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Autore: Ciara    04/05/2011    7 recensioni
- Che ne sarà di noi? – aveva gli occhi colmi di lacrime.
La morsa che gli attanagliò lo stomaco era indescrivibile. Se lo era chiesto anche lui e non era stato in grado di darsi una risposta. Aveva solo trovato domande, domande e ancora domande.
Che ne sarà di noi?
Ora anche Ron aveva puntato gli occhi su di lui.
Come poteva rispondere? Come poteva essere la loro ancora di salvezza se loro erano la sua?
Storia classificatasi terza al "Contest dei Titoli & Pacchetti Coordinati" indetto da nausicaa black.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ciara90 (forum ), Ciara (EFP)

Titolo: Che ne sarà di noi?

Personaggi: Harry, Ron, Hermione

Luogo/tempo: alla ricerca degli Horcrux, per la precisione il giorno in cui i ragazzi vanno al Ministero per prendere il medaglione di Regulus

Frasi: 1. Guardare in faccia al proprio destino è facile, anche perché il futuro non si vede mai.

          2. Io voglio comandare la mia vita, voglio avere coraggio, ecco qual è il mio desiderio:           coraggio… e vaffanculo!

Genere: Introspettivo, Sentimentale

Avvertimenti: ovviamente dato il pacchetto è una Missing Moment

NdA: Harry POV

 

Che ne sarà di noi?

Silente.

Silente. Sempre e solo Silente.

Il quell’ultimo mese era diventato il pensiero più ricorrente.

Perché lo aveva lanciato in quella missione impossibile? Perché lui, Harry, non si era premurato di scoprire di più, di capire di più?

Tu conoscevi Silente.

La voce di Hermione si insinuava nella sua testa quasi fosse la sua coscienza, pronta a ricordargli di non dubitare, di continuare a credere.

Ma come?

 Quel giorno era stato fin troppo stressante per tutti loro.

Il Ministero, i dissennatori, la fuga, Ron che si era spaccato.

Un mese di preparativi si era ridotto a poco più di un’ora durante la quale avevano seriamente rischiato di essere presi se non peggio e non potevano più tornare a Grimmauld Place.

La permanenza nella casa di Sirius non era stata certo delle migliori ma aveva contribuito a tenerli in quello stato di irrealtà in cui la loro missione ancora non era cominciata, quella casa nonostante tutto era familiare.

Però avevano l’Horcrux.

Magra consolazione visto che non sapevano come distruggerlo, erano di nuovo punto e a capo.

 Bloccati in quello spiazzo per niente sicuro, in quella tenda che ben presto, lo sapeva, sarebbe diventata troppo piccola e troppo opprimente per tutti loro.

 Lanciò uno sguardo all’interno della tenda: Ron dormiva. Era molto pallido ma sembrava cominciare a stare meglio. Hermione era seduta sul bordo del piccolo letto e gli accarezzava i capelli, i lineamenti contratti in una smorfia di preoccupazione.

L’aveva osservata a lungo: prima di preparare il tè si era lavata febbrilmente le mani ricoperte dal sangue di Ron quasi a volersi strappare la pelle lei stessa. Poi si era appoggiata al lavello per tentare di placare il tremore che ancora non l’aveva abbandonata quindi aveva messo a bollire l’acqua.  

 Era incredibile come Hermione avesse avuto la prontezza di portali via da Grimmauld Place e, subito dopo aver dato le prime cure a Ron, fare gli incantesimi di protezione eppure come un semplice sguardo del suo migliore amico riuscisse ad agitarla più di ogni altra cosa.

 Gli sguardi che si rivolgevano erano carichi di affetto, un affetto che non sapevano esprimere. Forse semplicemente non potevano.

Sorprenderli in quei momenti così intimi lo faceva sentire terribilmente a disagio e incredibilmente solo.  

  Da quando li aveva conosciuti non si era sentito solo come in quel momento. Guardarli sotto una luce diversa era spiazzante. Non si era mai soffermato molto a pensare come sarebbe stata la sua vita se non ci fossero stati loro. Qualsiasi cosa ricordasse era permeata delle loro immagini, delle loro voci e delle loro risate.

Dare tutto per scontato.

Ecco cosa aveva fatto.

Si era reso conto fin troppo presto che la sua vita avesse uno scopo ben preciso eppure non era riuscito a godere appieno di ogni istante, di far capire ai suoi amici cosa significassero esattamente per lui.

Quella costatazione lo colpì come un pugno allo stomaco, si sentiva fisicamente male, spossato.

 Si portò una mano alla fronte. La cicatrice cominciava a pizzicare.

Chiudi la mente.

Ancora la voce di Hermione che lo perseguitava. Sapeva che aveva ragione, ma proprio non ce la faceva, con tutto quello che gli ronzava per la testa a chiudere la mente.

Almeno questo glie lo doveva concedere.

Libero di vagare con la mente e i ricordi. Si sentiva fin troppo costretto, soffocato dal suo compito. Lui quel compito non lo voleva, non lo aveva chiesto, eppure si sentiva responsabile.

In colpa. E poi per cosa?

 In colpa per Ron e Hermione che lo avevano seguito senza esitazione, avevano abbandonato le loro famiglie, quella che poteva essere una vita serena se solo non l’avessero mai incontrato e tutto senza chiedere niente in cambio. L’avevano seguito per l’ennesima volta in un'altra sfida, quella più dura, la più difficile, la più pericolosa.

Perché? Loro potevano scegliere.

Lui no. Lui doveva. 

Nessuno si era premurato di interpellarlo prima di rivolgersi a lui, prima di chiedere, prima di pretendere l’impossibile.

 Erano gli sguardi speranzosi delle persone che lo tormentavano, che non lo facevano dormire.

E continuava a chiedersi il perché.

Perché glie lo doveva. Per tutto il bene che erano state in grado di dargli.

I suoi genitori, Sirius, Silente, Ron, Hermione e Ginny.

Questo era il suo tutto.

Loro erano il motivo per cui valeva la pena lottare.

Ma gli sarebbe bastato per arrivare fino in fondo?

 

 Quando rientrò per farsi dare il cambio da Hermione, Ron dormiva ancora.

Lei senza dire niente si alzò dal letto e si diresse all’esterno.

Era stranamente silenziosa eppure l’aveva visto mentre si toccava la cicatrice. Non se ne curò poi molto, le voleva bene ma non sopportava quando cominciava a rimproverarlo.

 Prese il medaglione e se lo rigirò tra le mani mentre prendeva posto su una delle sedie accanto al tavolo.

 Tutto quello per cui avevano faticato era stretto nel suo pugno. Una rabbia incontrollabile lo invase e per stemperarla almeno un po’ sbatté violentemente il pugno sul tavolo.

Ron si svegliò di soprassalto guardandolo allarmato.

- Scusa, non volevo.

Ron si rilassò e si appoggiò meglio al cuscino cercando una posizione in cui il braccio non gli facesse troppo male.

Rimasero in silenzio per molto tempo.

Harry era immerso nei suoi pensieri teso a cercare un qualche segno, una qualche frase che Silente avesse detto e di cui lui al momento non aveva colto il significato.

- Harry ce l’hai un desiderio?

Lo guardò interrogativamente – Come?

- Dico, non ce l’hai un desiderio? Uno di quelli che non ti lasciano mai, che dopo tanto tempo conservi ancora anche se non c’è alcuna certezza che si possa realizzare.

Ron guardava intensamente la rete del materasso che lo sovrastava con il braccio sano dietro la nuca. Non capiva perché avesse tirato fuori quel discorso.

Però aveva capito cosa intendesse.

Certo che ce l’aveva un desiderio. Ne aveva molti di desideri.

Per lo più erano tutti irrealizzabili. Due in particolare.

Poi ce n’era un altro. Quello che lo faceva andare avanti tutti i giorni.

Ginny.

La speranza di poterla riabbracciare, di poterla baciare ancora. Anche il semplice guardarla gli sarebbe stato sufficiente. Ma questo a Ron non poteva dirlo.

 Si limitò ad annuire.

Lo vide appoggiarsi con fatica alle sbarre del lettino per potersi mettere seduto. Gli occhi persi verso l’entrata della tenda.

- Il fatto è che…- sospirò pesantemente e di colpo arrossi leggermente sul collo e sulle orecchie -…io voglio comandare la mia vita – involontariamente corrugò la fronte non capendo bene dove volesse andare a parare – ehi! Parlo sul serio non guardarmi in quel modo! Io…io voglio avere coraggio. Il coraggio di prendere in mano la mia vita e di darle uno scopo, di fare qualcosa di importante di…combattere per qualcosa di importante.

 Lo sguardo di Ron era ancora più intenso ora, fisso nel punto in cui sapeva si trovava Hermione.

- Voglio avere il coraggio di arrivare fino in fondo a tutto questo. Solo per…lei. – la sua voce si era ridotta ad un sussurro.

- Ron credo che…- voleva cercare di dargli tutto l’appoggio possibile.

Ammutolì nel momento in cui incontrò i suoi occhi capendo che quello non era il momento adatto per parlare, doveva solo ascoltarlo. Fare la parte dell’amico che ascolta senza giudicare, che rimane fedele fino alla fine, in ogni caso e ad ogni costo.

Stavolta toccava a lui.

- Intendiamoci Harry, io so perfettamente che farò qualcosa di sbagliato. Farò qualcosa di stupido e rovinerò tutto…lo faccio sempre… – il tono del suo amico era rassegnato, quasi che quello fosse il suo destino - … combinerò un casino e non mi vorrà più vedere e tu mi odierai e io tornerò ad essere il mediocre Ronald Weasley.

- Non devi neanche pensarci! – era stato più forte di lui interromperlo, fermare quel flusso di pensieri negativi.

- Io…non potrei mai odiarti! Sei il mio migliore amico, il primo che mi abbia offerto la sua amicizia in maniera gratuita ed incondizionata. Certo sopportarti è un altro paio di maniche – era riuscito a strappargli un sorriso – ma d'altronde è difficile sopportare anche me. E poi prima di arrivare a conclusioni troppo affrettate dovresti almeno vedere come ti guarda…

Ok. Forse aveva parlato troppo, ma non poteva sopportare di vederlo in quello stato, di sentirlo parlare in quel modo, non voleva che anche le paure di Ron prendessero forma.

Le sue erano più che sufficienti.

- Si insomma, ehm…coraggio giusto? –  provò a riportare il discorso al punto precedente.

L’espressione di Ron era indecifrabile, cominciò a preoccuparsi per quello che si era lasciato sfuggire. Hermione prima o poi lo avrebbe ammazzato.

Lo vide alzare il braccio in aria con il pugno stretto, il viso ancora più rosso e lo sguardo che dardeggiava verso l’ingresso della tenda.

- Si! Ecco qual è il mio desiderio: coraggio…e vaffanculo! 

Harry non si trattenne e scoppiò a ridere seguito immediatamente da Ron.

 Era questo che gli piaceva del suo rapporto con Ron, non c’era bisogno di grandi discorsi e fiumi di parole. Si capivano, stavano bene anche senza parlare e sapevano che nonostante tutto ci sarebbero sempre stati per l’altro.

Sempre.

Ron riusciva ad alleggerire qualsiasi situazione e questo era confortante.

- Cosa succede lì dentro? – Hermione si era affacciata all’interno attirata dalle loro risate.

 Smisero all’istante. Si guardarono e poi rivolsero la dovuta attenzione alla ragazza.

- Niente!- dissero in coro.

Hermione li guardò un po’ dubbiosa poi, dopo aver alzato gli occhi al cielo, si mise seduta accanto a Ron.

- Fammi vedere il braccio. – era un ordine e neanche troppo malcelato.

Il ragazzo dal canto suo si allontanò leggermente.

- Oh avanti Ron, voglio solo controllare la fasciatura! – detto questo allungò sicura le mani verso il braccio del ragazzo. Lo liberò velocemente dalla fasciatura per poi controllare la ferita.

- Harry mi passi il disinfettante?

Si alzò alla ricerca della borsetta di Hermione, era sicuro di trovarlo lì. Individuò l’oggetto abbandonato su di una sedia e ritornò dalla ragazza con il disinfettante e il cotone.

- Grazie.

 Sicuramente sarebbero morti se non ci fosse stata Hermione con loro. 

La vide lavorare in fretta e quindi fasciare nuovamente il braccio di Ron con delle garze pulite.

Hermione si soffermò ancora per qualche attimo sulle garze passandovi ripetutamente le dita. Ancora quella smorfia intrisa di preoccupazione.

- Mi dispiace…- tutta la sicurezza era svanita lasciando spazio al senso di colpa.

Ron interruppe i suoi movimenti e le prese una mano tra le sue – Ehi…sto bene!

- Di certo non grazie a me! – la vide sfuggire dalla presa dell’amico e raggomitolarsi all’angolo opposto del letto, la testa appoggiata sulle ginocchia piegate e le braccia strette attorno alle gambe.

Un singhiozzo.

Ron gli rivolse uno sguardo allarmato e le si avvicinò immediatamente. Non sapendo bene cosa fare si avvicinò anche lui e le accarezzò dolcemente un braccio.

 La tenda era invasa da un silenzio innaturale.

Solo i singhiozzi e il pianto di Hermione erano percepibili alternati di tanto in tanto dai rumori provenienti dall’esterno.

 Vide l’amica tentare di asciugarsi le guance bagnate con scarsi risultati.

- Oh…io… mi dispiace! È tutta colpa mia… se solo fossi riuscita a… a liberarmi in tempo…- aveva la voce rotta dai singhiozzi.

- Hermione calmati! Non è colpa tua, tu…hai fatto tutto il possibile.

Che cosa avrebbe dovuto dire? Era lei quella brava con le parole.

- Che ne sarà di noi? – aveva gli occhi colmi di lacrime.

 La morsa che gli attanagliò lo stomaco era indescrivibile. Se lo era chiesto anche lui e non era stato in grado di darsi una risposta. Aveva solo trovato domande, domande e ancora domande.

Che ne sarà di noi?

 Ora anche Ron aveva puntato gli occhi su di lui.

Come poteva rispondere? Come poteva essere la loro ancora di salvezza se loro erano la sua?

 Prese un respiro profondo prima di cominciare a parlare.

- Sirius una volta mi ha detto che guardare in faccia al proprio destino è facile, anche perché il futuro non si vede mai. Io credo che non potrà capitarci niente di male finché rimarremo uniti. – fece una pausa per raccogliere meglio le idee – Vi sarò infinitamente grato per non avermi lasciato solo, non riuscirò mai a ringraziarvi abbastanza…voi siete la mia famiglia e non potrei immaginare niente di meglio.

 Hermione aveva trattenuta il respiro e gli rivolgeva un timido sorriso mentre Ron era arrossito ma dai suoi occhi traspariva una fiducia incondizionata.

 L’aveva detto.

Loro erano la sua famiglia, tutto ciò di cui aveva bisogno.

Se Ron e Hermione erano con lui, allora era pronto a tutto.

Proteggere le persone che amo ad ogni costo.

- Finché saremo uniti e ci sarà speranza noi riusciremo a vedere un pezzetto del nostro futuro. Magari lontano e poco definito…ma sarà comunque lì pronto ad aspettarci.

E ci credeva davvero in tutto quello che aveva detto perché lui il suo futuro lo vedeva ancora.

Era lontanissimo.

Un punto sulla linea dell’orizzonte.

Ma ancora visibile.

Ce l’hai un desiderio?

Si!

Uno di quelli che non ti lasciano mai, che dopo tanto tempo conservi ancora anche se non c’è alcuna certezza che si possa realizzare?

Si.

La mia famiglia.

 

FINE

 Ora vi lascio al giudizio della giudicia  (scusate il gioco di parole XD) nausicaa black che ringrazio infinitamente.

Terza classificata Che ne sarà di noi? di Ciara90

Grammatica: 7/10
Originalità: 10/10
Attinenza al titolo: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 8/10
Punti Bonus: 10/10
Gradimento Personale: 9/10

Totale: 54/60

Il punteggio della grammatica è basso per l'abuso di virgole. Dovresti sfoltirle, rivedendo i periodi e provando a vedere quanti respiri riesci a cogliervi. Ho trovato due errori per quanto riguarda i verbi: [...]Si era reso conto che la sua vita avesse (aveva)[....] non era riuscito a godere appieno di ogni istante, di far capire ai suoi amici (nè tantomeno era stato capace di dimostrare)[...]. Trovo solo un errore di sintassi, credo, nell'ultima frase. La mia famiglia. Forse avresti potuto scrivere per intero il pensiero di Harry, spiegando quali fossero i desideri più concreti.
L'originalità mi ha colpito, intesa anche come stile di scrittura. Usare frasi solitarie, lunghe, riflessioni trapelate nel racconto è stato ciò che ha dato a questa storia una tonalità quasi musicale, mi ha ricordato quelle canzoni che trasmettono speranza e fiducia.
Per il titolo, nulla da dire. Traspare ovunque, la paura del futuro è infilata lieve e quasi nascosta in ogni riga, in ogni pensiero, in tutte le situazioni.
La caratterizzazione del personaggi è molto profonda, Harry e Ron sono perfettamente IC, mentre Hermione la trovo un po' tragica, non che in quella situazione nel libro non fosse demoralizzata, ma io credo sia una ragazza piena di coraggio e ardimento: quando si rannicchia su sè stessa, ecco, lì non l'ho riconosciuta per niente. Ho tolto due punti, ma con ciò non dico che non mi sia piaciuta, la sua presenza è comunque importante e significativa. Tornando ad Harry, complimenti: hai fatto trasparire la sua lieve arroganza, ma soprattutto la sua enorme paura di perdere i suoi amici e il fatto che si senta felice nello stesso tempo avendoli accanto.
Sulle frasi, sei stata geniale. Ron che manda tutto affanculo è fantastico. Sappiamo benissimo che lui usa, a volte, degli intercalare di questo tipo nei libri, per cui, complimenti vivissimi!
In conclusione, trovo questa storia un perfetto Missing Moment: avrei tanto voluto trovarlo tra i capitoli del settimo libro. Sei stata molto brava, mi hai emozionato e fatto sorridere allo stesso tempo.
Grazie per aver partecipato e per le emozioni che mi hai trasmesso.

  
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