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Autore: InstantDayDream    02/05/2011    1 recensioni
Tony Stark non è più quello di una volta e le Stark Industries nemmeno. La nave sta per andare a fondo, ma, forse, c'è un'ultima possibilità di salvezza...
Genere: Azione, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4. Justice
Stark Expo. Non ci avevo mai messo piede prima di quella sera, stranamente. Il palco dove ero in quel momento, poi, ricordavo di averlo visto in tv quando Tony aveva inaugurato il posto. Adesso era stato intitolato "Anthony Stark Memorial", in onore di chi lo aveva costruito. Indubbiamente quell'uomo era il vivente con il maggior numero di onori funebri che fosse mai esistito. Ci sembrava il posto perfetto per l'apparizione del nuovo Iron Man. La gente trepidava, si chiedeva chi sarebbe stato a guidare l'armatura, i giornali già ipotizzavano sul nuovo pilota d'acciaio - come avevano soprannominato l'erede di Tony- e io speravo solo che quello lì dentro fosse un nuovo Tony. Sul palco con me, a presentare il nuovo piano d'azione delle Stark Industries, c'era l'immancabile Colonnello Rhodes. Nonostante le luci, la gente che esultava e il generale clima di divertimento che si percepiva in giro, io e lui eravamo ancora abbigliati a lutto: in fondo erano passate solo un paio di settimane dal funerale di quello che doveva essere uno dei nostri migliori amici. Ogni tanto ci lasciavamo sfuggire qualche sorrisino di circostanza, ma per la maggior parte del tempo davamo l'idea che tutto quello ci ricordasse troppo della recente perdita da noi subita. Se il piano non avesse funzionato e le Stark sarebbero colate a picco, avevamo pur sempre un futuro ad Hollywood su cui contare, poco ma sicuro.
«E adesso» essordì Rhodey «Il momento che tutti stavate aspettando...siamo lieti di presentarvi: Iron Man!»
Applaudimmo con vigore anche noi: sapevamo che la nostra reazione avrebbe conidizionato il pubblico. Quando avrei avuto una casa veramente mia, mi sarei fatta impiantare Jarvis anche io, quel computer è la cosa migliore che un essere umano possa desiderare: ci aveva insegnato lui tutte le norme comportamentali da tenere in pubblico in quella nuova situazione. Alzammo lo sguardo verso l'alto e, con noi, lo fece tutta la gente presente nella platea. Dopo poco vedemmo qualcosa che si avvicinava e, in breve, Iron Man fu tra noi. Avevamo già chiarito che l'identità di chi era nell'armatura non sarebbe stata rivelata, per evitare l'errore commesso da Tony, ma la gente continuava ad urlare di mostrarsi. Fortuna che Tony sapeva come intrattenere una folla, anche senza togliersi quel casco.
Guardandolo mi veniva spontaneo ricordarmi che era la prima volta che vedevo Tony con quell'armatura, lo avevo incontrato troppo tardi, quando le sue grandi imprese erano già finite da tempo. Per la prima volta mi resi conto di quanta fatica potesse costare a Tony, rientrare in quell'armatura: non doveva essere facile per niente, faceva parte di un passato che faceva troppo male rievocare. Una volta, da ubriaco, mi aveva detto che nessuno si era mai interessato al vero Tony, si preoccupavano tutti del signor Stark. L'unica persona che aveva visto oltre i suoi soldi, il suo genio, i suoi doveri era stata Pepper, finchè c'era lei poteva anche accettare di dover mostrarsi un altro agli occhi del mondo. Poi Pepper era morta e lui si era ritrovato con la sua anima messa a nudo davanti a tutti ed era sicuro che non l'avrebbero accettato. Aveva ragione, nessuno aveva accettato il suo dolore e le sue debolezze, al punto che aveva dovuto inscenare la sua morte per poter ritornare a fare ciò che amava di più. Sentii un'improvvisa ondata di comprensione verso Tony, che oramai non sentivo da molto, molto, molto tempo. Alzai nuovamente lo sguardo verso Iron Man e feci un mezzo sorriso, spontaneo stavolta. Ero stata fortunata a conoscere Tony in quelle circostanze, per quanto egoistico fosse questo pensiero.
Del mio egoismo, però, riuscii a preoccuparmene solo per qualche istante, prima che mi accorgessi che Tony si dirigeva verso di me. Cercai Rhodey con lo sguardo, ma lui sembrava smarrito quanto lo ero io. Niente di tutto questo era nei piani. Tony mi porse una mano metallica che io, spiazzata, accettai. Lo guardai con aria interrogativa per qualche istante, finchè non avvertii qualcosa che mi afferrava per la vita. Aveva installato sull'armatura delle specie di ganci, che mi tenevano bloccata contro di questa.
«Mi permetta di darle un passaggio a casa signorina» disse, facendosi sentire appena attraverso l'elmo.
«No, io non credo che sia una buona ide..AAAAAAAAH!» prima che finissi la frase aveva già spiccato il volo.
Mi avvinghiai con le braccia al suo collo, serrando gli occhi. Evitavo di guardare in basso, perchè l'unica volta che lo avevo fatto mi erano saliti i conati di vomito.
«Appena mi ripoggi a terra giuro che ti ammazzo» sussurrai tra i denti.
«Andiamo ti sto offrendo un passaggio di prima qualità! Perchè devi lamentarti sempre di tutto?»
«Ti rispondo a casa....a meno che non vuoi che vomiti sulla tua bella armatura»
Evidentemente le argomentazioni gli sembrarono sufficienti, perchè smise di parlare all'istante. La mia fortuna volle che dalla Expo a casa non c'era molta distanza. Avrei potuto morire congelata, o di paura, se solo avessi dovuto fare dieci miglia in più. Non appena fui libera dalla presa dei ganci, mossi qualche passo barcollante verso la porta del balcone. Rischiai di inciampare sui tacchi un paio di volte, alla terza li tolsi lanciandoli verso Tony, sperano che gli graffiassero la vernice fresca della sua dannata armatura. Feci appena in tempo a raggiungere il bagno che cominciai a vomitare. Tutta la compassione che avevo provato per lui un attimo prima, svanì nel nulla, quasi come se stessi vomitando anche quella.
«Tutto bene?» mi domandò, entrando nel bagno.
Scossi la testa, non allontanandomi di un centimetro dal bordo del water. Fu una saggia decisione, perchè un minuto dopo ero tornata a vomitare.
«Si può sapere cosa ti prende?»
«Io-soffro-di-vertigini-razza-di-idiota!» gracchiai, con la gola che mi bruciava per lo sforzo appena compiuto.
Un'espressione di improvvisa comprensione gli si dipinse sul volto, seguita subito dopo da una di leggera colpevolezza.
«Ma tu prendi l'aereo!»
«Non so se te ne sei accorto, ma viaggiare su un aereo è un filino più sicuro che volare appesi a penzoloni alla pancia della tua armatura!»
«D'accordo un punto per te...ma quindi mi stai dicendo che....stai vomitando dalla paura?»
Annuii, mentre il solo pensiero di quel volo, mi fece ritornare lo stimolo. Mi riavvicinai al water per precauzione, ma non successe niente.
«Posso fare qualcosa per te?» mi domandò
«Un the» borbottai, alzandomi per dirigermi verso il lavandino. A metà strada mi dovette venire a sorreggere Tony, perchè le mie gambe sembravano aver deciso di ballare la tarantella da sole.
«Jarvis!» lo chiamò, mentre mi sciacquavo la bocca col collutorio.
«Signore! Per fortuna che siete tornati....hanno chiamato dal tribunale un paio di ore fa e...»
«Tribunale?» domandammo io e Tony all'unisono.
«Sì. la signorina Crys è stata citata per appropriazione illecita, deve andare a fornire dettagli sulla sua morte, domani mattina»
Guardai Tony con gli occhi sbarrati. Era quasi mezzanotte e ci serviva un avvocato per la mattina successiva. Il piano stava cominciando ad andare a rotoli.

Non ero mai stata in un'aula di tribunale prima. Credevo fosse una cosa abbastanza comune: la maggior parte della gente non viene citata in tribunale e il massimo della loro conoscenza sui processi deriva da Law and Order o dai libri di John Grisham. Avevo appreso solo in tarda nottata i dettagli del processo: a quanto pare, prima che il testamento di Tony fosse aperto, lo stato era sicuro che le Stark Industries sarebbero state lasciate al governo americano, come era nei piani, in effetti, in precedenza. Questo aveva spinto la famiglia Shield a manifestare l'intenzione di rilevare le industrie, saldando tutti i loro debiti. Peccato che poi il notaio avesse comunicato che due giorni prima di morire il signor Stark aveva cambiato idea, e che tutto passava in mano mia. Inutile dire i sospetti che la cosa suscitò e quindi Ben Shield mi aveva citato in tribunale. Anche se l'accusa era di appropriazione illecita, l'avvocato mi aveva fatto capire che probabilmente era stato fatto sospettare anche che io c'entrassi qualcosa nel suicidio di Tony. Se le cose si fossero messe male, lui avrebbe dovuto rivelare tutto. Il piano di cercare una carriera ad Hollywood non era mai stato più vicino all'essere preso seriamente in considerazione.
«Chiamo a testimoniare la signorina Crystal Rebecca Keats» disse il giudice.
Mi alzai, dirigendomi verso il banco dei testimoni. Avevo sempre la velina in testa, anche se Tony non avrebbe potuto seguire il processo: era volato in Grecia quella mattina, dove un gruppo terroristico integralista aveva messo una bomba al parlamento, doveva evitare la strage. Non ero sorpresa che il bisogno di Iron Man si fosse fatto sentire dodici ore dopo il suo ritorno, ma avrei dato qualunque cosa per saperlo accanto a me in quel momento.
«Signorina Keats» cominciò l'accusa «lei era consapevole del lascito del signor Stark?»
«Assolutamente no»
«Non le aveva mai fatto capire niente in nessun momento del periodo che avete passato a lavorare assieme?»
«No, mai.»
«Quindi non saprebbe dire cosa lo ha spinto a cambiare il testamento quarantott'ore prima di morire?»
«Me lo sono chiesto, per un istante, ma poi ho preferito chiedermi cosa lo avesse portato a morire»
«Quindi lei ignorava i propositi suicidi del signor Stark?»
«Obiezione vostro onore!» esclamò il mio avvocato «L'accusa sta facendo allusioni al fatto che la mia cliente sia coinvolta nella morte del signor Stark. È diffamazione»
«Obiezione non accolta.»
Sospirai: anche il giudice pareva essere contro di me. Lanciai un'occhiata alla giuria, sperando che almeno loro avessero lasciato un po' di posto al dubbio.
«Le rinnovo la domanda, signorina Keats»
«Nel modo più assoluto. Anzi, stesso lui mi aveva concesso una settimana di vacanza a Boston, dalla mia famiglia, in quel periodo. Come risulta agli atti, sono partita qualche ora prima che il testamento venisse cambiato»
«Le ha concesso una settimana di vacanza con l'industria che andava a pezzi?»
«Esatto. Avevamo appena avuto un litigio sull'argomento e lui ha ritenuto giusto darmi un po' di riposo per schiarirmi le idee, visto lo stress che affrontavo sul lavoro»
«Lei aveva un rapporto personale col signor Stark, oltre che lavorativo, quindi»
«Cooperando in modo così stretto è inevitabile.»
«Quindi lei andava a letto con lui?»
«Obiezione vostro onore! L'avvocato del signor Shield continua a diffamare la mia cliente con l'intento di farla sembrare un'approfittatrice!»
Il giudice guardò il mio avvocato con espressione spazientita.
«Ma è proprio di questo che è stata accusata, signor Grammer!»
Mi fece un cenno per invitarmi a rispondere. Respirai profondamente. I processi di Law and Order sembravano una barzelletta in confronto a questo.
«No. Come ho ripetuto più di una volta tra me ed il signor Stark non c'era alcun tipo di relazione sessuale»
«Ma è possibile che lui fosse attratto sessualmente da lei?»
«Ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita a disperarsi per la morte della sua compagna, nemmeno notava che ero una donna, figuriamoci se poteva essere sessualmente attratto da me!»
«Quindi lei mi sta dicendo che lui avrebbe modificato il testamento, lasciando tutti i suoi averi ad una donna, con cui non aveva alcuna relazione nè sessuale nè sentimentale, che non era una sua familiare e con la quale, per di più, aveva avuto una violenta lite a poche ore dal cambio del testamento?»
«Si è così»
«Non ho altre domande da fare. Credo non serva altro per dimostrare quanto la storia sia ridicola.»
Si andò a sedere al suo posto ed io avrei voluto fare altrettanto, ma poi fu il turno dell'interrogatorio della difesa. Quindi toccò a Ben essere interrogato da entrambe la parti. A quel punto avevamo già passato tutta la nostra giornata in aula e il processo era stato aggiornato al giorno dopo, con le arringhe finali da parte degli avvocati.
Durante il viaggio di ritorno dormii per gran parte del tempo, avevo passato la notte quasi in bianco ad organizzare la mia difesa e la giornata era stata stressante oltre ogni limite ragionevole. Quando mi svegliai ero già nel garage della casa di Tony. Entrai attraverso il laboratorio e lo trovai lì, a guardare il processo in uno dei tanti schermi che aveva aperto nella stanza. Mi lanciò una lunga occhiata eloquente.
«Com'è andata in Grecia?» domandai, sedendomi sulla scrivania, davanti a lui.
«Benissimo. Così bene, a dirla tutta, che la notizia del ritorno di Iron Man ha offuscato il tuo processo, per ora. Ma se domani il verdetto dovesse essere contro di te...»
Mi strinsi nelle spalle. Avevo fiducia nel mio avvocato. Non gli era sfuggito che la giuria era composta in gran parte da donne ed avrebbe giocato tutto sulla discriminazione sessuale, soprattutto perchè l'accusa aveva puntato molto su una possibile relazione tra me e Tony.
«Se non altro ci avremmo provato...» risposi, dopo quei brevi istanti di silenzio.
«La tua testimonianza è stata impeccabile.»
«Ho detto solo la verità, ma se non si conoscono le vere intenzioni che abbiamo, devi ammettere che suona un po' strana»
«No. Avrei lasciato tutto a te in ogni caso.»
«E per quale assurdo motivo?»
«Quando ti sei licenziata, ho capito quanto tu ci tenessi davvero alle Stark Industries, ho capito solo allora che tu ti saresti preoccupata del loro futuro, come se fossi stata una di famiglia»
Sorrisi debolmente per un attimo. Non potevo certo dire quelle cose in aula e chiedere la testimonianza di Tony era fuori discussione: avete mai visto un morto testimoniare ad un processo?
«Non hai detto del tutto la verità però...»
Lo guardai interrogativa. A quanto mi risultava la versione che avevo dato io dei fatti erano i fatti veri e propri, esattamente come li avevo vissuti io dal mio punto di vista. A parte il dettaglio sulla settimana di ferie, ma avevo pensato che dire la verità sull'argomento mi avrebbe messo in una posizione difficile.
«Sono sempre stato piuttosto consapevole che eri una donna» osservò sorridendo.
Scoppiai a ridere. Se c'era una cosa di cui avevo bisogno erano le sue battutine a diminuire un po' la tensione. Al solo pensiero del giorno dopo mi si attorcigliavano le budella.
«Se domani le cose dovessero andare male...a quanto ti potrebbero condannare?»
«Vent'anni e un risarcimento di dieci milioni di dollari» borbottai. Non mi piaceva pensare a quell'eventualità e, a giudicare dalla faccia che aveva appena fatto, non piaceva nemmeno a lui.
Si alzò e mi abbracciò, lasciandomi di sasso per dei lunghi istanti. Non era il tipo da certe manifestazioni d'affetto, Tony, mi sarei aspettata una pacca sulla spalla magari, ma un abbraccio no. Ci guardammo negli occhi per lunghi istanti, vedendo rispecchiarsi in quelli dell'altro le nostre stesse paure.
«Se domani le cose dovessero andare male....»
«Smettila di dirlo Tony. Se le cose dovessero andare male, sai cosa fare per risollevare le Stark. E dopo i vent'anni di condanna, spero che tu mi voglia ancora riassumere» sdrammatizzai.
«Sempre» anche lui stava ridacchiando.
«Ottimo. Adesso vado a letto. Domani devo essere pronta a tutto e la stanchezza non mi aiuterà»
Lui annuì e si spostò per lasciarmi passare. Cominciai a camminare verso camera mia, ma gli scalini sembravano non finire più. Su di me gravava la consapevolezza che c'era una possibilità che quella sarebbe stata la mia ultima notte lì per molto, molto tempo.

La mattina dopo l'aula mi sembrava ancora più estranea del primo giorno. Avevo paura, ma non lo davo a vedere. Beh, non che mi riuscisse difficile, visto e considerato che gran parte del mio volto era coperto. Se non altro sapevo che Tony era a casa a guardava tutto in diretta. Certo, magra consolazione visto che non potevo contare sulla sua presenza, ma era sufficiente a farmi sapere meno sola. L'avvocato dell'accusa aveva appena pronunciato la sua arringa, sostenendo che fosse impossibile ciò che avevo affermato e che nemmeno ad un bambino sarebbero apparsi plausibili i fatti come li avevo descritti e sull'evidenza che io avessi stretto una relazione con Tony al solo scopo di diventare erede, spingendolo probabilmente al suicidio. Quando fu il turno della difesa di parlare, sentii una specie di bolla di speranza gonfiarsi nel petto.
«Signori giurati» cominciò «L'accusa si è tanto concentrata sulla dimostrazione di quanto siano ridicole le motivazioni della mia cliente per giustificare la sua eredità, che gli è sfuggito di porsi una domanda: non poteva essere che, casualmente, il signor Stark abbia preso quella decisione, per il talento dimostrato dalla signorina Keats? No, assolutamente. Eppure agli atti sono stati portati i documenti che attestano che, se non fosse stato per l'intervento della mia cliente, le industrie avrebbero chiuso i battenti ben tre anni fa. Ma, ovviamente, dato che Crystal Keats è nata donna, bisogna rifarsi al vecchio pregiudizio che le donne usano solo un'arma per ottenere tutto quello che vogliono. Se fosse stato il signo Shield ad ereditare tutto questo, nessuno si sarebbe fatto domande e nessun processo sarebbe stato tenuto; ma dato che l'imputata è donna, bisogna per forza ritenere che lei abbia usato modi inappropriati per ottenere tutto. Non è credibile che sia solo una persona molto intelligente e molto talentuosa. Vogliamo davvero darla vinta al signor Shield? Siete liberissimi di farlo, ma sappiate che state incoraggiando il maschilismo in questo mondo e io non voglio credere che i cittadini americani siano convinti che una donna, al giorno d'oggi, non possa diventare proprietaria di un'immensa azienda solo grazie alla sua intelligenza ed alla sua competenza nel settore»
A me era sembrata un'ottima arringa. Non ci restava che attendere il verdetto della giuria. Stavo tremando e se ne erano accorti tutti in aula, ma non potevo farci niente: adesso che il momento si avvicinava, vidi la mia vita passarmi davanti agli occhi, i miei sogni e le mie speranza di quando ero una ragazzina ingenua...certo, non era andato tutto come previsto, ma andare per vent'anni in carcere usciva totalmente da ogni tipo di schema. Per quanto mi fossi lamentata del mio lavoro, del fatto che mi pareva di non avere nemmeno il tempo di respirare e di dover addirittura andare in bagno al posto di Tony, in quel momento mi resi conto di quanta libertà mi offrisse persino quello. Quando entrò la guardia con il verdetto stavo stritolando la mano dell'avvocato Grammer e sudavo freddo.
«Primo giurato, avete raggiunto un verdetto?»
«Sì vostro onore» rispose. Era una donna sulla quarantina, troppo sciatta per essere una donna in carriera: probabilmente era una casalinga. Mi sentii già condannata.
«La giuria si esprime a favore dell'imputata e obbliga il querelante a risarcirla di una somma di 350.000 dollari, per la diffamazione, oltre che le spese processuali»
Ci misi dieci minuti a capire che mi avevano assolta. Avevo voglia di urlare dalla gioia che mi sentivo esplodere nel petto, ma incrociai per un istante lo sguardo con quello di Ben e l'espressione che vidi dipinta sul suo volto fu il massimo che potevo chiedere.
Quando salii in macchina, per ritornare a casa, rischiai l'infarto: Tony non avrebbe dovuto essere seduto lì. Ma ero talmente contenta che non riuscii nemmeno a preoccuparmi che qualcuno potesse averlo visto in quel momento. Lo abbracciai in preda all'impulso, prima di lasciarmi finalmente andare ad un urlo liberatorio, che scandalizzò l'autista.
«E adesso cosa facciamo, direttrice?» mi domandò, ridendo a sua volta.
«Facciamo il culo alle Shield Industries, signor Stark»

Et voila! Anche il questo capitolo è stato completato :) Ammetto che non mi intendo molto della giustizia americana, ma ho fatto qualche ricerca qua e là e mi sono rifatta alle informazioni ritrovate riguardo il Massachusetts, spero che non cambi di molto anche negli altri stati!
Grazie mille a Silvia_sic1995 per la sua recensione <3 Piacerebbe molto anche a me scrivere del periodo buio di Tony, ma non so come farlo entrare nella storia =/ Credo che prima o poi scriverò una Missing Moments per risolvere il problema :D Spero questo capitolo ti sia piaciuto quanto gli altri!
Tra l'altro, prometto che dal prossimo capitolo darò un volto anche a Crys e Ben, sono due settimane che litigo con Photoshop senza riuscire a produrre niente di buono, speriamo che questa sia quella giusta!
xxx
F.
  
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