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Autore: GreenNightmare    03/05/2011    3 recensioni
La vita. I problemi. La rabbia.
Le feste. Le sbronze. Le fughe.
2011. Una nuova generazione di punk fiorisce al Gilman, piena di voglia di urlare, di pogare, di scandalizzare la società perbenista che li circonda e sembra volerli soffocare.
Loro sono Sallie, Joe e Larry. E poi Joey. E poi Ramona ed Estelle-Desirée, Max, Travis e Cole. I Green Day e gli Emily’s Army.
Questa è la storia raccontata in prima persona da lei, Sallie Sander, quindicenne punk che sfugge alle grinfie di una vita che teme e rincorre invece le sue chimere e la sua libertà. E poi, incappa nell’amore.
E poi fugge, inciampa, si rialza, va sempre avanti. Perché, come le hanno insegnato tre persone particolari,
non è finita finché non sei sottoterra.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono rimasta lì a Berkeley per  tutta la mattina. Ad un certo punto mia madre mi ha chiamata sul cellulare, terrorizzata e allo stesso tempo incazzata nera perché non sapeva più dove fossi finita dalla sera prima. Ho tentato di rassicurarla dicendole che ero rimasta a dormire da Joe e che ero tornata a Berkeley dopo la scuola (ah, si, la scuola, certo) , ma mi sa che non ci ha creduto tanto. Così ho finto di non sentirla più al cellulare e le ho sbattuto il telefono in faccia, sotto lo sguardo divertito (e un po’ preoccupato, nel caso di Adrienne) della famiglia Armstrong.
 
“Uhm, Sallie, sei sicura di non dover tornare a casa…?” ha chiesto Billie Joe, dubbioso.
“Non far finta di essere una persona responsabile, non ci crede nessuno” ho ridacchiato. “Comunque, non avevi una sorpresa per me?”
“Ah, già.” Ha detto. “Dobbiamo aspettare Tré.”
“Questa cosa coinvolge anche Tré? Oddio, sono già preoccupata.”
 
Dopo qualche minuto abbiamo sentito uno stridio di gomme sull’asfalto e un gran fracasso, come di qualcosa che si schianta contro un grosso pezzo di ferro. Siamo corsi fuori e abbiamo visto la macchina di Tré, piantata in mezzo a un ammasso di ferraglia accartocciato che una volta doveva essere la porta del garage di casa Armstrong. Sul vialetto, ancora le impronte delle gomme. Tré Cool è uscito senza scomporsi dall’auto, dando a malapena un’occhiata al disastro appena combinato. Si è semplicemente tolto una ciambella mezza mangiata di tasca e ha cominciato a mangiucchiarla con calma assoluta, leccandosi le dita macchiate di glassa sciolta.
 
“Ma vaffanculo Tré! Che cazzo hai fatto?” ha strillato Adrienne, gli occhi fuori dalle orbite.
Billie Joe si è limitato a scuotere la testa mormorando “fottuto coglione”.
Io, Joey e Jakob, invece, stavamo letteralmente morendo dal ridere. Tré ha dato un altro morso vorace alla sua ciambella.
“Calmi, che potrete comprarne altre trentamila di quelle porte del cazzo! Potete comprarvi un’intera fabbrica di quelle cazzo di porte! Potete comprarvi il paese dove le costruiscono!”
Adrienne ha alzato gli occhi al cielo.
“Lasciamo perdere” ha mugugnato Billie Joe. “Sallie, sali in macchina di Tré. Venite anche voi, ragazzi?”
“Che palle, papà. L’abbiamo già visto trecento volte.” Ha sbuffato Jake.
“Io ora devo uscire con Mona, Cole, Travis e gli altri” ha detto Joey “Sal, andiamo a Christie Road. Dopo ci raggiungi là?”
“D’accordo.”
“Va bene, allora andiamo!” ha esclamato Tré, dirigendosi allegramente verso il posto di guida, ma Billie Joe gli si è parato davanti.
“No.” Ha detto soltanto, e il suo tono era estremamente minaccioso.
 
 
Poco dopo, Billie Joe ha frenato davanti a un basso edificio grigio squadrato. Mike ci aspettava là davanti. Una volta scesi dalla macchina, li ho seguiti all’interno dell’edificio, incuriosita.
Dentro era pieno di corridoi bui su cui si affacciavano una moltitudine di porte bianche. Ne abbiamo superate un bel po’ prima di aprirne una. Siamo entrati in una grande stanza bianca e luminosa, piena zeppa di computer e televisioni e di ragazzi che ci lavoravano. Sui vari schermi scorrevano le immagini di quello che sembrava un concerto dei Green Day.
 
“Salve, ragazzi” ha esclamato Mike.
Gli uomini, saranno stati una decina, hanno fatto vari cenni di saluto.
“Sallie, ti presento Mark” mi ha detto Billie Joe, portandomi davanti a un uomo in canottiera con i capelli lunghi legati in una coda e le grosse braccia piene di tatuaggi. “Lui è il regista capo, qui”
Non capivo di cosa stesse parlando, ma strinsi comunque l’enorme mano di quel tipo.
“Piacere”
“Ciao tesoro” ha mugugnato lui, ritornando immediatamente con gli occhi allo schermo del computer. “questo stronzo non vuole funzionare, cazzo!”
“Vedi, Sal” ha cominciato a spiegarmi Mike. “Questa è la sala di regia del nostro prossimo live album, che uscirà questo marzo… Dobbiamo ancora decidere come chiamarlo.”
“Non ci vuole niente di troppo scontato, ma il titolo deve sottolineare la gran figata che è stato il nostro ultimo tour, la sua grandezza, insomma.” Ha aggiunto Billie Joe.
“E io, in tutto questo, a cosa vi servo?”
“Ti piacerebbe aiutarci a scegliere le tracce da mettere nel cd e un titolo adatto?”
“Cazzo si!!!” ho esclamato entusiasta.
 
 
Così, dopo un paio d’ore di lavoro, risate, grandi incazzature (da parte di Mark), imprevisti causati da Tré Cool (si è fatto prendere a schiaffi da un paio di signorine, niente di strano) e innumerevoli lattine di birra, siamo giunti a un’ottima traccia per il cd. Il titolo però non ci veniva. Ho promesso di pensarci intensamente. Dopodiché, Billie Joe mi ha accompagnata a Rodeo, a Christie Road.
Lì c’erano gli Emily’s Army, Joe, Larry, Ramona ed Estelle Desirée. 
“Hey, ragazzi!”
“Ciao, Sal!”
“Allora, ti è piaciuta la ‘sorpresona’?” ha esclamato Joey ironicamente.
“Si, tantissimo.” Ho risposto in tono di sfida, guardandolo storto.
“Immagino sia stata un’esperienza da sogno… Quasi paragonabile ad avere un unicorno rosa tutto tuo!”
“Non fa ridere.” Ho scosso la testa esasperata.
“Sei insopportabile, Joey” ha osservato Ramona.
“Davvero” ha convenuto Estelle.
“Come siamo suscettibili… Scommetto che è stato meraviglioso.” Ha detto Joey con uno sbadiglio.
“Certo.” Ho risposto seria. “Quasi come una bella scopata.”
“Mmm. Meraviglioso come scopare.” Ha detto Joe “avrei voluto esserci, caz…”
“Zitto!” ho esclamato, e tutti mi hanno guardata come se fossi pazza. “Cos’hai appena detto?”
“Che avrei voluto esserci anch’io” ha detto Joe, perplesso.
“No. Prima.”
“Che sarebbe stato meraviglioso come scopare?” ha detto Joe, ancora  confuso.
“Meraviglioso come scopare. Joe. Lo sai che sei un fottuto genio?” ho esclamato abbracciandolo. 

  
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