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Autore: Eos BiancaLuna    05/05/2011    1 recensioni
“Lo sai che non si dovrebbe…” dissi interrompendo quel momento e maledicendomi per ciò. “Ti blocchi perché non vuoi o perché non puoi?” rispose fissandomi “adesso gradirei che non mi interrompessi più” aggiunse scherzando. Notò la mia espressione però e allentò la presa. Mi pentii subito per quello che avevo detto e lo guardai negli occhi, cosi maledettamente azzurri, “scusa” bisbigliai avvicinandomi di nuovo. Lui fece lo stesso e le sue braccia mi cinsero la vita poi le sue labbra furono sulle mie finalmente. Quando anche le nostre lingue si trovarono gli passai una mano fra i lunghi capelli dapprima lentamente poi mi ci aggrappai. Le mie ansie e le mie paure non c’erano più. Fu un bacio intenso come quello della mattina precedente nel suo letto solo che questa volta durò molto di più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

La serata passò. Tra nervi tesi, dubbi, e strani pensieri ma passò. Rimasi a dormire in Hotel come previsto e il mattino seguente ero in piedi dalle 7:00 per ripassare, visto che il giorno dopo avrei avuto un esame e non avevo più aperto libro. Qualcuno bussò alla porta. Lasciai il libro aperto sul letto e mi diressi svogliatamente ad aprire. Chi poteva essere?

“Ahh…ma allora stai diventando uno stalker?” mormorai senza guardarlo.

 Lui entrò nella camera e chiuse la porta “Buongiorno anche a te, hai fatto colazione?” mi chiese gentilmente. Stavolta era vestito pesante. “Ma cosa centra adesso?” sbottai. “Fammi un sorriso fanciulla, e sbrigati che c’è una sorpresa per te!” disse raggiante. Io scossi la testa poi mi costrinse a fare colazione in camera sua.

Quando uscii dall’Hotel lo trovai in macchina ad aspettarmi. Mi allontanai e lui mi seguii “Non sali?” mi chiese “Non vorrai mica deludere il mio lupetto”. Mi voltai, Wolf si trovava sul sedile posteriore, abbaiò. Stranamente mi tornò il sorriso. “Va bene” dissi entrando in macchina “ma lo faccio solo per lui”. Avrei giurato che Matt fece una risatina prima di mettere in moto.

Quando arrivammo all’università parcheggiò e spense la macchina poi mi guardò. Non avevo certo voglia di seguire l’ultima lezione di letteratura quel giorno, proprio no. “Prego madame” ironizzò “Scenda pure, o vuole che vengo ad aprirle la portiera?”. Non mi mossi di un cm. Si avvicinò a me “Fammi indovinare, oggi non ti va eh?”, lo fissai e sorrisi “Ma certo che si!”, scesi dalla macchina ma non chiusi lo sportello.

“E dai Liz! Fai le cose che vorresti fare per una volta”, che strazio non la finiva di “attaccarmi”. Finsi di pensarci poi mi sporsi di nuovo verso l’abitacolo “Posso? Sicuro?” sussurrai. “Se non rientri in meno di 10 secondi me ne vado”disse scherzando, non me lo feci ripetere due volte.

La giornata era fredda e nuvolosa. Con la macchina passammo vicino al Colosseo ed altri monumenti della capitale. Ogni tanto scendevamo in qualche parco in modo che Wolf potesse sgranchirsi le gambe, poi decisi di farlo venire a casa mia. I miei non c’erano.

“Carina la zona dove abiti” commentò guardandosi  intorno quando stavamo per entrare, “Si più o meno…”risposi io. Lasciai Wolf nel giardino sul retro della mia villa e invitai il suo padrone a mettersi comodo. Sul divano c’ero anche il mio gatto tigrato. Matt ci socializzò subito. Sorrisi, poi  gli chiesi sedendomi accanto a lui  “Senti fra poco è ora di pranzo, cosa vorresti mangiare?”, “Mangio solo ad una condizione…” disse, “Cioè?” sapevo che stava per tirare fuori un’altra delle sue. “Solo se lasci cucinare me”, risi “Ok ma vacci leggero che sono a dieta”. Si alzò e si diresse in cucina “Stronzate, stai benissimo cosi”.

 Mentre era alle prese con le pentole (io lo osservavo seduta sulle scale che portavano al piano di sopra) mi convinse che avrei dovuto fargli vedere tutta la casa, e acconsentii. Quel giorno sapevo che stavamo infrangendo molte regole ma la voglia di conoscerlo meglio era troppa. Aveva cucinato per me piatti leggeri, e ogni volta mi chiedeva se poteva aprire il frigo e i pensili, che tenero. Certo che se i miei lo avessero saputo, sarebbe successo il finimondo.

 Dopo pranzo (avevo fatto mangiare anche l’husky) Matt rimise apposto tutta la cucina e decise di portarmi al mare, visto che nel mio quartiere non mancava. Cosi passammo l’intero pomeriggio in spiaggia, davanti a noi, il mare d’inverno. Il cielo era grigio e il vento soffiava leggero, le onde leggermente mosse. Io tenevo al guinzaglio Wolf e LUI mi camminava affianco. La mia mente era intenta a pensare a mille cose, tra cui alla situazione che stavo vivendo.

“Visto che se vogliamo riusciamo ad andare d’accordo?” disse distraendomi dai miei pensieri e riportandomi alla realtà. “Si hai ragione, in fondo credo che tu sia una bella persona, ami gli animali, non sei superficiale, non so come spiegarmi eppure ciò che riesci a trasmettermi è questo…credo che Charlotte sia fortunata ad avere affianco un uomo come te”. Si irrigidì all’istante, lo capivo anche se in quel momento indossava gli occhiali scuri. Se li tolse e guardò in basso “Lei…io…”, “Cosa?” chiesi impaziente. Volse il suo sguardo lontano, chissà dove poi i suoi occhi si posarono di nuovo su di me,sorrise. “Credo sia ora di rientrare è quasi buio”. Mi abbracciò e tornammo in auto.

Per tutto il tragitto fino in albergo non toccai più l’argomento della sua ragazza. Non riuscivo a capire perché quella reazione ma decisi di lasciar perdere. Al nostro ritorno gli altri tre ragazzi della situazione erano nella Hall, rimasero a bocca aperta quando ci videro rientrare. Moose parlò per primo” Hey Matt, posso parlarti un momento?”, Padge lanciò un’ occhiataccia al batterista e sorrise a me. Io li salutai tutti e tre poi mi rivolsi a Matt “Bene io allora vi lascio soli, vuoi che porti Wolf in camera tua? Cioè volevo dire fuori…” m’interruppe “Tranquilla ci penso io”. Annuii e scappai in cucina.

“Sharon?” cercai la mia amica ma invece di trovare lei c’erano solo i stagisti e Antonio, prima che potesse lamentarsi con me su qualsiasi argomento sgattaiolai fuori e raggiunsi l’ufficio di mio padre, il quale mi comunicò che sarebbe rimasto a lavoro fino alle 21:00, quindi a casa mi ci avrebbe accompagnato lui.

Così tornai nella Hall e stavolta notai gran parte dello staff dei bullet. Decisi di non farci caso e mi sedetti su uno dei divani angolari di pelle e aprii il libro di letteratura, argomento Shakespeare. Il fatto che avessi già cenato in Hotel la sera prima credo che infastidiva il mio capo. Scacciai anche questo pensiero finché i ragazzi non scesero per la cena. Mi unii a loro e venni a sapere che il giorno dopo avrebbero fatto delle prove, allenamenti in palestra e visita della città e dintorni. Quindi la giornata non l’avrei passata con Matt ma pensando solo all’università. Che tristezza. Almeno la settimana seguente, che le lezioni erano sospese per le sessioni d’esame, mi sarei concentrata sul lavoro e l’avrei visto tutti i giorni. Il giovedì sarebbe stato anche il suo compleanno.

 Poi qualcosa scattò in me, “ma che mi prende? Io ho Lorenzo” mi dissi e quando i ragazzi mi salutarono perché avevano in programma un’altra serata decisi di chiamare il mio ragazzo. Il cellulare squillò e prima che rispondesse Matt me lo tolse di mano e chiuse la chiamata “Scusa ma lo faccio per te, fatti desiderare, deve pagare per ciò che ha fatto no? E poi tu che hai carattere, questa forte personalità e sei ribelle ti fai convincere da quello la cosi?”. In quei momenti non so perché ma mi faceva troppo arrabbiare. “Ci vediamo domani  Liz, buonanotte” sussurrò baciandomi sulla fronte e sparendo insieme agli altri. 

Quando tornai a casa e salutai mia madre mi fermò all’ingresso “Aspetta un attimo Elizabeth, potresti spiegarmi cos’è successo alla cucina?”. Ecco, ci mancava anche questa. “Cosa? Perché? Cos’ha che non va, a me sembra apposto…” e mi avviai di nuovo verso le scale “Ma” continuò mia madre “Quando sono uscita stamattina avevo lasciato dei bicchieri da lavare, e ora non solo trovo tutti i piatti e bicchieri lucidi ma anche più ordine nei pensili, il tavolo in ordine il pavimento brilla”.

 “Mamma sei sempre stata una casalinga perfetta! Ti stupisci di te stessa? Beh era ora che cominciavi ad avere un po’ d’autostima” finalmente salii e scale poi aggiunsi “Sicuramente avevi messo apposto tutto alla perfezione ma non te lo sei ricordata, notte!” e filai in camera mia.

NOTE DELL'AUTRICE: un saluto a tutti coloro che hanno letto la storia e un ringraziamento particolare va a ladysynaky che mi segue dal primo capitolo!!! Volevo fare un piccolo avviso, la storia è lunga quindi non chiedetemi quando finisce perchè non lo so neanch'io xDD

   
 
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