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Autore: csgrobby    03/05/2011    0 recensioni
Simone aveva ancora sei anni quando, ogni mattina, la mamma lo accompagnava a scuola tenendolo per mano. La sveglia suonava sempre troppo presto. La scuola era lontana da casa: 7654 passi partendo con il piede destro, Simone li contava tutte le mattine con precisione chirurgica...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Simone aveva ancora sei anni quando, ogni mattina, la mamma lo accompagnava a scuola tenendolo per mano. La sveglia suonava sempre troppo presto. La scuola era lontana da casa: 7654 passi partendo con il piede destro, Simone li contava tutte le mattine con precisione chirurgica. I primi passi erano per lui quelli più piacevoli: non solo riusciva a concentrarsi per dare ritmo al movimento ma teneva perfettamente a mente i passaggi, che ancora mancavano, per finire la sua piccola marcia. I primi metri erano per Simone ricchi di cose da vedere e d’ascoltare. C’erano i semafori che cambiavano colore tutte le mattine allo stesso modo, e c’erano i palazzi che a quell’ora sembravano un po’ più grigi e sempre un po’ più alti. Ascoltava attento le voci dei passanti e i rumori ancora solo accennati del traffico cittadino. Con impeccabile diligenza manteneva salda la stretta alla mano di sua madre. Lei, tutte le mattine mentre lo aiutava ad infilare il cappotto, gli ripeteva lo stesso ritornello : << Simone mi raccomando, appena siamo in strada tienimi la mano forte forte, non lasciarmi >>. Fosse stato per lui non l’avrebbe lasciata mai, e si domandava quindi perché ogni mattina doveva sciogliere quel nodo d’amore per entrare in classe. A 3987 passi iniziava a salirgli l’ansia. La scuola si avvicinava e le sue percezioni si concentravano tutte sul momento in cui avrebbe dovuto lasciare la presa sicura di sua madre ed entrare in quel casino di posto, troppo grande per essere il posto dei bambini. Meno tre, meno due, meno uno. Salire sul primo gradino era lo scoglio più duro d’affrontare. Il resto sarebbe stato tutto in discesa. Bastava evitare certi posti e certi incontri, guardarsi intorno e cambiare subito corridoio alla vista delle facce di Tommy, Davide e Andrea. Erano loro che più lo preoccupavano. Lo prendevano sempre in giro per via della sua altezza e dei suoi capelli, ne aveva pochi. Era tutta fronte fino quasi a metà testa, poi cominciavano a vedersi pochi fili colorati di castano. Ed era basso, il più minuto della 1°C. Tommy, Davide e Andrea erano di quarta e si sentivano i più “ fighi ” della scuola. Quando era l’ora di andare in giardino organizzavano sempre partite di calcio, dalle quali Simone era sempre escluso o al massimo immobilizzato a fare il portiere. Peccato che non beccasse un pallone. Quella mattina superato lo scoglio del primo gradino filò dritto in aula passando per il corridoio semi-vuoto. La maestra Lucrezia stava seduta alla cattedra. Lezione di geografia, la meno preferita da Simone. Non capiva niente di quei posti raccontati dalla maestra. Si domandava perché la studiassero la geografia se poi non potevano andare a vederli tutti quei fiumi, quei laghi e quelle montagne. La maestra Lucrezia pure gli piaceva poco per via delle sue palpebre pitturate di verde mela e per le labbra talmente rosse che sembrava stessero per bruciare. Quando finalmente il suono della campanella interruppe la lezione, la maestra Lucrezia smise di parlare e assegnò qualche compito da fare a casa. I compagni di Simone iniziarono a tirare fuori le merende e a godersi l’intervallo. Simone era intenzionato a restarsene tranquillo al suo banchetto, e contare i minuti che mancavano a riabbracciare sua madre, quando tutto d’ un tratto iniziò a sentire un piccolo fastidio: un pizzicore sul basso ventre che aumentava di secondo in secondo dimostrando tutta la sua urgenza. Sbarrando di colpo gli occhi Simone realizzò cosa gli stava succedendo: gli scappava la pipì. La situazione era tragica. Non gli era mai capitato di dover andare al bagno di scuola. Non voleva andarci, sapeva che certamente avrebbe incontrato per i corridoi Tommy, Davide e Andrea o peggio se li sarebbe ritrovati nel bagno. Si alzò piano dalla sedia e andò dritto a chiedere alla maestra Lucrezia il permesso di uscire. Il bagno era lontano solo 37 passi, li percorse lentamente mentre sentiva che il pizzicore oramai bruciava per essere espulso. C’era quasi, poteva vedere già la porta bianca dell’ingresso al bagno dei maschi, quando dritti di fronte a lui sbucarono l’angolo del corridoio Tommy, Davide e Andrea. Un momento e si resero subito conto della sua presenza. Li vide ghignare e comincio a correre dalla parte opposta. Veloce prese il corridoio alla sua destra e incontrò le scale che portavano al terzo piano. << Queste sono le scale del 3° piano. È vietato salirle perché sono pericolanti >> ricordò in un lampo quel primo giorno della prima elementare le parole della maestra Lucrezia mentre facevano il consueto giro di visita della scuola. “ Pericolanti e vietate ” borbottava a mezza voce Simone prima d’iniziare a salirle alla massima velocità certo che lì, al terzo piano, sarebbe stato finalmente al sicuro. Un piccolo atrio e una piccola porta, la spalancò lentamente e poi piano entrò nella stanza proibita. Era al terzo piano. Un po’ di paura mista a curiosità iniziò a invadere la sua mente. Poi mise a fuoco: scaffali alti e piene di carte affollavano quello che doveva essere un ripostiglio. Banchi vuoti e sedie rotte. Su una di questa c’era poggiato un vecchio telescopio. Simone si stava addentrando curioso nella grande stanza quando all'improvviso << Simone Simone svegliati! >> . Una voce in lontananza e poi una stretta sul braccio. Simone apre lentamente gli occhi e vede il volto sfocato della mamma che lo chiama a distanza ravvicinata. << Simone, svegliati! >> mette a fuoco e percepisce un calore strano sotto le coperte, un calore che sa da bagnato. << Mi sono solo fatto di nuovo la pipì addosso >> pensa Simone alzando lentamente la testa dal cuscino.
  
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