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Autore: Deirdre_Alton    02/05/2011    1 recensioni
Galahad ripensa alla sua vita. Quando fu chiamato a Camelot da Re Artù e dovette abbandorare il monastero in cui è cresciuto, lontano dalla madre e dal padre che non gli hanno mai mostrato l'amore di cui aveva bisogno.
(Il titolo del racconto deriva da un pezzo dei Placebo "I'll Be Yours")
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31

Decisi di mettere la tunica bianca con i ricami in oro che non avevo mai indossato perchè l'avevo sempre trovata eccessiva. Volevo lasciare nella mente di tutti un ricordo vivido della serata, pensai che creare un po' di scena non sarebbe stato male.
Arrivai alla sala rotonda, mi fermai appena dentro abbracciando con lo sguardo l'intero insieme di cavalieri, alcuni seduti, altri in piedi a formare piccoli crocicchi. Vidi Mordred che parlava con Bedivere, Mordred mi notò e mi salutò alzando la mano. Preferii non avvicinarmi a lui, mi voltai cercando Galessin che venne subito a farmi i complimenti per l'abbigliamento, mi chiese se c'era una qualche occasione speciale. Io sorrisi, scossi la testa e gli dissi che avevo solo voglia d'indossare qualcosa di diverso per quella sera. Bors ci raggiunse e rimasi ad ascoltare i loro discorsi annuendo distrattamente.
Sentivo gli occhi di Mordred puntati addosso.
Dopo quello che mi aveva detto... altri pensieri avevano affollato la mia mente e la gioia immensa che avevo provato sentendo quelle parole dalle sue labbra mi sembravano quasi un bel sogno fatto tanto tempo prima. Ma le aveva dette davvero, sarò tuo padre, sarò tua madre, sarò il tuo amante, sarò tuo. Ebbi paura che le avesse dette solo preso da un entusiasmo improvviso, forse per tirarmi su il morale.
Sarò il tuo amante.
Il sangue mi salì alle guance e mi passai una mano tremante sulla fronte per spostarmi i capelli.
Sarò tuo.
Sentivo freddo.
«Galahad! Il Re sta entrando, andiamo.» La voce di Galessin mi risvegliò, annuii, lui si avviò al suo posto ma io rimasi dov'ero. Artù andò al suo scranno, tutti erano in piedi ed aspettavano il suo comando per accomodarsi. Vidi Galessin piegarsi indietro e guardami stupito. Perchè rimanevo lì? Artù si sedette e tutti i cavalieri lo imitarono, il Re si accorse di me.
«Galahad? C'è qualcosa...» non aspettai che terminasse la frase per muovermi, mi diressi alla sedia opposta a quella del Re, il seggio periglioso, mi sedetti.
Silenzio.
Mordred si alzò di scatto.
Silenzio.
Artù disse «Galahad... tu...», Bedivere batté la sua mano sinistra sulla tavola. «No! E' solo un ragazzo, è troppo...» e poi fu una confusione di voci che si sovrastavano l'un l'altra. Guardai Mordred impietrito, immobile. Sentii lontano, lontano Galessin implorare il mio nome. Il Sommo Re ordinò il silenzio.
«Galahad, vuoi spiegarci?» si girò lievemente alla sua sinistra per guardare Lancillotto che pallido mi fissava. Mordred non si era mosso.
«Devo trovare il Graal» non riconobbi la mia voce, mi sembrava quella di un estraneo. «Da quando sono arrivato qui, ho fatto un sogno ricorrente che mi ha mostrato la via.» Quale via? Sapevo solo che dovevo partire, al più presto. Domani.
I cavalieri mormorarono. «Ne ho parlato con Nimue, lei mi ha detto che deve essere fatto.»
Questo sembrò chiarire i dubbi di molti. Il Sommo Re si alzò. «Miei adorati compagni, Merlino in persona mi aveva predetto che un giorno un cavaliere sarebbe giunto per sedersi sul seggio periglioso, perchè nel suo destino era scritto il Graal.»
Guardai Mordred e mossi le labbra senza parlare. «Perdonami.» Lui puntò gli occhi su suo padre.
«Mordred, vuoi dire qualcosa?»
Silenzio.
«Galahad deve partire, se è quello che vuole.» Il tono della sua voce mi fece sanguinare il cuore di dolore.
«Partirò domani mattina» pronunciai a fatica, sentii i bisbigli dei miei vicini, così presto?, ma partirà da solo?, chi lo accompagnerà?
«Da solo, è il mio destino», avrei dovuto dire che era il volere di Dio, invece avevo usato una parola pagana.
«Non possiamo che augurarti buon viaggio Galahad, attenderemo con ansia il tuo ritorno» disse Artù dolcemente. Io mi alzai, inchinai la testa ed uscii dalla sala.
Camminai veloce verso la mia stanza, entrando mi appoggiai alla porta e mi lasciai scivolare a terra. Che cosa avevo fatto? Che ne sarebbe stato di me?
Venni scosso dalla porta presa pesantemente a pugni, mi alzai, aprii e Mordred entrò come veloce. Sbatté la porta che tremò sui cardini.
Era pallido e furente, ero certo che mi avrebbe colpito e gettato a terra.
Urlò. «E' per quello che ti ho detto oggi? Te ne vai perchè ti ho fatto inorridire? Un barbaro come me, che si dichiara! Quale orrore! Un uomo…»
«No!» urlai anch'io.
Respirava forte, per la corsa che aveva fatto, per avermi seguito…
«Hai abbandonato il consiglio? Non dovresti essere qui.»
«Stupido! Che me ne frega del consiglio e di quel branco di idioti! Ti-ho-chiesto perchè te ne parti per questo viaggio inutile! E' un'idiozia!» continuava ad urlare ed io tremavo sotto il suo sguardo.
«Perchè devo. Mordred ricordi quella volta che sono stato male, quando la Regina Morgana rubò Excalibur?» Non rispose. «Quello fu un segno, Nimue mi disse che il mio destino era questo. Sono pronto per quanto posso esserlo. Non sto fuggendo da te.» Lui non si mosse.
«Tu... dicevi sul serio oggi pomeriggio?» attesi la sua risposta.
Lui con un passo mi fu vicino, mise le sue mani sulle mie guance, abbassò il volto e le sue labbra furono sulle mie. Mi abbandonai completamente, poteva fare di me quello che voleva. Non aspettavo altro. Schiuse le labbra, oh... erano così morbide…
Non riuscivo più a stare in piedi. Abbassò le mani sui miei fianchi ed io le mie sulla sua schiena. Cademmo sul letto, Mordred armeggiò con la mia cintura mentre gli passavo le dita tra i capelli neri, mi liberò della tunica e della camicia, anche lui rimase a petto nudo e mi mancò il fiato. Sentivo il sangue fluirmi come onde nelle orecchie. Ci baciammo fino a non sentirci più le labbra, mi morse piano il collo ed io continuai ad accarezzargli la schiena, percorrendo la sua spina dorsale. Rimanemmo completamente nudi, i suoi occhi erano come due pietre scure che brillavano, mi fece voltare gentilmente, mi baciò lungo la schiena, dalle scapole alla vita e poi fu su di me, pelle contro pelle. Le sue mani ansiose mi percorsero cercando e trovando il mio piacere ed il suo.
Giacemmo poi sfiniti tra le lenzuola stropicciate, lui poggiò la testa sul mio cuore, sentii il suo respiro farsi leggero, si addormentò.
Io rimasi tutta la notte sveglio accarezzandogli la testa, vidi la prima luce del mattino da grigia prendere colore.
Era giorno.
Il giorno in cui sarei partito da Camelot e da Mordred.

   
 
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