# 4 – Booth&Bones
Ci
stringiamo le mani, imbarazzati. Loro
soprattutto, io sono divertito. E con un’occhiata capisco che
due così
difficilmente sarebbero mai potuti andare d’accordo con i
miei ufficiali
ghiaccioli.
Lui
sembra volermi dire qualcosa. Poi ci
ripensa e comincia a scendere gli scalini, seguito a ruota dalla
dottoressa
Brennan. In strada però si volta.
“Mi
dispiace per prima, Capitano, non
volevamo mancare di rispetto ai suoi uomini” dice sostenendo
il mio sguardo. E
non so perché ma già mi piace. Sento che
è una persona di cui ci si può fidare.
“Non
si preoccupi, anche loro anno avuto a
che ridire su di voi” mi limito a dire. Capisco che anche
loro avranno ricevuto
parecchie pressioni per far sì che questa collaborazione
produca i suoi frutti.
Camminiamo
per qualche metro dirigendoci
alla vettura dell’agente Booth e nel frattempo mi spiegano il
motivo del loro
ritardo. La dottoressa Brennan ha tenuto, in una libreria, la
presentazione del
suo ultimo libro e la cosa si è protratta più del
dovuto. Una lampadina mi si
accende in testa. Come ho fatto a non ricordarmene?
“Ma
certo, ne ho letto uno, sa? La ragazzina
che avevo in tutela a Washington me l’ha praticamente
imposto!” L’agente Booth
intanto apre la macchina e io salgo dietro.
La
dottoressa Brennan dal posto accanto al
guidatore si volta indietro e mi chiede se mi è piaciuto.
Ecco, speravo non me
lo chiedesse. Potevo starmene zitto…
“Ehm..
veramente non l’ho mai finito..”
ammetto. Lo sguardo di lei si aggrotta appena. Ora anche
l’agente Booth mi
fissa. Cavoli…
“Ma
solo perché sono dovuto partire per
un’indagine e nella fretta ho dimenticato di portarlo con me.
Quando sono
tornato Mattie se l’era già ripreso” mi
affretto a dire giustificandomi. Loro
si guardano un attimo e sembrano accettare la mia spiegazione.
Io
intanto, tiro un sospiro di sollievo.
Come dire a un cuoco che ti fa schifo la sua cucina. Bravo Rabb!
E’ così che si
mantengono buoni i rapporti!
Lentamente
usciamo dal parcheggio e ci
immettiamo in strada. Vedo la dottoressa aggrapparsi saldamente
all’auto. Lui
le getta uno sguardo di…rimprovero? Ma
che succede? Perché si tiene come
se stesse per volare fuori dall’auto?
Una
frenata brusca mi fa piombare
praticamente davanti con loro…
“Mi
dispiace Capitano, ci sto ancora
prendendo la mano..” dice Booth ripartendo cautamente.
“Da
quanto lavora qui capitano?” mi chiede
lei. Non capisco il nesso, ma le rispondo ugualmente “Otto
mesi, circa”
“Non
ti sembra il caso di far guidare lui?”
dice a bassa voce al suo collega.
“No,
Bones, me la cavo benissimo!” replica
lui sussurrando come lei.
Come
possono credere che io non li senta?
“Si,
ho visto, quasi ci ammazziamo!”
“Non
è vero! E poi ci vuole solo un po’ di
pratica”
“Non
a mie spese però..”
Tossisco
attirando l’attenzione. Credo sia
meglio chiarire subito la questione.
Fermi
ad un semaforo rosso, i due si voltano
verso di me, proprio come poco fa.
“L’unica
volta che ho guidato a destra ero
in Australia e ho preso una rotonda al contrario, causando non pochi
danni”
Booth guarda la dottoressa sorridendo. Della serie
‘c’è chi è messo peggio di
me’.
Lei alza gli occhi al cielo e si rintana nel sedile.
Mentre
ci dirigiamo a Warmwood Scrubs non
posso non pensare a Benton e che forse in realtà non
è del tutto privo di
tatto.
Strani?
Strani è dire poco.
Siamo
appena usciti dalla prigione. Il
nostro colloquio con Pierce non ha portato a niente. Booth e la Brennan
lo
avevano già incontrato, con Benton e Johns, e mi hanno
confermato che si
comportò così anche allora.
Quello
che ho visto mi ha spiazzato. Un uomo
totalmente terrorizzato che non riusciva a guardarmi nemmeno negli
occhi. Ha
tenuto lo sguardo basso, fisso sul tavolo, tutto il tempo. Booth ha
tenuto una
linea morbida. Gli ha fatto presente che tacere non ci
aiuterà nelle indagini e
che se vuole tornarsene a casa è necessaria la sua massima
collaborazione. Ma
Pierce si teneva le mani strette contro la testa come a proteggersi e
continuava a dondolarsi avanti e indietro, rannicchiato, sulla sedia.
Non
abbiamo ritenuto il caso di mostrargli
le foto della vittima. Ma presto dovremmo farlo, anche solo per
smuoverlo. Sono
rimasto da solo con lui per cercare di tranquillizzarlo e impostare una
linea
di difesa. Spero proprio di non essere costretto a usare
l’infermità mentale.
Risaliamo
in macchina e questa volta mi
aggrappo anche io. Ma sembra andare un pochino meglio, frenate brusche
a parte.
Torniamo al Metropolitan perché la dottoressa possa
esaminare nuovamente il
corpo. A quanto ho capito le hanno prestato una
sala e delle
apparecchiature.
In
prigione ho visto l’agente Booth
interrogare una guardia e gliene chiedo il motivo.
“Mi
chiedevo se avesse fatto così per tutto
il tempo, la guardia ha confermato che non dorme da quando è
arrivato e non fa
che tremare” mi risponde lui serio e concentrato sulla strada.
Registro
l’informazione e, purtroppo, non riesco
ad impedirmi di formulare un pensiero poco edificante per Pierce.
“Commettere
un omicidio può averlo ridotto
in quello stato..” ipotizza Booth, praticamente parlando al
mio posto.
“Pensavo
la stessa cosa. Non sono un medico,
ma ho già sentito di casi del genere” rispondo.
Booth volge il suo sguardo
verso la dottoressa “Bones?”
Bones?
Mi
sono perso qualcosa?
Poi
ricordo che gliel’ho sentito dire già un
paio di volte ma senza darci troppo peso. Parlavano tra loro, ma adesso
l’ha
chiamata così di fronte a me. Dovrei forse chiedere
spiegazioni?
“Un
soggetto posto in condizione di stress
improvviso e/o intenso può subire una grave alterazione
delle proprie facoltà
mentali ma questo non..”
“Uccidere
una persona causa indubbiamente
una condizione di stress intensa” ne deduce Booth
“Si,
ma..” tenta di replicare lei
“
Il tenente Pierce potrebbe avere aggredito
la vittima in preda ad un litigio e, una volta accortosi di quello che
stava
facendo, è entrato in stato di shock…”
ipotizza Booth
“Ci
risiamo..” sbuffa la Brennan
“E’
un’ipotesi realistica, purtroppo”
affermo io “ma non conclusiva, agente Booth. Non lo dico solo
in rappresentanza
del mio cliente, mi creda. Non ci sono prove contro Pierce oltre al
fatto che è
stato beccato sulla scena del crimine”
Lei
si volta versa di me, con il viso
illuminato.
Che
avrò mai detto di tanto speciale?
“Hai
sentito? Le prove, Booth, I fatti, è
solo questo che conta!” gli dice con enfasi.
Mi
da l’impressione di essere un tema
ricorrente tra loro.
Lui
la guarda in tralice “Lo so Bones, non
tralasceremo niente, la verità sarà rivelata,
come piace a te, ma io devo
fare ipotesi e usare..”
“non
dire…”
“l’istinto!”
dicono insieme mentre io
dietro, non posso che sorridere.
“Odio
quando lo dici, anche se hai ragione”
dice lei, addolcendo il tono.
Ah,
Mac, in quanto a battibecchi ci
assomigliano di sicuro!
“Come
fa a dire che si tratta di una donna?”
Siamo
nel laboratorio del Metropolitan
Police Service. A quanto pare Scotland Yard si è data
parecchio da fare per
esaudire le richieste della dottoressa Brennan. Due enormi display sono
posti
di fronte al tavolo dove è stata sistemata la vittima. Beh
quello che ne
rimane… avevo già visto dei cadaveri, un paio
pure in un obitorio, ma mai una
cosa del genere. Brandelli di carne penzolano ancora dalle ossa,
è
agghiacciante per me.
La
dottoressa invece mi sembra completamente
a suo agio. Immagino sia abituata, forse anche a scenari peggiori di
questo.
Maneggia con cura e delicatezza le ossa e mi spiega quello che
è riuscita a
scoprire ieri, quando ha eseguito un primo esame delle ossa, in
presenza di
Benton e Johns.
“Dalle
dimensioni dell’osso pelvico,
Capitano. E’ più piccolo rispetto alle dimensioni
che avrebbe se la vittima
fosse un uomo.”
Me
ne sto in disparte. La dottoressa gira
continuamente in torno al tavolo citando valori mai sentiti in vita
mia. Mi
consola il fatto che nemmeno il suo partner ci capisce niente di quei
paroloni,
ma non la disturba. Interagisce con un ragazzo, nel display, che
traduce ogni
parola della dottoressa rendendola comprensibile anche a noi due.
Mi
avvicino a Booth cercando di guardare il
meno possibile il tavolo.
La
dottoressa non sembra contenta e lui se
ne accorge “Lo so che non è bravo come Zack ma
dovrai pur scegliere un altro
assistente” le dice piano.
Mi
volto a guardare lo schermo e il ragazzo
non c’è più. Al suo posto
c’è un uomo con i capelli corti e rossicci
dall’aria
simpatica che tenta di richiamare la nostra attenzione.
“Cos’hai
trovato Jack?” chiede la Brennan
“Dai
campioni che mi avete inviato ho trovato
un’enorme quantità di peli” dice
mostrandoci un piccolo vasetto.
“Peli
umani?” chiedo, ipotizzando uno stupro
“Peli
di razza canina, dalla quantità e dai
diversi tipi di follicoli, direi che erano tre Dobermann veramente
inferociti”
Decisamente
non si tratta di stupro.
“Dobermann?
Sei sicuro?” chiede la
dottoressa
“Ti
stupisci? Ne bastava uno per ridurla in
quello stato, figuriamoci tre” le risponde Booth
“I
dobermann sono cani assolutamente
pacifici e socievoli. Molto affettuosi, attenti e coraggiosi”
gli dice
continuando a sistemare le ossa.
Già,
spesso è l’uomo ad incattivirli e
aizzarli contro le persone.
Un’ipotesi
da tenere in considerazione…
Riflettendo
non mi accorgo di stare fissando
il tavolo da lavoro e stranamente, non mi sento male. Ho lo stomaco
più forte
di quel che credevo..
Non
sono un esperto ma manca di sicuro
qualcosa a questo scheletro.
“Dov’è
finita la testa?” chiedo sorpreso.
Ricordo perfettamente che nelle foto scattate sulla scena del crimine,
la testa
c’era, eccome!
“Ho
spedito il teschio al mio laboratorio a
Washington. In questo modo potremmo avere una ricostruzione molto
fedele del
volto. Jack, chiamami Angela, e fammi sapere se trovi insetti o
spore”
Guardo
molto sorpreso l’agente Booth.
Che
ce ne facciamo di insetti e spore?
“Jack
adora infilare le mani nella terra e
sezionare larve” dice scherzando verso di me
“Amico,
la mia è un’arte che non puoi
capire” gli risponde l’uomo dallo schermo
La
dottoressa li riporta alla serietà.
“Il
dottor. Hodgins è il migliore
entomologo forense esperto in spore, minerali e particolati. Grazie
alla
presenza di insetti e larve, sui resti umani, sarà in grado
di stimare l’ora
del decesso della nostra vittima” mi spiega paziente
“Esatto,
baby!” dice il dottor. Hodgins alla
Brennan. Lei gli regala un’occhiataccia e subito lui si
ricompone “ehm..si,
vado a chiamare Angela..” sparendo dalla nostra visuale.
Wow
credevo fosse solo roba da film e invece
si può fare davvero!
Fermi
un attimo, ricapitoliamo.
Noi
siamo a Londra con il corpo.
La
testa è a Washington con il team della
dottoressa.
Sono
un tantino sconcertato. Le parti di
questo corpo, già abbastanza dilaniato direi, sono
addirittura in due
continenti diversi?
Lo
credo bene che Benton e Johns avessero
avuto a che ridire. Non ho mai sentito una cosa del genere.
I
miei due colleghi però, si comportano come
se per loro la cosa fosse normale. Come se gli fosse capitato
già altre volte.
Beh, a me no però.
“E’
una cosa che fate spesso?” la dottoressa
nemmeno si volta, impegnata nell’osservare lo scheletro.
“Cosa,
Capitano?” mi chiede curioso Booth
“Separare
il teschio, dal resto del corpo. Spedirlo
per posta in un altro continente..” chiedo sicuro di me.
Sicurezza che svanisce
non appena lei si volta e mi trapassa da parte a parte con i suoi occhi
di ghiaccio.
“Non
volevo assolutamente offenderla
dottoressa, so che lei è la migliore nel suo campo.
N-
Non intendevo giudicare la sua
competenza..” mi affretto a scusarmi balbettando
“Bones,
lascia, ci penso io” le dice Booth
mettendole una mano sulla spalla “Non si preoccupi Capitano,
le assicuro che è
una procedura che usiamo di frequente e che non danneggia in nessun
modo il
teschio” ridacchia “Bones non lo permetterebbe mai!
Inoltre abbiamo avuto
l’autorizzazione dallo Yard..”
Capisco
che sanno quello che fanno! Ok, mi
fido.
Si,
sento che posso stare tranquillo. Anche
perché non posso fare altrimenti…
Mai
fare arrabbiare la dottoressa Brennan.
Devo appuntarmelo da qualche parte..
“Le
mie scuse dottoressa Brennan” dico
avvicinandomi a lei “Non sono solito a definirmi un
novellino, ma direi che in
questo campo lo sono!” sfodero il mio sorriso migliore. Mac
cedeva sempre,
quando litigavamo.
Mi
fissa un attimo, poi abbozza anche lei un
sorriso “Scuse accettate” mi dice.
“Wow,
mi avete commossa!” dice una donna dai
lunghi capelli neri, nel display.
“Angela…”
dice la Brennan voltandosi
“Ehy,
hai sentito Booth come ti ha difesa!”
le dice gongolando
Booth
sorride lusingato “Nessuno può
offendere Bones in mia presenza!” esclama inforcando gli
occhiali da sole in
perfetto stile agente segreto.
La
stanno prendendo in giro?
“Possiamo
smetterla e concentrarci sul
caso?” li riprende, appunto, lei.
“L’Angelator
ha un volto per noi?” chiede
Booth
Ok,
passo. Non chiedo niente stavolta, non
voglio nemmeno sapere che cosa diavolo è un’Angelator…
“Utilizzando
i marker che il tuo forse nuovo
assistente mi ha fornito, e considerando l’altezza, il peso,
la razza e un
margine di errore del 10%, si può dire che ho un volto per
voi” dice fiera
girando la sua cartellina verso di noi.
La
dottoressa fissa l’immagine nello schermo
e poi le ossa.
“Una
donna bianca, bionda, sul metro e
settanta e di circa venticinque anni”
Continuo
a restare sbalordito. Mai pensato
che si potessero capire così tante cose dalle nostre ossa. E
nemmeno ricrearne
il volto..
Booth
le dice di cercare il volto in
questione nel database dell’FBI per un controllo.
“Mandaci
la foto via fax e noi controlleremo
in quello di Scotland Yard” le dice.
La dottoressa spegne lo schermo e si mette accanto al telefono in attesa della foto.
Angolo dell'autrice:
eccomi nuovamente, Bones da subito bella mostra delle sue capacità ed Harm si deve adeguare al loro metodo di lavoro.. arriveranno anche le mitiche battute fuori luogo di Bones, tranquille!! XD
buona lettura!!
Ivi87