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Autore: Lacus87    11/02/2006    1 recensioni
Il dio della Morte osservava la scena sorridendo, era divertente guardare la gioia e l’ipocrisia che si manifestavano insieme in quelle notti fittizie, da li a tre giorni Milano sarebbe ricaduta nella caotica ed egoistica vita di sempre, e tanti saluti all’allegro e altruista spirito natalizio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solitamente si usa dire che si ha un appuntamento con la morte.. generalmente, però, è lei che viene a trovarti all’improvviso, e non è mai un ospite molto gradita. Entra con forza dall’ingresso, senza bussare, travolgendo tutti quelli che incontra senza pietà o distinzione. Il suo nero manto avvolge le anime e le trasporta via… verso il regno dei morti, silenziosamente.
La salute di Caterina si era aggravata notevolmente in quell’ultima settimana, quando terminava un esibizione avvertiva sempre delle forti fitte al torace e ciò le rendeva difficoltoso respirare.
Quando giungeva in camerino dopo uno spettacolo si lasciava cadere sulle ginocchia, nascondendo il viso tra le dita sottili… e piangeva. Un pianto lungo silenzioso, poiché nessuno avrebbe dovuto accorgersi del fatto che l’angelo stava crollando. Poiché tutti contavano su di lei, tutti si aspettavano il meglio da lei.
Quindi, nonostante tutto, proseguiva il suo lavoro camuffando il grande dolore sotto una brillante maschera serena, sopportando la sofferenza fisica sul palco e gli sguardi tormentati dei genitori, ormai arresi alla volontà della figlia. Ella però era all'oscuro del fatto che ci fosse “qualcuno” che la tenesse in vita, un ombra che vegliava su di lei da quando era nata, un entità che con il suo potere aveva mitigato la malattia, donandole l’ energia e la forza sufficienti di andare avanti oltre il suo tempo.
Procurandole, però, un dolore nettamente superiore alla gioia.
Il teatro alla scala è uno tra i più famosi teatri al mondo, situato nella piazza della Scala, da cui prende il nome.
La fila creatasi per entrare nel teatro quella sera era particolarmente lunga, Marvel aveva quindi optato per un “ingresso secondario” creato da un ombra presente su un muro di una via secondaria deserta.
Risa non aveva mai amato particolarmente l’attraversare le ombre, ma non aveva avuto altra scelta, quindi, dopo aver chiuso gli occhi e essersi fatta coraggio,si era attaccata ad una manica di Marvel ed era entrata nel teatro con lui.
Il dio si bloccò di scatto appena mise piede nel teatro, non riusciva ancora capirne l’esatta provenienza, ma avvertiva la presenza di qualcuno, qualcuno che non avrebbe dovuto manifestarsi in quel luogo.
Egli esaminò con attenzione il locale in cui si trovavano: la sala delle prove del coro.
Gli occhi amaranti si posavano da un punto all’altro con accortezza, Risa lo osservava in silenzio
“…Marvel?”
non rispose. Lo chiamò di nuovo, questa volta con un tono di voce più alto e preoccupato
“Marvel?!?”
Il ragazzo rilassò il viso che era contratto in un espressione guardinga e tesa, si voltò verso la bambina, visibilmente preoccupata, che stringeva ancora energicamente la sua manica e lo fissava con i grandi occhi argentei
Lui chiuse un momento gli occhi, per poi rivolgersi a Risa a bassa voce
“vai a cercare Caterina al piano superiore, mi raccomando, non farti vedere per nessun motivo”
Risa fece un piccolo cenno col capo senza fiatare, le contestazioni e le spiegazioni non erano ammesse, per ora.
Sicuramente più tardi lo avrebbe sommerso di domande.
Si tramutò in un creatura alata, una fenice dalle piume nere e rosse, dopo di che volò via da quella sala, dirigendosi verso le scale.
Sotto la sua forma originale non correva il rischio di essere vista dai mortali, avrebbe quindi potuto ricercare Caterina indisturbata, volando da una parte all’altra dell’immensa struttura concentrandosi sul suo obbiettivo.
Marvel, invece, si diresse deciso verso le stanze degli artisti; maledì il fatto che quel luogo fosse così grande, a suo parere, quel giorno aveva già camminato abbastanza.
Arrivare al camerino fu più facile del previsto, evidentemente erano tutti troppo indaffarati nell’organizzazione del palco e dello spettacolo e non si preoccupavano di eventuali intrusioni, molto bene.
Il dio aveva però commesso l’errore di rilassarsi troppo presto, proprio mentre tendeva la mano verso la maniglia della stanza sentì la voce di un uomo alle sue spalle che gli intimava di fermarsi e voltarsi lentamente, probabilmente si trattava di una delle guardie del corpo della giovane.
“merda” mormorò, per poi lanciarsi contro il vigilante e colpirlo con forza al collo, tramortendolo. L’altro non aveva visto nulla dell’azione di Marvel, aveva solo sentito lo spostamento d’aria, poi più nulla.
“ringrazia che il tuo tempo non è ancora scaduto e che al momento ho affari più urgenti, razza di bestione guastafeste”
gli disse mentre lo sistemava in un camerino vuoto Marvel era un dio, d’accordo, ma era un ragazzo snello e non era molto pratico di sollevamento pesi e il sorvegliante doveva pesare almeno 100kg…
Naturalmente compensava questa debolezza con altri doti: eccellente velocità, precisione matematica, bravura negli scontri e un umorismo decisamente macabro (era pur sempre un dio ella Morte, diamine.)
Notò che l’uomo aveva un mazzo di chiavi in tasca, le prese e le fece rotare intorno all’indice
“non ti serve ora, no? Le prendo in prestito allora, grazie”
Chiuse a chiave l’uomo nella camera, si massaggiò un braccio con noncuranza e si sistemò i vestiti sbuffando, avrebbe dovuto ascoltare la madre umana del corpo mortale e fare il dottore o l’avvocato, se non altro non avrebbe dovuto spostare pesi o tenere in ordine i registri dei morti.. aveva tutta l’intenzione di prendersi una segretaria appena quella storia fosse finita.
Raggiunse nuovamente la porta del camerino della cantante, riuscì ad aprirla dopo aver tentato con quattro chiavi diverse, entrò chiudendola alle sue spalle rapidamente.
Avrebbe potuto usare il solito trucco, ma ora gli conveniva tenere la energia e non perdere forze inutilmente.
Fece qualche passo nella camera, arrivando in un piccolo salottino. C’era una tv spenta al plasma attaccata al muro, un ampio tappeto arabo dai colori caldi elegantemente ricamato, un basso tavolino di marmo su cui erano posati alcuni fogli (degli spartiti e delle foto autografate) e un telecomando, un divano e una poltrona raffinati sul rosa antico su cui posavano dei cuscini di un rosa leggermente più scuro. Altri mobili antichi in legno scuro erano appoggiati al muro, contrastavano in modo fastidioso con la televisione. Le belle piante esotiche e i fiori (probabilmente consegnati alla giovane dai suoi ammiratori) rallegravano la stanza.
Caterina non era più li, lo spettacolo stava cominciando e in quella stanza c’era un silenzio surreale, ma c’era qualcun altro ad attenderlo e Marvel lo sapeva.
“ora capisco perché l’orologio dell’anima di Caterina non si era fermato anche se la sua forza era esaurita..”
sussurrò mentre guardava l’altro in faccia
“..usare la magia bianca per allungare l’ esistenza di un mortale è proibito, dovresti saperlo. Le fai solo del male.”
Concluse riducendo gli occhi a due fessure. Il suo viso mostrava un espressione disgustata, gli era capitato di incontrare diavoli o demoni che per semplice dispetto a Dio o per motivi personali attuavano azioni di quel genere, ma da un angelo.. la faccenda era decisamente più grave.
Era un angelo bianco colui che gli era davanti, un angelo di medio livello, un custode.
Il dio aveva già a che fare con un angelo, ma era diverso, perché quello che conosceva non avrebbe mai infranto un tabù.
Generalmente gli angeli di quel genere non si mostrano mai, ne a esseri umani ne a divinità o diavoli, salvo che in situazioni particolari. Essi hanno l’unico compito di stare vicino a l’umano che gli è stato affidato, cercando di aiutarlo senza farsi notare, silenziosamente, teneramente.
“non mi importa, Caterina continuerà a vivere grazie a me, al mio potere e al mio amore, tu non me lo potrai impedire.. nessuno potrà farlo!”
Disse quello con sicurezza, fissando il dio con i grandi occhi celesti resi gelidi dalla tensione.
“vedremo. Sono pochi quelli che restano vivi dopo un incontro con il sottoscritto”
L’angelo sguainò velocemente una spada di cristallo che teneva all'interno di un fodero legato alla cintura, un arma che avrebbe dovuto essere utilizzata solo come difesa da nemici, mai come attacco.
Si lanciò con decisione contro il dio.
“questa volta sarai tu morire!”
I suoi movimenti erano leggeri ed eleganti, i capelli castani fluttuavano nell’aria con delicatezza, seguendo i movimenti rapidi della creatura angelica e dell’aria. Tutto ciò aveva un che di grottesco, considerando la situazione pericolosa.
Prima che l’angelo portasse a termine il suo attacco Marvel tolse velocemente il guanto destro, dal tatuaggio dell’orologio uscì una grande ombra nera che avvolse entrambi.
L’angelo si portò una mano davanti agli occhi, era ombra, eppure lo aveva quasi accecato.
Quell’oscurità era carica di magia, non si trattava solo di magia bianca.. ma non gli sembrava nemmeno il potere oscuro dei diavoli.
Non riusciva a dare una spiegazione alla sensazione che provava in quel momento… il luogo era freddo… c’era qualcosa di opprimente e si sentiva come schiacciato al suolo da un energia impalpabile
“ma.. cosa?!?”
I suoi occhi si stavano lentamente abituando a quell’ambiente, la camera di prima era scomparsa, i due ora erano circondati dal buio, dal soffitto (o almeno, da ciò che aveva sostituito il soffitto) filtravano dei raggi pallidi e freddi, rossi e argentati.
“benvenuto nel Limbo, il luogo di transizione per le anime dei morti e dei futuri nati”
disse Marvel allargando le braccia in un gesto teatrale, sorridendo.
“chiedo scusa per non averti dato l’invito ufficiale, ma combattere in un camerino di un teatro affollato non è il mio luogo ideale di scontro, oh non ti preoccupare, se riuscirai a eliminare il mio corpo attuale tornerai nella stanza di prima… ma dubito che ci riuscirai… se sarò io a vincere sarai fortunato se permetterò che il spirito possa rinascere sotto forma di insetto. In genere, preferisco cancellarli definitivamente quelli come te.”
La battaglia stava per cominciare
  
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