Autore:
Ciara90 (forum ), Ciara (EFP)
Titolo:
Che ne sarà di noi?
Personaggi:
Harry, Ron, Hermione
Luogo/tempo:
alla ricerca degli Horcrux, per la precisione il giorno in cui i
ragazzi vanno
al Ministero per prendere il medaglione di Regulus
Frasi:
1. Guardare in faccia al proprio destino
è facile, anche perché il futuro non si vede mai.
2. Io voglio comandare la mia
vita, voglio avere coraggio, ecco qual è il
mio desiderio:
coraggio… e
vaffanculo!
Genere:
Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti:
ovviamente dato il pacchetto è una Missing Moment
NdA:
Harry POV
Che
ne sarà di noi?
Silente.
Silente.
Sempre e solo Silente.
Il
quell’ultimo mese era diventato il pensiero più
ricorrente.
Perché
lo aveva lanciato in quella missione impossibile? Perché
lui, Harry, non si era
premurato di scoprire di più, di capire di più?
Tu
conoscevi
Silente.
La
voce di Hermione si insinuava nella sua testa quasi fosse la sua
coscienza,
pronta a ricordargli di non dubitare, di continuare a credere.
Ma
come?
Quel giorno era stato fin
troppo stressante
per tutti loro.
Il
Ministero, i dissennatori, la fuga, Ron che si era spaccato.
Un
mese di preparativi si era ridotto a poco più di
un’ora durante la quale
avevano seriamente rischiato di essere presi se non peggio e non
potevano più
tornare a Grimmauld Place.
La
permanenza nella casa di Sirius non era stata certo delle migliori ma
aveva
contribuito a tenerli in quello stato di irrealtà in cui la
loro missione
ancora non era cominciata, quella casa nonostante tutto era familiare.
Però
avevano
l’Horcrux.
Magra
consolazione visto che non sapevano come distruggerlo, erano di nuovo
punto e a
capo.
Bloccati in quello spiazzo
per niente sicuro,
in quella tenda che ben presto, lo sapeva, sarebbe diventata troppo
piccola e
troppo opprimente per tutti loro.
Lanciò uno
sguardo all’interno della tenda:
Ron dormiva. Era molto pallido ma sembrava cominciare a stare meglio.
Hermione
era seduta sul bordo del piccolo letto e gli accarezzava i capelli, i
lineamenti contratti in una smorfia di preoccupazione.
L’aveva
osservata a lungo: prima di preparare il tè si era lavata
febbrilmente le mani
ricoperte dal sangue di Ron quasi a volersi strappare la pelle lei
stessa. Poi
si era appoggiata al lavello per tentare di placare il tremore che
ancora non
l’aveva abbandonata quindi aveva messo a bollire
l’acqua.
Era incredibile come
Hermione avesse avuto la
prontezza di portali via da Grimmauld Place e, subito dopo aver dato le
prime
cure a Ron, fare gli incantesimi di protezione eppure come un semplice
sguardo
del suo migliore amico riuscisse ad agitarla più di ogni
altra cosa.
Gli sguardi che si
rivolgevano erano carichi
di affetto, un affetto che non sapevano esprimere. Forse
semplicemente non potevano.
Sorprenderli
in quei momenti così intimi lo faceva sentire terribilmente
a disagio e
incredibilmente solo.
Da quando li aveva
conosciuti non si era
sentito solo come in quel momento. Guardarli sotto una luce diversa era
spiazzante. Non si era mai soffermato molto a pensare come sarebbe
stata la sua
vita se non ci fossero stati loro. Qualsiasi cosa ricordasse era
permeata delle
loro immagini, delle loro voci e delle loro risate.
Dare
tutto per
scontato.
Ecco
cosa aveva fatto.
Si
era reso conto fin troppo presto che la sua vita avesse uno scopo ben
preciso
eppure non era riuscito a godere appieno di ogni istante, di far capire
ai suoi
amici cosa significassero esattamente per lui.
Quella
costatazione lo colpì come un pugno allo stomaco, si sentiva
fisicamente male,
spossato.
Si portò una mano
alla fronte. La cicatrice
cominciava a pizzicare.
Chiudi
la mente.
Ancora
la voce di Hermione che lo perseguitava. Sapeva che aveva ragione, ma
proprio
non ce la faceva, con tutto quello che gli ronzava per la testa a
chiudere la
mente.
Almeno
questo glie lo doveva concedere.
Libero
di vagare con la mente e i ricordi. Si sentiva fin troppo costretto,
soffocato
dal suo compito. Lui quel compito non lo voleva, non lo aveva chiesto,
eppure
si sentiva responsabile.
In
colpa. E poi per cosa?
In colpa per Ron e Hermione
che lo avevano
seguito senza esitazione, avevano abbandonato le loro famiglie, quella
che
poteva essere una vita serena se solo non l’avessero mai
incontrato e tutto
senza chiedere niente in cambio. L’avevano seguito per
l’ennesima volta in
un'altra sfida, quella più dura, la più
difficile, la più pericolosa.
Perché?
Loro potevano scegliere.
Lui
no. Lui doveva.
Nessuno
si era premurato di interpellarlo prima di rivolgersi a lui, prima di
chiedere,
prima di pretendere l’impossibile.
Erano gli sguardi speranzosi
delle persone che
lo tormentavano, che non lo facevano dormire.
E
continuava a chiedersi il perché.
Perché
glie lo doveva. Per tutto il bene che erano state in grado di dargli.
I
suoi genitori, Sirius, Silente, Ron, Hermione e Ginny.
Questo
era il suo tutto.
Loro
erano il motivo per cui valeva la pena lottare.
Ma
gli sarebbe bastato per arrivare fino in fondo?
Quando rientrò
per farsi dare il cambio da
Hermione, Ron dormiva ancora.
Lei
senza dire niente si alzò dal letto e si diresse
all’esterno.
Era
stranamente silenziosa eppure l’aveva visto mentre si toccava
la cicatrice. Non
se ne curò poi molto, le voleva bene ma non sopportava
quando cominciava a
rimproverarlo.
Prese il medaglione e se lo
rigirò tra le mani
mentre prendeva posto su una delle sedie accanto al tavolo.
Tutto quello per cui avevano
faticato era
stretto nel suo pugno. Una rabbia incontrollabile lo invase e per
stemperarla
almeno un po’ sbatté violentemente il pugno sul
tavolo.
Ron
si svegliò di soprassalto guardandolo allarmato.
-
Scusa, non volevo.
Ron
si rilassò e si appoggiò meglio al cuscino
cercando una posizione in cui il
braccio non gli facesse troppo male.
Rimasero
in silenzio per molto tempo.
Harry
era immerso nei suoi pensieri teso a cercare un qualche segno, una
qualche
frase che Silente avesse detto e di cui lui al momento non aveva colto
il
significato.
-
Harry ce l’hai un desiderio?
Lo
guardò interrogativamente – Come?
-
Dico, non ce l’hai un desiderio? Uno di quelli che non ti
lasciano mai, che
dopo tanto tempo conservi ancora anche se non c’è
alcuna certezza che si possa
realizzare.
Ron
guardava intensamente la rete del materasso che lo sovrastava con il
braccio
sano dietro la nuca. Non capiva perché avesse tirato fuori
quel discorso.
Però
aveva capito cosa intendesse.
Certo
che ce l’aveva un desiderio. Ne aveva molti di desideri.
Per
lo più erano tutti irrealizzabili. Due in particolare.
Poi
ce n’era un altro. Quello che lo faceva andare avanti tutti i
giorni.
Ginny.
La
speranza di poterla riabbracciare, di poterla baciare ancora. Anche il
semplice
guardarla gli sarebbe stato sufficiente. Ma questo a Ron non poteva
dirlo.
Si limitò ad
annuire.
Lo
vide appoggiarsi con fatica alle sbarre del lettino per potersi mettere
seduto.
Gli occhi persi verso l’entrata della tenda.
-
Il fatto è che…- sospirò pesantemente
e di colpo arrossi leggermente sul collo
e sulle orecchie -…io voglio comandare la mia vita
– involontariamente corrugò
la fronte non capendo bene dove volesse andare a parare –
ehi! Parlo sul serio
non guardarmi in quel modo! Io…io voglio avere coraggio. Il
coraggio di
prendere in mano la mia vita e di darle uno scopo, di fare qualcosa di
importante di…combattere per qualcosa di importante.
Lo sguardo di Ron era ancora
più intenso ora,
fisso nel punto in cui sapeva si trovava Hermione.
-
Voglio avere il coraggio di arrivare fino in fondo a tutto questo. Solo
per…lei. – la sua voce si era ridotta ad un
sussurro.
-
Ron credo che…- voleva cercare di dargli tutto
l’appoggio possibile.
Ammutolì
nel momento in cui incontrò i suoi occhi capendo che quello
non era il momento
adatto per parlare, doveva solo ascoltarlo. Fare la parte
dell’amico che
ascolta senza giudicare, che rimane fedele fino alla fine, in ogni caso
e ad
ogni costo.
Stavolta
toccava a lui.
-
Intendiamoci Harry, io so perfettamente che farò qualcosa di
sbagliato. Farò
qualcosa di stupido e rovinerò tutto…lo faccio
sempre… – il tono del suo amico
era rassegnato, quasi che quello fosse il suo destino - …
combinerò un casino e
non mi vorrà più vedere e tu mi odierai e io
tornerò ad essere il mediocre
Ronald Weasley.
-
Non devi neanche pensarci! – era stato più forte
di lui interromperlo, fermare
quel flusso di pensieri negativi.
-
Io…non potrei mai odiarti! Sei il mio migliore amico, il
primo che mi abbia
offerto la sua amicizia in maniera gratuita ed incondizionata. Certo
sopportarti è un altro paio di maniche – era
riuscito a strappargli un sorriso
– ma d'altronde è difficile sopportare anche me. E
poi prima di arrivare a
conclusioni troppo affrettate dovresti almeno vedere come ti
guarda…
Ok.
Forse aveva parlato troppo, ma non poteva sopportare di vederlo in
quello
stato, di sentirlo parlare in quel modo, non voleva che anche le paure
di Ron
prendessero forma.
Le
sue erano più
che sufficienti.
-
Si insomma, ehm…coraggio giusto? –
provò
a riportare il discorso al punto precedente.
L’espressione
di Ron era indecifrabile, cominciò a preoccuparsi per quello
che si era
lasciato sfuggire. Hermione prima o poi lo avrebbe ammazzato.
Lo
vide alzare il braccio in aria con il pugno stretto, il viso ancora
più rosso e
lo sguardo che dardeggiava verso l’ingresso della tenda.
-
Si! Ecco qual è il mio desiderio: coraggio…e
vaffanculo!
Harry
non si trattenne e scoppiò a ridere seguito immediatamente
da Ron.
Era questo che gli piaceva
del suo rapporto
con Ron, non c’era bisogno di grandi discorsi e fiumi di
parole. Si capivano,
stavano bene anche senza parlare e sapevano che nonostante tutto ci
sarebbero
sempre stati per l’altro.
Sempre.
Ron
riusciva ad alleggerire qualsiasi situazione e questo era confortante.
-
Cosa succede lì dentro? – Hermione si era
affacciata all’interno attirata dalle
loro risate.
Smisero
all’istante. Si guardarono e poi
rivolsero la dovuta attenzione alla ragazza.
-
Niente!- dissero in coro.
Hermione
li guardò un po’ dubbiosa poi, dopo aver alzato
gli occhi al cielo, si mise
seduta accanto a Ron.
-
Fammi vedere il braccio. – era un ordine e neanche troppo
malcelato.
Il
ragazzo dal canto suo si allontanò leggermente.
-
Oh avanti Ron, voglio solo controllare la fasciatura! – detto
questo allungò
sicura le mani verso il braccio del ragazzo. Lo liberò
velocemente dalla
fasciatura per poi controllare la ferita.
-
Harry mi passi il disinfettante?
Si
alzò alla ricerca della borsetta di Hermione, era sicuro di
trovarlo lì.
Individuò l’oggetto abbandonato su di una sedia e
ritornò dalla ragazza con il
disinfettante e il cotone.
-
Grazie.
Sicuramente
sarebbero morti se non ci fosse stata Hermione con loro.
La
vide lavorare in fretta e quindi fasciare nuovamente il braccio di Ron
con
delle garze pulite.
Hermione
si soffermò ancora per qualche attimo sulle garze passandovi
ripetutamente le
dita. Ancora quella smorfia intrisa di preoccupazione.
-
Mi dispiace…- tutta la sicurezza era svanita lasciando
spazio al senso di
colpa.
Ron
interruppe i suoi movimenti e le prese una mano tra le sue –
Ehi…sto bene!
-
Di certo non grazie a me! – la vide sfuggire dalla presa
dell’amico e
raggomitolarsi all’angolo opposto del letto, la testa
appoggiata sulle
ginocchia piegate e le braccia strette attorno alle gambe.
Un
singhiozzo.
Ron
gli rivolse uno sguardo allarmato e le si avvicinò
immediatamente. Non sapendo
bene cosa fare si avvicinò anche lui e le
accarezzò dolcemente un braccio.
La tenda era invasa da un
silenzio innaturale.
Solo
i singhiozzi e il pianto di Hermione erano percepibili alternati di
tanto in
tanto dai rumori provenienti dall’esterno.
Vide l’amica
tentare di asciugarsi le guance
bagnate con scarsi risultati.
-
Oh…io… mi dispiace! È tutta colpa
mia… se solo fossi riuscita a… a liberarmi in
tempo…- aveva la voce rotta dai singhiozzi.
-
Hermione calmati! Non è colpa tua, tu…hai fatto
tutto il possibile.
Che
cosa avrebbe dovuto dire? Era lei quella brava con le parole.
-
Che ne sarà di noi? – aveva gli occhi colmi di
lacrime.
La morsa che gli
attanagliò lo stomaco era
indescrivibile. Se lo era chiesto anche lui e non era stato in grado di
darsi
una risposta. Aveva solo trovato domande, domande e ancora domande.
Che
ne sarà di
noi?
Ora anche Ron aveva puntato
gli occhi su di
lui.
Come
poteva rispondere? Come poteva essere la loro ancora di salvezza se
loro erano
la sua?
Prese un respiro profondo
prima di cominciare
a parlare.
-
Sirius una volta mi ha detto che guardare in faccia al proprio destino
è
facile, anche perché il futuro non si vede mai. Io credo che
non potrà
capitarci niente di male finché rimarremo uniti. –
fece una pausa per
raccogliere meglio le idee – Vi sarò infinitamente
grato per non avermi
lasciato solo, non riuscirò mai a ringraziarvi
abbastanza…voi siete la mia famiglia
e non potrei immaginare niente
di meglio.
Hermione aveva trattenuta il
respiro e gli
rivolgeva un timido sorriso mentre Ron era arrossito ma dai suoi occhi
traspariva una fiducia incondizionata.
L’aveva detto.
Loro
erano la sua famiglia, tutto ciò di cui aveva bisogno.
Se
Ron e Hermione erano con lui, allora era pronto a tutto.
Proteggere
le
persone che amo ad ogni costo.
-
Finché saremo uniti e ci sarà speranza noi
riusciremo a vedere un pezzetto del
nostro futuro. Magari lontano e poco definito…ma
sarà comunque lì pronto ad
aspettarci.
E
ci credeva davvero in tutto quello che aveva detto perché
lui il suo futuro lo
vedeva ancora.
Era
lontanissimo.
Un
punto sulla linea dell’orizzonte.
Ma
ancora visibile.
Ce
l’hai un
desiderio?
Si!
Uno
di quelli
che non ti lasciano mai, che dopo tanto tempo conservi ancora anche se
non c’è
alcuna certezza che si possa realizzare?
Si.
La
mia famiglia.
FINE
Grammatica: 7/10
Originalità: 10/10
Attinenza al titolo: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 8/10
Punti Bonus: 10/10
Gradimento Personale: 9/10
Totale: 54/60
Il punteggio della grammatica è basso per l'abuso di virgole. Dovresti sfoltirle, rivedendo i periodi e provando a vedere quanti respiri riesci a cogliervi. Ho trovato due errori per quanto riguarda i verbi: [...]Si era reso conto che la sua vita avesse (aveva)[....] non era riuscito a godere appieno di ogni istante, di far capire ai suoi amici (nè tantomeno era stato capace di dimostrare)[...]. Trovo solo un errore di sintassi, credo, nell'ultima frase. La mia famiglia. Forse avresti potuto scrivere per intero il pensiero di Harry, spiegando quali fossero i desideri più concreti.
L'originalità mi ha colpito, intesa anche come stile di scrittura. Usare frasi solitarie, lunghe, riflessioni trapelate nel racconto è stato ciò che ha dato a questa storia una tonalità quasi musicale, mi ha ricordato quelle canzoni che trasmettono speranza e fiducia.
Per il titolo, nulla da dire. Traspare ovunque, la paura del futuro è infilata lieve e quasi nascosta in ogni riga, in ogni pensiero, in tutte le situazioni.
La caratterizzazione del personaggi è molto profonda, Harry e Ron sono perfettamente IC, mentre Hermione la trovo un po' tragica, non che in quella situazione nel libro non fosse demoralizzata, ma io credo sia una ragazza piena di coraggio e ardimento: quando si rannicchia su sè stessa, ecco, lì non l'ho riconosciuta per niente. Ho tolto due punti, ma con ciò non dico che non mi sia piaciuta, la sua presenza è comunque importante e significativa. Tornando ad Harry, complimenti: hai fatto trasparire la sua lieve arroganza, ma soprattutto la sua enorme paura di perdere i suoi amici e il fatto che si senta felice nello stesso tempo avendoli accanto.
Sulle frasi, sei stata geniale. Ron che manda tutto affanculo è fantastico. Sappiamo benissimo che lui usa, a volte, degli intercalare di questo tipo nei libri, per cui, complimenti vivissimi!
In conclusione, trovo questa storia un perfetto Missing Moment: avrei tanto voluto trovarlo tra i capitoli del settimo libro. Sei stata molto brava, mi hai emozionato e fatto sorridere allo stesso tempo.
Grazie per aver partecipato e per le emozioni che mi hai trasmesso.