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Autore: BeckyPanda    02/05/2011    1 recensioni
Mick è un chitarrista pieno di vita che, però, ha perso ogni voglia di suonare.
Gabe è il suo migliore amico, ottimo cantante che ha un sorriso micidiale.
Anne è una ragazza dagli occhi color delle nuvole cariche di pioggia e, di certo, anche lei è in tempesta.
Una chitarra, una voce, un piano.
{MOMENTANEAMENTE SOSPESA.}
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TSOYS2 Seduto su una sedia, Mick si passava una mano fra i capelli scuri, borbottando qualche cosa in direzione della porta del garage, che s'ostinava a rimanere chiusa.
-Ehi, amico, datti una calmata. Gabe arriverà, lo sai che adora il ritardo!- esclamò Thomas, che stava lucidando il suo basso.
Il ragazzo si girò verso di lui, facendo una smorfia contrariata.
-Se è per questo immagino che lui adori vedermi irritato dai suoi continui ritardi.-
Ralph, che stava strimpellando un motivetto con la chitarra, si fermò, fissando con un sopracciglio alzato l'amico.
-Sembri agitato. Che devi dire di così importante al tuo adorato amichetto?- chiese, sorridendo sarcastico.
Mick s'alzò, aprendo di scatto la porta del garage, imbattendosi così nel sorriso angelico di Gabe.
-Sono arrivato! Mi avete aspettato tanto?- cinguettò, spostando con una mano l'amico, che, per tutta risposta, gli rifilò una gomitata contro il fianco.
John s'affrettò a spostare Gabe, posizionandolo presso il microfono, ridendo.
-Mick, siediti lì e cerca di resistere. Dopo ti lasciamo Gabe, sta tranquillo.- disse il batterista, sedendosi.
Il ragazzo si lasciò cadere mollemente sulla seggiola, incrociando le gambe.
I ritardi dell'amico lo avevano sempre angosciato.
E poi aveva sentito dire una cosa, sull'autobus.
Tossicchiò, nascondendo un sorriso con la mano.
Gabe sarebbe impazzito.
Tamburellò con le dita sulla gamba, al ritmo della musica che i ragazzi stavano suonando.
Erano grandiosi, davvero grandiosi.
La passione che ognuno di loro ci metteva nel suonare il proprio strumento era evidente.
Mick sentì una fitta allo stomaco.
Gli mancava suonare, doveva ammetterlo, ma non poteva, non voleva farlo mai più.
Rabbrividì, al ricordo dell'ultima volta che aveva suonato con la band.
Era successo tutto troppo in fretta.
Stavano suonando in un locale, nel loro solito locale, quando all'improvviso un gruppo di ragazzi, forse ubriachi, forse solo con l'intenzione di fare un po' di casino, iniziò a tormentare il gruppo.
Dopo che la fine del concerto, i ragazzi erano soliti ritirarsi al bancone del bar, per bere qualcosa.
Se solo quella volta non l'avessero fatto...
Mick sentiva ancora il dolore bruciante delle ferite, come se non fosse passato poi così tanto tempo.
"Sei solo un chitarrista, non diventerai mai qualcuno. La gente si ricorda dei cantanti, non di chi come te suona questa roba..."
Quella frase gli aveva fatto più male dei colpi che aveva ricevuto.
Per il resto, il ragazzo si ricordava solamente della propria chitarra, gettata in un angolo da lui stesso.
Aveva preso la decisione di mollare tutto.
Pensò che probabilmente quei ragazzi avevano ragione, lui non era che uno sfondo.
Uno sfondo di una fotografia che avrebbe reso celebre solo il cantante.
-Amico, abbiamo finito. Che succede?-
Una voce familiare lo riscosse dai suoi pensieri.
Non s'era nemmeno reso conto d'aver chiuso gli occhi.
Sorrise, in direzione di Gabe, che lo fissava preoccupato.
-Niente, niente. Ah, devo dirti una cosa importantissima. Hai 70 euro disponibili?- chiese, mentre s'alzava dalla sedia, poggiando una mano sulla spalla del biondino che, alla domanda, scosse la testa, come scocciato.
-Mick, non ho soldi da prestarti. Non ne ho, okay? Che palle.- mugugnò, alzando gli occhi al cielo.
Il ragazzo rise, spintonando scherzosamente l'amico.
-Non ho bisogno di soldi. Sai che cosa succede tra due mesi esatti? Ne ho sentito parlare sull'autobus. Gli  Hills vengono qui a suonare.- disse, suscitando nel ragazzo di fronte a lui una gioia incontenibile.
Un'altra cosa che i due condividevano, era la passione per questa band americana che li aveva accompagnati nella loro adolescenza.
-Ci andiamo. Ci andiamo anche se non ho i soldi. Anche se dovrò lavorare. Ci dobbiamo andare, amico mio. Per forza.- esclamò il biondo, con gli occhi spalancati.
Mick rise forte, allontanandosi da lui.
-Certo che sì. Ci toccherà lavorare, già. Troveremo il modo. Vado, Gabe. Ho delle cose da fare, lo sai.-
L'amico annuì, sorridendo, mentre iniziava a mettere a posto insieme al resto della band.
Il moro sorrise, uscendo dal garage.
Adorava i suoi amici.
Infilatosi le mani in tasca, camminò in direzione del centro.
Una piccola visita al negozio di musica non guastava mai e tanto era sulla strada.
Una volta lì, la sua attenzione fu catturata da un manifesto colorato che era stato appeso ad una bacheca degli annunci, vicino all'entrata del negozio.
S'avvicinò alla locandina, incredulo.
"Vinci l'opportunità di suonare con i mitici Hills!", citava una vistosa scritta colorata di rosso.
Mick strizzò gli occhi, leggendo le piccole scritte.
Il concorso era basato sulla presentazione di al massimo tre ragazzi che avrebbero dovuto cantare e suonare una canzone della band in un video, che poi sarebbe stato inviato ad una giuria di esperti.
C'erano solo due problemi.
Mick non sarebbe tornato a suonare e non conosceva nessuno che suonava il pianoforte.
Già, perché nel video era obbligatoria la presenza di un piano.
Il ragazzo alzò le sopracciglia, scrollando poi le spalle.
L'importante era che Gabe non vedesse quel manifesto, altrimenti lo avrebbe torturato per giorni e giorni.
Entrò nel negozio, salutando con un cenno del capo il commesso che stava leggendo un libro.
-Ehi, Mick, quando torni a suonare?- chiese quello, senza troppa convinzione.
-Mai, Kev, mai.-
Il commesso borbottò qualche cosa, per poi tornare a leggere il suo libro.
Il moro scrollò la testa, cercando di non badare alle numerose chitarre presenti nel negozio.
Per la seconda volta in quella giornata, la sua attenzione venne catturata da un oggettino all'apparenza insignificante.
Un plettro blu lucido, segnato da piccole incisioni rosso fuoco.
Mick si morsicò il labbro inferiore, mentre andava a pagare l'oggettino.
Si maledisse, mentre usciva dal negozio di musica.
Visto che non sarebbe tornato a suonare, perché aveva comprato il plettro?
Una decisione immediata.
Già, era andata proprio così.
Borbottando saltò sul primo autobus, per tornare a casa.
Appena seduto, la vibrazione del cellulare gli segnalò che aveva appena ricevuto un sms.
Sibilando qualcosa fra i denti prese il telefono, leggendo il testo del messaggio.
"Devi tornare a suonare. Dobbiamo esibirci con gli Hills. Ho visto un manifesto. Domani ne parliamo.               Gabe"
La testa di Mick andò a cozzare contro il vetro del finestrino dell'autobus.
Era ufficialmente rovinato.







BeckyPanda's Space.

Eccomi qui con il secondo capitolo.
Forse, dico forse, si inizia a capire qualche cosa di più.
Certo, si capisce anche che Mick non è del tutto sano di mente e che è sempre sull'autobus.
Ma comunque.
Ringrazio le mie due mammine che hanno recensito <3
Sono contenta che vi sia piaciuta.
Beh, sono scioccata dal fatto che sono arrivata fino al secondo capitolo e, cosa ancora più assurda, arriverò anche al terzo.
Io, che non vado oltre la one-shot.
Bene, bene, ne sono felice.
Ah, altra cosa.
Ho deciso di compiere il mio suicidio, aggiornando due volte a settimana, il Lunedì e il Venerdì.
Quindi, il prossimo appuntamento sarà Venerdì 6 Maggio.
A presto, cari.
Vi voglio bene <3



   
 
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