsi sulla sua pelle. Inspirò il profumo dolce dei bagnoschiuma e delle piante che erano disseminate nella stanza.
Damon continuò a fissarla per qualche istante. «Sei sporca di sangue, Principessa.»
Elena si guardò e scoprì che aveva ragione. Aveva passato il pomeriggio a pulire l’ingresso, cercando di dimenticare lo sguardo della vampira, quando l'aveva guardata negli occhi, di dimenticare i suoi gemiti di dolore. Di dimenticare la sua tortura. E di non pensare che Damon, lo stesso Damon che ora sembrava così umano e così innocuo, non aveva esitato nel torturarla con immenso sadismo.
«Dovresti farti un bagno.» Sussurrò lui con voce suadente. Elena lo guardò e lui le sorrise, piegando gli angoli della bocca e lasciando vedere i suoi denti bianchi e affilati.
«Dovrei?»
«Assolutamente.» Assentì lui, facendole cenno di avvicinarsi. Elena non se lo fece ripetere, perché dopo una giornata come quella tutto ciò che voleva era lavarsi di dosso i ricordi, il dolore e il sangue. Si tolse maglietta e pantaloni e si lasciò scivolare nella vasca, di fianco a Damon. l'acqua calda la lambì, facendola sussurrare di piacere. Elena chiuse gli occhi, scivolando sempre più in profondità nell’acqua e nella schiuma, desiderando di restare li e dimenticare il resto.
Ma non poteva. «Le credi?» Chiese Elena, tenendo gli occhi chiusi. «Credi davvero che Jonathan volesse solo vendicarsi? Che non ci sia nessuno oltre loro due?»
Damon rimase in silenzio qualche istante, prima di rispondere. «No.»
«Nemmeno io. Finirà mai questa storia?»
«Ci stiamo avvicinando alla verità. Ogni giorno di più. Ed ora che anche lei è stata eliminata... Bè, suppongo che tra poco avremo delle novità.»
Elena non rispose. Non c’era nulla che potesse dire: Damon aveva ragione.
La dita di lui le si posarono sul collo, iniziando a strofinarlo delicatamente e con lentezza. «Non avresti dovuto avvicinarti. La tua forza persuasiva non funziona su tutti, Principessa.»
Elena si ricordò del graffio che la vampira le aveva inferto. Non le faceva più male, era solo una ferita superficiale, niente di che. Pochi istanti dopo Damon iniziò a strofinare il suo braccio, lavando via il sangue ormai secco dalla mano strofinando ogni singolo dito con una delicatezza che Elena non credeva potesse appartenere ad un vampiro. Aprì gli occhi e lo guardò.
Un vampiro che lava via il sangue? Pensò sorridendo a Damon. Il suo sguardo era terribilmente serio quando fece scivolare il braccio di Elena al suo posto, sott’acqua, scostando di poco la mano, fino a sfiorarle il fianco. Elena rabbrividì, anche se si ritrovava immersa in una vasca di acqua calda. Non poté evitare di farlo, mentre la mano del vampiro si poggiava sulla sua pancia, lieve come il tocco di un fiore. L’immagine del rametto di verbena sulla guancia della vampira riaffiorò nella sua mente. Ma la mano di Damon non lasciava dietro di se carne bruciata. Il fuoco che Elena sentiva ardere era dentro di se, e cresceva spandendosi per tutto il corpo. Si spinse verso Damon, lasciandosi cingere dalle sue braccia, sentendosi protetta, sentendosi bene. Poggiò le mani sul suo petto, facendole risalire fino al collo e poi dietro, intrecciando le dita ai capelli neri e bagnati, prima di baciarlo con dolcezza. Ma non era la dolcezza che volevano, Elena lo capiva dalle mani di Damon sulla sua schiena, che la spingevano verso di lui, sempre di più... sempre di più...
Il bacio diventò più passionale, Elena quasi non riusciva respirare, ma non le importava, non in quel momento. I loro corpi si sfioravano mentre Elena si stringeva a lui e l'acqua sembrava diventare sempre più calda, come se assorbisse il calore della loro passione, del fuoco che ardeva nei loro cuori.
Elena reclinò la testa all'indietro mentre Damon le baciava il collo, passando le labbra delicatamente sui suoi graffi, prima di risalire sul mento, sino alle sua labbra. Elena lo fermò.
Doveva dire una cosa, prima di tutto. Se la sentiva premere sulle labbra, salirle direttamente dal cuore. Sorrise, passando le mani sul viso di Damon. «Ti amo.»
Anche lui sorrise. «Anche io ti amo Principessa.»
Rimasero solo un altro istante a fissarsi: gli occhi azzurri di lei in quelli neri di lui. Il giorno e la notte. La luce e l’oscurità. Gli opposti che si appartengono indissolubilmente.
Poi la passione ebbe la meglio e quella notte, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, appartenne solo ed esclusivamente a loro e nient’altro.


Note d’autore:

Salve a tutti! E’ da un po che non aggiorno... chiedo venia!
Ne approfitto per farvi gli auguri di Pasqua anche se un poco in ritardo! xD Ah, e buon primo maggio! Uuhh... l’8 è il mio compleanno! Come passano in fretta gli anni ragazze... vabbè, ma sto divagando!
Speri vi sia piaciuto il capitolo! Forse un po strano... cioè, si parte dal sadismo puro di Damon, dalla tortura, alla passione e alla dolcezza... Hmmm... ma non sono riuscita a trattenermi, volevo regalare loro almeno un momento romantico, se lo meritano! ^__^ che ne dite, no??
Vabbè non mi pare di aver altro da dire, quindi vi saluto e... al prossimo capitolo!
E grazie a Erika e AriaSolis per le recensioni! ;)
Un bacio,
Cecy

   
 
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