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Autore: Lalani    05/05/2011    10 recensioni
“Ho dovuto piantare i miei fiori in un giardino d’acciaio”.
Così esordirà Ino all'inizio di ognuna di questa flash: la guerra le ha portato via persino un prato fertile dove coltivare i suoi amati fiori. E ognuno di loro ci racconterà una storia, la storia di una ragazza imprigionata in un campo di battaglia.
[Ambientazione: Guerra contro Madara, quindi spoiler per gli ultimi capitoli del manga].
Questa raccolta di flashfic sta partecipando al Seven Weeks Contest indetto da Shark Attack sul forum di EFP.
#7: Iron Garden(Ino&Sakura)
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Nick (sia EFP e Forum se differenziano): Lalani
Titolo della Raccolta: Ino in Seven Week
Titolo della Flash-fic: Eliotropismo
Rating: Verde
Personaggio Base: Ino
Personaggio Aggiunto: Kiba
Genere: Drammatico, Guerra.
Avvertimenti: Flash-fic
Note dell'Autore (facoltative): Comincio questa piccola introduzione dicendovi che questa raccolta vi farà venire la depressione: sono sicura che riuscirò a sconvolgere anche gli abbinamenti più divertenti=__=
Le tematiche di questa raccolta saranno la guerra contro Madara( che, abbinamenti permettendo, tenderò ad inserire in ogni flash ) e l’ambito floreale, molto amato da Ino e dalla sua famiglia(infatti hanno un negozio di fiori). In questa flash ho usato una caratteristica tipica di alcune piante, l’eliotropismo: in fisiologia vegetale l'eliotropismo indica il movimento di organi vegetali che tende ad orientare le foglie o i fiori nella direzione del sole( il girasole, for example!). Il contatore di Word mi calcola 496 parole e mi fido di lui ù__ù.
Ah, probabilmente l’incipit sarà lo stesso in tutte e sette le flash: con giardino d’acciaio intendo un giardino cresciuto alla spera in Dio su un terreno arido e sterile almeno quanto il metallo.



Eliotropismo

“Ho dovuto piantare i miei fiori in un giardino d’acciaio”.
Glielo dissi un migliaio di volte: gli dissi che i miei fiori non avevano più il verde degli alberi, il grigio della pioggia o il rosso dei petali.
Avevano soltanto la guerra. E un prato sterile.
Lo colpii nello stinco e sentii le sue ossa gemere, straziate, mentre rimarcavo il complicato rapporto che ci univa: un legame cane-gatto.
Cosa potevo pretendere? Le mani di Kiba erano nate per artigliare kunai. Le sue unghie erano cresciute per spezzarsi nella carne nemica. E i suoi piedi erano fatti per calpestare i miei fiori curativi, per schiacciare quei miseri boccioli che possedevano l’odore di Konoha, costretti a crescere in un arido angolo del campo-base.
Lui rideva, selvaggiamente; guardò i fiori appena calpestati ed esibì un sorriso ferino.
“Ai tuoi fiori serve solo un po’ di sole e torneranno come prima! Proprio come Konoha” aggiunse con una rinnovata speranza sul volto segnato “le ridaremo la luce che ha perduto”.
Risposi con un altro calcio nello stinco. Eppure Kiba, quel bambino selvaggio e ribelle, era diventato davvero un piccolo sole: risplendeva quando incitava i suoi compagni e tramontava, si offuscava, quando doveva chiudere gli occhi a un piccolissimo cadavere.
Sospirai, mentre Kiba tornava al campo di battaglia, seguito da Akamaru e da diversi ninja che gravitavano attorno al giovane ninja, come falene assetate di luce.
Scivolò via, come il sole tra le nuvole.

Sangue e scintille color smeraldo.
“Guarda che sei stata tu a farmi queste ferite, con i tuoi calci…”
“Zitto, cane pulcioso”.
Sentii la pelle tendersi e poi riallacciarsi sotto le mie dita; sentii i singulti di Kiba intensificarsi.
“Sei sempre la solita violenta…”.
Rideva. Piangeva.
Akamaru uggiolava in un angolo, superstite del terribile attacco subito solo poche ore prima dalla squadra di Kiba.
“Se non avessi rovinato i miei fiori, ora potrei disinfettare le tue ferite all’istante…te li sei meritati, quei calci!” mormorai, sfinita. Mi passai un mano sul volto, sporcandolo di sangue: perché non riuscivo a consolarlo, a infondergli sicurezza, a perdonare quel piccolo sole?
“Sei. Ne ho salvati solo sei” mormorò Kiba. La notte stava calando sul suo viso.
“Quei sei sono qua fuori: non puoi abbandonarli, non puoi abbandonare Konoha!” ringhiai, graffiandolo con unghie colme di chakra e rancore “Non smetteranno di seguirti: non puoi tradirli!”.
“Cosa devo fare?” sussurrò Kiba“Cosa devo fare perché mi abbandonino, perché smettano di fidarsi di me? Non voglio che mi seguano ancora, non voglio deluderli di nuovo!”.
E il mio sguardo cadde sul giardino d’acciaio: le corolle, calpestate e maciullate, erano inclinate debolmente verso est. Annusavano il sole che, neonato, strisciava oltre i monti.
Quante volte l’astro aveva tradito i miei fiori? Quante volte lo avevano atteso, invano? Quante notti avevano pregato per il suo calore?
Eppure continuavano a seguirlo, a cercarlo, a invocarlo, nel loro fanatico eliotropismo.
Sorrisi e intrecciai le dita con le sue.
“Mi dispiace: ti abbandoneranno solo quando morirai. Oramai sei il nostro sole”.



Buongiorno a tutti, cari lettori!
Per vostra sfortuna LaLa è tornata sui vostri schermi…per questa disgrazia date pure la colpa a Shark e alla sua accattivante sfida!
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento!
Grazie per la vostra attenzione,
LaLa

Prossimamente sui vostri schermi: #2(SasuIno)
  
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