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Autore: Severia85    06/05/2011    0 recensioni
La storia d'amore tra Severus piton e Lily Evans sulle note dell'omonima canzone dei Lost.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lui che ha il suo lavoro e sente già
che gli manca il tempo alla sua età.


Severus Piton sedeva alla scrivania del suo studio, sorseggiando un bicchiere di vino elfico; un calderone di pozione verde smeraldo ribolliva sul fuoco: le fiamme creavano strane ombre sulle pareti, mentre un fumo chiaro saliva lento verso il soffitto. L’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola: un altro anno era passato, Potter aveva dimostrato un’altra volta il suo valore configgendo il fantasma di Lord Voldemort e salvando la piccola Weasley nella Camera dei Segreti, mentre per lui nulla era cambiato. Si sentiva molto più vecchio di quanto non fosse e la sua vita era irrimediabilmente compromessa. Quanti anni ancora avrebbe dovuto trascorrere in questo modo, schiacciato dal peso delle sue colpe e trincerato dietro una barriera di risentimento e freddezza, nutrendosi della paura e del disprezzo dei suoi studenti?


Lui con le sue storie complicate
Che fa i conti a casa con l’estate.


Il ritorno a Spinner’s End era ogni anno deprimente: la ciminiera che dominava il paesaggio, anche se non era più funzionante, era sempre più cupa e minacciosa, l’acqua del fiumiciattolo scorreva nera tra le alghe e i rifiuti e l’aria era pesante. Con alcuni colpi di bacchetta, Severus dissolse gli incantesimi che proteggevano la sua casa, unica eredità dei genitori, dagli intrusi e dai Babbani. Entrando, si chiese come avrebbe potuto trascorrere due mesi in quelle piccole stanze buie e polverose, senza alcuna compagnia se non quella dei suoi libri e delle sue pozioni. Il baule che aveva mandato da Hogwarts giaceva ai piedi del divano. Severus accese le candele del lampadario e si lasciò cadere sulla vecchia poltrona sollevando una piccola nuvola di polvere. Dal nulla apparvero un bicchiere e una bottiglia mezza vuota di whisky incendiario. Ogni volta che ritornava a casa per l’estate, senza più impegni, studenti da punire o compiti da correggere, Severus Piton si abbandonava ai ricordi: quella casa gli rammentava le liti dei suoi genitori, un’infanzia solitaria e poi le estati lunghissime, trascorse contando i giorni che mancavano al ritorno a scuola. E poi lei, sempre lei a tormentare i suoi pensieri e i suoi sogni.


E piove, chi se l’aspettava
Il cielo esplode
Lui che è vuoto come la città
E un riparo non ce l’ha
Lui che piange e smetterà
E che aspetta ancora
Ancora spera cosa
non si sa.


E la pioggia apre il suo spettacolo
E un pensiero appoggia su un miracolo
È passato il tempo di sentirsi soli
E dall’alto scoppia l’applauso del cielo.
E la pioggia apre il suo spettacolo
E un pensiero appoggia su un miracolo
È un ragazzo che si fa un regalo
E dall’alto scoppia l’applauso del cielo.


Si svegliò all’improvviso: si era addormentato sulla poltrona senza rendersene conto; doveva aver sognato, ma le immagini nella sua mente erano confuse. Ricordava solo una cosa: due occhi verdi e dolci che lo fissavano con forza. Severus si alzò e per un attimo parve barcollare, poi ritrovò l’equilibrio e decise che aveva bisogno di una boccata d’aria. Uscì in una notte senza stelle, avvolgendosi nel mantello per proteggersi dal vento. Camminò lungo la riva del fiume, in silenzio, scansando alcune bottiglie vuote di birra e spaventando due grossi topi che corsero a nascondersi nell’erba alta. Alcuni lampi illuminarono il cielo verso ovest ma il temporale sembrava ancora lontano. Non aveva deciso una meta precisa ma sapeva dove lo stavano conducendo i suoi passi. Dopo circa dieci minuti arrivò alle soglie di un piccolo paese, vi si inoltrò e raggiunse un parco giochi circondato da folti cespugli. Tutto il paese era silenzioso e il parco deserto. Sevrus Piton si fermò davanti a due altalene un po’ arrugginite che cigolavano mosse dal vento, completamente perso nei suoi pensieri e, in quel momento, un lampo squarciò la notte e il tuono esplose minaccioso. Pesanti gocce di pioggia cominciarono a cadere dal cielo mentre il vento si faceva ancora più forte. Severus non si mosse: lasciò che la pioggia gli bagnasse il volto, mescolandosi alle lacrime silenziose. Strinse i pugni tanto da conficcarsi le unghie nel palmo della mano. L’ennesimo tuono coprì l’urlo di dolore di un uomo disperato.
Con la rapidità con cui era arrivato, il temporale si allontanò. Severus Piton smise di piangere. Riprese la strada verso casa. Aveva da tempo imparato a farla tornare: gli bastava chiudere gli occhi e ascoltare il battito del proprio cuore. Forse un giorno si sarebbero incontrati di nuovo, in un altro luogo, in un altro mondo e lui avrebbe avuto una seconda possibilità.


Lei l’ombrello non lo usa mai
E non copre i vizi e le bugie.
Lei che fa fatica a ritornare
Da una mamma che non sa ascoltare.


Lily era fatta così: bella e fiera proprio come il leone di Grifondoro. Era incapace di mentire e non tollerava la prepotenza e le ingiustizie. Ed era proprio per questo motivo che aveva litigato con il suo migliore amico: non poteva sopportare l’idea che Severus frequentasse certe compagnie, divertendosi con magie oscure e importunando i maghi che non potevano vantare un sangue puro. Come aveva potuto chiamarla “schifosa Mezzosangue”? Da quel momento non gli aveva più rivolto la parola, respingendo le sue scuse e negandogli il perdono. Tutto questo però la faceva soffrire molto. Severus le mancava, soprattutto adesso che era estate e lei non aveva nessuna compagnia magica. Aveva provato a parlare alla madre di questa situazione, chiedendole consiglio, ma questa si era dimostrata molto più interessata ad un incantesimo per rimuovere le macchie dai vestiti.
Senza rendersene conto, quel pomeriggio aveva camminato sola fino a raggiungere il fiume: i fumi della ciminiera si innalzavano minacciosi verso un cielo carico di nuvole.


E piove, chi se l’aspettava
Il cielo esplode
Lei che è bella come la città
E in silenzio se ne va
Lei lo guarda e se ne va
Lui si accorge appena
La indovina
Non la rivedrà


Lily guardava da lontano la casa dei Piton quando la pioggia cominciò a scendere, bagnandole i lunghi capelli rossi. Un ragazzo con i capelli neri che gli incorniciavano il viso magro e pallido leggeva un libro con la schiena appoggiata al muro della casa. Quando sentì cadere le prime gocce si affrettò a chiudere il libro che stava leggendo, prese quelli appoggiati accanto a lui e rientrò in casa. Mentre apriva la porta, avvertì la strana sensazione che qualcuno lo stesse osservando: si girò appena in tempo per vedere un’ombra allontanarsi velocemente; quando le cadde il cappuccio vide una massa di capelli color del fuoco mossi dal vento.
Lily si allontanò a passo svelto: non lo aveva salutato, non lo aveva perdonato e fu contenta che la pioggia cancellasse le sue lacrime amare.


E la pioggia apre il suo spettacolo
E un pensiero appoggia su un miracolo
Per due vite appese su uno stesso filo
E dall’alto scoppia l’applauso del cielo
E la pioggia porta nuovi desideri
Sopra quei due cuori spaventati e fieri
Che si fanno forza per spiccare il volo
E dall’alto scoppia l’applauso del cielo.


Per altri due anni, Severus e Lily continuarono a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, lui tra i Serpeverde e lei con i Grifondoro, senza più rivolgersi la parola. Al di fuori di Hogwarts imperversava la guerra: Severus si legò sempre più ai suoi compagni Mangiamorte avendo ben chiaro cosa fare una volta finita la scuola, mentre Lily scoprì l’amore frequentando James Potter e, insieme, decisero di unirsi a Silente e all’Ordine della Fenice.
L’ultimo giorno del settimo anno, con gli esami ormai alle spalle, gli studenti furono sorpresi nel giardino da un improvviso temporale che aveva oscurato il sole primaverile. Lily si attardò per raccogliere la sua borsa che aveva lasciato accanto ad un albero, vicino al lago nero. Quando si voltò per dirigersi finalmente al coperto si trovò faccia a faccia con Severus Piton: il suo volto era sempre quello, pallido e affilato, con i capelli incollati alla fronte a causa della pioggia, ma gli occhi erano diventati ancora più scuri e profondi. Si guardarono, incapaci di parlarsi, incantati l’uno dallo sguardo dell’altra. Entrambi sapevano che, a partire dal giorno dopo, perdendo la protezione che offriva la scuola, si sarebbero immersi nella vita reale, ognuno con i propri pensieri, i propri desideri, percorrendo le strade che si erano scelti.
Lily con voce stanca lo salutò: - Addio Severus - poi lo sorpassò e corse verso la scuola.
Mentre Lily correva, Severus si voltò a guardarla e con un nodo alla gola sussurrò: - Ti amerò per sempre, Lily. Addio -

  
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