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Autore: suzako    10/02/2006    6 recensioni
"...E anche noi, come questo sole che sanguina, morire e risorgeremo, come l'immortale fenice. Per sempre" [STORIA CONCLUSA]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Chang, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hermione era a terra, seduta, o meglio abbandonata al suolo. La lucidità l'aveva persa, ma non la rimpiangeva. I capelli erano gonfi e in disordine, ma mai come in quel momento la cosa avrebbe potuto importargli di meno. il volto pallido, con delle chiazze rosse suelle guance e gli occhi arrossati e lucidi, l'espressione sconvolta, ma la bacchetta ancora saldamente fra le mani.

"non pensare, non pensare... Non pensare!"

Era lì, semplicemente, forse aspettava o temeva l'arrivo di qualcuno.
Qualcuno che era già vicino.

<< Hermione! >>, una voce.

Ti stanno chiamando…

<< Hermione, dove sei? >>

Dove sei? Dove stai andando? Lui ti chiama, lui non è qui.
Riesci a sentire, eppure non vedi, nulla ti raggiunge veramente.
Ricordi...? Ricordi il sole di maggio che bruciava nelle tue membra, che dava fuoco agli sguardi?
Ricordi il sangue che che è caduto, per difendere per offendere?
Adesso, sotto la terra…
Campi d’erica, colori smunti e la vita è un quadro triste e bellissimo, lo guardi da lontano, fuori dalla sontuosa recinzione di cordone rosso, la guardi e per quanto ti sporgi non la puoi toccare, non potrai mai capirla, perché il pittore è morto da tempo insieme alla verità.
Ma adesso?
Adesso te ne stai rannicchiata, l’ombra che assorbe i tuoi pensieri, realtà e finzione.
Quando non è più da te stessa che vuoi essere salvata. Quando cerchi solo la fine.
E' in quel momento, che accade.

Ma non c’è più niente da fare? No? Vuoi farla finita, sì…
Allora sai cosa devi fare.
Sai cosa fare, eppure…

“fallo ora… Allevia tutte le tue sofferenze… Rivedrai il suo volto… Muori.”

Se chi te lo ordina pronuncio le parole con tanta dolcezza, non può che esser verità.
Ah, Hermione! Quante volte la disgrazia ha gli occhi brillanti e il sorriso sul volto? Quante volte l’assalitore sorride amichevolmente alla vittima, quando lo lascia entrare dalla porta più segreta?
Non ricordi più…

<< Hermione… >>, Ron Weasley si avvicinò all'amica, confuso ma rassicurato: stava bene. Doveva solo trovare Harry...

Eppure, sotto la maschera…

<< Hermione..? Cosa stai… >>, ma allora perchè era là, per terra? perchè sembrava così sconvolta? Cosa...?

“fallo…”

La ragazza prese la bacchetta in mano con un gesto rigido e deciso. Una luce incominciò a diffondersi, se la puntò alla tempia...

<< NO! Expelliarmus! >>, la voce di Ron le rimbombò come attraverso l'ovatta, ad anni luce da lei.

Ma basta così poco per ritrovarsi, anche nei momenti più bui, e non è sempre necessario vedere.

La bacchetta di Hermione scivolò via dalle sue mani, lasciandola atona e tremante fra le braccia dell’amico, che la prese per le spalle e incominciò a scuoterla per risvegliarla, e a consolarla per renderle quel risveglio meno traumatico.

<< Hermione? Hermione, ti prego, sono qui… Cos’è successo? Dov’è Harry..? >>, disse cercando di mantenere la calma.

E’ la per terra, Ron: ora l'hai visto, non è così?
Il suo corpo è là.
Eppure, lui, dov’è?

Ron fissò qualche secondo la figura stesa a terra.
Era supino, il volto innaturalmente girato, gli occhi sbarrati, privi di vita, e un rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca. La cicatrice risaltava, rossa sul volto bianco e rigido.

<< No. No, non è vero. >>, riuscì a mormorare dopo qualche secondo.

Hermione scosse la testa e riprese a singhiozzare.

<< Non è vero, capito?! E’ UNA BUGIA! NO! Non può… non… >>

E’ una bugia.
E allora, aprite gli occhi Guardate la verità in fondo al tunnel, guardate la luce e tornate a sperare.
E’ una bugia, è un’inganno.

Ron sembrò pensieroso per un attimo, le sopracciglia aggrottate..
Un attimo solo.
Quella voce. La maledizione Imperius, e poi Cho... Era difficile ragionare a mente fredda con il cadavere del tuo migliore amico di fianco, e la tua ex-fidanzata così sconvolta da aver perso la ragione. Eppure sapeva che era tutto collegato, che c'era una trama sottile e fitta come la tela di un ragno, impercettibile come il sibilo del serpente.
Prese la bacchetta, tremante, e guardò ancora una volta Hermione.
Lei, la strega più brillante di tutta Hogwarts.
E lui, chi era?

Degluttì a fatica, e gli sfuggì un ghigno.
Ebbene, avrebbe perso la faccia e l’orgoglio, oppure avrebbe ritrovato tutto.
Puntò la bacchetta contro quel corpo.
Corpo, solo un corpo.
Pensa. E' tutto... tutto così ridicolo. Non è possibile. Pensa, non è possibile.

<< Riddikulus >>, disse senza troppa convinzione.

Un fumo verdastro uscì dalla bacchetta, e non successe nulla.

Ron Weasley, colui-che-aveva-scambiato-il-cadavere-di-Harry-Potter-per-un-molliccio. Suonava bene, quasi meglio del ragazzo sopravvissuto.
Il ragazzo sopravvissuto non ce l’aveva fatta.
Non ce l’aveva fatta.

Harry Potter aveva sconfitto Voldemort, ma non ce l'aveva fatta.
Ron Weasley non era riuscito a salvarlo.
Perchè era successo? Chi aveva pianificato uno scherzo così crudele?

<< Uno scherzo... Solo... E' ridicolo... >>

<< Ron... Oh, Ron... >>, Hermione lo chiamava, tendendo le mani verso di lui. Ma non si mosse.

<< E' UNO SCHERZO, HAI CAPITO?! HARRY, SVEGLIATI CAZZO! >>, incominciò a gridare.

Un silenzio innaturale calò su di loro, interrotto solo dal singhiozzare di Hermione, che però presto andò ad estinguersi. Adesso anche Ron era seduto a terra, lo sguardo fisso: non piangeva, ma neanche aveva la forza necessaria per consolarla. Non riusciva a pensare, a fare nulla.
Fu un attimo. Lei si alzò in piedi, di scatto, in un gesto meccanico e innaturale.
Puntò la bacchetta verso il ragazzo, troppo sconvolto per fiatare.

<< Stupeficium >>, disse con voce atona.

Lo schiantesimo centrò Ron e la mandò a terra, tramortito. Cercò di alzarsi, di capire cosa diamine stava succedendo.

"Imperius...", pensò subito dopo.

Puntò la bacchetta al petto di Hermione, inspirando profondamente. Il polso gli tremava, gli occhi di lei erano vacui e rassegnati, e anche la sua vista era appannata. Poi, con un impercettibile movimento del polso, deviò la bacchetta.

<< Expelliarmus!>>, gridò.

E qualcuno cadde, Con un tonfo sordo, un'imprecazione. Il corpo di Hermione sembrò non riuscire più a sostenere il peso delle ginocchia, e caracollò anche lei.
Ron restò lì, un po' ansimante, confuso, shockato, e quel che vide, quella sera, fu ciò che lo sorprese di più.

Draco Malfoy si alzò barcollando, e lo fissò, gli occhi innietati di sangue e il volto irriconoscibilmente sfigurato: ma quei lineamenti affilati, i capelli quasi bianchi ridotti a una massa arruffata, e i pallidi occhi grigi che luccicavano sinistramente non mentivano, non poteva essere nessun altro. La bacchetta gli era sfuggita di mano, e non aveva nessuna difesa.

<< Tu! No.. E' assurdo, come hai potuto farlo...? >>

<< Fuggire da Azkaban, Weasley?! - gracchiò ghignando - ...Sai, ho usato un trucco che sicuramente avrai già sentito da qualche parte... Devo ringraziare mia madre, ovviamente, anche se sarebbe morta lo stesso, dopo lo scambio... Non ha retto, dopo la morte di mio padre... La caduta del Signore Oscuro... >>, concluse con disprezzo, continuando a guardarlo, gli occhi ridotti a due fessure.

Ron ci impiegò qualche secondo a capire, prima che i suoi ricordi lo riportassero al quarto anno ad Hogwarts: Crouch, il finto Moody e le cose che gli aveva raccontato Harry, come il figlio era riuscito ad evadere da Azkaban...
Quasi riusciva a vedere il volto pallido e sofferente di Narcissa Malfoy fare l'estremo sacrificio per il figlio, dopo aver perso anche il marito tra le mura della prigione. E sapeva perché lui era lì: vendetta.
Finalmente, la foschia e il mistero che gli avevano attanagliato la mente fino a quel momento si diradarono... Colpa sua... Era tutta colpa sua...
L'imperius su Cho, l'incantesimo sulla soffitta, lo strano comportamento di Hermione e poi... E poi...

<< Tu, pezzo di merda... Cos'hai fatto ad Harry?! L'hai ucciso! E..e.. Cho! Dov'è lei?! >>, gridò rosso in viso, con gli occhi che fiammeggiavano.

<< Ah, quella stupida donna... Ha cercato di fermarmi con uno schiantesimo, ma l'ho disarmata... Prima di torvare lui l'ho tenuta nascosta e poi... Chissà, forse l'ho uccisa! La cosa ti infastidisce? >>, continuò rotenado gli occhi, un espressione di folle malignità sul viso.

Ron lo guardò per qualche secondo, sconvolto. Arrabbiato. Triste. Furente.

<< Ti uccido... Io... TI UCCIDO! >>, mormorò follemente, arrivando a gridare, stringendogli le mani intorno al collo: voleva vederlo boccheggiare, la pelle perdere quel poco colore, le labbra diventare bluastre, gli occhi roteare e perdere la vita: voleva vederlo chiedere perdono e urlare dal dolore.

Malfoy trasalì dalla sorpresa, e senti il respiro che andava a mancare. Poi le labbra gli si incurvarono appena in un sorriso d'odio, di soddisfazione: i suoi occhi lampeggiarono.

<< Oh sì, Weasley: fallo, ora... >>, mormorò a fatica.

bastarono quelle semplici parole a ridestarlo: cosa stava facendo?
Lasciò immediatamente la presa, guardandosi le mani. Stava per fare il più grande errore della sua vita, ma si era fermato in tempo.
Malfoy non sembrava dello stesso parere: aveva recuperato la bacchetta, e massaggiatosi con le dita sporche il collo, non aspettò un secondo:

<< Crucio! >>, gridò, e Ron prese il colpo in pieno, impreparato: dolore. Dolore allo stato puro. La mente era completamente svuotata, non lasciava spazio ad altro. Solo sofferenza, aghi e fiamme fino alle ossa.

Hermione fissava la scena, atterrita: quella che Malfoy reggeva in mano non era la sua bacchetta. Era una bacchetta lunga e sottile, in ciliegio e crine di unicorno.
Cercò quella che aveva in mano pochi attimi prima, ma non riusciva a trovarla. A cosa poteva servirle, poi...? Non ne valeva la pena, non sarebbe servito a nulla... Lui non sarebbe tornato... Mai più. Mai più

"No. Io devo salvare Ron. Almeno lui. Almeno lui."

E la rabbia, l'angoscia, la tristezza e i rimpianti presero vita, e divennero fuoco. E divvennero sangue: l'ultimo incantesimo che avrebbe pronunciato, sarebbe stato per lui, per la sua vendetta.

<< Avada Kedavra! >>, urlò, con tutto l'odio, con tutto il fiato che aveva in corpo. Il suo ultimo incantesimo.

Avrebbe potuto essere quello.
O forse no.

Malfoy finì a terra, il raggio si scontrò contro una sedia, incendiandola. Qualcuno lo aveva schiantato con violenza, qualcuno che si era liberato solo pochi attimi prima, che fino a quel momento era imprigionato, a vedere la disfatta di ciò a cui teneva di più. E anche quel gesto, di certo non era per Malfoy.

<< Hermione... Non ti avrei mai permesso di finire ad Azkaban. >>, mormorò a fatica, avanzando dall'ombra in cui era sprofondato: il volto mortalmente pallido, il passo incerto e graffi sul viso.

Hermione lo guardava incredula, gli occhi brillanti per le lacrime, ma il volto era cambiato: era lei, semplicemente. Avanzò verso di lui, a passi incerti, mentre un'ultima silenziosa lacrima le scivolava sul viso. Sorrise impercettibilmente, e anche lui rispose.

E poi, dopo tanto cercarsi, dopo tanto affanno e dolore, dopo gli equivoci e gli inganni, dopo gli anni passati e le tempeste fuggite...
... finalmente, le loro mani si sfiorarono.
...

Il molliccio, che qualche secondo prima aveva la forma di Harry, incappò in Draco, che biascicava follemente parole e maledizioni senza senso: e subito esso ruotò, si deformò e modificò fino ad assumere la sembianze della Paura.

Adesso, appariva come un giovane serpeverde dai capelli quasi bianchi, i lineamenti fini e gli occhi grigi: era lui, ai tempi di Hogwarts. Loro osservavano la scena, ammutoliti. Malfoy si alzò, a fatica, tendendo le mani verso quel riflesso dell'antico splendore. Ma poi accadde: sul volto liscio incominciarono ad apparire delle screpolature, dei segni impercettibili. Il volto si allargò in un ghigno malvagio, scoprendo i denti storti e ingialliti. La pelle diventava grigia e segnata dal tempo, graffi e squarci si aprivano sul viso sul corpo, macchiando la divisa immacolata e il suo orgoglio. Poi, continuò il lento e progressivo decadimento che quegli anni avevano realmente causato: i capelli scomposti e ingrigiti, gli occhi si infossavano nella pelle che raggrinziva, mentre il corpo non obbediva più, contorcendosi e piegandosi dal dolore, fino a cadere al suolo, dove si ridusse a cenere, solo cenere.
Ecco cos'era diventato, solo polvere, un riflesso di sé stesso. E davanti alla verità, davanti alla paura, gli occhi si spensero.

Ron era rimasto dov'era, paralizzato. La sedia, in fondo alla stanza, continuava a bruciare illuminando finalmente e definitivamente l'ambiente. Vide una libreria, un baule e altri oggetti. Spense il fuoco, e poi rivolse un'occhiata disgustata a Malfoy. E a loro due.

<< Pietrificus Totalus. >>, disse puntandogli la bacchetta: il suo corpo si irrigidì e gli occhi si sbarrarono.

Poi, ancora ansimante e confuso, con gli effetti della Cruciatus che ancora si facevano sentire, si avvicinò ai due amici. Hermione era seduta a terra, con la testa chinata mentree teneva saldamente una mano ad Harry, inspirando ed espirando profondamente, conscia della lucidità ritrovata. Alzò la testa vedendolo e si alzò per andargli incontro: non ci fu bisogno di parlare: lo abbracciò, e lui ricambiò l'abbraccio nascondendo la testa fra i suoi capelli, cespugliosi più che mai, sperando che né lei né Harry notassero quella lacrima, quell'unica lacrima che scivolò silenziosamente sulla sua guancia destra, senza singhiozzi né grida, un modo per esternare tutto quel dolore e lasciare il posto a una speranza appena nata, quella sera.

E quella notte lasciava ormai posto all'aurora, il cielo color indaco si rischiarava impercettibilmente, e una luce sorgeva, lenta ma costante, come sempre, come oggi: l'alba arrivava, dopo aver toccato il fondo delle tenebre; dopo quella notte che aveva suggellato un inizio, una rinascita improvvisa scaturita da un giorno lontano, sull'espresso per Hogwarts, anni e anni fa...

 

 

  
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