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Autore: passiflora78    03/05/2011    6 recensioni
Prendo spunto dalle note che André scrive all'inizio dell'episodio 37 di Lady Oscar, la mattina del 12 luglio 1789. Questa ff si compone di pochi capitoli, indipendenti, in cui i nostri André e Oscar attraverso il diario parlano degli ultimi avvenimenti bellissimi e terribili delle loro esistenze.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Bernard Chatelet, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti,
questa è in assoluto la mia prima ff, sono stata ispirata rivedendo il cartone, che mi ha portato a questo sito e a leggere le vs storie. spero che avrete voglia di leggere questa mia, non so ancora se sarà una one shot o se invece scriverò altri 1-2 capitoli al massimo. il protagonista e l'io narrante è l'amato André Grandier.
ringrazio in anticipo chi avrà voglia di leggere e recensire. buona lettura.



Scrivo queste note la mattina del 12 luglio 1789. Ieri il ministro Necker è stato costretto a dimettersi. E’ stato sostituito da un uomo noto per la sua decisa opposizione alla causa popolare. La folla si è radunata un po’ ovunque, ma soprattutto nel parco del Palazzo reale. Tutti hanno cercato di procurarsi delle armi. Ci sono stati degli scontri a Place Vendome, che é presidiata dagli uomini della Royal-Allemand, scontri che hanno provocato diversi feriti. C’è stato anche un morto nel giardino delle Tuileries. La città vive nella paura e nell’incertezza; l’alba del nuovo giorno che sta nascendo forse ci riserverà altri disordini e nuove violenze.
 
Approfitto per scrivere in uno dei rari momenti in cui l’occhio decide di darmi tregua e la vista è ancora nitida, o quasi. Tra poco, lo so, non riuscirò più a farlo. Dal medico non vado da un paio di mesi ormai, ma ho capito bene cosa mi succederà. Ora desidero lasciare una traccia di questi giorni convulsi, in cui gli avvenimenti si mescolano in una confusione senza tregua, per aiutarmi a identificarne a pieno la portata. 
 
Solo pochi giorni fa, io e Oscar abbiamo rischiato di morire. Non in uno scontro a fuoco o in un regolare duello a spade, cose per le quali siamo addestrati da oltre vent’anni. Siamo stati a un soffio dal trovare la morte per mano del Generale e della sua spada. Il generale Jarjayes… Non vedevo il suo sguardo tagliente infuriato a tal punto da molti anni, da quando Oscar, quindicenne superba e già capitano della Guardia reale, con la sua testa calda creava in continuazione incidenti diplomatici.
Quante volte ho visto il generale darle uno schiaffo in pieno viso, colpendola tanto forte da farla cadere. Lei però non ha mai pianto, nemmeno una volta. E’ sempre stata coraggiosa, la mia Oscar, determinata e idealista. Anche l’altra sera, quando suo padre le ha comunicato che il suo tradimento alla corona poteva essere lavato solo con il sangue, non ha versato neppure una lacrima per se stessa. Piangeva invece pensando che suo padre si sarebbe tolto la vita, dopo averla uccisa. Ma non potevo lasciare che lui spezzasse la sua esistenza per una questione di onore. Non ho pensato un secondo a quello che stavo facendo, mi sono solo scagliato su di lui: per nulla al mondo avrei lasciato che le sfiorasse un solo capello. Mi chiedo come possa aver solo pensato di privare della vita la sua stessa carne. Come può non amarla al punto da metterla sopra a qualunque cosa e qualsiasi stupido ideale cavalleresco? Come può non capire che è proprio perché il suo cuore è puro, che Oscar si sta ribellando? Nel petto di Oscar da sempre abitano gli ideali di giustizia e lealtà e oramai lei ha compreso. Ha capito che il mondo che conoscevamo, quello in cui eravamo immersi e che per lungo tempo abbiamo accettato quasi passivamente, sta cambiando inesorabilmente.
Una forza più grande di noi sta conquistando il popolo: la fame di uguaglianza, di libertà, di fraternità. E anche Oscar ora sente quella fame. Ora che è caduto il sipario che nascondeva ai suoi occhi la fragilità di questo sistema fondato sullo sfruttamento, ora che il popolo ha scelto di essere autonomo, ora anche lei sta scegliendo la libertà.
 
Fino a oggi la mia Oscar non è mai stata libera. Non lo ero nemmeno io, certo: incatenato a lei da un sentimento morboso, ma lontano da lei per rango e stato sociale. Io, che sognando di amarla proiettavo su di lei fantasie sulla donna che avrebbe potuto scegliere di essere. Una sposa, una madre, la mia sposa, la madre dei miei figli. La dolcezza, la tenerezza. Altri status, altri ruoli, che io, pensatore illuminato, sceglievo per lei, così come suo padre aveva scelto il soldato, la carriera militare, la dinastia.. E con esse solitudine, durezza, risolutezza.
Oggi, invece, siamo tutti uguali, dinanzi a Dio e agli uomini. Io non cerco più il suo amore per plasmarlo secondo la mia immagine. La amo perché non posso fare altrimenti, perché è dentro la mia anima, la mia carne e le mie ossa, perché voglio restituirla alla vita, aiutarla ad essere libera, libera di essere un comandante oppure una donna del popolo, o forse tutte e due. Libera, di sentirsi viva.
E Oscar ha capito, ormai, che ha diritto di essere ciò che vuole, di battersi per le battaglie che sente sue, di scegliere di essere uguale al popolo, ai suoi soldati. E anche a me. Il velo che ci separava è caduto per sempre, da quando il suono delle parole nobile, comandante, attendente, servo, non ha più senso per i nostri orecchi, stanchi di udirle.

Con il mio corpo l’ho protetta, minacciando il suo stesso padre, colui che l’ha generata. E l’avrei ucciso. Oh se l’avrei fatto. Per la libertà di Oscar, sì l’avrei fatto. Per salvare la vita che vale per me più della mia vita. In quel momento non importava.
“Pensi davvero che sia possibile superare la differenza di rango?” Mi ha chiesto il generale.
Sì, ho detto. Sì, e lo penso. Il rango non è niente. Non è un braccio, non è una mano, non è l’occhio che ho perso, non è cuore, non è cervello. E’ solo un’idea, che si può spazzare via, un’idea che esiste in quanto noi le consentiamo di esistere.

A quel punto il suo sguardo era ancora più pazzo. Ha blaterato di come persino i nobili debbano chiedere il permesso al re per sposarsi. E il re, deve forse chiedere permesso a qualcuno? Chi è il re? Perché è re? Di chi, è re? Non certo del mio cuore. L’unica a governare sul mio cuore è Oscar e lei lo sa. Lo ha sempre saputo, ma non voleva vederlo. Vedere il mio amore, vedere me, significava rinunciare al mondo costituito, che le avevano consegnato tra le mani.
Ci vuole coraggio. Non che manchi coraggio alla mia Oscar: è più indomita delle tigri dell’Asia... Ma ci vuole anche umiltà. E questa Oscar ha dovuto impararla.
Dopo, quando suo padre ha desistito, esasperato, Oscar ha sussurrato che si sentiva un’incapace, perché non era stata in grado di salvare i suoi soldati, né di tener testa a suo padre. Io l’avevo salvata, ha detto. E’ così? Forse, ma che importa. Quante volte sono stato un passo dietro di lei per impedire che commettesse sciocchezze o si facesse uccidere, così sprezzante del pericolo e impudente quale è? Ma allora ero il suo servo. Ora ai suoi occhi sono suo pari e lei ha capito che mi ama. Ora si concede la libertà di amarmi.
Mi ha chiesto, “Andrè, mi ami? Giuri di amare solo me per tutta la vita?” La mia Oscar.
Certo che ti amo, come sempre, fin dall’alba dei tempi e per sempre, fino alla notte profonda che prima o poi ci accoglierà. Amo i tuoi capelli dorati, il tuo corpo esile, la tua intelligenza affilata, la tua passione, la tua improvvisa crudeltà e la tua generosità senza limiti. Sento il tuo respiro, per la prima volta fuso con il mio, e non mi sazio della tua bocca di rosa. Sono quasi cieco, ma continuo a vederti, Oscar, e non ti lascio. Così come le rivolte straziano il cuore della Francia, sento che sei turbata, anche da qualcos’altro. Non riesco a capire cosa sia e tu, come sempre, non parli. Nonostante queste ombre, ora che so che ci amiamo, e sono felice, fiducioso. Resta con me, e insieme saremo come due stelle gemelle, che brillano per sempre nel cielo scuro della notte.
E’ questione di giorni: tra poco scoppierà la rivoluzione. Oscar ha scelto da che parte stare: ha scelto la libertà, l’uguaglianza, la fraternità. E io come lei. Oggi l’accompagnerò a casa Jarjayes, forse per l’ultima volta. Poi sarà il tempo di combattere. Spero solo che il mio occhio non mi tradisca, o non saprò aiutarla. Eppure, non posso andarmene: in ogni caso sarò accanto a lei, e non più un passo dietro di lei. Cammineremo insieme, verso un mondo migliore.
 
  
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