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Autore: Natalja_Aljona    05/05/2011    1 recensioni
Ettore Troiano, italo-greco di diciassette anni, con una devastante passione per la filosofia, inguaribile anticonformista, ritardatario patologico.
Caterina Asburgo, tredicenne fiorentina, è conosciuta a Messina come la nipote del Lupo, il più famoso brigante ed eroe della bella città siciliana.
Sogna di diventare una grecista, o, in alternativa, di spacciare mentine a Copenaghen. E, come dimenticare, ha un caimano immaginario.
E' capace di fare ottantadue frasi di analisi logica in spiaggia, al posto delle parole crociate, come lo è di offrire un gelato ad Ettore con i soldi che suo nonno, il Lupo, ha appena rubato al ragazzo.
Così comincia la nostra -loro?- storia, in bilico tra le bizzarrie di Ettore e Caterina e l'impietoso Mondo Materiale.
-Diomede Ettore Troiano. Ho diciassette anni, ma fai come se ne avessi sedici-
Siamo di fronte alla frase standard di Ettore Troiano. A lui non piaceva presentarsi come persona potenzialmente nella norma. Eh no, troppo banale [...]
Se mi conoscessi. Caterina non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma quel congiuntivo imperfetto le aveva fatto sentire come un pizzico all'altezza del cuore.
Improvvisamente provò il desiderio di conoscerlo, Diomede Ettore Troiano. Di conoscerlo davvero.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quattro

Dove si vede come dei semplici appunti di storia possono accendere la speranza


I've lived in fear,

I've been out there,

I've been 'round and

Seen my share

Of this sad world


Ho vissuto nella paura

Sono stato là fuori

Mi sono girato e

Ho visto la mia parte

Di questo mondo triste

(Who Can See It, George Harrison)


-Cathy! Ti sembra questo il modo di aggredire i passanti?-

Improvvisamente, fu come se la scena di un film si fosse interrotta.

Pausa, stop, buttata fuori la videocassetta.

Ettore, trovandosi particolarmente vicino al volto di Caterina, potè assistere al repentino cambiamento nei suoi occhi.

Fu come se la sua...unicità, Ettore non trovò altre parole per definire quell'insieme di aggettivi che avrebbero potuto descrivere Caterina e che non esistevano, si fosse indebolita, incrinata, smarrita.

Per un attimo gli parve di scorgere una leggera patina trasparente offuscare gli occhi di quella ragazza tanto simile a lui da fargli quasi dubitare della sua esistenza.

Sentiva il suo cuore battere come il becco di un picchio su un tronco di cemento armato, quella sorta di luce invisibile che le faceva da seconda pelle, rendendola tanto speciale ai suoi occhi, anche se inconsciamente, si era come squarciata.

Una ragazza dai serici capelli rossi raccolti in una lunga treccia e due occhi incredibilmente simili a quelli di Caterina era apparsa sulla soglia della villa.

-Perché, tu come li aggrediresti?- per un attimo tornò ad essere lei, la sarcastica, fiera e battagliera Caterina -E poi lo sai che non devi chiamarmi Cathy-

Poi guardò Ettore, sussurrandogli poche, indimenticabili parole.

-Noi siamo amici?- la sua voce tremava.

Il ragazzo annuì, profondamente stupito dal cambiamento.

Cosa era andato storto? Era successo tutto troppo velocemente.

Caterina cominciò a cercare disperatamente qualcosa nella tasca dei pantaloni, finché finalmente non ne estrasse un foglietto stropicciato e decisamente malridotto.

Vi scribacchiò sopra qualche parola con il mozzicone di una matita reperito nella medesima tasta, glielo mise in una mano, dopodiché alzò lo sguardo.

-Sono contenta- sorrise debolmente -Ma non dirlo a lei... Non a lei- ripeté, scuotendo la testa.

-Questi sono i miei appunti di storia. Abbine cura come può averne un greco che ne valga la pena-

E corse via. Come una foglia scaraventata lontano dal vento autunnale, come strappata dal suo albero, corse via.

Le sue parole riportarono Ettore alla loro prima conversazione.

E ti sposerai?”

Con un greco che ne valga la pena”

Che buffa coincidenza.

Ettore si girò a guardare il vento autunnale, che si avvicinava a vista d'occhio, a quanto potè constatare.

-Sei un amico di quella stupida?- domandò ridendo, facendo ondeggiare la treccia.

-Non è...- “Non è una stupida”, fu tentato di rispondere, ma ricordò le parole di Caterina -Voglio dire, non è molto normale quella ragazza-

-Puoi dirlo forte! Io sono Zoe, la sorella di Cassandra. Io la chiamo così da quando, a undici anni, mi ha confessato di avere una cotta per Pericle, quello dell'Antica Grecia. Roba da manicomio!-

-Proprio- Pericle, grandissimo generale. Ettore trattenne a stento un sorriso.

Fu quando Zoe gli chiese il suo nome, però, che l'aspirante filosofo realizzò che Caterina avrebbe potuto rispondere alla famosa domanda su Lisandro e Alcibiade.

L'unica, forse.

Fu allora che le rispose.

-Alessandro-


Non avrebbe dovuto reagire così.

Lei era quella che si era presentata ad Ettore dopo l'attacco del Lupo, non c'erano altre Caterine lì intorno.

Con Zoe non era mai riuscita ad essere sé stessa.

Lei distorceva, sgualciva, spezzava il suo modo di essere, intrappolando la battagliera e spartana Caterina in una ragazzina fragile e tremante.

Alcuni sostenevano che fossero le sorelle più piccole a rompere la quiete, rubare gli affetti, catturare tutte le attenzioni.

Aveva sempre sospettato che quella di Zoe fosse una sorta di difesa, sebbene lei, inevitabilmente, la percepisse come una vera e propria cattiveria.

Le aveva distrutto l'infanzia, Zoemarie.

Adesso aveva sedici anni ed era a dir poco ridicolo da parte sua accanirsi contro la sorellina tredicenne, una ragazza che, tra le altre cose, era sempre stata sufficientemente autonoma ed indipendente da non ottenere preferenza alcuna da parte di genitori, parenti o amici.

Le faceva male, però, il comportamento di Zoe.

Il modo in cui le strappava le cose dalle mani.

Non avrebbe dovuto reagire così, eppure quel giorno era stata più dolorosa del solito, la vista di Zoe, la consapevolezza che anche quella volta le avrebbe impedito di avere un amico, una vita, un'identità.

Ettore, quel ragazzo così meravigliosamente simile a lei, era nelle grinfie di Zoemarie.

L'aveva salvato, forse, con i suoi appunti e le sue domande.

Ma lui avrebbe voluto fidarsi di lei?

Avrebbe mantenuto quell'ultima, assurda promessa?

Gli avrebbe spiegato la situazione, ma lui avrebbe capito?

Sarebbe stato troppo divertente, quella volta, per Zoe, fare il suo solito gioco.

Strappare la sottile corda che la legava a ciò che aveva faticosamente guadagnato.

Strapparla e via.


Eppure, questo Zoe non lo sapeva, in quei pochi minuti che erano stati insieme, Ettore si era dimostrato molto più vicino a lei e alle sue piccole follie che alle impietose, taglienti realtà materiali.


Non vi è niente al mondo che non mi sia stato rubato da mia sorella”

Ettore avrebbe letto i suoi appunti di storia e avrebbe capito che, da Caterina Asburgo, erano quanto di più prezioso avrebbe mai potuto ottenere.



I only ask, that what I feel,

Should not be denied me now

As it's been earned, and

I have seen my life belongs to me

My love belongs to who can see it


Io chiedo solo che quello che sento

Non dovrebbe essermi negato ora

Così come è stato guadagnato

La mia vita appartiene a me

Il mio amore appartiene a chi riesce a vederlo

(Who Can See It, George Harrison)


Note


Buon giovedì pomeriggio ;)

Prima di qualsiasi altra cosa ricordo che oggi è l'anniversario della morte del caro, vecchio Napoleone Bonaparte. Ei fu, siccome immobile, proprio il 5 Maggio del 1821 ;)

Oggi a scuola sono stata l'unica a ricordarmelo ;)

Fatto un minuto di silenzio per il nano francese, apro una breve parentesi per specificare che, per quanto la cosa mi provochi un leggerissimo imbarazzo -ma nemmeno troppo, sono anticonformista quasi come Caterina- anche io, a undici anni, avevo una cotta -se così si può chiamare- per Pericle, o almeno per l'immagine che mi ero fatta di lui studiandolo.

Attualmente, a due anni di distanza -adesso ne ho tredici- lo considero ancora un grand'uomo e uno straordinario generale -come ha gestito lui la Fasa Archidamica della Guerra del Peloponneso non avrebbe saputo gestirla nessuno-, ma sono lievemente rinsavita ;)

Per quanto riguarda il capitolo, ho messo a nudo una parte piuttosto importante del carattere di Caterina, la sua fragilità dovuta al particolare rapporto con Zoemarie, sua sorella.

Premetto che la loro situazione sarà un po' diversa da quella del classico “odio”-che poi vero odio non è mai, come anche in questo caso- tra sorelle e, anzi, sarà parecchio complicata.

Ettore, però, sebbene ancora parecchio confuso, è talmente simile a Caterina da arrivare a presentarsi a Zoe con un altro nome per salvaguardare quell'amicizia appena nata.

La canzone Who Can See It di George Harrison di cui ho utilizzato alcune citazioni fa sempre parte dell'album Living in the Material World e spero che abbia sottolineato/descritto ulteriormente la situazione ;)

Mi auguro che anche questo capitolo più serio e per certi versi drammatico vi sia piaciuto.

Come al solito un ringraziamento speciale ad eveline90, fin troppo gentile, e a tutti coloro che hanno letto ;)


Al prossimo capitolo,

Marty

  
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