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Autore: m00nlight    05/05/2011    20 recensioni
Smonto da cavallo e tirando su il mio ridicolo vestito avanzo cautamente verso quel punto.
Mi basta scorgere pochi dettagli per capire che si tratta di lui.
Il suo cavallo riposa poco distante.
Dorme come un bambino, disteso sull’erba, in questa mite notte di giugno.
Sul suo volto resti di emozioni che non posso capire.
Frammenti di un sogno che non conosco.
Abbandonata poco più in là, una bottiglia di Bourdeaux, ormai vuota.[...] Mi lascio cadere al suo fianco e allargo le mie braccia, imitandolo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ok Disclaimer: i personaggi di Lady Oscar non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Riyoko Ikeda.
 
Questa breve storia nasce un po’ per caso, in una notte qualsiasi di metà  Aprile. Dopo un intenso periodo di studio sono felice di essere tornata a scrivere.
Questa volta ho deciso di inserire una mia playlist. Si tratta di temi musicali tratti dalle soundtrack di alcuni anime che adoro e che mi hanno ispirata.
Come tutte le storie,  anche questa ha la sua colonna sonora.
Spero serva a immergervi nell’atmosfera che ho immaginato.
Ringrazio in anticipo chi troverà il tempo per leggere e commentare.
Buona lettura.
A presto.

 
Playlist:
1 – http://youtu.be/UhBmb9Y0puo
2 – http://youtu.be/KWLkNAb5K5o
3 – http://youtu.be/KjMKFLVMoeg
4 – http://youtu.be/7zRwHNbWOJI
5 – http://youtu.be/oV8lWCvwefI
6 – http://youtu.be/khRlVPap8Lg
7 – http://youtu.be/HEuOCjSHrCU
 
Ringrazio infinitamente Audreyny per il suo prezioso aiuto nell’editing, nonostante i suoi mille impegni. :)

 

Le Songe d'une nuit d'été


Incantevole la notte.          
Il buio come una coperta avvolge tutto sotto la sua coltre nera  ed io mi sento protetta.
Per quanto mi spaventi il non poter distinguere i contorni degli oggetti, so che posso sfuggire agli occhi del mondo in qualsiasi momento. 
La notte non mi ha mai fatto paura,nemmeno quando ero bambina; al contrario, ho sempre amato il suo silenzio, la sua quiete e la sensazione che il tempo scorra più lentamente nell’oscurità.
La notte è la madre di tutti i pensieri più profondi, delle tribolazioni e dei segreti inconfessabili.
Amo  la notte, perché mi ascolta senza fiatare.
Amo la notte, perché mi permette di rimanere sola con le mie lacrime.
Discreta, mi osserva solo la luna con la sua corte di stelle.
Non c’è una nuvola lassù, eppure piove a dirotto sul mio volto.
Frustrazione allo stato liquido mi riga il volto e bagna il mio abito.
Seta bianca, chiffon, organza e qualche filo d’oro sugli orli.
Soltanto adesso, sulla via di casa, improvvisamente mi accorgo di indossare l’abito di una sconosciuta.
Sono di ritorno da un mondo che pare avere la stessa consistenza dei sogni, e mi sveglio. Ed è tutto così assurdo.
Lascio che il paesaggio scorra davanti ai miei occhi e stancamente abbandono il capo alle pareti della mia carrozza.
Le serata è giunta al termine e spero che la notte conceda tregua al mio cuore.  
S’infilano nella stessa frase pensieri confusi, il mio abito, il ballo, Fersen… Rimango sconcertata quando scopro che il soggetto dell’azione è sempre lo stesso: io.
Comandante Oscar François de Jarjayes.
Erede dell’antico casato dei Jarjayes.
Colonnello della Guardia Reale di Sua Maestà la Regina Maria Antonietta.
Io.
Chi ha deciso di farmi indossare questa roba?
Chi ha deciso che io partecipassi al Gran Ballo di sua Maestà questa sera?
Tessuti preziosi e ricami sul corpo di un soldato stonano come le mie lacrime in questa notte serena.
Percorro velocemente il viale d’ingresso del mio palazzo, ma non ho nessuna intenzione di entrarci. Dirotto verso le scuderie. Cesar si è accorto di me e adesso scalpita, impaziente di uscire. Raccolgo il tulle dell’abito, monto il mio cavallo e facendo attenzione a fare il meno rumore possibile corro via verso il cancello d’ingresso. Mi dirigo ad est, verso il fiume. Lascio la strada sterrata per addentrarmi nel bosco, in direzione del posto in cui sono solita rifugiarmi quando voglio rimanere sola con me stessa. Lo stesso posto in cui giocavamo io e André da bambini.
A qualche metro dalla meta noto una sagoma scura tra l’erba alta, a pochi passi dalla riva del fiume. Smonto da cavallo e tirando su il mio ridicolo vestito avanzo cautamente verso quel punto.
Mi basta scorgere pochi dettagli per capire che si tratta di lui. Il suo cavallo riposa poco distante.
Dorme come un bambino, disteso sull’erba, in questa mite notte di giugno.
Sul suo volto resti di emozioni che non posso capire.
Frammenti di un sogno che non conosco.
Abbandonata poco più in là, una bottiglia di Bourdeaux, ormai vuota.
I capelli corvini ricadono disordinati sui suoi occhi chiusi.
Le labbra appena socchiuse.
Le braccia distese aperte e i palmi delle mani rivolti verso l’alto, come se prima di assopirsi avesse pregato il cielo.
Mi lascio cadere al suo fianco e allargo le mie braccia, imitandolo.
Guardando il cielo penso alla serata appena terminata.
Penso che è molto triste amare e non essere riamati.[1]
Penso che per quanto le persone si sforzino di cambiare il loro aspetto, sono incapaci di mutare se stesse.
Penso a Fersen e alle sue braccia che mi hanno stretta a sé per la prima volta stanotte.
Penso che amare è una fregatura, maledizione.
E mentre scorrono mille pensieri come questi nella mia mente, non riesco a fermare le lacrime.
L’unico uomo che io abbia mai amato, ha scelto un’altra.      
Perché? Perché il mio cuore di donna ha deciso di amare proprio lui tra mille?
Così, è la voce di André a riportarmi alla realtà.
“Torna da me…”biascica nel sonno, lentamente. Poso il mio sguardo su di lui.
“Ti prego, torna da me…”ancora una volta. Sta sognando, ma è come se stesse parlando a qualcuno che ha lì davanti. Sembra disperato. 
Sollevo piano la mia schiena dalla terra umida, facendo forza sui gomiti, e quello che vedo mi lascia senza parole. Come diamanti, lacrime agli angoli dei suoi occhi sembrano catturare tutta la luce della luna. Le nocche delle mani sempre più bianche, mentre stringono qualcosa che non c’è.
Vorrei mettere fine alle sue pene, svegliandolo, ma non posso farlo. Non voglio che mi veda così. Io che ora sto vivendo da sveglia quello che per lui è solo un brutto sogno.
“Torna da me…Oscar.”
Ed è come se il mio cuore smettesse di battere in quel momento, come se non fossi capace di muovere di un solo centimetro il mio corpo, come se i miei sensi si fossero annullati, come se non fossi più qui.
Ho sentito la sua voce pronunciare il mio nome. Piano, dolcemente.
Cosa stai dicendo, André? Cosa vuol dire?
Questo tulle bianco così fuori luogo, così esagerato, deve aver offuscato anche il suo cervello. Il vino, sicuramente è stato il vino che ha annullato le sue facoltà mentali.
Certo, non può esserci nessun’altra spiegazione.
Nuovamente padrona di me stessa, raccolgo le forze e faccio per alzarmi, quando una mano mi trattiene per il polso.
Incrocio per un istante i suoi occhi. Poi volgo il mio sguardo altrove, dove non c’è rischio di incontrare il suo.
“Che ci fai qui?”ho come l’impressione che abbia riacquistato tutta la sua lucidità.
“Avevo bisogno di schiarirmi le idee, così sono uscita con Cesar. Poi ho visto te. Tu, piuttosto, cosa ci fai qui?”gli rigiro la stessa domanda.
Muoio dalla voglia di conoscere la risposta.
“Avevo bisogno di schiarirmi le idee.”Usa le mie stesse parole.
“Con quella?”dico indicando quella che probabilmente deve essere stata l’unica compagnia della serata, la bottiglia vuota di vino.
“Qualche volta il modo migliore per schiarirsi i pensieri è spegnerli”dice mentre tira su la schiena e si mette a sedere.
Fissa il mio abito.
“Non dovresti trattare così l’abito che Nanny ha confezionato per te con tanto amore.” Percepisco un filo d’ironia.
Mi accorgo che gli orli sono ormai sporchi di terra e che la seta bianca è irrimediabilmente macchiata di verde. Mi dispiace aver rovinato il lavoro di Nanny. Domattina mi scuserò con lei.
“Non mi servirà più, quindi non darti pena per questo” rispondo seria.
Mi osserva con più attenzione, con espressione perplessa.
I suoi occhi mi leggono dentro, solo lui può sapere quando c’è qualcosa che non va in me.
Oltre la pelle, arriva dove nessuno è mai arrivato.
Come ha sempre fatto. Come non sono mai riuscita a fare io con lui.
Così sa che sono fuggita da quel ballo e sa che ho pianto.
Sa che il mio sogno ha avuto vita lunga come quella di una farfalla.
“André, ho deciso”declamo a voce la decisione maturata in questa lunga notte ”Vivrò come un uomo d’ora in poi. Non ho più bisogno di questo.”
Stringo tra le mani quel tulle che mi sembra così poco appropriato su di me.
“Da cosa stai scappando, Oscar?”
“Da una vita fittizia, che non è la mia. Tutto questo non ha senso. Lo capisci, André?”
Nervosamente tiro via i fermagli dai miei capelli, quasi strappandoli.
Una mano gentile arresta il mio scempio. Allontana le mie mani e delicatamente continua l’operazione, che maldestramente stavo cercando di portare al termine.
Avverto un fremito lungo la schiena quando la sua mano inavvertitamente sfiora il mio volto. Sento il sangue defluire verso le guance in una corsa che non posso fermare.
“E dimmi, Oscar… credi che la vita di un uomo possa prescindere dai sentimenti?”
Questa domanda ha il suono della retorica. Non ha una risposta o magari ne ha una troppo ovvia.
“Uomo o donna, siamo tutti condannati ad amare.”
Incatena il suo sguardo al mio.
Condannati ad amare? E’ questa la nostra maledizione?
La verità delle sue parole mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso.
Abbassa lo sguardo tristemente. Si allontana di qualche passo, raccoglie la bottiglia vuota e si dirige verso il suo cavallo.
Senza voltarsi, rompe il silenzio con poche parole.
”Tra poco il sole sarà alto. Farai meglio a rientrare prima che si accorgano della tua assenza.”
“André, io posso vivere senza amare!” Urlo dietro al mio amico, convincendo me stessa delle mie parole. “Posso imparare a farlo.”
“Sciocchezze, Oscar”ribatte con rassegnazione. “Puoi imparare a soffocare i tuoi sentimenti, ma non potrai mai cancellarli dal tuo cuore. Oscar, per quanto tu possa sforzarti, resteranno sempre lì.”
Torna a guardarmi.
E’ la lezione di un maestro all’allievo.
Un uomo che parla dall’alto della sua esperienza ad una sciocca ragazzina che ha appena iniziato a fare i conti con il suo cuore.
Un tenue chiarore all’orizzonte, il cielo si tinge appena di arancione e si mischia al blu della notte. Si spengono tutte le stelle.
André si passa una mano sulla fronte, probabilmente dolorante per via dei fumi dell’alcool.
“Questo è il tuo modo per soffocare i tuoi sentimenti?” ribatto cercando di sembrare ironica, improvvisamente furiosa contro di lui.
“E’ ora di tornare a casa, Oscar” taglia corto lui.
“Aspetta, André.” Lo afferro per un braccio. “Agitandoti nel sonno hai detto ‘torna da me, Oscar’. Che cosa volevi  dire?”
E’ spiazzato.
Non si aspettava questa domanda.
Non credeva che potessi averlo sentito mentre parlava nel sonno.
Come in preda al panico, annaspa in cerca di una risposta.
Non è quello che avrebbe voluto sentirsi dire.
Mi fissa negli occhi per un istante, poi si volta.
Sta fuggendo da me. Non ha intenzione di dare una risposta.
La conosco già.
Quando non esistono parole per spiegare, non rimane che la fuga.
Parole che potrebbero segnarci a vita.
Parole che, forse, sconvolgerebbero il nostro mondo irrimediabilmente.
‘Siamo condannati ad amare’. Ha detto così.
Anche lui, come tutti.
Incatenato ad un sentimento d’amore.
L’ironia della vita a volte sorprende.
Stupido, stupido, André.
Tra mille, proprio io.
Il Dio dell’Amore deve essere proprio un gran burlone se è stato capace di mischiare così le carte.
Il mio migliore amico mi ha confuso con l’amore.
Il mio migliore amico mi ha confuso con una donna da amare.
“André… ti ho ridotto io in questo stato?”
Sollevando l’abito, mi muovo verso lui.
Avverto la brezza del mattino sulla pelle nuda della schiena e tremo un poco.
Non è la brezza a causarmi i fremiti. Forse sono i suoi occhi quando si perdono nei miei. Scompare in un istante il mio migliore amico e vedo brandelli di un uomo distrutto da amore che non può dire, che nessuno può sapere.
“Sono io la tua condanna?”ancora una domanda dal sapore amaro dalle mie labbra.
Abbassa ancora lo sguardo.
“Perché, André? Perché io?”
Come ci potesse essere razionalità dietro il sentimento. Una domanda senza senso.
“Se avessi avuto una risposta a questa domanda, sarei potuto fuggire tanto tempo fa da questo.”Riecheggia sincerità nelle sue parole.
Vedo tutto il dolore e la sofferenza che ha patito per questo amore a senso unico.
”Dimmi, Oscar. Perché ti sei innamorata del conte di Fersen? Perché lui? Come vedi, non è possibile scegliere chi amare, Oscar. Ma se mi fosse stata data l’opportunità di scegliere… avrei sicuramente scelto te.”
Parole, stupide parole che mancano proprio nel momento del bisogno.
Vuota, la mia mente è vuota, o forse solo troppo affollata dai pensieri.
Davanti a questo sentimento mi sento piccola e insignificante quanto una formica.
Pulsa impazzito questo cuore di donna, lo stesso che questa notte avevo deciso di seppellire in questo posto.
“Uomo o donna, siamo condannati ad amare, Oscar.” Le redini del suo cavallo tra le mani, mi volta le spalle e si allontana.
Sembra la conclusione di un romanzo senza lieto fine.
Si allontana sulla strada la sua schiena, illuminata dalla luce della luna sempre più debole man mano che scompare nel cielo.
Danzano i capelli corvini nel leggero vento di giugno.
Le lacrime mi offuscano la vista.
L’abitudine mi ha sempre annebbiato la vista. Così anche i tesori più preziosi nella vita, diventano insignificanti. Come se la presenza delle persone a cui teniamo fosse qualcosa di scontato. Ci si accorge del valore delle cose nell’istante in cui si perdono.
André è l’unica cosa che non posso perdere.
Ha trascorso tutti questi anni al mio fianco per amore. Ora ho la sensazione che tutto possa cambiare. Sento che ad ogni passo che muove, si allontanerà da me.
 “Torna da me…” e questa volta sono io a dirlo. Lo urlo affinché possa sentirmi.
“Ti prego, torna da me… André.”è una preghiera la mia, recitata piano, regalata al vento, perché gli recapiti il mio messaggio.
Si ferma lungo la strada. Immobile di fianco al suo cavallo.
Rumore di passi sul selciato.
Il mio sguardo è basso quando una mano sotto il mento dolcemente mi invita a rialzarlo. Ipnotizzata dai suoi occhi.
Senza via di fuga.
Occhi che hanno saputo mutare la complicità dell’amicizia, nella passione dell’amore.
Osservo per la prima volta la profondità di quel verde e comprendo che si tratta del luogo più sicuro del mondo.
Osservo il mio amico e vedo un uomo innamorato.
Di me.
“Dove potrei mai andare senza di te, Oscar?”la sua tenerezza mi devasta l’anima.
Sento di non meritare tutto questo.
Quanto può essere insignificante il mio sentimento verso Fersen rispetto a quello che André prova per me? Rispetto al sentimento che mi lega ad Andrè…
Sono innamorata del mio migliore amico. Posso sentirlo, ora.
La sera che mi aveva regalato solo lacrime, lascia il posto al nuovo giorno che mi fa dono di un amore.
Mi stringo a lui e cerco rifugio tra le sue braccia.
Il suo profumo mi investe al primo contatto.
Sa di buono, André. Sa di miele, di sole e  di lillà.
Dove potrei mai andare senza di te, André?
“Questo abito è stato fatto per danzare, sarebbe un tale spreco non usarlo” un sorriso ad illuminare il suo volto.
Mi allontana gentilmente da sé.
Prende le mie mani e si inchina come d’etichetta.
“Mi concede questo ballo, madame?” Brilla nell’opaca luce del mattino.
Poi senza attendere una mia risposta alla sua richiesta, mi stringe tra le braccia e comincia a muoversi seguendo una melodia inesistente.
Non posso che assecondarlo e iniziare a danzare.
Se qualcuno ci vedesse danzare così in un salone delle feste in occasione di qualche ballo, sicuramente griderebbe allo scandalo per come la mano di André accarezza la pelle della mia schiena o per come mi stringe a sé. Io sicuramente darei scandalo per come lascio che la mia testa poggi sul suo petto.
“Sono innamorato di te, Oscar.” Giunge inaspettato, ma risuona d’incanto quando lo sussurra al mio orecchio.
“André…”un timido tentativo di interromperlo, ma prosegue senza badarci.
“Non mi importa quanto distanti possano essere i nostri mondi. Io ti amo, Oscar.”
“André, ci faremo male e probabilmente nessuno accetterà tutto questo…”
Muoiono le mie parole in un bacio.
Già troppo tardi per pensare di parlare, mi ha tolto il fiato.
Già troppo tardi per pensare di finire di articolare il mio pensiero, ha annullato ogni mia facoltà mentale. 
La sua bocca sulla mia.
Null’altro.
Si arresta la nostra danza e comincia quella delle nostre labbra, sensuale e lussuriosa.
Non mi importa dove tutto questo mi porterà, so solo che non voglio perderlo. Anche se dovessi vivere lontano dal mio mondo, per preservare la mia famiglia dalla vergogna.
Una contessa innamorata del suo servo.
Un comandante innamorato del suo soldato.
Una donna innamorata del suo migliore amico.
Non oggi, che alla luce dei primi raggi del mattino siamo semplicemente Oscar e André.
Il sole timido sta sorgendo come l’amore nelle nostre vite.
Sono un soldato disarmato, completamente vulnerabile e sotto il controllo dalle sue labbra.
Molto più simile ad una donna.
Labbra di cui non mi sarei mai saziata, neanche tra mille anni.
Devo aver vissuto finora solo per vivere questo momento.
L’intensità dei miei stessi sentimenti mi stordisce.
Come quando non ne hai mai abbastanza, sono assuefatta al suo sapore. Gentili le sue labbra sulle mie, sembrano trattenere le pulsioni incontrollate a cui vorrebbero cedere. Infine si abbandonano al desiderio.
Lo stesso posto che ci ha visti crescere, ora ci vede amanti.
Il suo corpo, così sconosciuto, ma così familiare sotto le mie mani.
Gemiti e sospiri al mio tocco.
Mi lascio andare a movimenti acerbi, guidati dal desiderio.
Stringo il collo della sua camicia tra le dita e tirandolo verso me, l’invito a seguirmi verso il nostro letto d’erba.
André che mi seguirebbe ovunque, mi stringe la mano anche in questa discesa verso l’ignoto.
Non c’è tempo per l’imbarazzo, quando mi rendo conto dell’audacia del mio abito, che lascia scoperto il decolté. Segue la linea dei miei fianchi, risale lungo la schiena e lo sento perdere il controllo quando si inarca contro di lui. Poi scende ancora provocandomi così tanti brividi, che non riesco più a distinguere se sento caldo o freddo.
Il piacere raggiunge un punto in cui non può che crescere.
Chiudo gli occhi e lo sento vicino.
Ogni suo singolo movimento è dettato dalla dolcezza e mi sfiora con l’attenzione che si riserva agli oggetti preziosi.
Non c’è più volontà, non ci sono più io. Solo noi.
Prendo il mio corpo e lo consegno nelle tue mani, André, perché so che sei il solo a poterlo custodire.
Partiamo insieme verso le vette del piacere.
Ed è mutato tutto e siamo sempre gli stessi.
Ami ogni singolo centimetro della mia pelle e non c’è fretta, perché il tempo si è fermato per noi.
Ho bisogno di te, di perdermi nello smeraldo dei tuoi occhi, di sentirmi tua.
Bacio quegli occhi che ho sempre amato, quelli che sono capaci di scrutarmi a fondo.
Tracce di colore agli angoli della tua bocca, quello che hai rubato dalle mie labbra.
Un bacio sulle labbra, uno più giù, tra il collo e la clavicola, un bacio sul tuo petto, vicino al cuore, un bacio sulla tua pancia, poi di nuovo su.
Voglio sentirti ubriaco, questa volta di piacere, quello che ti donerò io.
Se questo amore ti ha portato tanta sofferenza, può anche riempirti di felicità. Io desidero che tu sia felice, lo desidero con tutto il cuore.
Felicità.
Cos’è la felicità?
Questa è la felicità?
Se è così, vorrei essere felice per sempre, André.
In questa dimensione niente può essere sbagliato e nulla può portarmi tristezza.
Se sono con te, sento di vivere.[2]
La donna che cercavo in un abito da sera, oggi sboccia sotto i tuoi occhi innamorati.
Le tue dita si intrecciano alle mie e sento che nulla riuscirà mai a sciogliere quei nodi.
Le mani sopra la testa, sono intrecciate alle sue e ad ogni movimento il mio corpo aderisce sempre più al suo.
Sono spalle al muro, uccidimi ora, ma fallo in fretta, André.
Il ricordo di Fersen e di quel sentimento che con troppa leggerezza ho scambiato per amore impallidisce davanti all’ardore delle labbra di André, fino a diventare una sensazione sbiadita. 
Il mondo si colora di sole e mi permette di distinguere i contorni delle cose.
Posso vedere il fiume luccicare alla luce dell’alba.
Posso vedere l’erba alta piegarsi alle carezze del vento.
Posso vedere gli occhi d’André riempirsi di dolcezza.
Posso vedere il mio cuore e non ho paura del mattino.
 
The End.
 
Note:
[1]   Frase tratta dall’Anime
[2]   Frase tratta dall’Anime

 

  
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