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Autore: elyxyz    04/05/2011    28 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Vorrei dedicare il capitolo a quelle persone che hanno recensito il precedente (e un abbraccio ai nuovi recensori che hanno accolto il mio invito!):

Stella_Oscura (Benvenuta!, grazie per l’entusiasmo!^^), chibimayu, LyndaWeasley, Miki87, ginnyred, Little Fanny, hnako (Benvenuta! ^^), _ichigo85_, saisai_girl, elfin emrys, wazzup (Benvenuta!, grazie per i tanti complimenti!^^), miticabenny, Anja11xD, GiuLy93, Archangel 06, _Saruwatari_, Orchidea Rosa, Aleinad, Emrys___, ethereal nymph, (Benvenuta!, grazie per i complimenti!^^), Yuki Eiri Sensei, mindyxx, Tao, kagchan, mafipsy (Benvenuta!, spero che l’attesa non sia stata troppa! ^^), anita92 (Grazie dei complimenti!, porta ancora un po’ di pazienza…^^), masrmg _5 (Benvenuta!, e grazie per la fiducia!^^), e yamikamen (Benvenuta!, grazie per i tanti complimenti!^^).

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXXVII           

 

 

Fu solo al calar del sole che le gare di quel primo giorno ebbero fine.

Gli scudi di coloro che avevano perduto erano caduti, mentre quelli che rimanevano in gara vedevano affissi i propri emblemi sul grande pannello della selezione.

 

Arthur fu uno degli ultimi partecipanti a fare ritorno nella tenda assegnatagli, poiché aveva combattuto per ultimo e, avendo egli vinto, aveva meritatamente raccolto gli applausi della folla.

 

Quando varcò la soglia di stoffa, il principe smise l’aria spavalda ed esalò un sospiro di stanco sollievo.

 

Merlin gli offrì prontamente un calice da bere, mentre riceveva in cambio l’elmo impolverato.

Il giovane Pendragon non attese neppure il suo aiuto: mentre si dirigeva verso uno scranno foderato di pelliccia, incominciò a togliersi da sé l’armatura, che era divenuta per lui un’insopportabile costrizione.

 

“Lasciate che vi assista!” aveva suggerito il mago, affaccendandosi sulle cinghie di cuoio tese ai lati del busto; e il nobile, snervato dal combattere con esse, lo lasciò fare, fino a che non fu liberato anche della cotta di maglia e del gambesone imbottito. Allora si abbandonò sul sedile, gemendo per le giunture doloranti e, reclinato all’indietro il capo, chiuse gli occhi per riposarsi un momento.

 

“Avete gareggiato con onore!” si sentì dire da Linette, mentre la udiva trafficare dentro al padiglione in un’accozzaglia di rumori sgradevoli, con i pezzi della sua corazza e qualcos’altro di non ben identificato. Le rispose con un suono gutturale, più per dovere che per reale necessità.

 

“E, poiché siete tornato tutto intero, il fazzoletto vi ha portato fortuna!” la sentì ghignare, con una vocina alquanto petulante.

 

Ho vinto” ringhiò egli, come replica “perché sono il miglio-!”

 

“Oh!, lo so, lo so…” lo interruppe la valletta, tacitandolo. “Volevo solo verificare quant’eravate spossato…

 

Arthur grugnì un verso inarticolato che faceva le veci di una rispostaccia. 

 

“Al vostro rientro, mi sembravate alquanto malconcio!” lo canzonò l’ancella, senza cessare il trambusto.

 

Potresti smetterla di-” il principe mascherò l’ordine infastidito con una malconcia richiesta, ma ancora una volta fu bloccato dalla fanciulla.

 

“Abbiate ancora un attimo di pazienza…” si sentì dire, mentre riconosceva il gorgogliare dell’acqua che fuoriusciva da una brocca.

 

Un istante dopo, lo accolse un improvviso silenzio. Egli sospirò mentalmente, grato per quell’agognata quiete.

Ma ancor più lo sorprese il panno umido e fresco, con cui si sentì accarezzare la fronte da mani estranee.

 

Arthur sbarrò gli occhi, scrutandola da sotto in su, incrociando lo sguardo della sua serva.

“Pensavo avreste gradito…” motivò ella, riprendendo a detergere sudore e polvere, ed egli si arrese al suo tocco gentile, benché non fosse abituato a tutta quella confidenza.

 

Dopo gli allenamenti, per quanto stremato egli fosse, Lin si limitava a porgergli un telo su cui avrebbe tirato via stanchezza e sporco da sé, in attesa di godere un meritato bagno ristoratore.

Anche con suo cugino, prima di lei, generalmente succedeva così.

Sebbene, ad onor del vero, a volte Merlin lo avesse ripulito di sua spontanea iniziativa ed egli lo avesse lasciato fare… fino a quando, un pomeriggio in cui aveva combattuto forse più duramente del solito e si sentiva davvero a pezzi, aveva finito con l’abbandonarsi alle cure del suo scudiero e quello screanzato lo aveva beffeggiato, blaterando qualcosa di irriverente sui gatti reali che facevano le fusa.

Arthur se l’era presa a tal punto che non gli aveva più permesso di toccarlo a quel modo, con una libertà che, oltretutto, non gli era stata formalmente concessa.

 

Adesso, però – lo doveva ammettere almeno con se stesso – quell’Idiota gli mancava. Sì, rimpiangeva Merlin e i suoi massaggi benefici… forse erano l’unica cosa che quell’Ebete sapeva fare come Dio comandava… soprattutto quelli che metteva in atto nella tinozza… una volta si era perfino quasi addormentato, tanto si era rilassato sotto al suo tocco esperto.

 

Ma ora quell’Inetto dalla lingua lunga non c’era, e lui si sarebbe accontentato delle premure di sua cugina. La stoffa inumidita contro la sua pelle accaldata si stava rivelando, per esempio, un ottimo rimedio.

E forse lei sapeva leggere nel pensiero, perché si mise a massaggiargli le spalle indolenzite senza che egli proferisse verbo, nell’istante esatto in cui lui aveva smesso di rimuginare.

 

Dopo un attimo di lecita sorpresa, il principe si era goduto quel trattamento, accasciandosi fiducioso contro lo schienale.

 

Fu solamente qualche minuto più tardi, riemergendo dal pacifico limbo mentale in cui era caduto, che Arthur realizzò una nuova stranezza.

 

Lin si muoveva esattamente come Merlin.

Era quasi assurdo che le movenze di lei fossero identiche a quelle di suo cugino, persino nel frizionargli la schiena per sbrogliare la tensione.

Ella esercitava la stessa pressione nei medesimi punti, sapeva dove sciogliere i nodi della sua stanchezza. Seguiva persino la stessa mappa immaginaria, una specie di percorso prestabilito, spostando le dita sopra la sua casacca leggera.

 

Forse anche gli altri valletti sapevano farlo? Che tutti i servi operassero in questo modo?, si chiese. Magari era così, solo che non lo sapeva perché nessun servitore, prima di Merlin, era durato al suo servizio abbastanza a lungo per scoprirlo…

 

Poi però considerò pure che forse, i due parenti, essendo entrambi aiutanti del medico di corte, erano stati istruiti da Gaius al riguardo, e la cosa gli sembrò la risposta più sensata. Sì, il guaritore li aveva addestrati a dovere, senza dubbio. Altrimenti la cosa non si spiegava.

 

 

***

 

 

Se Linette avesse partecipato regolarmente alle Riunioni di Cucito, avrebbe saputo per tempo che Lady Morgana, per sopperire alla noia, aveva invitato le sue dame a non dare il proprio velo al principe – ufficialmente, perché esse non si sentissero in dovere di farlo; ufficiosamente, per fargli un dispetto. Dispetto che, in fondo in fondo, il nobile era andato a cercarsi da solo (stando alle parole riferite da Gwen, da cui Merlin aveva desunto la dinamica dei fatti), poiché l’Asino si era prematuramente vantato con la sorellastra sul numero oscenamente alto di doni che avrebbe ricevuto dalle nobildonne di palazzo, a tal punto che egli avrebbe solo avuto – a suo dire – l’imbarazzo della scelta.

E alla fine… in imbarazzo si era trovato, sì; ma per penuria di materia prima!

 

Quando la cara Guinevere aveva raccontato a Lin questa faccenda, parecchie settimane dopo, il mago avrebbe torto volentieri il collo del suo Galletto Reale, peccato fosse ormai troppo tardi e che lui avesse già dovuto superare le complicazioni connesse a quella faccenda.

 

Ad ogni modo, quella prima sera, quando il Nobile Babbeo si era rinfrancato a sufficienza da tornare fastidiosamente in sé, egli si era lamentato a lungo con la propria valletta, adducendole la convinzione che Gaius aveva visto il fazzoletto di Merlin al suo braccio e, secondo lui, l’aveva riconosciuto.

 

“E quando sarebbe accaduto?” aveva chiesto distrattamente lo scudiero, preparandogli il necessario per il cambio d’abiti.

 

“Nell’Arena, mentre gli passavo accanto…” aveva bofonchiato il principe, uscendo dalla tinozza.

 

“Io credo che non sia un problema concreto.” Fu la considerazione del servo, a puro beneficio del suo interlocutore. “Con tutti quei feriti, Gaius aveva altro a cui pensare…”

 

“Comunque, se te lo chiede, digli che non è vero!” aveva insistito la Regal Testa di Legno, preparandosi per la cena. “Mi hai capito?! Diglielo!”

 

Ma Sire… Non serve!” aveva ripetuto lo stregone, all’infinito. “Vi ha forse domandato qualcosa?”

 

“No, però mi ha lanciato un certo sguardo…” aveva piagnucolato Arthur, con la stessa espressione preoccupata di un monello pescato con le mani nella marmellata.

 

“Il mio maestro non è avvezzo a notare queste cose, state tranquillo!” lo aveva rabbonito la valletta, allacciandogli il mantello, e l’Asino, seppur riluttante, si era lasciato convincere da lei.

 

“Se tuttavia-” aveva comunque ritentato, prima di uscire dai propri appartamenti.

 

“Rimarrà un segreto tra noi, Maestà! Negherò sino alla morte!” dichiarò solennemente. “Ma ora, non vorrete irritare vostro padre arrivando in ritardo, vero?” insinuò, spalancando il portone.

 

Alle parole ‘padre’ e ‘ritardo’, il principe s’era volatilizzato nel corridoio, dimentico di lei – che doveva accompagnarlo per servire i commensali a tavola – e di quella sciocca quisquilia.

Merlin sorrise tra sé per il risultato ottenuto e si apprestò a seguirlo.

 

 

***

 

 

Quella sera, come sempre scortata da una delle guardie di palazzo, Linette fece ritorno a casa e trovò il vecchio mentore chino su un libro, benché l’ora fosse tarda.

 

“I numerosi feriti vi hanno tenuto impegnato finora?” gli aveva chiesto, dopo averlo salutato, entrando. “Mi rammarico di non avervi potuto assistere!” s’era scusata. “Ma Arthur assorbe tutto il mio tempo e le mie energie!”

 

L’anziano cerusico, a quelle parole, s’era levato gli occhiali con un gesto lento e fiacco e aveva chiuso il tomo che stava leggendo.

“E da quando il principe ereditario combatte un Torneo per l’onore della sua serva?” aveva domandato, con fare casuale.

 

Al che, il mago aveva sussultato, stupito da quella frase.

“E’ una storia lunga e insulsa; credetemi, non vale la pena che ve la racconti…” aveva asserito, avviandosi in direzione della sua cameretta. “Buonanotte…”

 

“Merlin?” l’aveva richiamato il mentore, per nulla soddisfatto di quella risposta. “Credo di avere tutto il tempo del mondo per le tue storie lunghe e insulse…

 

Lo stregone si era allora voltato verso di lui, sopprimendo un moto di stizza dettato dalla stanchezza della lunga giornata.

Cosa volete che vi dica?!” aveva sbottato. “Quella Testa di Legno non voleva gareggiare senza un pegno e nessuna dama si è premurata di farglielo recapitare per tempo. Soprattutto Morgana!, si è ben guardata dal farlo!” aveva precisato. “Perciò ho risolto il problema con la prima cosa atta allo scopo, e avevo a disposizione solo il mio fazzoletto! Perciò Arthur è stato obbligato a farselo bastare!” concluse, credendo di aver posto fine alla questione, ma il vecchio medico sospirò, nello stesso modo in cui, di solito, significava il preambolo per una spiacevole discussione o, più spesso, per un increscioso predicozzo.

 

Vedi, Merlin… credo che tu e il principe non vi siate resi conto della gravità del fatto.”

 

Il mago, allora, sbarrò gli occhi, meravigliato.

“Francamente, Gaius, credo siate voi quello che sta vedendo un problema dove non c’è…

 

“Tu forse non lo sai, ma un cavaliere non decide mai a cuor leggero per chi dover torneare… è una questione d’onore, comprendi?”

 

“Al contrario!, in questo caso, vi giuro che gli eventi hanno spinto Arthur a rimediare su due piedi quel dannato pezzo di stoffa e lui non ha riflettuto per niente; a dirla tutta, non era neppure completamente in sé! Ve lo assicuro, sembrava isterico! Se gli avessi offerto il vostro fazzoletto, avrebbe accettato persino quello!

 

Eppure le sue parole non lo convinsero del tutto, anche se il paragone gli procurò un sorriso sghembo.

 

Ad ogni buon conto, Sua Maestà era ben consapevole di gareggiare con il mio fazzoletto, vale a dire quello di Merlin, e non con uno appartenente a sua cugina, perciò – ve lo posso garantire – non vi è alcuna motivazione celata dietro a questa scelta…”

 

“Finché Arthur non accompagnerà Lady Morgana al Ballo Finale, non avrò pace.” Si risolvette il medico, stropicciandosi il viso stanco.

 

“Ma nessun altro lo riconoscerà! Non ci sono monogrammi ricamati sulla stoffa, e…” la voce gli si spense, perché capiva da solo che era inutile insistere.

 

“E’ bene che tu vada a letto, figliolo.” Lo congedò.

 

“Buonanotte, Gaius.” Replicò il giovane, a malincuore, rammaricato per lo scambio fra loro, ma felice di aver cessato la discussione.

 

Forse, dopotutto, Arthur non aveva tutti i torti, quando aveva insistito affinché Linette negasse ogni coinvolgimento con chicchessia, persino col suo mentore.

 

Quello che più lo deludeva era il comportamento del vecchio, come se quasi non avesse avuto fiducia in lui… e pensare che aveva immaginato di raccontargli tutto e di farsi grasse risate insieme, alle spalle del principe con manie di grandezza! E invece…

 

Non era la prima volta che il mago si scontrava col suo maestro; ma mai, mai così tanto si era sentito incompreso da lui.

Gli rimase un sapore amaro in bocca, mentre scioglieva la treccia e indossava la camicia da notte.

A lungo, si era in seguito rigirato fra le coltri, ripensando allo scambio di poco prima.

 

Forse Gaius era non impazzito, ma di sicuro esagerava. Magari aveva vissuto troppi anni al castello e la vicinanza di Uther gli aveva rovinato le facoltà mentali e certi comportamenti antiquati rimanevano per lui importanti e sacri…

 

Prima di addormentarsi, un’idea improvvisa colse lo stregone. Con essa, avrebbe risolto quell’ingrato problema e fu così che si addormentò, con l’animo più leggero.

 

 

***

 

 

Quando, all’alba, Merlin si era recato a portare la colazione al suo signore, la faccia scura dell’Asino non prometteva nulla di buono.

Durante la notte, qualcuno aveva compiuto un gesto deplorevole: la zona degli scontri era divenuta impraticabile, a causa di avvallamenti e dune causati dallo spostamento del terreno.

Il re aveva incaricato il figlio di sovrintendere i celeri lavori di sistemazione, prima che voci disdicevoli si diffondessero a Camelot e il malcontento dei partecipanti dilagasse oltre le mura.

 

Così egli e la sua valletta si erano diretti all’Arena, seguiti da alcuni servitori armati di attrezzi.

Nella lizza, il suolo fu abbondantemente ricosparso di sabbia, affinché il terreno non fosse scivoloso per i cavalieri, e poi vennero spianate le buche e i dossi, mentre i palchi destinati al pubblico e le tribune furono controllati con scrupolo, ma non avevano subìto danni.

Fu da lì sopra, che Merlin notò una cosa strana, osservando lo spiazzo: quello spregio non era stata una cosa casuale, sembrava quasi che sul campo fosse stato rappresentato uno strano simbolo. Un simbolo magico?, si chiese lo stregone, tenendo tuttavia quelle considerazioni per sé.

 

A lavori ultimati, in lontananza si cominciarono ad udire i primi contendenti che si stavano recando sul luogo dei combattimenti per allenarsi, e lui e Arthur corsero al castello per un ragguaglio al re e per procedere alla vestizione dell’armatura, un’operazione lunga e complessa.

Fintanto che il principe conferiva col padre, il mago cercò di concentrarsi per essere efficiente e veloce nell’allestire l’attrezzatura necessaria, ma un lugubre presagio non voleva abbandonare la sua mente…

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Ilgrande pannello della selezione’ è l’antenato dell’odierno ‘tabellone dei punti’. XD

 

Il gambesone, anche noto come gambeson, aketon o zuparello, è una giacca imbottita indossata solitamente sotto la cotta di maglia o l’armatura. Nell’esercito dei Pendragon è di color rosso e si vede spesso nel telefilm.

 

Secondo l’Araldica (la scienza del blasone, cioè lo studio degli stemmi) lo stemma è un’insegna simbolica che serviva ad un riconoscimento immediato per l’identificazione di una persona, di una famiglia, o di architetture ad essi legata.

Il monogramma è invece un simbolo grafico unitario ottenuto sovrapponendo o combinando in altro modo due o più lettere o altri grafemi.

I monogrammi più comuni sono le iniziali intrecciate di un nome, che andavano a impreziosire in passato fazzoletti ricamati, lenzuola, camicie, bauli incisi…

 

Spero che i tentativi di Arthur di motivare le strane uguaglianze tra Linette e Merlin vi divertano, io mi immagino le sue congetture e ci godo. XD

 

La discussione con Gaius amareggia particolarmente Merlin, perché nel punto della storia dove si innesta la mia fic, lui e il suo maestro non hanno mai avuto grandi diverbi. Ad esempio quello su Freya è avvenuto più avanti, nella seconda serie, e io non ne terrò conto.

 

Che ne pensate del comportamento di Morgana? E che idea vi siete fatti su quei strani simboli?

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- Sono davvero contenta che l’idea della bandana vi sia piaciuta tanto! Come vedete, non è affatto stata accantonata!

- Sì, Arthur raccoglie tasselli compromettenti sui lapsus di Merlin e prima o poi ne uscirà un puzzle in risposta. XD (Ma anche l’idea della raccolta-punti è carinissima!)

- Uther è Uther, sappiamo quant’è odioso e quali siano le sue aspettative sul figlio… per questo ogni tanto il principino boriosetto sclera! X°D

- No, no, Morgana non è innamorata di Sir Leon.

- Anche a me Arthur fa tenerezza quando ringrazia Linette alla fine, si vede che si vergogna ma è anche sollevato. E intanto Merlin gli fa da angelo custode…

- Sono contenta che apprezziate i collegamenti inseriti fra i capitoli e verso il telefilm; per me è importante rendere verosimile la mia fic.

- Il comportamento di Arthur nei confronti di Gwen è presto detto: questa fic, come spiegato all’inizio (perdonatemi, io certe cose le do per scontate, ma è vero che il tempo passa e il lettore potrebbe giustamente dimenticarselo) è una specie di gigantesco ‘what if?’ che si innesta dopo la fine della prima serie, perciò non tiene conto degli eventi della seconda e terza serie, se non per delle informazioni che io potrei usare sradicandole dal loro contesto.

Nella prima stagione, Arthur e Gwen non avevano un rapporto particolarmente felice, lei lo considerava viziato e prepotente, e arriva persino a sgridarlo a Ealdor per questo, e poi le cose tra loro non sono cambiate di molto, in questa fic. Arthur non ha mai maturato quell’affetto e l’attaccamento visti nella seconda serie; per lui Gwen è la serva personale della sua sorellastra e un’amica di Merlin.

E lei riconosce della sincera amicizia tra Merlin e il suo padrone e un generale miglioramento del caratteraccio dell’Asino, merito della vicinanza di Merlin. Come ogni serva del castello, lei vede Arthur alla stregua di una star: affascinante e inavvicinabile. Punto.

Ma non è che Arty volesse esprimere cattiveria gratuita su Gwen, è che quell’orrido vestito giallo gli è proprio rimasto sul gozzo! X°D

- Il rapporto Morgana/Arthur è invece basato sui dispetti e le linguacce, solo ad un livello più subdolo e aristocratico, ma in fondo si vogliono bene come fratelli.

Perciò non vi dovrebbe stupire il dispetto di Morgana… era una specie di sfida tra loro.

- Il cavaliere portava al braccio, sulla lancia, attorno al collo, un velo o un fazzoletto con i colori della dama per il cui onore dichiarava di battersi.

Su veli o fazzoletti legati alla gamba non ho trovato riferimenti.

La lancia veniva usata nella giostra; che non è propriamente un torneo, ma una gara a sé stante, e talvolta il velo veniva legato alla lancia.

Mentre il torneo prevedeva uno scontro tra due squadre, la giostra è tra singoli cavalieri, ma nel telefilm non hanno mai fatto queste differenze, chiamando torneo quella che in realtà era la mischia.

 

 

 

L’anticipazione del prossimo capitolo:

Il fazzoletto ritorna…

 

“Me lo sono messo in tasca ieri sera, quando vi ho disarmato e l’ho levato dal vostro braccio!” motivò, sventolandolo festoso fra loro. “Però era tutto impolverato, non credevo che… che lo avreste riutilizzato e anzi…” di colpo, il mago si fece tentennante, sotto lo sguardo perplesso di Arthur. “…In realtà, io… ne ho procurato uno apposito per voi…” confessò, vergognandosene un po’, mostrandogli un fazzoletto femminile piegato e stirato. D’improvviso quell’idea gli sembrava meno geniale della notte prima.

 

“E di chi è?” s’insospettì il principe, scrutando perplesso il lembo di tessuto e la sua serva, in alternanza.

 

M-mio…” balbettò Linette, in risposta. “E’ uno di quelli che Gwen mi ha costretto a comprare e che non ho mai usato…” motivò, sbirciando l’espressione stupita di Arthur. “Cioè… non è che dovete gareggiare per me!” si affrettò a chiarire, sollevando i palmi delle mani. “Credevo solo che fosse una soluzione migliore!” si discolpò. “Anzitutto, è un oggetto chiaramente da donne e… e… la mia banda- cioè quella di Merlin è… fraintendibile!”

 

E giusto perché il mondo non gira solo attorno ad una bandana:

 

“Proteggi il principe, Merlin. La sua vita potrebbe essere in pericolo, ora come non mai…

 

“Lo farò.” Promise egli, nuovamente, e i due si separarono.

 

 

Bene, questo capitolo è un filino più corto del precedente, ma il prossimo sarà prolisso, ve lo garantisco! ^^

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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