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Autore: Nat_Matryoshka    04/05/2011    5 recensioni
"Al solo pensiero che, rinchiuso al Reading Gaol in quel momento avrebbe potuto esserci anche lui, un brivido lo pervadeva da capo a piedi. Cosa avrebbe fatto Lord Kirkland, se avesse soltanto immaginato che suo figlio maggiore si vedeva una volta alla settimana con il suo amante, un affascinante e squattrinato artista francese?"
[FrUk; Scozia/Irlanda || Ambientata nella Londra di fine Ottocento || Presenza di personaggi originali]
Seconda classificata al contest: "Hetalia - Through History Contest!" indetto da Lalani sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Nat_Matryoshka
Titolo della fic: Di Tentazioni e Desideri Inquieti  
Tipologia della fic: Long-fic
Evento Scelto: 1897 - Oscar Wilde viene rilasciato dalla prigione
Personaggi principali: Inghilterra [Arthur Kirkland], Francia [Francis Bonnefoy], OC!Irlanda [Niamh Fitzpatrick], OC!Scozia [Ewan MacBarrach]
Genere: romantico, introspettivo, storico
Avvertimenti: shonen-ai
Rating: giallo
Nota dell’autrice: i personaggi citati sono tutti di fantasia, tranne Lord Headlam (amico di Wilde) e, appunto, Oscar Wilde, che ho caratterizzato basandomi sulla lettura delle sue opere principali.
Introduzione: Al solo pensiero che, rinchiuso al Reading Gaol in quel momento avrebbe potuto esserci anche lui, un brivido lo pervadeva da capo a piedi. Cosa avrebbe fatto Lord Kirkland, se avesse soltanto immaginato che suo figlio maggiore si vedeva una volta alla settimana con il suo amante, un affascinante e squattrinato artista francese?
 
 


Di Tentazioni e Desideri Inquieti

 
 


 
 
19 maggio 1897
Dopo due anni di prigionia, Oscar Wilde viene rilasciato dal carcere Reading Gaol, dove era stato relegato con l’accusa di sodomia e indecenza
.
 
Hall Caine, scritture e drammaturgo britannico, aveva definito “la tragedia più orribile di tutta la storia della letteratura” la sua condanna. I londinesi ancora non sapevano quanto due anni di reclusione e lavori forzati avessero potuto cambiare quel commediografo e scrittore un tempo così affascinante ed impertinente, diventato famoso per la sua arguzia.
 
 






Le mattine invernali sono così fredde, a Londra. Tutta la città dorme, sotto una coltre di sottili nubi passeggere, ancora indecise se continuare la loro corsa o fermarsi lì nel cielo, per non smentire la fama di “Terra della Pioggia e del Maltempo” dell’isola Britannica) che sciamano leggere, sfiorando il sole, augurandogli il buongiorno. Quale nobile inglese sarebbe così stupido da svegliarsi all’alba, come un comune bottegaio?
In primavera le cose sono molto diverse. Il clima è più mite, le mattinate sono allietate dal canto degli uccellini e, improvvisamente, anche gli aristocratici si svegliano dal letargo. Alzarsi presto, passeggiare nei parchi ombreggiati di Londra, organizzare feste… quale nobile inglese sarebbe così stupido da non godersi giornate simili?

Arthur Kirkland, ad esempio.

Qualsiasi progetto avessero in mente i suoi familiari o parenti, a lui non poteva importare di meno. Il tacito accordo coi suoi domestici – la povera Catherine, che era stata balia anche del cugino Ewan, e ora si occupava maggiormente del piccolo Peter, e Reginald, il loro anziano maggiordomo – era di svegliarlo ogni giorno al massimo alle dieci passate del mattino, e di non parlare assolutamente di impegni o affari prima della colazione. Cosa c’era di male nello starsene a poltrire a letto, beatamente immerso in un mare di coperte morbide, incurante di tutto ciò che accadeva fuori, mentre i suoi conoscenti si affollavano in luoghi chiassosi e pieni di esibizionisti pronti a tutto pur di farsi notare? Che fosse settembre, gennaio o maggio, le cose non cambiavano, secondo la Prima regola del casato Kirkland: il giovane erede maschio deve essere libero di trascorrere la giornata come più gli aggrada. I giornali e le notizie di attualità in generale, in particolar modo, sono banditi almeno fino all’ora di pranzo.
Peccato che questa regola non valesse per molti membri “acquisiti” della famiglia.
 
Erano appena le otto e trenta del mattino, e nulla occupava la mente del giovane rampollo, se non qualche rimasuglio di sogno indistinto, e la sensazione di torpore donatagli dal sonno che lo invadeva piacevolmente. Niente lo disturbava, come avrebbe desiderato. Neanche il canto degli uccellini, laggiù nel giardino (che se pur flebile iniziava a farsi sentire), né il rumore delle carrozze per la strada. Neanche quel bussare ritmico alla porta della stanza…
Toc, toc, toc.
Semicosciente, il ragazzo nascose la testa sotto al lenzuolo.
No che non mi alzo. Non saranno nemmeno le nove.
Toc. Toc toc!
Non. Mi. Alzo. E basta.
Toc toc …
E va bene, e va bene. Eccomi…
Mugolando infastidito, alzò la testa e si mise a sedere nell’istante esatto in cui Catherine, trafelata, apriva la porta della sua stanza.
“Signorino Arthur! Oh, per fortuna siete sveglio. Mi sarebbe dispiaciuto davvero tanto buttarvi giù dal letto in maniera poco delicata …”

Come se bussare in continuazione alla sua porta potesse essere un metodo piacevole per svegliarlo...

“… Ma la vostra presenza è richiesta di sotto, e padron James mi ha chiesto di farvi alzare per non far attendere l’ospite. Scusatemi ancora… la colazione sarà pronta tra poco. Vi lascio vestire e sistemare!”. Con un piccolo inchino a mo’ di scusa, la domestica abbandonò la stanza, lasciando ad Arthur tempo sufficiente a lanciare un lungo sospiro e tentare, in qualche modo, di riorganizzare la sua mente obbligata ad attivarsi troppo presto.
Vorrei tanto sapere chi diamine ha pensato di venire a disturbarmi a quest’ora.
Non ebbe bisogno di attendere molto prima di scoprirlo: mentre tentava di infilarsi (al contrario) la camicia e la giacca che indossava in occasione della visita di qualcuno, un rumore di passetti affrettati alle sue spalle preannunciò l’arrivo del disturbatore mattutino, seguito dall’ennesimo bussare alla cornice di quercia scura della porta.
“Non c’è bisogno che entri, Niamh. Tra pochi minuti vi raggiungerò giù in salone”.

 
Una chioma rossa, riccia e ribelle brillò per un attimo dei raggi che fluivano dalla finestra semiaperta, per poi tornare al suo posto al tocco delicato della ragazza che si era appena affacciata nella stanza. I suoi occhi azzurri si accesero di un guizzo allegro – la stessa espressione che avrebbe avuto un bambino dispettoso alla realizzazione di uno scherzo a lungo congegnato – ma rispettò la volontà di Arthur, non invadendo i suoi “spazi vitali” più del necessario: sapeva che al cugino acquisito certi moti di entusiasmo davano fastidio.

“Oh, d’accordo, Lord Kirkland junior. Però non puoi impedirmi di preoccuparmi, non vedendoti scendere per colazione quando tuo cugino e la sua ragazza vengono a trovarti… Capisco la pigrizia, ma dai l’impressione di non essere affatto felice della nostra visita!” terminò in tono fintamente drammatico, scoppiando poco dopo in una risata cristallina.
Arthur sospirò, infilando nel taschino l’orologio tondo e seguendo la ragazza giù per le scale. Perché ogni volta che Niamh si presentava alla sua porta sentiva di non poter trascorrere una giornata tranquilla?

***


Niamh Ophelia Fitzpatrick era nativa di un piccolo borgo non lontano da Tullamore, una città sotto Dublino. Nessuno dei Kirkland aveva mai capito come si chiamasse davvero il villaggio: l’accento marcato della ragazza, e l’accanimento nel chiamare il suo paese natale col nome in gaelico irlandese, ne aveva reso impossibile ogni approfondimento da parte dei suoi interlocutori. Ma le sue maniere affabili, la simpatia e la grande intelligenza (anche troppa per una donna, a detta di Lord Kirkland) l’avevano immediatamente fatta prendere a benvolere dai genitori del suo fidanzato, gli zii di Arthur. Lord e Lady MacBarrach erano rimasti sorpresi quando Ewan, il loro figlio primogenito, si era presentato alla loro porta con quella ragazzina rossa per mano, figlia di un diplomatico e di una poetessa che lottava per l’indipendenza dell’Irlanda.. ma, conoscendo il caratteraccio del figlio, avevano finito per accettarla senza troppi problemi; imporgli una futura sposa più ricca e di buona famiglia sarebbe stato completamente inutile, se non addirittura dannoso. Da quel momento, Niamh era diventata parte della famiglia MacBarrach, e, nonostante i due ragazzi fossero fidanzati ufficialmente da poco più di due anni, già si parlava di matrimonio.
Ed eccoli, i due piccioncini, pensò Arthur contrariato, alla vista della “cugina acquisita” che scendeva con passo felpato le scale, splendida nel suo pur semplice vestito “da città”, e andava a sedersi accanto al fidanzato, dopo averlo baciato con dolcezza sulla fronte per salutarlo. Quelle effusioni erano assolutamente normali tra i due, e non c’era volta che Ewan si dimenticasse di aprire la porta della carrozza a Niamh quando uscivano per una passeggiata, o di farle il baciamano quando si incontravano a teatro o ad uno qualsiasi dei ricevimenti dove erano invitati.
Il cugino Ewan sedeva tranquillamente in poltrona, intento a caricare di tabacco la pipa che Reginald  gli aveva appena offerto: quello del fumo era un vizio nato da poco, che Niamh cercava di combattere con tutte le sue forze prendendo in giro il fidanzato e dandogli del vecchio bacucco ogni volta che lo vedeva infilarsi il piccolo oggetto di legno tra le labbra, ma finora non aveva sortito molti risultati. Anzi, strano che non si fosse ancora lamentata di quell’armeggiare, lanciandogli la solita occhiata di disapprovazione che dedicava alla pipa… evidentemente, aveva qualcosa di importante da dire, altrimenti non si sarebbe sistemata con quell’aria tesa sulla sedia di velluto verde scuro del salottino da ricevimento.
Non era un mago in quel genere di iniziative, ma sentiva di dover fare qualcosa per far rilassare un po’ la ragazza (Ewan sembrava averne meno bisogno): chiamò nuovamente Reginald per chiedergli di portare qualcosa per colazione, mentre si predisponeva ad ascoltare Niamh, estraendo l’orologio d’argento dal taschino del gilet e regolandolo come faceva praticamente ogni volta che qualcosa lo preoccupava.
Inaspettatamente, fu la cugina a fare la prima mossa.
“Ti ricordi di mister Wilde, Arthur?”
E come poteva scordarselo? Quel poeta e commediografo così sarcastico ed elegante, che aveva incantato i salotti più alla moda della città e infiammato la critica con le sue commedie, e ancor più l’opinione pubblica con il suo arresto… dimenticarlo era davvero difficile. Se provava a chiudere gli occhi per un istante gli sembrava quasi di vederlo, vestito di abiti bizzarri e ricercati (che lo qualificavano come dandy e ammirato esteta), seduto nel salotto di Lady Mansire, intento a intrattenere e divertire il suo pubblico. Niamh lo adorava: era irlandese come lei, e sua madre Riona conosceva molto bene Lady Jane Francesca, la madre di Wilde, che scriveva poesie e partecipava con passione alla causa dei ribelli irlandesi … e Arthur sapeva che, se la ragazza era giunta fin lì a quell’ora del mattino, un motivo grave e comprensibile doveva esserci per forza.
“Oggi è uscito di prigione, la sua reclusione di due anni è finita.. so da Lord Stewart Headlam che vuole restare qui a Londra, non so per quanto tempo, ma è qui, capisci? Non è più in prigione! Per questo ho pensato che, forse, tu…”
Si interruppe per un attimo. Reginald stava posando il vassoio sul tavolino laccato in stile cinese di fronte a loro.
“… Saresti potuto venire a fargli visita, con me ed Ewan …”

Il ragazzo sospirò, posando la tazza di tè che aveva sorseggiato a metà e guardando negli occhi Niamh. Cosa avrebbe dovuto dirgli?

“Vorrei salutarlo finché ne ho la possibilità, Arthur. Sai quanto conoscerlo e frequentarlo sia stato importante per me, e come sia stato difficile contattarlo mentre era rinchiuso al Reading Gaol … Ricordo che anche tu eri in buoni rapporti con lui, per questo ti sto chiedendo di accompagnarci. Se tu…”

“Niamh” la interruppe il giovane, alzandosi in piedi e iniziando a passeggiare nervosamente per la stanza, come una tigre in gabbia “ricordi quello che disse mio padre il giorno in cui Oscar fu messo in prigione? Non era felice che io lo frequentassi, affatto. Passi per te, passi anche per Ewan, ma io sarò il futuro capofamiglia dei Kirkland, e non posso scontentarlo ancora. E, oltretutto, non credo si ricordi di me. Eri tu a passare i pomeriggi nel salotto di Lady Jane e a conoscere perfettamente ogni sua opera … Il mio intervento non è né utile, né necessario.”

Ma la ragazza non aveva intenzione di mollare.

“Pensi che tuo padre lo verrebbe a sapere? Ti basterà dirgli che hai deciso di andare a far visita a qualche dama amica dei miei genitori, e nessuno se ne preoccuperebbe.. I giornalisti non sono più interessati a lui, rimarremmo comunque nell’ombra. E non credo proprio che mister Wilde si sia dimenticato di te”.
Arthur si risedette, il viso tra le mani. Quel discorso gli aveva riportato alla mente frammenti scomposti di un passato che non desiderava ricordare: volti, parole, voci che credeva di aver sepolto definitivamente nel suo inconscio si materializzavano intorno a lui, ora terribilmente reali. Non ce la faceva ad affrontarli.. non ora che credeva di essersene liberato, e di essere diventato ormai il nuovo Lord Kirkland che suo padre si aspettava.

Fu Ewan a venire in suo aiuto: con gesto gentile, toccò il braccio della compagna per invitarla ad alzarsi dalla poltrona e ad uscire. La ragazza gli rivolse un’ultima occhiata speranzosa e malinconica al tempo stesso, affiancandosi al fidanzato mentre lasciavano il salotto del cugino.
“Hai del tempo per pensarci, Arthur: ora torneremo a casa, il nostro incontro con Headlam è fissato per le tre del pomeriggio. Tra un paio d’ore torneremo e ci darai la tua risposta, d’accordo? Ora vieni, Niamh, togliamo il disturbo.”
Lei lo precedette, incamminandosi lungo il vialetto costeggiato da vasi di fiori, e girandosi poco prima di giungere al cancello.
“Francis verrà con noi. Non ti invita a seguirci  neanche questo?”
Il flash di un sorriso brillante e di un’ammiccante, strascicata parlata francese passarono rapidamente per la mente di Arthur, mentre osservava i due salire sulla carrozza che li stava aspettando per portarli a casa. Niamh era sempre la solita: quando macchinava qualcosa, non era possibile far finta di nulla e sperare di non restarne coinvolti.

***
 

Francis Bonnefoy era un disegnatore e poeta giovane e brillante, frequentatore di quei salotti che tanto incantavano la giovane irlandese e sua madre, e che raccoglievano altri artisti e letterati, più o meno talentuosi. Smaliziato e pieno di spirito, proprio come Oscar Wilde attirava attorno a sé un vasto pubblico di dame e ragazze che lo ammiravano e, segretamente, avrebbero desiderato sposarlo. Ma Francis era uno spirito libero: non era mai stato legato ad una donna in particolare, a quanto se ne sapesse, e continuava a condurre un’esistenza da scapolo felice, nonostante avesse ormai più di venticinque anni. Francese di Parigi, aveva conosciuto sia Wilde che Niamh durante un tè nel salotto di Lady Jane Wilde molti anni prima, e da quel momento li aveva uniti una solida amicizia, che comprendeva anche Ewan e Arthur.
Doveva essere stata la sua giovane età, pensò l’inglese, mentre tornava in camera sua per non essere disturbato durante quel momento di riflessione. Solo così avrebbe potuto spiegare l’interesse che l’aveva spinto a cercare la compagnia di quello strano francese, sempre col sorriso sulle labbra e una battuta pronta per ogni occasione, che si vantava di essere imparentato nientemeno che con Charles Baudelaire e stupiva le signore facendo apparire dal nulla un fiore di carta piegato con grazia.. la sua giovane età, e quello stupido desiderio di ribellione che lo portava a disobbedire a suo padre sistematicamente, per provare l’ebbrezza di essere un cattivo ragazzo.
 Fatto stava che, per un periodo, erano stati insieme. Le voci che non vedevano il giovane Bonnefoy impegnato con una ragazza erano esatte … perché era un ragazzo, il suo compagno. E, più precisamente, quell’imbronciato e compunto ragazzetto che rispondeva al nome di Arthur Kirkland.
Si erano iniziati a frequentare quasi per caso, senza sapere che quel loro rapporto così strano, fatto di battibecchi e piccoli litigi sarebbe sfociato in qualcosa di più duraturo. Non si era neppure reso conto che, da un giorno all’altro, il sorriso di Francis, quel modo seducente e irritante di chiamarlo Arthùr, o Angleterre (in omaggio alla patria del giovane), persino il modo in cui voltava le spalle dopo essersi congedato da lui, erano diventati motivo di gioia, una piccola puntura di piacere – quasi doloroso – che dal cuore si irradiava in tutto il corpo. Era stato felice, con lui, non poteva negarlo.
C’era andato vicino, al rischio di subire un processo come quello di Oscar Wilde, che aveva imbarazzato l’alta società londinese… e tutto per la sua stupida distrazione, la noncuranza nel lasciare incustodito un biglietto che Francis gli aveva mandato e che chiedeva di incontrarsi in un piccolo locale-albergo di periferia, dove nessun occhio indiscreto avrebbe potuto vederli. Fortunatamente, data l’abitudine del francese di firmarsi solo con l’iniziale, la cosa era passata abbastanza inosservata: avvertito da Reginald dell’arrivo del messaggio, nonostante sulle prime fosse stato insospettito dall’aspetto spiegazzato e non certo aristocratico di quel pezzetto di carta, Lord Kirkland si era limitato ad esortare il figlio a non “compromettersi con ragazze di rango sociale inferiore, per evitare spiacevoli inconvenienti”, senza però sospettare nulla.
Al solo pensiero che, rinchiuso al Reading Gaol in quel momento avrebbe potuto esserci anche lui, un brivido lo pervadeva da capo a piedi. Cosa avrebbe fatto Lord Kirkland, se avesse soltanto immaginato che suo figlio maggiore si vedeva una volta alla settimana con il suo amante, un affascinante e squattrinato artista francese?
La consapevolezza di compiere troppi sbagli, mista al timore delle reazioni del padre e il rimorso per essersi voluto comportare da ribelle a tutti i costi lo avevano convinto a troncare la loro relazione, cercando affannosamente qualche frase di circostanza da presentare come scusa… ma, al contrario di quanto aveva immaginato, Francis non si era offeso, né lo aveva evitato intenzionalmente nelle successive occasioni in cui si erano incontrati casualmente, a qualche ricevimento. Il sorriso triste che gli aveva rivolto, però, faceva più male di qualsiasi frase gridata dietro con rabbia.
E Niamh avrebbe voluto che si incontrassero…?
 
Trascorse tutta la mattina a guardare il paesaggio fuori dalla finestra, tentando di staccare almeno per un po’ i pensieri da Francis, mister Wilde, la prigione e qualsiasi altra cosa che avesse a che fare col suo passato. Peccato che fosse maggio, e che i boccioli in fiore e il sole che splendeva alto nel cielo gli ricordassero fin troppo bene il loro primo incontro.
“Oh Arthùr… in fondo adoro proprio questo lato di te. Sei come un porcospino… un tenero animaletto che, per evitare di essere troppo strapazzato e colmato di attenzioni, si chiude a palla, mostrando le sue spine. Ma, dopotutto, è delizioso anche così.”














* Angolo dell’autrice *
Ebbene si, ce l’ho fatta.
Era da secoli, millenni, che desideravo scrivere una FrUk a base storica ma, per un motivo o per un altro, non ci sono mai riuscita. Poi per fortuna è arrivata Lala e il suo fantastico contest, e le idee hanno cominciato pian piano a susseguirsi.. producendo questa fic, che spero possa piacervi :)
Scozia e Irlanda, i personaggi “di spalla” che compaiono, sono miei OC, e ovviamente Oscar Wilde è stato tratteggiato in base alle testimonianze presenti negli scritti di altri autori.
Dedico questo primo capitolo, e gli altri che seguiranno, alla mia donna-bietatrice-compagnadipairs-FrUkkista TsunadeShirahime, per ringraziarla dell’amore e della disponibilità che mette ogni volta nel leggere le mie fic e darmi dei pareri.. e a tutte le FrUkkiste compagne: TsunadeHime, Sacchan e Subaru-senpai.
E a Lala, per averci permesso di partecipare ad un contest veramente interessante e pieno di spunti!
Come al solito.. recensioni, pareri, critiche e commenti sono sempre beneaccetti :3
Nat
   
 
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