-Tu non sai cosa stai dicendo, Ron!!- l’incalzò Hermione, una faccia contrita a distorcerle i tratti solitamente tranquilli del viso. –Devi essere completamente pazzo per ritenere questa orribile vicenda una… una…-
-Una gran figata, Hermione!!-
completò per lei Ronald Weasley. Stava cercando di contenere, con scarsi
risultati, il sorriso che minacciava di dilagare sul suo viso. –Non ti pare,
Harry?- sbatté la mano sulla spalla dell’amico, adagiato su un lettino
dell’infermeria, facendo ondeggiare i petali dell’orchidea che quello si
ritrovava al posto della testa.
-Scusalo, Harry… in realtà non sa quello che dice.-
replicò lei seccamente, lanciando al rosso un’occhiata di puro disprezzo. –Mi
dispiace tanto, non pensavo di fare un simile guaio…-
Una foglia si staccò dal busto, scuotendo l’estremità in
un fare di perdono.
-Sei davvero carino!! Posso farti
una foto?-
-Le troppe risate lo hanno stordito!- ruggì, afferrando
l’amico per un orecchio e trascinandolo fuori dall’infermeria.
Nel frattempo, il suo cervello lavorava alacremente, non
di certo rallentato dai brontolii di protesta di Ron. Lei aveva fatto questo
apocalittico guaio, e sempre per colpa sua adesso Harry stava lì sdraiato con un’ orchidea al posto della testa. Urgeva trovare una
soluzione, e anche rapidamente. Molto rapidamente, prima che si venisse a
sapere di tutto ciò, e soprattutto prima che i professori prendessero in
considerazione l’idea di farla espellere.
-Diavolo, Ronald, vuoi chiudere quel
forno prima che io sia a farlo?- sbottò lì seccamente, continuando a
marciare con ritmo instancabile.
-Posso davvero suggerirti un modo per farlo…?- cinguettò
lui tutto occhioni, lanciandole uno sguardo da diabete e carenza di affetto.
–Suppongo tu sia inesperta in questo campo… che ne dici?-
-Se non vuoi ritrovarti un’erbaccia al posto della testa,
caro il mio esperto, segui il mio precedente consiglio.- sfiatò, raggiungendo
un delizioso color rosso sulle guance.
-Oh, solo un’erbaccia…- mormorò platealmente deluso lui, nell’ atto scenico di mettersi una mano sul cuore. –Così mi
ferisci… nemmeno una margherita?- insisté.
-Un’ erbaccia è l’unica cosa che troverebbe fertile il
vuoto dentro la tua testa.- ribatté seccamente, sventolando una mano con
noncuranza.
-Ma nemmeno…-
-RONALD WEASLEY!!!! Mi sembra
strano tutto questo improvviso amore per la botanica!!
Se ti trovi tanto a tuo agio con le piante perché non ti trasformi in concime e
le aiuti a crescere?!?- sbraitò incollerita,
sputandogli in faccia tutto il livore che le si era accumulato nel sangue.
Il ragazzo si fermò in mezzo al corridoio, e altrettanto
fecero un paio di inattesi spettatori.
-Dannazione!!- sibilò Hermione
Jane Granger, dandogli le spalle e proseguendo verso la biblioteca trincerata
nel silenzio più assoluto.
Inutile nascondere che quello che le aveva dato fastidio
non erano state le continue insinuazioni di Ron. In maniera alquanto imbarazzante,
dovette ammettere, il suo pensiero ritornava al breve scontro con Draco Malfoy.
Urgeva trovare un rimedio. Possibilmente, sebbene lo ritenesse improbabile, cercando
di conciliare i suoi due problemi.
Draco Malfoy & Harry Potter.
Una piacevole novità
nella monotonia della sua vita a scuola, tra basilischi, centauri, e senza
contare l’imminente compito di aritmanzia.
*§(°)§*
Dopo due ore di immersione nei libri, Hermione faticava a
riemergere dal bunker che lei stessa aveva eretto intorno a sé. Libri di
aritmanzia uniti a quelli di incantesimi e maledizioni senza perdono. Ma non
riusciva a capire che assurdo anatema avesse usato Draco Malfoy per colpire
Harry Potter.
In realtà, per colpire lei…
Il suo cuore ebbe un leggero fremito, che lei ebbe la
prontezza di calmare premendovi sopra con la mano destra. Fece un breve
respiro, scosse la testa, lasciando che i ricci castani scivolassero ribelli
nello spazio.
Stupido, arrogante Draco Malfoy…
-Ehi Granger.-
Bellissimo….
-Vedo che non hai ancora trovato la soluzione al tuo
problema.- fece arrogante, appoggiandosi di fianco a lei, un gomito sul libro
di aritmanzia e uno sul tavolo di legno di cedro.
-E in un improvviso momento di compassione hai deciso di
darmi una mano?- chiese scettica in uno sbuffo, abbandonando la testa contro il
piano. Un ricciolo di lei andò a scontrarsi contro la guancia pallida del
ragazzo.
-Non qui. Stasera, al dormitorio serpeverde.- le sussurrò
in un secondo, alzandosi con un movimento fluido e degno di una serpe qual era.
Tempo un secondo, e di lui non era rimasto che il profumo.
*§(°)§*
-Perché…?- si chiese piagnucolando Hermione Granger. –Perché
sono così scema? Non so nemmeno cosa ci faccio qui…-
Era ferma davanti al ritratto di una donna dall’ aspetto altero e raffinato. Gli occhi di ghiaccio di
lei che l’osservavano. Letizia Creanza, il quadro di accesso a Serpeverde.
Se non fosse stato che la donna non aveva la minima
intenzione di farla passare.
-Non è proprio possibile, signorina. Non sei chiaramente
una serpeverde!- aveva obbiettato con occhio scettico e un volto
imperturbabile, quasi di marmo. –Commetterei un grave errore a farti passare… e
poi chi lo sente il professor Piton!-
-Ma io ho un appuntamento con…-
-Con?- insisté la donna, piegando un sopracciglio.
-Con… lui, insomma… ecco…- la sua bocca era impastata, i
movimenti scoordinati, così come i suoi pensieri. –Con Draco Malfoy.- disse
mestamente, non senza vergogna.
-Impossibile.- osservò Letizia. –Draco Malfoy non potrebbe
mai avere un appuntamento con te.-
-Tante grazie.-
-Dico sul serio.-
-Senta, signora…-
-Signorina!-
-Si, va bene, quello che è! Devo passare, un mio amico ha un’ orchidea al posto della testa…-
-Mai sentita scusa più banale.-
-Insomma, per aiutare Harry Potter, il mio amico, ho
bisogno di parlare con Draco Malfoy, che ha promesso
di aiutarmi.- riuscì finalmente a terminare, rossa in volto per l’ ira.
-Questa è l’apoteosi dell’ impossibilità!!-
ridacchiò la donna, scuotendo i capelli neri e continuando a fissare lo
specchio.
-No, davvero, lo so che non sembro molto credibile però…-
-Ah, Draco Malfoy… mi ricorda vagamente un mio vecchio
pretendente… bello, perfetto… se solo non lo avessi avvelenato per invidia…
povero Marco, non sapeva proprio cosa lo aspettava… ma
si sa, insomma! Fare il doppio gioco contro di me!!- fece un sospiro, a corona di un’ aria mesta e
fintamente disperata.
-Senta, io non vorrei…-
-Mio povero amo…-
-Silentio!!- il corridoio tornò silenzioso, mentre le labbra
della nobildonna continuavano a muoversi. Il volto aveva assunto un’ espressione imbronciata, quasi offesa.
-Mi spiace.- sussurrò Hermione, riuscendo dopo un po’ a
forzare la guardia del quadro. –Ma non stavi proprio mai zitta!!.
*§(°)§*
-è permesso…?-
La porta in vetro e metallo, di foggia stranamente
moderna, si era aperta silenziosamente, senza un cigolio. Una corrente d’aria
fredda si era intrufolata nella stanza, sfogliando pagine di libri aperti. Poi
Hermione Jane Granger l’aveva chiusa alle sue spalle, scrutando curiosa
all’interno della Sala. Non aveva mai visto dall’interno la stanza di un
serpeverde.
Non era così fredda come se l’era
immaginata, con un enorme letto a baldacchino e le lenzuola chiare. Una
finestra enorme, gotica, bucava la parete e conferiva al
tutto una luce forte ma abbastanza delicata, quasi rispettosa della
pelle chiara del proprietario.
E poi, libri ovunque.
Non era un ambiente asettico, privo di vita. Testimoni il
letto sfatto e il camino accesso, nell’angolo a sinistra.
Sentì le sue guance arroventarsi. Il pensiero di essere
nella sua stanza le aveva
improvvisamente colpito la mente. Era rimasta impreparata. Il nome di Draco Malfoy
scottava nella sua testa come le fiamme del camino sulla sua mano fredda. E
rotolava, rimbalzava, senza mai perdere di intensità. Dilagava, prima verso lo stomaco e giù, fino ai piedi, fino a pervadere ogni
cellula del suo corpo.
-Granger…?- lui comparve da dietro una poltrona, un libro
dalla copertina scura in mano, a contrasto con la pelle diafana.
-Sono qui. Devo dire che la vostra entrata è ben
presidiata. Ho rischiato di finire stordita dalle chiacchere di Letizia.- fece
imbarazzata, con la lingua che articolava parole in libertà. Sorrise
nervosamente.
-Non ti mangio, Granger.- fece sospettoso. –Pensavo di
venirti a prendere fra un po’.-
-In ritardo.- sottolineò lei.
-In ritardo.- concesse il biondo, limitandosi ad alzare le
spalle.
-Siamo veloci, Malfoy. Dimmi che incantesimo gli hai
scagliato contro.-
-Uh, non ti aspetterai che io te lo dica così.- disse
pigramente lui. La sua mano si agitò pigra, in uno svolazzo, aumentando in
maniera esponenziale il terrore della Grifondoro. Le gambe affusolate di
Hermione divennero improvvisamente rigide.
-E allora?- incrociò le braccia al petto, ma l’occhiata
arroventata che lui le lanciò la fecero desistere dal fare la
superiore.
-Devi seguirmi. Al lato oscuro.-
Improvvisamente, per Hermione, quella stanza divenne
un’enorme trappola per topi, di cui lei non riusciva a scorgere l’ uscita.
Purtroppo mi vedo costretta a fare un’altra parte… grazie
per i commenti!!