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Autore: essie    03/05/2011    11 recensioni
Durante il funerale della prozia centocinquenne che Bella non ha mai conosciuto, succede qualcosa di incredibile: le appare una ragazza bellissima, diafana, vestita con l'accurata eccentricità degli anni Venti, che reclama a gran voce una collana.
Chi è questa ragazza? Di quale collana parla? Come mai solo Bella riesce a vederla?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Non ho niente da dire, a pare che spero che l'idea per questa storia - e, naturalmente, il primo capitolo - vi piaccia così come piace a me. Ovviamente i prossimi saranno più lunghi, questo è solo un capitolo di presentazione. Non so come l'idea mi sia venuta... anzi, lo so. L'idea l'ho presa dal libro "La ragazza fantasma" di Sophie Kinsella. Infatti questo capitolo somiglia molto ad una parte del primo del libro =) E non sarà l'unico, anche se la fanfic si discosterà abbastanza da esso, in futuro.

Buona lettura =)

 

Capitolo 1

 

Premetto che io odio mentire. Non mi piace per niente, davvero, ma spesso devo farlo. Per il bene dei miei genitori, dei miei amici e di tutte le persone cui importa di me.

Insomma, se i miei genitori avessero solo un’idea della mia reale situazione - soldi, lavoro, vita sentimentale, bollette – gli verrebbe un infarto, e di chi sarebbe la colpa? Mia, naturalmente.

Charlie e Renèe sono qui da meno di dieci minuti e io ho già detto le seguenti bugie:

1)      Sì, avrò un aumento a breve. Sono così fiera di me stessa!

2)      Ho appena finito di leggere il nuovo libro di Nelson Mandela. È stato molto illuminante, davvero magnifico.

3)      Certo che so cucinare, mamma, è solo che mangiare pizza e yogurt all’albicocca è più rapido. Sì, bevo un litro d’acqua al giorno.

4)      Papà, quella cravatta è davvero alla moda!

5)      Ovviamente ho ascoltato il cd che mi avete regalato a Natale.

6)      Sarà fantastico rivedere i parenti. Non sto più nella pelle.

 

Sei bugie – senza contare quelle sulla giacca della mamma – e non abbiamo toccato neanche l’Argomento.

‹‹Bella, sei pronta?››

Esco dalla mia camera saltellando malferma su una gamba, infilando la scarpa al piede sinistro. Mi appoggio al muro e faccio lo stesso con il destro, guardandomi poi allo specchio mentre mi liscio il vestito nero.

Nella mia famiglia il nero non dona a nessuno. La mamma indossa un tailleur nero con le spalle imbottite e strani bottoni di metallo che la infagotta da morire; papà un completo nero opaco; ed io un vestito al ginocchio e le scarpe col tacco che ho messo per il colloquio di lavoro quasi un anno fa.

Mi lascio cadere sul divano con uno sbuffo. ‹‹Ma devo proprio venire anche io?››.

‹‹Bella!›› esclama la mamma in tono di rimprovero. ‹‹Era la tua prozia. Aveva centocinque anni››.

Continua a ripetere che la prozia aveva centocinque anni, sicuramente perché è l’unica cosa che sa di lei.

‹‹E allora? Io non la conoscevo, non l’ho neanche mai vista›› ribatto.

‹‹Zio Aro con la zia e tua cugina ci vanno›› s’intromette Charlie, conciliante. ‹‹Nemmeno loro la conoscevano››.

“Aro” è la sigla di nome, secondo nome e cognome dello zio. Ormai tutti lo chiamano così, probabilmente perché non ricordano il suo nome vero. Io, ovviamente, seguo il loro esempio: per me è sempre stato zio Aro.

‹‹Tutti mi chiederanno della cosa›› mormoro fissando il tappeto.

‹‹Ma no! Nessuno accennerà alla cosa, tesoro››

‹‹Ehm… a proposito…›› dice papà, esitante. ‹‹Come stai?››.

Deglutisco. ‹‹Sto bene››.

‹‹Ottimo!›› sorride incerta Renèe. ‹‹Sapevo che avresti superato… la cosa››.

I miei genitori non dicono più “Mike” a voce alta per il semplice fatto che io iniziavo a singhiozzare disperatamente appena sentivo il suo nome. Adesso ci riferiamo alla nostra relazione – ormai conclusa – chiamandola “la cosa”.

Otto mesi. No, non ci devo pensare. Però… otto mesi! Otto mesi insieme. Il suo volto appare chiaro nella mia mente e per un istante mi si mozza il respiro. In ritardo, mi accorgo di avere gli occhi lucidi.

‹‹Bella››. Papà si è accorto di tutto. ‹‹Bella, lo so che questo è un periodo difficile per te. Però sono passati quasi due mesi. Sei una ragazza bellissima, dentro e fuori. La vita…››.

Oh, no. Adesso mi dice che la vita è come una scala mobile.

‹‹Papà›› lo interrompo ‹‹sto bene. Ne sto uscendo. Datemi un po’ di tempo››. Mi alzo in piedi e sorrido. ‹‹Andiamo a quel funerale, adesso››.

‹‹Come si chiamava la prozia, Charlie?›› la mamma cambia subito argomento con un sospiro sollevato.

Lui ci pensa un secondo. ‹‹Alice›› dice infine, mentre prendo la borsa. ‹‹Alice Brandon››.

Fuori è una giornata di sole meravigliosa, e mi tocca rovinarmela con un’orribile riunione di famiglia per una persona morta a centocinque anni. A volte la vita fa davvero schifo.

 

 

Naturalmente, fatemi sapere cosa pensate di questo primo capitolo/presentazione della storia.

*corre dietro il divano*

 

:***

S.

 

   
 
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