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Autore: Ulisse85    03/05/2011    8 recensioni
Era una buona notte per morire. Lucilla dopo essersi rigirata nel letto per ore si era rivestita, shorts e una maglietta e si era messa in macchina.
Aveva guidato a lungo....
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una buona notte per morire.
Lucilla dopo essersi rigirata nel letto per ore si era rivestita, shorts e una maglietta e si era messa in macchina.

Aveva guidato a lungo, o forse nemmeno tanto.

All’inizio aveva visto delle altre macchine, sulla corsia opposta, che rientravano verso la città, ma negli ultimi minuti più niente, deserto. Si era fermata ed era scesa.

L’aria calda satura di umidità riempiva la distanza che separava la terra dalle stelle, e la circondava in un indesiderato abbraccio.

Si stese sull’erba lievemente umida, con le braccia e le gambe larghe per non farsi caldo da sola.
La maglietta leggera le aderiva alla schiena sudata.

E guardò alle stelle.

Il cielo visto da dentro la città non era così luminoso, non era lo stesso.

A 27 anni si stava finalmente per laureare, va be’ quasi…: le mancavano un paio di esami. Ma era stanca.

Non era più sicura che ce l’avrebbe fatta, non era nemmeno più sicura di volerlo fare.
Non le sarebbe mancato lo studio ossessivo di mattoni filosofici, ma la rassicurante routine spiegazione - studio - esame, probabilmente si, le sarebbe mancata.

Era un po’ di tempo che non sentiva le sue amiche “storiche”, erano anche loro in periodi caldi di studio, e all’improvviso le mancavano.

Forse perché le città anche si erano svuotate, perché tutti parlavano solo di vacanze, e per lei non era tempo, perché era stressata, o preoccupata, o forse semplicemente resa insofferente dal caldo appiccicoso, da quel cielo di un bianco così invadente.

Erano giorni che il caldo aveva sbiadito il cielo. E i suoi propositi.

Ultimamente le sfuggiva il senso delle cose, perfino delle cose che lei stessa faceva. Qual’era lo scopo, il fine, erano importanti? Aveva perso il ritmo, il filo della sua vita?

Le stava sfuggendo qualcosa di madornale e importante, che tutto il resto del mondo aveva colto?

O forse niente era importante.

Ma era troppo stanca per pensarci.

E il dramma era che non dipendeva in realtà da niente di oggettivo, contro cui poter combattere, era un suo stato mentale:era stanca…. Persino di riflettere o di cercare di riordinarsi le idee.

La forza di inerzia si stava fermando e lei era bloccata in quel caldo, su un prato situato chissà dove, stesa su un pendio in mezzo all’erba, a guardare il cielo illuminato di stelle lontane e distaccate, in mezzo ad una natura leopardianamente indifferente e meccanica.

Era sicura che se avesse chiuso gli occhi e si fosse lasciata andare non si sarebbe addormentata, ma si sarebbe semplicemente spenta, per poi entrare a far parte di quell’impersonale paesaggio.

Ma non riusciva a scuotersi.

Un delicato e inaspettato soffio di vento le accarezzo il viso, scostandole un ciuffo di capelli sudati dalla fronte e facendole piacevolmente rabbrividire la pelle delle braccia e delle gambe scoperte e accaldate.

Poi di nuovo un altro alito di vento le fece sbattere gli occhi e la rinfrescò, disappannando intanto il cielo e ridando una lucentezza maliziosa e complice alle stelle, un aspetto confortevole e intimo alla distesa verde che aveva davanti e di divina cosciente immensità al cielo blu.

Non si era resa conto prima di quanto fosse morbida l’erba di quel declivio.

Un ultimo alito di vento le sussurrò all’orecchio di alzarsi. Lei lentamente lo fece.
È vero doveva morire, ma un altro giorno.

Quella era una buona notte per vivere.






Dedicato ad una persona speciale. Tu sei sempre e comunque tu.
   
 
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