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Autore: GiuliKatje    04/05/2011    3 recensioni
Una sera per ricordare chi si è sacrificato, una sera per ricordare il sangue che ha reso il mondo magico un posto migliore.
"Un applauso commosso si levò dagli studenti alla comparsa delle candele.
Ted Lupin guardava la scena da un angolo della tavolata di Grifondoro, odiava quella ricorrenza, era inutile."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La notte delle candele.
 
La preside fece il suo ingresso nella sala in penombra.
Tutti gli studenti tacevano.
«Buona sera ragazzi» non attese la loro risposta per continuare «Come ogni anno, anche questo, sfruttiamo questa notte per ricordare gli anni bui, in cui Tom Riddle e i suoi malefici e pazzi sostenitori terrorizzarono le vite tranquille di tanti maghi ma soprattutto di babbani. Morirono in molti, in quegli anni, ma alla fine la giustizia prevalse, grazie a un ragazzo di cui tutti conoscete sicuramente la storia: Harry Potter, e a coloro che gli furono accanto e lo appoggiarono. Questa stessa notte del 1998 molti suoi sostenitori persero la vita, e anche molti sostenitori di Voldemort, e noi, questa notte vogliamo ricordare tutti loro, i “buoni” e i “cattivi”, perché sono tutte vite umane spezzate dalla follia dell’umanità stessa. Colgo questa occasione per darvi un messaggio, ragazzi: il mondo non è diviso in luce e buio, in ogni luce c’è del buio, e in ogni buio c’è della luce, d’altronde l’uno non porrebbe sopravvivere senza l’altro.
Quest'anno vorrei ricordare a tutti voi la morte di un ragazzo di soli 16 anni: Colin Canon. Spesso la sua morte passa inosservata, poiché nella sua lotta non abbatté alcun mangiamorte, tuttavia, dal canto mio ritengo sia stato uno dei più coraggiosi eroi della guerra magica, lui aveva avuto una scelta, gli era stato detto di andare via, di abbandonare i suoi amici perché era troppo piccolo, ma lui trasgredì alle regole e rimase. Combatté con onore finché una maledizione senza perdono lo colpì.
Riposa in pace Colin, con tutti coloro che ti hanno amato e nei ricordi di chi ancora ti ama.»
 
Un applauso commosso si levò dagli studenti alla comparsa delle candele. Miriadi di ceri luminosi, ognuno a indicare una di quelle vite che la sera del 2 Maggio 1998 e negli anni precedenti furono spezzate dalla guerra magica, si levarono nella volta stellata del soffitto della sala grande.
Ognuna di quelle era stata addobbata da parenti e amici in ricordo di un eroe scomparso.
 
Ted Lupin guardava la scena da un angolo della tavolata di Grifondoro. Tutti gli studenti si erano alzati in piedi, c’era chi applaudiva, chi rideva, chi piangeva e chi intonava canti abbracciandosi, lui invece guardava la scena arrabbiato, come ogni anno. Odiava quella ricorrenza. Era inutile.
I suoi genitori erano tra quelle candele, insieme alle decine di amici che avevano perso in quegli anni e in quella notte, e il ragazzo ogni anno il 2 maggio si ritrovava a chiedersi perché sprecassero tante energie per ricordare qualcuno che era morto. Erano morti e basta, a che serviva accendere un lumino? Non sarebbero tornati indietro. Sarebbero rimasti solo polvere in una bara.
Immerso in questi pensieri autodistruttivi si vergognò di se stesso. Nel resto dell’anno non la pensava così. Ogni singolo giorno gli mancavano i suoi genitori, e gli scriveva. Teneva un diario, dove annotava tutti gli avvenimenti importanti da quando aveva 7 anni. Non sapeva perché, ma lo faceva lo stesso.
Era che, ora, vedere tutta quella gente piangere per persone cui non erano legate gli dava fastidio. Nel resto dell’anno a nessuno di loro importava che lui fosse orfano di entrambi i genitori, che lo zio George ogni martedì dedicasse un’ora a parlare ad una lapide o che l’elfo domestico Dobby si fosse sacrificato per salvare Harry e tutti gli altri.
E allora gli dava sui nervi che quella sera, tutti gli altri, si risvegliassero patrioti, solo per poche ore.
Il ragazzo si guardò intorno. Le candele avevano iniziato a scendere. Lo facevano sempre: svolazzavano e poi iniziavano a piovere, mescolandosi coi ragazzi per poi svanire a contatto col pavimento, come delle bolle di sapone.
Ted raccolse la borsa che aveva sotto i piedi. Prese l’agenda e l’aprì al 21 gennaio. Lì teneva sempre la foto. Quell’unica foto che aveva con i suoi genitori, sua madre che guardava il lui-neonato con occhi adorati, e il padre che faceva lo stesso con entrambi.
La vista gli si appannò, ripose la foto nell’agenda, la ricacciò nella borsa e fece per andarsene.
 
Qualcosa lo bloccò: due candele, legate da un elegante filo di seta colorato volteggiavano davanti al suo viso. Seppe che erano loro, nonostante le coppie morte insieme in quegli anni fossero tante, ad esempio i Potter, ma vedendo quelle due candele fluttuare capì che erano loro: Ninfadora e Remus, sua madre e suo padre.
In quel momento non pensò che la notte delle candele fosse inutile.
 
Note dell’autore:
Okay, l’ho scritta il due ma la pubblico un po’ in ritardo, chiedo umilmente perdono ^_^
All’inizio della storia ho scritto “la preside” perché nonostante la Row non abbia detto chi sia il successore si Piton, io ho immaginato che a fare questo discorso fosse una donna.
Avrei voluto che la parte dedicata al discorso fosse più intensa, però la parte di Ted mi piace.
Ah, e il titolo non mi convince .-. vabbè...
Fatemi sapere con un commento che ne pensate.
Baci
GiuliKatje.
  
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