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Autore: hikarufly    03/05/2011    1 recensioni
Seguito del Pugnale di Morfeo. Sherlock sta lavorando a un caso interessante, ma secondo John Watson c'è qualcosa che non quadra...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo di Irene Adler'
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Un segreto, un segreto... ma che segreto? Queste erano le parole che risuonavano nella mente di John Watson, mentre sotto i suoi occhi Sherlock Holmes si stendeva sul divano, occhi chiusi, senza scarpe e con le mani giunte sotto il mento e si preparava a sondare il mistero.

«Come...?» iniziò John, ma Sherlock lo zittì subito.

«Come ho potuto nasconderti di Irene? Oh, semplice, non erano affari tuoi tanto per cominciare, ed era rischioso tanto per volermi giustificare senza motivo» sbottò lui, con una nota infastidita nella solita voce neutra «oltretutto, se te l'avessi detto, non saresti corso qui con la curiosità di scoprire cosa stava succedendo, e nessuno sarebbe rimasto qui con lei»

«E tu dove te ne sei andato?» domandò subito John, anche lui scocciato. Sherlock sembrò restar male di quel tono.

«Il rivale di Milverton mi aveva mandato un messaggio, dalla finestra. Voleva incontrarmi» spiegò.

«E non potevi portarti Irene, invece di lasciarla qui sola?» incalzò John.

«Certo che no. Avremmo dovuto prendere i documenti, portarli via o distruggerli. E poi non potevo lavorare con lei vicino. Non posso... concentrarmi, se devo pensare a proteggere lei» precisò Sherlock, imbarazzato dalla sua stessa ammissione. Non gradì affatto, quindi, il sorrisetto sul viso di John, che si sedette su una poltrona.

«Sai, non devi sistematicamente pensare di lasciarla... per quanto ho capito vi vedete talmente raramente che...» ricominciò Watson, ma l'amico lo interruppe un'altra volta con un piccolo ringhio di impazienza.

«Anche se la vedo raramente, quelle rare volte sono abbastanza perché uno dei criminali a cui do sempre la caccia possa sfruttare la mia... distrazione per farle del male. È molto più semplice che...» sbottò Holmes, ma John non era intenzionato a sentire queste scuse.

«Molto più semplice che cosa? Che soffriate entrambi di solitudine? Tu hai solo paura di dimostrare che sei umano!» sbraitò, alzandosi in piedi. Sherlock si sedette sul divano e poi si alzò: il medico sembrò un po' spaventato, come se l'uomo che aveva di fronte volesse prenderlo a pugni.

«Non ho intenzione di discutere con te, ho un mistero da svelare, e intendo farlo» disse, con voce bassa e risoluta, Sherlock, dirigendosi al suo portatile e iniziando a scandagliare siti web e blog.

«Oh, certo, farsi sconfiggere di nuovo da Irene sarebbe troppo umiliante per te!» continuò John, la cui ira si stava trasformando nella solita, scomoda, sensazione di delusione.

«Ti avevo già detto di non trasformarmi in un eroe, John, e soprattutto non in un eroe romantico» buttò lì Holmes, e Watson in qualche modo si disse che quel periodo con Irene gli aveva fatto bene: se non altro riconosceva qualche emozione umana.

Restarono in silenzio per un po', l'uno impegnato nella ricerca febbrile di informazioni, l'altro seduto sul sofà, incapace di tornare da Irene, di cui non immaginava lo stato.

Dopo circa quarantacinque minuti, Sherlock si alzò dalla sedia, con il volto illuminato dalla soddisfazione. John si aspettava di sentirlo decantare la propria intelligenza, sciorinare le sue capacità deduttive e infine rivelare il famoso segreto, ma così non accadde. L'espressione trionfante dell'amico si trasformò ben presto in una maschera di dubbio e poi in un sorrisetto malizioso.

«Me l'ha fatta un'altra volta...» disse, per poi scattare in direzione dell'altro salotto. Superò il divano con un balzo, mentre John per poco non inciampava nei suoi stessi piedi per seguirlo in più in fretta possibile. Entrarono nell'altro salottino, nel quale trovarono una Irene perfettamente tranquilla, anzi, quasi contenta, che prendeva un tè in compagnia di nientepopodimeno che Mycroft Holmes.

«E tu che ci fai qui?» domandò, parecchio infastidito, Sherlock.

«La mia... squadra se n'è andata in paese e la mia auto non sarà qui prima di un paio d'ore» rispose il fratello. Sherlock lo guardò con un po' di fastidio.

«Immagino che una passeggiata di circa mezzora fosse troppo per te... la dieta non va tanto bene, mi pare» butta lì. Irene mise giù la sua tazza, mentre Mycroft aggrottava la fronte, scocciato, e si avvicinò a Sherlock.

«Il tuo tempo sta per scadere... se sei qui vuol dire che hai scoperto il mio segreto» disse, a qualche passo da lui, con un tono molto più sereno e quasi contento di quello che John si sarebbe aspettato.

«Certo. Credevi non ne fossi in grado?» replicò lui, con la fronte aggrottata, ma un sorriso compiaciuto.

«Se ti avessi dato mezz'ora, ci avresti messo venti minuti... allora, ora che sai il mio segreto la scelta è tua. Come vuoi che si evolva questa nostra... cosa? Sparirai dalla mia vita?» ribatté lei, con un'espressione sempre più contenta e impaziente.

«Oh, non essere ridicola. Date le circostanze, come potrei?» rispose Sherlock, con lo stesso sorriso malizioso che John gli aveva visto in faccia poco più di una settimana prima, quando gli aveva parlato di Agnes. Irene lo abbracciò di slancio, mentre lui la ricambiava, per poi porgerle il braccio. Mentre i due uscivano dalla stanza, John, basito per quella strana conversazione, si voltò verso Mycroft, ora in piedi e intento a segnare qualcosa nel suo taccuino. La domanda restò sulle labbra del medico, e il misterioso fratello del suo amico ripose il tutto nella giacca.

«Oh, è incinta, naturalmente. Penso che non fosse così difficile scoprirlo. È stata così emotiva, ultimamente, e anche se è stata discreta, ha parlato con una ginecologa poche settimane fa. Dottor Watson, credo che la mia auto sia in anticipo... ci rivedremo a Londra, magari per un tè: è sempre molto elegante, non trova?»

John Watson osservò Mycroft Holmes lasciare la stanza e si ritrovò solo, in mezzo alla campagna della Cumbria, nell'Inghilterra settentrionale, a ridere, non sapeva neppure lui se per sorpresa, felicità o per non piangere.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~

 

Ed eccoci giunti ad un'altra fine di un'altra storia... devo dire che a questo punto non mi resta che fare i dovutissimi ringraziamenti!!! Mi sono ripromessa di farlo questa volta, ed eccoci!

 

Special Thanks to:

AntonellaGt – come sempre, la correttrice di bozze, la critica giusta e quasi imparziale, la canonica sherlocckiana che ha dovuto sedare se stessa, indiscutibile esperta e colei che ha quasi sempre l'ultima parola!

Irene Adler – che già il nome è un programma, per i consigli teatral-sentimentali e la assoluta e assidua fedeltà!

KillerQueen86 – la Whovian d'eccellenza, di cui mi scuso ancora per essere indietro con la lettura, anche lei con il viso quasi incollato allo schermo!!!

Per chi volesse poi farsi una "discografia" di questa storia, consiglio caldamente "A trick to life" de The Hoosiers, in particolare "Goodbye Mr A", "Cops and Robbers" (brano Sherlockiano per eccellenza) e "Clinging on to life" già citato nel capitolo precedente :)

Alla prossima!!!!!!

   
 
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