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Autore: Astrid 5E    04/05/2011    3 recensioni
Chi non ha mai pensato al fatto che Peach si faccia prendere troppe volte da quel furbone di Browser? Ebbene, non siamo gli unici. C'è anche un' altra persona che la pensa allo stesso modo. Una persona con uno strano cappello in testa ...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E … Ta-dàn! Sono tornata! \(^0^)/
Mi scuso con tutti coloro che aspettavano un altro capitolo di questa storia un po’ pazza e che ormai avevano perso praticamente le speranze: scusate! >.<”
Ma eccoci finalmente qui, di nuovo, per rompervi per l’ennesima volta le scatole! (sicuri di non star facendo un trasloco? Là di scatole ce ne sono eccome! XD). Per la cronaca questo periodo è stato stressante! Ho faticato giorno e notte senza sosta, buttandomi su libri e libri, in continuazione, perciò scusatemi tanto se non ho caricato un nuovo capitolo in tutto questo tempo (gumennasai). Spero comunque che questo nuovo chappy possa farmi perdonare (cercherò di dare il massimo della genio-demenzialità delle bo-ombe, promesso)!
Bene, allora, senza ulteriori indugi …
Capitolo 4. Sarà questa la fortezza?
 
Dopo tanta strada e lamenti da parte di un certo idraulico dal cappello rosso, i nostri tre eroi (si fa per dire) raggiungono una strada battuta, che prosegue sempre dritto, in mezzo ad un campo, decisamente poco curato.
Durante il cammino, un gorgoglio fa sobbalzare Luigi, che si gira sorpreso.
<< Fame? >> .
<< Un po’ >> gli risponde l’altro, massaggiandosi l’uovo con entrambe le mani, all’altezza dello stomaco.
<< Mario, rispondi sinceramente >>
<< Oh - oh >>
<< Quanto tempo fa hai mangiato? Rispondi >> .
Mario deglutisce nervosamente. Perché deve confessare i suoi difetti? Non va già bene, a quel cappello verde, di vederlo conciato a quel modo?
<< Cinque … minuti fa >> . La visiera rossa si abbassa, un po’ imbarazzata.
Luigi lo osserva. Un lieve sorriso appare sul suo volto.
<< Va bene, alla prossima sosta, potrai mangiare >> .
Sa che suo fratello non è timido, solo testardo. Tanto vale dargli ciò che vuole.
Nel frattempo, il nostro simpatico draghetto verde cammina dondolando le braccia, con gli occhi semiaperti  e la solita lingua rosea penzoloni.
Con un passo irregolare, sorpassa i due fratelli e li lascia discutere, proseguendo lungo la strada, senza neanche sapere dove porti, così, sempre dritto.
In quel momento una nuvola, spostata dal vento, scopre un raggio di sole che illumina un qualcosa tra gli alberi, attirando l’attenzione dello Yoshi.
Questo strizza gli occhi e stropicciandosene uno assonnato, si volta verso la direzione dello scintillio.
Poi spalanca gli occhi, più del solito.
Si ferma senza preavviso, cosicché Luigi, intento a parlare con il fratello dietro,  gli va addosso.
<< Ma che diavolo … ? >>
<< Ehi, guardate! Lassù! Tra gli alberi! >> fa Yoshi, tutto agitato.
<< Dove? >> chiede Mario, avvicinandosi una mano alla fronte, sotto la visiera.
<< Cosa pensate che sia? >>
<< Ma dove? >> continua Luigi, nella stessa posizione del fratello, che si allunga per riuscire a vedere.
<< Non pensate possano essere … >>
<< Ci vuoi dire dove accidenti stai guardando?! >> urlano in coro i due idraulici, in preda alla collera.
Ma quella specie di drago dalla lingua lunga due metri, sembra non aver sentito.
<< … le torri di un castello? >> .
Termina la domanda come se nulla fosse, fissando gli altri due, con uno sguardo misto fra l’attesa di una risposta e la  sorpresa nel vedere le loro facce, arresesi a quella sua maledetta ingenuità.
<< Ho capito >> sospira Luigi.
<< Va bene, andiamo a vedere di che si tratta. Fai strada, Yoshi >> .
E i tre si mettono di nuovo in marcia, sulla stessa solita strada battuta, infinita e rettilinea, sotto la guida di quell’ essere un po’ stralunato, mentre qualcuno, dal cappello rosso e con due baffoni marroni, dice addio al suo tanto desiderato break.
Dopo un breve percorso, affiancato da un paesaggio sempre uguale, la combriccola si avvicina ad una costruzione in mattoni.
Mattoni blu e viola, per precisare.
Yoshi, con un indice tra le labbra, esitando, alza la testa, per seguire con lo sguardo i lineamenti di quell’edificio.
<< Voglio sapere il nome di chi ha inventato questi mattoni qua! >> . Mario sconcertato si avvicina ad un muro e lo guarda da vicino, leggermente disgustato.
<< Chiunque sia, ha classe >> gli fa eco Luigi, con la stessa espressione.
<< Oh sì, fratello >> .
Yoshi sta ancora guardando in alto, socchiudendo gli occhi per il sole.
Poi, d’un tratto urla.
<< Il castello! Ragazzi, il castello di Bowser, l’abbiamo trovato! Siamo arrivati! >> .
La sua euforia è mista a un pizzico di nervoso e terrore.
I due idraulici fanno qualche passo in dietro per vedere meglio quel castello.
Sì, è vero, è abbastanza grande da sembrare la fortezza di un tiranno: torri ai lati, portone gigante - affiancato da uno piccolo – mattoni del solito gusto dei Koopa Troopa e di quel grassone di una tartaruga giurassica ecc.
Sì, tutto potrebbe far pensare alla fortezza di Bowser.
Ma chi l’ha davvero visto, il “Castello di Bowser” (onore a Mario Wiki),  per tante, ma tante volte, di sicuro non lo confonderebbe con quello che adesso hanno i nostri eroi (sempre per dire) davanti.
Le emozioni di Yoshi, così, vengono sminuite dai due fratelli.
<< Sé, come no >> lo ferma Luigi, mettendogli una mano sulla spalla verde.
<< È soltanto uno dei castelli di passaggio >> lo asseconda Mario. E poi << Ce ne vuole del tempo, prima di arrivare da quel grassone >> continua.
<< Ha parlato lui >> .

Lo Yoshi viene colpito in testa dall’idraulico rosso, nonostante l’impiccio dell’uovo.
 
<< Beh, allora che si fa? >> chiede Luigi, rompendo il silenzio che si era creato.
<< Io direi di proseguire >> risponde Mario, massaggiandosi la mano.
Aveva appena picchiato una testa dura.
Dura e vuota.
<< Allora … entriamo nel castello? >> . La domanda di Yoshi è dubbiosa; non sa se prepararsi o meno ad un altro pugno in testa.
Mario lo guarda leggermente scioccato.
Nonostante si stia arrabbiando per non aver fatto la pausa spuntino, cerca di controllarsi e parlargli pacatamente …
<< Amico, con tutto il rispetto … ma sei scemo?! Per quale motivo dovremmo entrare se possiamo benissimo svignarcela, invece, passandogli a lato? E poi, scusa, guardami >> e dicendo così si indica l’uovo che indossa  << Posso entrare conciato così? Che figura ci farei? La mia reputazione calerebbe >> .
<< Beh, peggio di così, non credo >>.
 … Inutilmente.
Lo Yoshi viene nuovamente preso a pugni.
Luigi sospira. Certo che questo qui se le viene proprio a cercare.
Il nostro gruppetto insomma, si decide ad entrare … Non l’avessero mai fatto! Mi risparmiavo di raccontarlo! Comunque …
 Mario mugugna scontroso, impacciato come pochi in quel mezzo uovo tanto tagliente quanto ingombrante: è costretto a tenere le braccia alzate, come le ali di un aereo.
Luigi evita di commentare, ma è evidente che gli scappa da ridere e difficilmente riesce a trattenersi.
Yoshi, dal canto suo, cerca di usare quel poco cervello che ha, nonostante la serie di bernoccoli in fronte.
Entrati, inizialmente, guardigni e sospettosi, i tre si stupiscono, poi,  di quanto in realtà sia spazioso e deserto quel castello.
I primi tre saloni, infatti, sono semplici da passare, senza neanche un nemico da sconfiggere in giro.
Semplici.
Troppo semplici.
Talmente tanto semplici che nella sala in cui entrano dopo, appaiono come minimo una centina di Tartosso – alcuni dei quali piangendo per chissà quali motivi personali (disadattamento, bullismo, isolamento, emo; affari loro).
Anche questa stanza, tuttavia, è facile da superare poiché Mario, già letteralmente incavolato di suo, alla vista di quei mucchietti d’ossa moventi, si lancia contro di loro al grido di : “ Vi riduco in stuzzicadenti! ” e in quattro e quattr’otto li demolisce tutti quanti.
<< Su sbrighiamoci >> taglia corto Luigi, preoccupato sia per il fratello che per lo Yoshi, se dovesse capitare davanti all’idraulico impazzito.
 << Che sennò questi si riprendono >> continua poi, trascinando con sé Mario - che si sbraccia per continuare a picchiare quelle ossa momentaneamente esanimi -  fino alla porta seguente.
Raggiungono così la sala principale del castello.
<< Beh, c’è voluto poco >> sospira sollevato il cappello verde.
<< Come fai a dire che questa è l’ultima sala, nonché la principale? >> chiede sorpreso il draghetto.
Mario se lo guarda di sbieco e gli indica un’enorme insegna, sopra la porta, sulla quale c’è scritto “ Stanza finale ”.
<< Oh >> .
L’idraulico rosso alza le spalle, poi spinge un’anta e apre la porta.
La stanza appare buia e oscura.
Solo un piccolo bagliore compare, lontano.
Yoshi socchiude gli occhi per vedere meglio, ma non ci riesce.
Sarà un nemico molto forte? E spaventoso?
Al piccolo tontolone tremano le gambe.
L’oscurità sommerge i nostri tre coraggiosi (supposizione) e sembra che non abbiano altra opzione se non procedere nel buio più totale, a tentoni. …
“ click ” . O semplicemente premere l’interruttore del lampadario.
Mario e Yoshi si girano verso Luigi, dietro di loro, che tiene un dito sull’interruttore bianco, a fianco la porta.
<< Chi diavolo ha acceso la luce?! Vi avevo detto di spegnerla! Sto lavorando! >> .
Una voce stridula e nasale proviene da dietro il bagliore che si intravedeva prima, al buio.
Sopra ad una scrivania, al centro della sala, la combriccola vede un computer acceso, dietro al quale sporge un cappuccio blu e uno scettro dorato, con una pietra viola in cima, che volteggia minacciosamente in aria.
Kamek alza la testa, per sgridare quegli inetti dei suoi sottoposti disubbidienti, quando trasale, vedendosi davanti due cappelli, uno rosso e uno verde, accompagnati da due paia di folti baffi marroni.
Ah. E uno Yoshi verde chiaro, un po’ rimbambito.
<< Ch … che ci fate voi qui?! >> chiede innervosito, alzandosi dalla sedia.
Poi accidentalmente gli cade l’occhio su Mario e lo squadra da sopra a sotto.
Segue un breve silenzio interrotto solo dalla gracchiante risata del mago, sconcertato alla vista dell’uovo indossato dall’idraulico.
Mario, dal canto suo, non se ne cura, e rende vane le preoccupazioni silenziose del fratello.
Cerca la porta, invece; quella che li farà uscire da là e gli farà fare quella tanto sperata pausa merenda.
Girando la sguardo, la vede, proprio dietro alla scrivania di Kamek: una porticina viola, in tinta con il resto della costruzione, lì, pronta per essere usata.
Il baffuto rosso si lancia in avanti deciso a voler uscire da quel castello.
Kamek si riprende, guardigno.
<< Che cosa vuoi fare? >> chiede, coprendo con una mano lo schermo del computer.
<< Fammi passare, devo uscire da qui! >> ringhia Mario, in preda all’ira.
Luigi si avvicina di soppiatto al mago.
<< Che fai? >> gli chiede poi.
Quell’altro sobbalza e si avvicina alla porta, di spalle, coprendola.
<< N … Niente! Assolutamente niente che ti riguardi! >> .
Luigi avvicina la faccia allo schermo.
<< Mm. Sei connesso su Facebook , Skype  e twitter nello stesso momento. Stai chattando con degli amici? >> chiede malizioso.
<< E … E anche se fosse?! Cosa interessa a te! Stai lontano o … >> imbarazzato,dicendo questo, Kamek si avvicina allo schermo, facendo roteare lo scettro.
<< Sparisci, mago reietto di Hogwards! >> interviene Mario  scansandolo, cercando di passare.
<< L … La mia s .. somiglianza con Harry Potter è totalmente casuale! >> . Kamek cerca comunque di porsi avanti a lui, per bloccarlo.
<< Vallo a raccontare ad un altro >> risponde l’idraulico, evitandolo.
<< Levati dai piedi, sono di fretta >> .
Mancano ormai pochi metri per raggiungere la porta, ma questo disadattato quattrocchi di un mago non vuole lasciar perdere.
Così Mario perde la pazienza.
<< Non ti lascerò passare oltre! >> .
Ma i preavvisi di Kamek non hanno alcun effetto.
<< La vuoi piantare?! >> .
Mario prende Yoshi per un braccio e lo scaraventa letteralmente addosso al “ mago ”  (occorrono le virgole), facendolo cadere e facendogli sbattere la testa sullo spigolo della scrivania.
Luigi ne approfitta e apre la porta, liberando il passaggio.
La porta conduce in un enorme spiazzo di terreno, con qualche albero, che si affaccia su una gigantesca foresta.
I nostri amici (fin’ora il termine più appropriato usato nei loro confronti) si dirigono fuori, lasciandosi alle spalle un Koopa Troopa, esperto di libri di una cara biondina scrittrice di una lunga saga sulla magia, svenuto sul pavimento.
<< Adesso, se qualcuno non mi fa magiare neanche stavolta, giuro che l’ammazzo! >> .
Il messaggio di Mario fu chiaro e non ci vuole molto per capire che si fermarono a mangiare sotto uno di quegli alberi che decoravano lo spiazzo.
<< Finalmente! >> .
E l’avventura continua …
 
Allora? Com’è venuto? Sono riuscita a farmi valere? Le bob-ome, questa volta ci hanno messo un po’ più di tempo a sfornare idee ma spero non siano idee così brutte! Bene, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e non vedo l’ora che mi arrivino nuove idee per continuare questa storia! Coraggio bombette, lavorate! Alla prossima, ciaoo!! ^0^/
  
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