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Autore: Thiliol    05/05/2011    6 recensioni
Eruànna aveva due figli che amava più di quanto amasse se stessa e da cui non si separava mai: Amdir era il maggiore, in tutto e per tutto simile a sua madre, tranne che per gli occhi, non neri, ma di un azzurro quasi bianco che lo rendeva pari a uno spettro; la pelle di un pallore etereo splendeva opalescente alla luce e molto sua madre ne amava la bellezza.
Il più giovane era chiamato Mornon, lo scuro, e mai nome fu più appropriato! Neri erano i suoi capelli e nere le sue iridi, tanto che non se ne distingueva la pupilla, scura era pure la sua carnagione, più simile a quella degli uomini del Sud che a quella degli elfi. Nessuno conosceva il padre di Mornon, ché Findon suo marito era perito prima che Amdir nascesse, ed Eruànna diceva che Mornon era figlio di Ettelen [straniero] e nient'altro.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Racconti Dimenticati'
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Disclaimer: Legolas, Thranduil, il Bosco Atro e tutto il resto appartengono a quel genio di JRR Tolkien e non ci guadagno assolutamente nulla a scrivere su di loro. Sèron, Rinìe, Ettelen, Amdir, Mornon ed Eruànna sono di mia invenzione e mi appartengono interamente.





Dedicata ad Helkamirie e Vale_Sama, a cui avevo promesso questa storia ormai non so più quanto tempo fà, spero che la apprezziate tanto da perdonare la lunghissima attesa!


I fratelli Luce e Buio


 

La chiarezza è una giusta distribuzione di ombre e di luci

(Wolfgang Goethe)

 

 

Rinìe si scosse, distogliendo lo sguardo dalle nubi e posandolo sull’elfo seduto al suo fianco, intento alla lettura. Sorrise nel vederlo così concentrato e per un secondo le dispiacque di doverlo interrompere, ma la sensazione andò via com’era venuta. La tentazione era troppo forte.

< Raccontami una storia, Sèron! > chiese.

< Ti ho raccontato tutte le storie che conosco, mia cara! > rispose l'elfo.

La fanciulla si portò furbescamente un dito a toccare il naso.

< Bugiardo! > lo canzonò < Conosci un'infinità di storie e non me le hai certo raccontate tutte. >

< Sono veramente molto stanco ora > , provò a dire, anche se non intendeva davvero rifiutarle nulla. Si stava divertendo e gli piaceva sentirla scherzare con lui.

< Sai che non ti stanchi mai di raccontare le tue storie, mio amato Sèron. >

Rinìe gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulle guance e sulla bocca.

< Oh, ti prego, Sèron, mio adorato Sèron! >

L'elfo sorrise.

Com'era dolce, la sua Rinìe! E sapeva sempre come ottenere ciò che voleva!

< Va bene, piccola monella! > esclamò, < Ti racconterò una storia,  una storia triste, a volte terrificante, ma che altro non è se non una storia d'amore! >

< Sono le mie preferite! >

Si accoccolò contro la spalla dell’elfo, attendendo che la sua voce profonda e antica iniziasse a raccontare. Era sempre affascinante ascoltare Sèron, immergersi nelle sue parole come in un ruscello in primavera.

E quando iniziò a parlare chiuse gli occhi:

< Molti anni sono passati da quando la bella Eruànna passeggiava sotto le betulle del Bosco Atro o  ricamava nella sua stanza di legno e pietra. Ella era parente del Re, anche se molto alla lontana, ma lui la teneva presso di sé nella sua corte, perché la bellezza di Eruànna allietava le sue giornate e i suoi splendidi arazzi ornavano le pareti della sua casa.

Aveva capelli lunghissimi e argentei, quasi che sottili raggi di luna vi si fossero impigliati, ma i suoi occhi erano neri come ali di corvo e a chi li guardava sembrava costantemente di scrutare il fondo più nero di un pozzo profondissimo e sconosciuto.

Eruànna aveva due figli che amava più di quanto amasse se stessa e da cui non si separava mai: Amdir era il maggiore, in tutto e per tutto simile a sua madre, tranne che per gli occhi, non neri, ma di un azzurro quasi bianco che lo rendeva pari a uno spettro; la pelle di un pallore etereo splendeva opalescente alla luce e molto sua madre ne amava la bellezza.

Il più giovane era chiamato Mornon, lo scuro, e mai nome fu più appropriato! Neri erano i suoi capelli e nere le sue iridi, tanto che non se ne distingueva la pupilla, scura era pure la sua carnagione, più simile a quella degli uomini del Sud che a quella degli elfi. Nessuno conosceva il padre di Mornon, ché Findon suo marito era perito prima che Amdir nascesse, ed Eruànna diceva che Mornon era figlio di Ettelen [straniero] e nient'altro.

Sua madre lo amava ancor più di quanto amasse Amdir, ma la gente del Bosco ne aveva paura e lo evitava, quantunque non fosse che un bambino.

Ora accadde, nel mentre Mornon aveva solo dieci anni, che Eruànna andasse in sposa a un elfo di nome Bargund, un arciere della guardia reale che ne era enormemente innamorato e che aveva in grandissima stima Amdir. Il maggiore dei fratelli, infatti, aveva dimostrato grande abilità con l'arco e molte volte il  Re ne aveva lodato la bravura, paragonandolo a suo figlio che era considerato, e non a torto, il migliore tra il popolo del Bosco.

Amdir e Legolas divennero ben presto amici, poichè avevano la stessa età, nonostante fossero molto diversi: là dove Legolas era di indole allegra e gioviale, sempre pronto al riso e al canto, Amdir era schivo e silenzioso e sovente si ritrovava a sospirare come di un grande dolore. Tuttavia, mai Amdir parlava male di suo fratello o incolpava lui della sua tristezza, anzi, spesso lo difendeva quando questi era oggetto di maldicenze.

Mornon era solo un bambino, ma già il suo strano sembiante e la sua aura malevola gli avevano provocato l’inimicizia del Re e di suo figlio, del suo patrigno e dell’intera popolazione del Bosco, la quale diceva che Mornon era maligno.

Egli, infatti, appariva già adulto quando aveva poco più che venti anni e già il suo corpo e il suo spirito erano giunti a piena maturità; squadrava tutti dall’alto in basso con i suoi occhi neri, andava da solo nella foresta a cacciare e si avventurava fino alle pendici di Dol Guldur, ignorando deliberatamente gli ordini del Re che vietavano a chiunque di oltrepassare il confine sud del suo Reame.

Mornon si mostrava stranamente freddo e distaccato persino con suo fratello, nonostante ne ascoltasse i consigli e i rimproveri, tuttavia nessuno vide mai un gesto d’affetto da parte sua nei confronti di Amdir, anzi vi è chi giurò che una scintilla d’odio balenava nei suoi occhi quando incontrava quelli chiarissimi dell’altro.

Solo per sua madre, la bella Eruànna, egli provava amore e trascorreva con lei moltissimo tempo, guardandola in silenzio o discorrendo con lei e la dama sembrava non notare l’oscurità che si celava nel suo figlio più giovane e si offendeva e adirava quando qualcuno ne parlava.

Eruànna era una creatura ben strana, apparentemente ingenua, eterea ed evanescente, possedeva in realtà una vena malinconica e oscura che si poteva percepire guardandola accompagnare suo figlio, lei argentata e lui così scuro da confondersi con la notte; in entrambi vi era oscurità, ma in Eruànna essa era mitigata in egual misura dalla luce, una luce tanto più pura perché derivante dal buio, mentre in Mornon vi era solo ombra, nera e profonda.

Ora, accadde che dopo molti anni, allorché il ritorno di Sauron e la grande Guerra dell’Anello si avvicinavano, Mornon e Amdir essendo ormai maturi e pieni nello spirito, Eruànna fu di nuovo incinta.

Nonostante avesse avuto già due figli, ella ne desiderava ardentemente un altro dal suo amatissimo Bargund e non volle ascoltare le preghiere di Amdir né i violenti attacchi verbali di Mornon.

“ Se dare la vita dovesse essere per me troppo oneroso, “ disse “ ebbene, mi stenderò sotto questi alberi e andrò a Mandos ad attendere il mio sposo!” e così chiuse la discussione.

Ma, mentre Amdir capì le ragioni di sua madre e arrivò a rallegrarsi per lei, Mornon si incupì e si allontanò da lei e più non passeggiarono insieme. E per la prima volta Mornon si rivolse a suo fratello e lo pregò di farla ragionare:

“ Sai che Eruànna è troppo debole ormai, un figlio per lei significherebbe la morte! “

Ma Amdir scosse la testa e rispose: “ Non è facile far cambiare idea a nostra madre ed io non la obbligherò a rinunciare al suo desiderio, se ella vuole partorire il figlio di Bargund io non sarò contrario.”

I due fratelli si separarono entrambi con nefasti presentimenti nel cuore e spesso andavano a far visita alla loro madre. Ella si faceva di giorno in giorno più smunta e man mano che la vita dentro di lei cresceva, una tremenda spossatezza la teneva avvinta, finchè non fu più in grado di mettersi a sedere.

Mornon osservava sua madre spegnersi lentamente e nel suo cuore l’odio diveniva sempre maggiore, odio verso Bargund, verso suo fratello Amdir, colpevole di non averla dissuasa, e verso la sua stessa madre morente. In tutta la sua vita non aveva amato altri che lei e la prospettiva di perderla lo atterriva, così la collera lo scuoteva da capo a piedi e sempre più raramente si accompagnava a suo fratello, anzi lo evitava quanto più poteva.

Una mattina d’inverno, quando il sole era freddo e distante e l’aria pungente, Eruànna, la bella Eruànna che aveva allietato il palazzo di Thranduil con la sua presenza e i suoi ricami, si addormentò per mai più risvegliarsi, abbandonando il proprio corpo e il bambino nato troppo debole per sopravvivere più di pochi istanti.

La disperazione di Bargund fu profonda e per l’eternità non smise mai di rimpiangere la sua sposa e il suo figlio mai nato, attraversò il mare e non se ne ebbe notizia. In tutto il Reame Boscoso si pianse la morte della dama e Thranduil fu a lutto per dieci giorni, ma più di tutti a soffrire furono Amdir e Mornon.

Erano con lei quando Eruànna morì e le sue ultime parole furono per loro:

“ Mi addolora lasciarvi, figli miei amatissimi, eppure vado senza rimpianti. Non angustiarti, Amdir, per la mia sorte né per non essere riuscito a farmi cambiare parere, sappi che non ti avrei mai perdonato se tu avessi fatto altrimenti”

Poi si rivolse a Mornon che se ne stava, chino e silenzioso, in un angolo:

“ Ti aspetterò, mio amato,” gli disse ”figlio della tenebra, Mornon che sei stato ragione di vita per me.”

Lacrime d’argento bagnavano le guance di Mornon, brillando grottesche sulla sua pelle scura. Eruànna le raccolse con le ultime forze e gli sorrise.

“Almeno questo mi devi, mia signora, se vivere per me non ti è consono. Almeno questo, che tu mi dica chi è mio padre!”

Gli occhi di Eruànna erano già spenti quando si posarono sul figlio.

“Non un elfo è tuo padre, né un uomo, ma uno degli alti Hurùk di Dol Guldur, colui che ho amato nonostante tutto e che ora mi attende.”

Detto questo più non parlò e la sua mano si fece fredda e inerte.

Non si può immaginare quanto grande fu la sorpresa di Amdir, di Bargund e degli altri presenti al sentire quelle parole! Solo Mornon era rimasto impassibile, segretamente già consapevole della sua doppia natura, del sangue nero che scorreva nelle sue vene.

Lasciò la stanza e uscì dal palazzo, vagando poi per tre giorni nei boschi, pazzo di dolore e sopraffatto dalla collera, meditando vendetta anche se non avrebbe saputo dire contro chi.

Quando tornò al palazzo di Thranduil, nonostante coloro che conoscevano le ultime parole di Eruànna fossero pochi, Mornon divenne ancora più schivo e crudele e iniziò a non dare più ascolto nemmeno a suo fratello.

Amdir, dal canto suo, non riusciva a liberarsi dell’immagine di Eruànna morente, degli occhi spenti e inquietanti e dell’espressione che aveva scorto sul volto di Mornon: tenebra e malvagità avevano brillato nello sguardo scuro dell’elfo e Amdir aveva sentito un brivido lungo la schiena con la sensazione che suo fratello non aspettasse altro che una conferma, un via libera per i suoi propositi.

Sentiva che entrambi avevano sempre saputo cosa si nascondeva nel più giovane di loro, cosa lo rendesse tanto diverso, perché nel suo cuore vi era tanta oscurità da ottenebrare persino la sua mente.

Eppure, si disse, il suo amore per lui ne era uscito accresciuto, come se la consapevolezza del male insito in lui lo attirasse maggiormente.

Ne parlò con Legolas, ma il figlio di Thranduil diffidava di Mornon e a maggior ragione dopo gli ultimi avvenimenti:

“Lascia che ti dia un consiglio,” gli disse ”tuo fratello è malvagio e lo sai, non cercare la sua compagnia e non assecondare i suoi propositi. Se fosse per me, vorrei che andasse via.”

“Mornon è mio fratello e, nonostante tutto, io lo amo.”

Più non parlarono di queste cose, ma ogni qualvolta Legolas incrociava Mornon stringeva i pugni e rabbrividiva sotto il suo nero sguardo. Tuttavia mai arrivarono allo scontro perché, nonostante nessuno si fidasse di lui e molti ne avessero paura, Mornon rimase sempre in disparte, senza provocare danno alcuno. >

 Rinìe si scostò leggermenta dal braccio di Sèron per poterlo guardare meglio. L'elfo aveva gli occhi chiusi e sembrava assorto, ma riusciva a sentire gli occhi della fanciulla puntati su di sè, poteva quasi percepirne lo sbalordimento come se fosse corporeo.

< Sèron > sussurrò infine Rinìe,< Mornon era davvero un mezz'orco? >

< Ti riesce difficile crederlo, mia cara? >

< Mi sembra impossibile che una dama bella e gentile come Eruànna potesse amare un Hurùk! >

< Eppure Eruànna lo amò profondamente e totalmente, persino più di quanto amò Bargund, per cui si lasciò morire. >

Sèron si chinò leggermente in avanti per osare una leggera carezza sulle guance candide della fanciulla, sorridendo alla sua espressione sconcertata. Era così innocente che avrebbe pianto!

< Mia dolce Rinìe, non tutti hanno la tua candida purezza! Eruànna aveva più lati oscuri di quanto tu non possa immaginare! Era luminosa e tenebrosa in egual misura e nei suoi occhi vi era più mistero che bellezza. >

< Sono sicura che tu sai cosa accadde, Sèron! Dimmi tutto, dimmi di questa storia d'amore! >

< Ma non volevi sapere di Mornon e Amdir? >

L'elfa sorrise furbescamente:

< Anche di loro, ma non solo. >

< Non vi è molto da raccontare, perchè nessuno, salvo la sola Eruànna, conosce la realtà delle cose. Conosco solo ciò che riuscii a scoprire interrogando Amdir, anche lui riluttante, ma lei non ha mai voluto parlare del suo amore per colui che chiamava Ettelen.

Egli era uno degli Huruk-hai di Dol Guldur, alto e nero, spaventoso e crudele. La vide una sera, mentre Eruànna passeggiava tra le fronde più scure del Bosco, soleva infatti recarvisi spesso, e rimase turbato da quella visione che giudicava magica. Gli parve simile a uno spirito, in un primo momento, evanescente, sfuggente come un sogno.

E lei lo vide, ma non se ne curò, continuando a cogliere le Belle di Notte, salvo lanciargli un'unica occhiata, lunga e penetrante. Se ne innamorò subito? Questo non posso saperlo e probabilmente ella stessa non avrebbe saputo dare risposta a tale domanda. Sicuramente l'essere che ella chiamava Ettelen la desiderò ardentemente sin dal primissimo istante, poichè era bella più di qualunque fanciulla io abbia mai visto e mai vedrò e quella sua aura di oscurità l'avvolgeva come un manto, irresistibile per un cuore votato alle tenebre.

Si rividero molte volte, la bella e la bestia, ma si scambiarono poche parole, chè Eruànna non conosceva che il proprio idioma e la Lingua Corrente la parlava a stento. Eppure, talmente vicine erano le loro anime che le parole erano tra loro superflue e solo ardenti baci si scambiavano, immersi nel loro amore oscuro e profondo, la loro unione di bellezza e mostruosità.

Finchè Ettelen non perì in uno degli innumerevoli scontri tra gli Orchi e le schiere di Thranduil, ucciso da una freccia che gli si conficcò nel cuore, quel cuore che aveva donato così completamente alla dama che attendeva un figlio da lui.

È stato detto che nel momento esatto in cui il suo tenebroso amante cessò di vivere, Eruànna cacciasse un lungo e straziante grido, per poi accasciarsi in terra, come morta, e che per molto tempo continuò a piangere per Ettalen e che fosse certa che lui la stesse aspettando nelle Aule di Mandos.

Infine, dopo mesi di dolore, partorì Mornon e su di lui riversò interamente quell'amore che aveva perduto. >

< Come ha potuto mentire a suo figlio per così tanto tempo? > Riniè si asciugò una lacrima che le era sfuggita, andando a bagnarle il naso, < Se avesse detto tutta la verità, forse Mornon avrebbe trovato la pace! >

< Ma Mornon conosceva la verità, perchè essa era scritta nel suo cuore a lettere di fuoco!  Egli era perspicace e arrivava a conoscere molte cose leggendo i cuori e le menti, finanche quelli della sua amatissima madre, chè era desideroso di sapere d'onde venisse e chi fosse suo padre. Mornon conosceva la verità da molto prima che sua madre confessasse e arrivò a odiare la sua gente, colpevole di aver ucciso suo padre e di aver lasciato morire sua madre.

Il rancore si accrebbe nel  suo cuore, finchè non ne fu accecato e iniziò a meditare vendetta. Si diceva che il popolo del Bosco non meritava la vita, che il suo posto non era tra gli Eldar, quanto piuttosto con la nera razza di suo padre e con i nemici dei suoi assassini.

Tradì la sua gente, rivelando ai nemici di Gondor la posizione della Città nascosta in cui erano rifugiati ed essi vennero sterminati.

Faccia a faccia con suo fratello Amdir, calò la lama su di lui e lo uccise, lui, unico che lo aveva amato quanto sua madre e che sempre lo aveva difeso da chi diffidava, ucciso da colui che aveva più a cuore su Arda. Così Amdir fu ricompensato del suo amore e i peggiori timori di Legolas, figlio di Thranduil, si concretizzarono.

Ma anche Mornon trovò la sua tragica fine di lì a poco: fu infatti catturato dall'avanguardia di Gondor e tratto in ceppi dal grande Finrod Felagund, celebrato nei canti, per poi perire sotto la lama di una della stirpe dei Noldor.

Ed ecco che lui, assassino del suo stesso fratello per vendetta, perì di vendetta e si ricongiunse a Eruànna, la dama che aveva amato e a causa della quale era sprofondato nelle tenebre.

Mai più torneranno dalle Aule di Mandos Mornon ed Eruànna, mentre Amdir, dopo aver detto addio a sua madre, cammina nuovamente tra gli alberi di Valinor, tentando di dimenticare il passato. >

La voce di Sèron si spense e tutto ciò che Rinìe potè ascoltare era il frinire sommesso dei grilli. Lacrime le scendevano lungo le guance e si strinse contro il petto dell'elfo più anziano che la circondò con le braccia. Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal calore di quell'abbraccio.

< Sei triste, mia dolce Rinìe? > chiese Sèron dopo un lungo momento di silenzio.

< Non triste, no, > rispose piano < solo turbata. La tua storia mi ha fatto paura perchè, se la luce e l'ombra dell'anima di Eruànna non si fossero riversate in maniera così nettamente separata nei due fratelli, entrambi avrebbero avuto una vita felice. >

< E cosa ti fa paura di questo? >

< Eruànna comunque sarebbe morta, comunque avrebbe perduto il suo amore e non ci sarebbe stata alcuna speranza di felicità per lei. Ho paura perchè il suo era un amore così terribile ed è finito nel peggiore dei modi; cosa accadrà, allora, a noi? >

< Noi? > Sèron la abbracciò più stretta e le posò un leggero bacio sulla fronte, < Noi ci ameremo, Rinìe, e saremo felici anche per lei, perchè io non sono un Huruk-hai... > la fanciulla rise, < e tu non hai ombre, sei solo pura e splendente luce. >

Rinìe si sollevo e lo baciò sulle labbra a lungo, prima di alzarsi. Le farfalle volteggiavano tra i fori e lei amava giocare con loro, come se avesse le ali. Fece alcuni passi quasi danzando, per poi voltarsi a guardare Sèron, così bello e rassicurante.

< La prossima volta, Sèron, > chiese con un largo sorriso, < mi racconterai una storia allegra? >

L'elfo rise.

< La prossima volta > , disse.

 
   
 
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