Light and Darkness
Capitolo 16
Qualche
giorno dopo finalmente ci furono delle novità degne di nota.
Anzi,
molto di più.
Damon
e Stefan erano usciti presto anche quel mattino, continuando le loro
ricerche. Kassy invece era rimasta a casa, ma come nei giorni passati
non degnò Elena di molte attenzioni. Non che alla ragazza
importasse
molto: approfittava di quei momenti per sentire Matt, Meredith e
Bonnie. Nessuna novità da Fell’s Church.
Quel
giorno, poco dopo l’ora di pranzo, Elena sentì dei
passi
affrettati in avvicinamento appena al di fuori del portone
d’ingresso. Sapeva che Damon e Stefan sarebbero tornati a
momenti,
così si fiondò all’ingesso, impaziente
di rivedere Damon, seguita
da Kassy, che invece aveva un’espressione vigile.
I
due Salvatore non erano soli: infatti Damon trascinava qualcosa con
se, qualcosa di vivo. Un
corpo, capì Elena senza però riuscire a
distinguere niente di più
nitido.
Il
corpo si scuoteva con forza, emettendo gemiti soffocati solo grazie
alla mano di Damon che ne tappava la bocca. Stefan sbatté
con forza
la porta alle sue spalle mentre Damon scaraventava il corpo su una
sedia. Stefan fece appena un cenno a Kassy e la vampira
tornò meno
di un istante dopo con delle corde e un sacchetto.
Elena
quasi non si accorse di tutto ciò, ma pochi istanti dopo il
corpo
era saldamente legato alla sedia, e Damon era al suo fianco e le
stringeva la mano.
L’essere
alzò lo sguardo sulle quattro figure che le stavano in
fronte e solo
allora Elena si accorse che si trattava di una donna e che era
ricoperta di sangue: le colava dalla bocca, scivolando giù
per il
collo fino a insozzare la maglietta che era lacerata sulle maniche,
lasciando intravedere dei profondi graffi. La
‘‘donna’’ emise
un gemito cercando inutilmente di liberarsi, poi ringhiò,
mostrando
ai quattro i suoi denti affilati come lame bramanti sangue.
«Lasciatemi
andare o giuro su Dio che vi stacco la testa a morsi!»
Urlò la
vampira con una voce tutt’altro che umana, continuando a
scuotersi
come un’ossessa.
Damon
ridacchiò. «Non credo che Dio abbia molta
considerazione di te.»
Il
vampiro ringhiò ancora, questa volta rivolgendosi a Damon.
Stefan
rivolse al fratello uno sguardo corrucciato, prima di concentrarsi
sulla vampira.
«Non
vogliamo farti del male, vogliamo solo che collabori.»
La
vampira si contrasse di nuovo, senza dare segno di aver ascoltato o
di voler collaborare. Damon fece per avanzare ma sia Elena che Kassy
lo trattennero.
Stefan
proseguì. «Sei stata tu ad aggredire queste due
ragazze, vero?»
Nessuna
reazione da parte della vampira, che si ostinava a tenere la testa
bassa. «Ascoltami!» Esclamò Stefan
avvicinandosi di più. «Sei
stata tu vero? Perché l’hai fatto?»
Silenzio.
«Dovevi
esserti accorta che una delle due era una tua simile. Non sei certo
sciocca. Allora perché? Ti hanno fatto qualcosa? O lavori
per
qualcuno?»
Stefan
si avvicinò ancora di più ma la vampira
scattò in avanti
improvvisamente e con tanta velocità, che per poco non
colpì
Stefan, con la bocca spalancata e le zanne grondanti sangue. I suoi
occhi fecero rabbrividire Elena tanto erano carichi d’odio e
di
follia. Damon se ne accorse e lasciò andare la sua mano,
allontano
anche Stefan, che si stava rialzando.
«Bene
allora. Si fa a modo mio.» Sussurrò Damon con un
sorriso diabolico
sulle labbra.
«Non
parlerò.» Disse la vampira con la sua voce
strascicata.
Damon
rise. «Vedremo.»
Fece
un cenno e Kassy si avvicinò, porgendogli uno spesso guanto
di
cuoio. Damon lo indossò e Kassy gli allungò la
busta che aveva
portato con se prima, assieme alle corde.
Damon
lo aprì arricciando il naso. Quando estrasse la mano
guantata Elena
si accorse che vi stringeva dei ramoscelli.
«Verbena!»
Sussurrò la ragazza, comprendendo ciò che Damon
avrebbe fatto. Ora
era solo lui a fronteggiare quella vampira demoniaca, lui con il suo
ramo di verbena e un sorriso diabolico.
La
vampira guardò spiritata la verbena, deglutendo.
«Sai,»
iniziò Damon «Abbiamo ragione di sospettare che tu
lavori per
qualcuno, non è vero? Credo di aver incontrato dei tuoi amici
in passato. Fell’s Church ti dice qualcosa?»
Pareva
proprio di sì, constatò Elena facendo un passo
avanti. Sentì
Stefan mormorarle di stare indietro ma lo ignorò.
D’altronde dopo
il loro incontro in soffitta non si erano più parlati,
quindi...
La
vampira sussultò, osservando Damon con profondo disgusto.
«Il
gatto ti ha mangiato la lingua?» Disse Damon avvicinando
ancora di
più la verbena. La vampira si ritrasse.
«Parla.»
Il tono di Damon era autoritario e suonava molto come un ultimatum.
Quando
la vampira si morse le labbra ritraendosi cercando di sfuggire alla
verbena, Damon l’avvicinò con calcolata lentezza,
sempre di più,
fino a quando sfiorò la sua guancia. Sembrava che la stesse
carezzando con un fiore... ma non era affatto così. La
verbena si
lasciava dietro strisce di pelle ustionata e carne rossa viva. La
vampira urlò contorcendosi e cercando di liberarsi.
«Riproviamo:
chi è il tuo capo?»
«Va
al diavolo!» Urlò questa con uno sguardo
assatanato mentre le sue
guance iniziavano a sanguinare. Ad Elena venne in mente una terribile
immagine di un demone che piange lacrime di sangue. Senza
accorgersene fece un altro passo avanti proprio mentre Damon
avvicinava la verbena all’occhio sinistro della vampira, che
urlò
di dolore.
Elena
poggiò la mano sul braccio di Damon, che si fermò
per un istante.
«Per
favore,» iniziò Elena, presa da un impeto di pena
per quell’essere.
Sapeva che la vampira non meritava la sua compassione visto che pochi
giorni prima non avrebbe esitato ad ucciderla senza pietà.
Me era
più forte di lei e per di più in questo modo non
avrebbero ottenuto
niente se non insulti. «Per favore, sia tu che noi vogliamo
evitare
tutto ciò. Ti basta dirci la verità. Non ti
faremo più del male.»
Elena sapeva che i suoi occhi color del lapislazzuli ora sarebbero
diventati grandi e lucidi mentre cercava di trasmettere fiducia alla
vampira.
Si
chinò di poco e la osservò, mentre Damon cercava
inutilmente di
spingerla indietro, voglioso di proseguire la sua lenta tortura. La
vampira la osservava a testa bassa, e ora i suoi occhi erano freddi e
inespressivi. Le terribili ustioni sulle guance iniziavano lentamente
a guarire ribollendo, ma dovevano ancora farle male. Sotto il sangue
e le ferite, Elena riuscì a scorgere l’umana che
era un tempo. Non
sembrava molto più vecchia di lei, forse era solo una
ragazza. Forse
sarebbero bastate delle parole per farla ragionare...
«Ascolta,
capisco che tu...»
Ma
non fece in tempo a finire. Di nuovo la vampira balzò in
avanti, gli
occhi che un momento prima ad Elena erano sembrati d’oro ora
erano
iniettati di sangue. La vampira era riuscita a liberare una mano,
così cerco di afferrare Elena, ma la ragazza era
già balzata
all’indietro. Tuttavia la vampira riuscì a
graffiarla
superficialmente. Elena fece appena in tempo ad accorgersi di
ciò
che stava accadendo, quando Damon la spinse indietro gettandosi sulla
vampira e bloccandola. Senza indugiare premette la verbena suoi suoi
occhi.
La
vampira urlò, contorcendosi in maniera disumana, senza
tuttavia
riuscire a scrollarsi Damon di dosso.
«Adesso
parlerai, o giuro che te la faccio ingoiare!»
Esclamò il vampiro
colpendo senza pietà. «Chi è Jonathan?
Tu lo conosci vero?
Lavorava con te?»
Stefan
allontanò a forza la mano di Damon e la vampira si
passò la mano
sugli occhi. Elena osservò la scena con orrore,
perché al posto di
essi c’erano due orbite insanguinate, le palpebre erano
calate ed
ora pareva davvero che stesse piangendo sangue. La ragazza si chiese
se sarebbe mai riuscita a vedere di nuovo.
La
vampira singhiozzò. «Jonathan... lui... era il mio
compagno. Voi lo
avete ucciso. Pagherete per questo.»
Damon
si fece d’un tratto interessato. Finalmente ne avevano la
conferma:
Jonathan arrivava da qui. E la vampira era legata a lui. Questo
voleva dire che doveva esserci qualcuno che aveva ordinato loro di
fare quello che avevano fatto.
Elena
cercò di avvicinarsi, ma questa volta Kassy la
bloccò
risolutamente.
«Lui
voleva uccidere noi. O non lo sapevi? Ora devi dirmi perché.
Chi lo
ha mandato?»
La
vampira tremò, il corpo in preda alle convulsioni. Il sangue
era
ovunque. «Nessuno.» Rispose soffocando un gemito.
«A,
ma davvero?» Damon sghignazzò. Fece un cenno che
la vampira non
poté vedere, e Stefan le puntò un paletto di
legno poco più in
basso del cuore. «Ti conviene parlare.»
«Non
l’ha mandato nessuno. Voleva vendicarsi.»
«Non
mentire!»
Ma
la vampira non disse più nulla. Gemette, imprecando e
soffocando nel
suo stesso sangue. Damon provò ancora e ancora, ma nulla la
fece
parlare, né la verbena né le minacce. Non
avrebbero ottenuto altro.
«Stefan.»
Sussurrò Kassy, comunicando un messaggio al vampiro. Damon
gli sfilò
il paletto dalle mani e lo puntò dritto al cuore della
vampira.
«Avrebbe
potuto finire in un altro modo.» Sussurrò, prima
di sollevare il
paletto e calarlo con un colpo deciso nel corpo della vampira. Quella
emise qualche gemito, poi tacque. Per sempre.
***
Il
resto della giornata passò rapido. Damon e Stefan si
disfarono del
corpo ed Elena si offrì per ripulire l’ingresso
dal sangue, tanto
per non essere completamente inutile. Odiava essere inutile.
E
poi sembrava che Kassy non potesse restare un istante di più
a
contatto con del sangue. Sembrava pallida, più pallida del
solito.
Quando
Damon e Stefan tornarono a casa, qualche ora più tarsi,
Elena aveva
finito da poco di sistemare, buttando via la verbena insanguinata e
tutto ciò che era rimasto nell’ingresso.
Stefan
e Kassy uscirono poco dopo per andare a caccia ed Elena si
ritrovò...
sola.
Iniziò
a salire le scale, andando alla ricerca di Damon, ma non lo
trovò
nella loro stanza, e nemmeno nelle altre camere del corridoio.
Sconsolata si avviò nell’altra ala della casa
aprendo la porta del
grande bagno che dava su un terrazzo con vista sulla città.
Amava
quel posto, la faceva sentire a suo agio, lontana dal resto del
mondo.
Damon
era li, sdraiato nella vasca più grande che Elena avesse mai
visto.
‘‘Jacuzzi.’’ Pensò
la ragazza. Quando Elena si chiuse la
porta alle spalle Damon aprì gli occhi, mettendosi a sedere.
Elena
sentì il suo cuore umano aumentare i battiti,
perché non si era
ancora abituata a Damon, in realtà. Perché era
sempre il ragazzo
più affascinante, misterioso e pericoloso che avesse mai
conosciuto
ed ora era li, a torso nudo, e la osservava con i suoi occhi profondi
come l’universo, neri come la notte più oscura
«Credevo
che te ne fossi andato.» Sussurrò Elena muovendo
qualche passo
nell’enorme stanza e sentendo i vapori dell’acqua
calda posarsi
sulla sua pelle. Inspirò il profumo dolce dei bagnoschiuma e
delle
piante che erano disseminate nella stanza.
Damon
continuò a fissarla per qualche istante. «Sei
sporca di sangue,
Principessa.»
Elena
si guardò e scoprì che aveva ragione. Aveva
passato il pomeriggio a
pulire l’ingresso, cercando di dimenticare lo sguardo della
vampira, quando l'aveva guardata negli occhi, di dimenticare i suoi
gemiti di dolore. Di dimenticare la sua tortura. E di non pensare che
Damon, lo stesso Damon che ora sembrava così umano e
così innocuo,
non aveva esitato nel torturarla con immenso sadismo.
«Dovresti
farti un bagno.» Sussurrò lui con voce suadente.
Elena lo guardò e
lui le sorrise, piegando gli angoli della bocca e lasciando vedere i
suoi denti bianchi e affilati.
«Dovrei?»
«Assolutamente.»
Assentì lui, facendole cenno di avvicinarsi. Elena non se lo
fece
ripetere, perché dopo una giornata come quella tutto
ciò che voleva
era lavarsi di dosso i ricordi, il dolore e il sangue. Si tolse
maglietta e pantaloni e si lasciò scivolare nella vasca, di
fianco a
Damon. l'acqua calda la lambì, facendola sussurrare di
piacere.
Elena chiuse gli occhi, scivolando sempre più in
profondità
nell’acqua e nella schiuma, desiderando di restare li e
dimenticare
il resto.
Ma
non poteva. «Le credi?» Chiese Elena, tenendo gli
occhi chiusi.
«Credi davvero che Jonathan volesse solo vendicarsi? Che non
ci sia
nessuno oltre loro due?»
Damon
rimase in silenzio qualche istante, prima di rispondere.
«No.»
«Nemmeno
io. Finirà mai questa storia?»
«Ci
stiamo avvicinando alla verità. Ogni giorno di
più. Ed ora che
anche lei è stata eliminata... Bè, suppongo che
tra poco avremo
delle novità.»
Elena
non rispose. Non c’era nulla che potesse dire: Damon aveva
ragione.
La
dita di lui le si posarono sul collo, iniziando a strofinarlo
delicatamente e con lentezza. «Non avresti dovuto
avvicinarti. La
tua forza persuasiva non funziona su tutti, Principessa.»
Elena
si ricordò del graffio che la vampira le aveva inferto. Non
le
faceva più male, era solo una ferita superficiale, niente di
che.
Pochi istanti dopo Damon iniziò a strofinare il suo braccio,
lavando
via il sangue ormai secco dalla mano strofinando ogni singolo dito
con una delicatezza che Elena non credeva potesse appartenere ad un
vampiro. Aprì gli occhi e lo guardò.
Un
vampiro che lava via il sangue? Pensò sorridendo a Damon. Il
suo
sguardo era terribilmente serio quando fece scivolare il braccio di
Elena al suo posto, sott’acqua, scostando di poco la mano,
fino a
sfiorarle il fianco. Elena rabbrividì, anche se si ritrovava
immersa
in una vasca di acqua calda. Non poté evitare di farlo,
mentre la
mano del vampiro si poggiava sulla sua pancia, lieve come il tocco di
un fiore. L’immagine del rametto di verbena sulla guancia
della
vampira riaffiorò nella sua mente. Ma la mano di Damon non
lasciava
dietro di se carne bruciata. Il fuoco che Elena sentiva ardere era
dentro di se, e cresceva spandendosi per tutto il corpo. Si spinse
verso Damon, lasciandosi cingere dalle sue braccia, sentendosi
protetta, sentendosi bene. Poggiò le mani sul suo petto,
facendole
risalire fino al collo e poi dietro, intrecciando le dita ai capelli
neri e bagnati, prima di baciarlo con dolcezza. Ma non era la
dolcezza che volevano, Elena lo capiva dalle mani di Damon sulla sua
schiena, che la spingevano verso di lui, sempre di più...
sempre di
più...
Il
bacio diventò più passionale, Elena quasi non
riusciva respirare,
ma non le importava, non in quel momento. I loro corpi si sfioravano
mentre Elena si stringeva a lui e l'acqua sembrava diventare sempre
più calda, come se assorbisse il calore della loro passione,
del
fuoco che ardeva nei loro cuori.
Elena
reclinò la testa all'indietro mentre Damon le baciava il
collo,
passando le labbra delicatamente sui suoi graffi, prima di risalire
sul mento, sino alle sua labbra. Elena lo fermò.
Doveva
dire una cosa, prima di tutto. Se la sentiva premere sulle labbra,
salirle direttamente dal cuore. Sorrise, passando le mani sul viso di
Damon. «Ti amo.»
Anche
lui sorrise. «Anche io ti amo Principessa.»
Rimasero
solo un altro istante a fissarsi: gli occhi azzurri di lei in quelli
neri di lui. Il giorno e la notte. La luce e
l’oscurità. Gli
opposti che si appartengono indissolubilmente.
Poi
la passione ebbe la meglio e quella notte, per la prima volta dopo
tanto, troppo tempo, appartenne solo ed esclusivamente a loro e
nient’altro.
Note d’autore:
Salve
a tutti! E’ da un po che non aggiorno... chiedo venia!
Ne
approfitto per farvi gli auguri di Pasqua anche se un poco in
ritardo! xD Ah, e buon primo maggio! Uuhh... l’8 è
il mio
compleanno! Come passano in fretta gli anni ragazze...
vabbè, ma sto
divagando!
Speri
vi sia piaciuto il capitolo! Forse un po strano... cioè, si
parte
dal sadismo puro di Damon, dalla tortura, alla passione e alla
dolcezza... Hmmm... ma non sono riuscita a trattenermi, volevo
regalare loro almeno un momento romantico, se lo meritano! ^__^ che
ne dite, no??
Vabbè
non mi pare di aver altro da dire, quindi vi saluto e... al prossimo
capitolo!
E
grazie a Erika e AriaSolis per le recensioni! ;)
Un
bacio,
Cecy