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Autore: Rowena    06/05/2011    3 recensioni
Un viaggio nel deserto alla ricerca di fossili, un'esperienza piena di sogni per il futuro e di dubbi sul presente... In macchina attraverso l'Arizona, Rolf Scamandro e Charlie Weasley attraversano l'Atlantico per raggiungere un gruppo di paleontologi babbani prima che scoprano lo scheletro di un drago preistorico e si avvicinino alla verità sul mondo magico. Ma se quello che si cela sotto la sabbia non è esattamente quello che ci si aspetta...
[Questa storia si è classificata seconda al contest "Create il vostro gelato" di Writers Arena]
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Weasley, Nuovo personaggio, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Personaggi senza nome e affini'
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Disclaimer: J. K. Rowling, il Potterverse è tuo. Tutto ciò che non c’è nei libri è roba MIA, perciò giù le zampe!
Note dell'Autore: nulla da dichiarare… Mi piace l’idea di mischiare scienza Babbana e magia, se non si fosse capito, e questo è un altro tassello nella storia di Charlie e in quella di Rolf di cui prima o poi vorrei scrivere per bene la storia con Luna. Buona lettura! Rowi

 
 
Polvere rossastra dappertutto, un vento terribile che portava la sabbia a infilarsi nelle orecchie, nel naso, in bocca… E poi il sole: per uno che aveva passato sette anni in Scozia e gli ultimi mesi invernali senza quasi vedere la luce, tutto quel sole era davvero troppo!
Charlie Weasley si sistemò meglio i suoi occhiali scuri, sperando che la crema solare che gli era stata data e che si era spalmato copiosamente sul naso e sulle orecchie servisse a evitare una scottatura.
«Non posso credere che utilizzi il tuo primo periodo di ferie per venire a scavare con me», esclamò il suo compagno di viaggio.
Il ragazzo fece una smorfia annoiata, come se fosse una cosa di poco conto. «Non volevo tornare a casa, se il mio capo non mi avesse obbligato a prendermi queste due settimane sarei rimasto al lavoro. Attento alla strada, Rolf», aggiunse notando come la loro macchina stava sbandando.
I due maghi viaggiavano su un fuoristrada che doveva aver visto tempi migliori, per quanto Charlie non fosse un esperto di auto babbane.
«Scusa, al volante mi faccio prendere dall’emozione», si giustificò il mago più anziano riprendendo il centro della sua corsia con una leggera virata. «Dobbiamo arrivare al sito il prima possibile, te l’ho già spiegato: in questa zona trovano spesso ossa di dinosauri, ma capita in alcuni casi che vengano alla luce fossili diversi, che dobbiamo individuare subito prima di scatenare il caos tra i nostri colleghi paleontologi senza poteri».
Rolf ricordava bene quando era stato scoperto il primo drago preistorico, e di come le sue poderose ali avessero messo in dubbio ogni teoria sui dinosauri formulata in precedenza: c’era voluta una mezza dozzina di Obliviatori per rimediare al danno ed evitare che quella rivelazione mettesse in pericolo la segretezza del mondo magico. Lo statuto che regolava l’allevamento e la vendita dei draghi non aveva mai considerato che si potessero trovare ossa di lucertoloni preistorici che i Babbani non sapevano classificare…
Un collega di Rolf Scamandro lo aveva avvisato del nuovo scavo in Arizona e aveva espresso i suoi dubbi sulla possibilità che si trattasse di un drago estinto, e non di un Tirannosauro Rex come credevano i paleontologi dell’università che si era interessata di quel sito, per cui il mago inglese aveva fatto immediatamente i bagagli ed era partito per l’America.
Per una fortunata coincidenza, aveva scritto al suo amico sulla possibilità di aver trovato un drago preistorico e sull’avventura che doveva compiere per portarlo in salvo, e Charlie aveva subito risposto che poteva accompagnarlo, perciò eccoli lì.
Viaggiavano come Babbani poiché sarebbe stato folle Smaterializzarsi: se fossero comparsi lungo la strada e qualcuno li avesse visti, sarebbe stato un bel problema anche solo fingersi un miraggio o nascondersi dietro al tronco spinoso di un cactus non sarebbe servito. D’altra parte, se avessero provato a Materializzarsi lontano dalla striscia d’asfalto, nel deserto e senza punti di riferimento, probabilmente si sarebbero trovati con il cervello fritto dal sole ben prima di capire in che direzione dirigersi. Molto meglio viaggiare su quel macinino ed evitare problemi, su questo anche Charlie era d’accordo.
«Guarda, una stazione di servizio: beviamo qualcosa e facciamo rifornimento, questa spia a forma di F che si accende di continuo non mi convince molto», propose Rolf in quel momento.
Il ragazzo annuì, ormai era stanco anche lui di quel paesaggio monotono.
Misero la freccia – Charlie sporse fuori anche un braccio dal finestrino, così da assicurarsi che tutti sulla strada capissero cosa stavano per fare – quindi il guidatore svoltò a destra.
Nessuno dei due era pratico di autogrill, eppure quello sembrava a entrambi abbastanza triste, come se fosse stato abbandonato nel deserto da parecchio tempo. Solo quando accostarono vicino alla pompa di benzina, venne fuori un vecchino che si offrì di far loro il pieno, indicandogli poi il negozietto accanto che, dopo un’occhiata più accurata risultò aperto.
Charlie entrò a passo di marcia, cercò un bagno, dove infilò la testa sotto il rubinetto del lavandino, così da rinfrescarsi un poco, poi andò a cercare la bibita più ghiacciata che riuscì a trovare nel banco frigo con l’acqua che ancora gli grondava dai capelli.
«Oh guarda», disse a Rolf che stava ridendo divertito, «dei dolcetti!»
In effetti, lo scaffale accanto alle bottiglie d’acqua era un’unica parete di dolci e caramelle. Il ragazzo afferrò un sacchetto di stringhe di liquirizia, la cui confezione recitava extra-strong: non sarebbero di certo state all’altezza di quelle infinite di Mielandia, ma poteva anche accontentarsi. Amava il gusto amaro della liquirizia, così pungente…
Per i suoi gusti fu una sorpresa, in un certo senso, vedere che il suo amico aveva scelto un pacchetto simile al suo, ma le stringhe erano rosse, non nere, e sembravano ripiene di una cremina che probabilmente era zucchero puro. Quella roba doveva essere dolcissima, il genere di cose che nauseava Charlie al solo pensiero.
«Come fai a mangiare quella roba?», gli chiese storcendo il naso.
Rolf aprì il sacchetto prima ancora di arrivare alla cassa e iniziò a masticare una stringa, sovrappensiero. «Come fai tu a mangiare quella, Charlie, stesso modo».
«Chissà che schifezze ci mettono dentro i Babbani per farla diventare di quel colore…»
«Proprio non ci avevo mai pensato. Francamente, la vita ti lascia già abbastanza l’amaro in bocca per darle anche una mano. Almeno con le caramelle, voglio andare sul dolce, anche se rischio di farmi cadere i denti».
Charlie ci pensò un attimo su e riconobbe che era una frase molto profonda, a modo suo. Si chiese cosa l’avesse ispirata al suo amico.
Non conosceva bene Rolf quanto avrebbe voluto: erano stati presentati solo un paio d’anni prima, ossia quando la McGranitt aveva deciso di fare un favore al suo miglior Cercatore da anni con un ultimo tentativo per convincerlo a non mettere da parte i suoi sogni per il volere materno. Charlie pensava già ai draghi, avrebbe voluto concentrarsi su di loro nel proprio futuro, ma aveva paura di quello che avrebbe pensato sua madre, delle difficoltà che si sarebbero create in casa…
Non erano timori nati per caso: aveva visto benissimo solo pochi mesi prima la crisi che era esplosa alla Tana per l’imminente partenza di Bill. Eppure suo fratello l’aveva sempre detto che non era interessato a fare carriera al Ministero, che era incuriosito dai posti esotici e che la Gringott gli aveva offerto un lavoro in Egitto! Evidentemente, la loro ansiosa madre non l’aveva preso sul serio, quando le aveva scritto di quell’opportunità, e quando il maggiore dei sette Weasley aveva annunciato che aveva una Passaporta il giorno successivo per Luxor, le erano davvero saltati i nervi.
Ora, Charlie non aveva la minima intenzione di seguire le orme del padre e diventare un burocrate: erano pochi gli uffici in cui c’era occasione di divertirsi, e forse l’unica se avesse provato con l’Accademia per Auror avrebbe anche trovato un buon lavoro, eppure non gli interessava il Ministero. E col senno di poi, aveva fatto molto bene, anche perché il suo desiderio d’intraprendere quella carriera era più legato ai sentimenti che provava per una persona che alla sua vocazione…
Ad ogni modo, Rolf era stato chiamato a Hogwarts per convincerlo a seguire i propri sogni piuttosto che accontentarsi.
«A che cosa stai pensando, Charlie? Non è da te essere così taciturno», lo chiamò l’amico proprio mentre il ragazzo ricordava il loro primo incontro.
I due uscirono dalla stazione di servizio e andarono a recuperare la loro auto. Rolf pagò, mentre Charlie indossava di nuovo gli occhiali da sole e il cappello protettivo, sentendosi già il viso in fiamme. «A quanto il tempo qui sia diverso dalla Scozia», mentì. «Mi manca Hogwarts, in un certo senso, la considero ancora casa mia».
Non era mai riuscito a dire a quello che in fin dei conti considerava il proprio mentore quali sentimenti lo legassero a lui: erano più profondi dell’amicizia, e di molto. A volte lo riteneva come il suo salvatore, colui che gli aveva impedito di intraprendere una carriera che non lo interessava tanto per vivere quietamente.
Eppure il loro primo incontro era qualcosa d’indelebile dalla sua memoria, una lunga passeggiata nella Foresta Proibita, con Rolf che classificava ogni animale e pianta particolare che incontravano sul loro percorso… A un certo punto avevano incrociato una pattuglia di Centauri, e lì Charlie aveva temuto per il peggio: non per sé, perché sapeva che non attaccavano i ragazzi, eppure il signor Scamandro – allora lo chiamava così – rischiava grosso!
Non avrebbe certo potuto immaginare che il mago si sarebbe messo a chiacchierare con loro chiedendo come se la passassero e, cosa ancora più incredibile, che quelli gli rispondessero come se si trattasse di un vecchio amico.
Fu così che scoprì che Rolf era uno dei personaggi più attivi del movimento per abolire il termine di “Creature semiumane” e per riconoscere diritti davvero civili a forme di vita diverse dagli umani ma non per questo necessariamente inferiori a essi. I Centauri l’avevano in simpatia, da non credere!
Era stata solo la prima sorpresa sul giovane e promettente nipote di Newt Scamandro, nel periodo in cui si erano frequentati e che era servito a Charlie e schiarirsi le idee e prendere la propria via. Quell’estate era andato da Rolf un paio di settimane per aiutarlo a catalogare i risultati delle sue ultime esplorazioni in Africa: si era divertito un mondo, neanche a dirlo, e si era schiarito le idee definitivamente. A settembre aveva chiesto alla professoressa McGranitt se poteva aiutarlo a compilare la richiesta per la riserva in Romania.
 
*
 
Mentre Charlie ricordava tutto questo, sull’altro sedile Rolf osservava la strada con sguardo spento, lanciando ogni tanto una breve occhiata al suo compagno di viaggio.
Che invidia.
Era stupido, lo sapeva, eppure in un certo senso avrebbe voluto essere libero anche lui di trasferirsi dall’altra parte dell’Europa a fare quello che gli piaceva, senza dover dimostrare niente a nessuno.
Aveva sempre voluto fare il Magibiologo, non aveva mai chiesto favoritismi o privilegi, eppure era difficile che qualcuno lo prendesse sul serio. Era uno Scamandro, ma poteva essere all’altezza del nonno?
Difficile da credere, se lo stesso Newt non lo prendeva sul serio.
Le ore passavano, e la conversazione diminuì progressivamente, poiché i due avevano terminato gli argomenti e la stanchezza cominciava a prendere il sopravvento. A un certo punto, Rolf accese la radio, e per un po’ a voce calda di un cantante folk tenne loro compagnia.
Sulla missione, era meglio non dire troppo finché non si fosse reso conto che la possibilità di aver trovato un drago fossilizzato era reale o no. Charlie tendeva a parlare troppo, involontariamente, e non dovevano lasciarsi scappare nulla con i Babbani che avrebbero incontrato.
Nell’ultimo periodo, Rolf era sempre più amareggiato per le continue discussioni in casa. O meglio, era già abbastanza grande per abitare da solo, eppure la nonna gli aveva chiesto di rimanere per qualche tempo, così da stare con lei quando Newt era in viaggio. Che anche lui viaggiasse parecchio sembrava non entrare in testa a nessuno.
Era tutta colpa di suo padre, in un certo senso, che non aveva voluto seguire le orme del celebre Scamandro perché voleva esserci per la famiglia. Non aveva mai perdonato suo padre per aver preferito i Lepidotteri giganti dell’Amazzonia a lui, alla sua infanzia. Così aveva spezzato il cuore a Newt rifiutando di proseguire le sue ricerche, per cui il vecchio aveva deciso che nemmeno Rolf poteva essere la persona che cercava per continuare il suo lavoro.
Non aveva importanza che suo nipote avesse intuito, talento e passione, era figlio di suo padre, per cui non poteva essere adatto, fine della storia.
E poi, differivano anche sul metodo. Newt era un ricercatore preciso e attento, che aveva sempre lavorato con il Ministero e aveva dato il suo contributo a molte delle leggi emanate dal Dipartimento per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche. Rolf era uno spirito molto più libero e indipendente, credeva nella pura conoscenza fine a se stessa – e non usata come strumento di difesa – era più confusionario nel metodo e riteneva ridicola la convinzione generalista umana del credersi la specie superiore sulla faccia della Terra.
Anche sulla passione del nipote sulla paleontologia, branca della Biologia Magica praticamente inesplorata, Newt aveva da ridire: che senso aveva, secondo lui, perdere tempo con ossa di bestie morte millenni prima, quando c’erano un sacco di creature vive da studiare e catalogare? Non riusciva a spiegarselo. E Rolf si era stancato di sentirsi considerato inferiore perché faceva qualcosa di diverso.
Avrebbe dato qualunque cosa per partire da zero come Charlie, dovendo solo confrontarsi con le ansie materne – anche la sua non gradiva sapere che il suo bambino si trovasse da solo dall’altra parte del mondo in compagnia di enormi draghi molto letali – ma senza sentirsi in dovere di dimostrare nulla.
Erano pensieri che ormai gli mandavano in subbuglio lo stomaco: inizialmente non ci aveva fatto caso, in fondo non era diventato ricercatore per dare addosso a suo nonno, eppure sembrava che gli altri non riuscissero a capire. Quel viaggio era anche un modo per cambiare aria e prendere un po’ di respiro.
Rolf si sforzò di non pensarci più e si concentrò sulla strada: quello che stavano attraversando era un mondo che aveva mantenuto un qualcosa di preistorico, con quelle incredibili conformazioni rocciose dagli incredibili colori e i grandi cactus. E se le ossa che avrebbero trovato fossero state davvero di drago preistorico…
L’idea gli dava i brividi: sognava di capire come fosse delineata la parentela tra draghi e dinosauri, e come i primi potevano aver influito sulla scomparsa degli altri dalla faccia del pianeta.
Sperava di raccogliere materiale per almeno un libro, voleva uscire il prima possibile con una pubblicazione forte e che prendesse una posizione netta, eppure partendo da dati scientifici e non attaccabili neanche dal più ostinato dei maghi. Ovvero, Newt Scamandro.
Con questo pensiero, certamente più positivo del senso inferiorità che ormai provava da settimane, Rolf cercò di distrarsi. Solo dopo un paio d’ore si accorse che Charlie, forse stanco per il paesaggio monotono, forse affaticato dal fuso orario e dal lungo viaggio, si era addormentato.
Arrivarono solo a tarda sera, raggiunsero il piccolo accampamento di tende e roulotte che era sorto intorno al sito di scavi. I fari della macchina per un attimo illuminarono l’area delimitata in cui il team di ricerca doveva aver sudato tutto il giorno.
Il mago parcheggiò vicino agli altri mezzi, spense il motore e cercò di svegliare delicatamente il suo compagno di viaggio con qualche colpetto. Niente da fare: Charlie mugolò qualcosa d’incomprensibile e si rannicchiò sull’altro lato. Scuotendo la testa, Rolf decise di lasciarlo in pace, almeno per il tempo che gli sarebbe servito per prendere accordi con i Babbani del campo e avvalorare la loro copertura.
Il suo contatto in America si era infiltrato appena in tempo per poi riconoscerlo all’arrivo e convincere gli altri a permettergli di collaborare, così da non insospettirli troppo. In quel caso, Rolf poteva solo ringraziare se stesso per aver avuto l’accortezza di convertire le sue prime ricerche in un linguaggio comprensibile anche per i Babbani e di pubblicarle anche per un loro editore: incredibile a dirsi, ma era quasi più amato dai suoi colleghi senza poteri magici, poiché questi non facevano l’eterno confronto con i libri di suo nonno, che a loro era totalmente sconosciuto.
E dire che il suo editore magico l’aveva definito un progetto inutile!
Accantonando ancora una volta la tristezza che accompagnava solitamente quei pensieri, Rolf scese dal fuoristrada e andò incontro alle sagome gli si stavano avvicinando nel buio.
«Salve, c’è qualche problema?», domandò qualcuno con voce leggermente minacciosa, come se temesse l’intruso.
«A meno che non abbia sbagliato scavo, no. Mi chiamo Rolf Scamandro».
 
*
 
«Rolf? Rolf, dove sei?»
Charlie si era svegliato nell’auto da solo, infastidito dall’alta temperatura e dal sole, entrambi già pesanti di prima mattina. Non aveva trovato il suo amico e si era preoccupato, così eccolo girare nell’accampamento dei paleontologi alla ricerca di Rolf.
«Tu devi essere Charlie Weasley. Benvenuto nel nostro scavo».
Si voltò e vide una ragazza della sua età porgergli la mano con un sorriso. «Sono Jenny Galloway, mi occupo dei rilievi geologici. Tu devi essere Charles Weasley».
«Charlie è abbastanza, neanche mia madre mi chiama in quel modo», rispose ridacchiando.
«Credevo che voi inglesi foste seri e composti fino alla morte».
«È un pregiudizio che hanno in molti, non ti preoccupare. Rolf?»
Jenny scosse il capo: «È già al lavoro da un paio d’ore, qui si deve dare il massimo prima che il sole sciolga il cervello come un gelato al sole».
Oh, accidenti, e lui aveva dormito fino a tardi come un bambino! Charlie si sentì in colpa: «Avrebbe potuto svegliarmi, mi dispiace…»
Era certo di essersi già messo nei guai, quando Rolf gli aveva raccomandato di apparire per quanto gli era possibile professionale e serio.
«Ha detto che dormivi così bene che sarebbe stato un delitto interromperti», lo canzonò Jenny.
S’incamminarono nell’accampamento e la ragazza gli fece vedere dove erano tenute le strumentazioni, al sicuro dalla fine polvere rossa del deserto che s’infilava in ogni pertugio, le tende destinate al riposo, la mensa, le docce all’aperto.
Gli indicava tutto facendo una battuta o un commento sarcastico, come se fossero vecchi amici. Charlie si stupì della familiarità che si era subito creata tra loro: in genere, per quanto fosse un tipo solare, ci voleva un po’ perché si lasciasse andare a scherzare con una perfetta sconosciuta.
Jenny aveva le spalle ben piantate ed era di costituzione robusta. Anche con i capelli corti, al mago fece subito venire in mente la propria madre quando era giovane: la ragazza corrispondeva a un tipo di donna che Charlie aveva imparato ad apprezzare quando si era esaurita la scarica di ormoni impazzita tipica dell’adolescenza: ragazze che sapevano distinguere il lavoro da un’uscita di gala e si vestivano di conseguenza, che non avevano problemi a sporcarsi se era necessario, che non facevano drammi per un’unghia rovinata.
Alla mamma Jenny sarebbe sicuramente piaciuta, pensò lui mentre la seguiva fino alla fossa principale dello scavo.
«E così… Forse salterà fuori un drago», commentò ad alta voce prima di mordersi la lingua.
Tuttavia, la giovane non sembrò dare un peso particolare alle sue parole. «Un drago? Beh suppongo che un T-Rex sia la creatura che più ci si avvicina, ma ti consiglio di usare un linguaggio più scientifico in presenza di Pete, lui detesta le commistioni con il folklore popolare».
«E a ragione, non voglio che il nostro lavoro sia accomunato a quegli stupidi programmi televisivi sui cerchi nel grano e gli alieni che avrebbero costruito le piramidi. Non cerchiamo il mostro di Lochness, che diamine!»
Peter Summers, chiamato da tutti Pete, sembrava essere stato richiamato con la bacchetta magica: era il responsabile dello scavo, aveva trentacinque anni – almeno così valutò Charlie – e due spaventose occhiaie scure. Era un uomo di scienza, come il ragazzo avrebbe avuto modo di scoprire presto, e per lui sembrava non esistere altro nella vita. Paleontologo di fama internazionale, voleva trovare quanti più fossili possibili e, chissà, magari un giorno scoprire una nuova specie a cui attribuire il proprio nome.
«Ho frequentato la scuola in Scozia ma non ho avuto la fortuna di incontrare il mostro di Lochness, a parte un ragazzino spocchioso che proveniva da quella regione. Mi auguro di non trovarlo qui, nel bel mezzo del deserto», tentò di scherzare Charlie prima di presentarsi.
Certo, aveva più volte cercato di stringere amicizia con la piovra gigante del lago di Hogwarts, rischiando anche di farsi divorare, ma non era il caso di rivelarlo a Pete.
In quel momento, come a tirarlo fuori dai guai, comparve Rolf: sudato, con un largo cappello calcato in testa e coperto di polvere, ma con l’aria di un bambino a Natale. «Oh, eccoti qua, Charlie».
«Potevi svegliarmi, non avevo idea che avrei dormito così a lungo, mi spiace», ripeté come aveva fatto con Jenny, sentendosi in colpa.
Rolf scosse il capo, per nulla arrabbiato. «Non ti preoccupare: se non ricordo male, sei totalmente intrattabile quando ti si sveglia con le cattive, perciò è stato meglio così. Hai già conosciuto Jenny, vedo, e questo è Pete. Mettiamoci al lavoro, ti presenteremo gli altri nel corso dello scavo».
«Benissimo», disse Charlie rincuorato, «allora, cosa avete trovato finora?»
«Vieni a vedere, ragazzino», commentò Pete che ancora non sembrava molto convinto di lui. Detestava chi si perdeva in chiacchiere frivole su draghi e sciocchezze del genere.
La fossa era profonda circa un metro e mezzo ed era molto larga, poiché i membri della spedizione erano molto ottimisti e speravano di trovare uno scheletro intero.
«Abbiamo trovato molti fossili guida che indicano che queste rocce risalgono all’ultimo periodo del Mesozoico, il Cretaceo superiore», spiegò Jenny indicando il fossile di una grossa ammonite che compariva da una lastra di pietra verticale. «guardate, quello è splendido. E al microscopio abbiamo rilevato anche la presenza di molti tintinnidi, plancton preistorico. Ora bisogna scavare e trovare quello che c’è qui sotto».
Rolf scese e sfiorò l’ammonite con la punta delle dita, seguendo la linea della spirale fino al suo centro. «Meraviglioso, è tanto che non ne vedevo una così ben conservata».
La presenza di Charlie in quella situazione aveva anche un secondo scopo per il mago: sapeva che il ragazzo provava per lui un’ammirazione profonda, e questo gli avrebbe dato un motivo in più per controllarsi, evitando così di lasciarsi andare in maniera scatenata a ogni piccolo frammento d’osso che avrebbero riesumato nello scavo.
In realtà, Rolf si considerava una persona abbastanza seria, anzi, aveva un pessimo senso dell’umorismo, ma quando c’era di mezzo la paleontologia, perdeva ogni senso della professionalità. Alcuni amici spagnoli lo prendevano in giro da un pezzo per la sua reazione quando aveva scoperto un fossile di pterodattilo che però presentava due piccole cavità bruciate all’interno ai lati del becco, una forma rozza delle ghiandole piroclastiche, simile a quelle dei draghi. Secondo loro aveva tentato di baciare il dinosauro con una foga incredibile, ma lui non lo ricordava. Era solo euforico per la scoperta, insomma…
Per questo aveva bisogno di Charlie, così da non esagerare con le espressioni di giubilo.
Lasciando stare quel fossile, Rolf risalì dalla fossa e andò a vedere cosa stava facendo Jenny al computer. Da lì, indirizzava gli altri suoi compagni e analizzava i dati raccolti fino a quel momento con estrema attenzione.
«Non ci dice ancora dove scavare, purtroppo», commentò a Pete notando a cosa si era interessato. Il mago non gli diede attenzione, osservando i numeri che comparivano sul monitor.
«In parte, basta qualche piccolo aiuto», sussurrò la ragazza facendogli l’occhiolino.
In effetti, con un minimo di attenzione l’energia magica era più che palpabile intorno all’oggetto.
Rolf alzò un sopracciglio, interessato. «L’hai modificato tu?»
«Sono riuscita a incorporare un incantesimo utile, smontando l’hard disk. Praticamente, ha triplicato la velocità di calcolo e di ogni detrito che passo al sensore mi dice tutto, analizza ogni dettaglio. L’ideale sarebbe riuscire a modificare una telecamera, in modo che inquadrando un’area di terreno possa indicare se ci sono ossa, ma ci sto ancora lavorando».
«Sei proprio una strega, Jenny», commentò il mago ridacchiando a mezza voce. Era meglio non farsi sentire, Pete o qualcun altro avrebbe potuto trovare la frase insultante… E sarebbe stato un bel grattacapo da spiegare.
Charlie non sembrava aver capito che la ragazza fosse il loro contatto, il che poteva essere divertente. Jenny aveva studiato nell’ala segreta di Harvard, dedicata agli studenti di magia, e lì aveva seguito sia i corsi di geologia per mimetizzarsi al meglio tra gli scienziati babbani che lezioni d’informatica, per tenersi al passo con i coetanei.
Il risultato era una giovane strega con conoscenze in tanti campi diversi che collaborava con i maggiori maghi che si dedicavano alla paleontologia per le più disparate consulenze. Con Rolf aveva subito trovato un’intesa, lo aveva cercato quando erano state trovate le impronte fossili di un paio d’ali non riconducibile ad alcun animale preistorico conosciuto e lei aveva fiutato che potesse trattarsi di resti di drago.
Avevano evitato una crisi insieme e da allora reciprocamente si tenevano in contatto e s’invitavano a prendere parte a spedizioni interessanti e di rilevanza.
«E l’incantesimo a cui stavi lavorando? Non mi hai più scritto dei risultati che hai ottenuto…»
«Perché l’ho provato solo questa notte, quando gli altri poi sono andati a dormire. Non ti posso assicurare che funzioni senza margini d’errore, ma le sensazioni che mi ha dato usandolo sulla zona dello scavo sono state molto promettenti».
Jenny sembrava perplessa: «Sensazioni? Spiegati meglio».
«Non ti aspettavi che facessi brillare le ossa, vero? O che venissero alla luce come richiamate con un incantesimo di Appello».
«Certo che è no, anche perché è pericoloso, i reperti potrebbero rovinarsi così. Ma non capisco cosa intendi», rispose la ragazza, infastidita. «Ehi voi, attenzione! Se smuovete quella parete di roccia, rischiate di finire semisepolti».
L’ultimo avvertimento era rivolto a Pete e Charlie, che si erano calati nella fossa e stavano scavando nel punto sbagliato.
«Va bene, Jenny, scusa!»
Lei ridacchiò e attese la risposta di Rolf, che stava cercando le parole giuste per spiegarle al meglio quello che aveva fatto.
«Io mi concentro su quello che immagino ci sia lì sotto e uso l’incantesimo: se c’è qualcosa che corrisponde lì sotto, la bacchetta mi trasmette una sensazione positiva, tipo quella che si prova quando compri la prima e ti sceglie come suo possessore, hai presente? Altrimenti, non succede nulla».
«Oh, e come hai fatto a capire che c’è un drago fossile? Teoricamente per ora non abbiamo che dei modelli, non abbiamo mai ritrovato un esemplare completo».
«L’ho immaginato», spiegò il mago con un sorriso. «Conosco bene i draghi di oggi, ho cercato di immaginarmi un loro antenato credibile».
Nonostante la sicurezza di Rolf, Jenny sembrava scettica: «Allora non ne sei sicuro… Scusa», aggiunse notando la sua faccia, «mi sto abituando a lavorare con i Babbani e i dati comprovati e certi. Ma non diventerò come Pete, stai tranquillo».
I due ridacchiarono, quando dalla tenda che faceva da cucina comparve Earl, il responsabile dei pasti, chiamò i quattro a mangiare.
 
*
 
Il cibo era decisamente troppo pesante per quel caldo, specie la pasta con i fagioli, ma tutta la squadra mangiò senza fare storie, poiché Earl era molto suscettibile.
Keath, un tirocinante in prestito da un’università, continuava a fare domande, incuriosito dai nuovi arrivati. «E tu di che ti occupi, Charlie?»
«Al momento sono impegnato in un centro di ricerca in Romania, mi occupo dei draghi…» rispose senza pensarci il ragazzo, troppo concentrato sul pranzo per ricordarsi che era in mezzo a Babbani che non dovevano sapere dell’esistenza di quelle magiche creature.
«Studia i varani», spiegò Rolf tirandogli un calcio sotto il tavolo. «È appassionato degli ecosistemi più strani, pensavamo di organizzare anche una missione in Australia prima o poi, ho sentito di alcuni canyon in cui il tempo si è praticamente fermato al Giurassico».
«E tu non vedi l’ora, non è vero, Rolf? Speri di trovare ancora i dinosauri vivi e vegeti come in quel libro di Verne?», domandò Jenny cercando di spostare l’attenzione su un altro argomento.
«Mi piacerebbe, ma cerco di non contarci troppo».
«Studi i varani? Io ho pubblicato la mia prima tesi sull’argomento! Hai già pubblicato i tuoi studi? Dove li posso trovare?», continuava a chiedere Keath, che evidentemente non riusciva a tacere per più di cinque secondi di fila.
«Non ho ancora scritto dei libri», si giustificò Charlie cercando di rimediare alla propria boccaccia, «per ora mi sto limitando a osservarli quando mi è possibile nei loro comportamenti sociali, poi forse più là pubblicherò qualcosa sull’argomento… Per ora mi limito a divertirmi nel mio lavoro».
Era difficile spiegare in modo da non tradirsi: Charlie faceva il lavoro di un guardia parchi, in un certo senso, ma armato di bacchetta e pronto ad affrontare i draghi. Doveva occuparsi del mantenimento della barriera magica che impediva ai Babbani che abitavano in zona di buttarsi nelle fauci di un Cornolungo affamato, ad esempio.
Poi c’erano le lotte tra maschi, contrasti tra gli esemplari più anziani e i giovani che iniziavano a emergere nei branchi, l’irritabilità delle femmine nel periodo di cova, i piccoli che cominciavano a svolazzare in ogni direzione… Tutte cose che alle orecchie di un Babbano erano incomprensibili.
Per quanto riguardava le pubblicazioni, al momento aveva interrotto gli studi accademici per concentrarsi su un allenamento intensivo per affinare i riflessi e la sua capacità di reagire in ogni situazione. Avrebbe avuto tempo più avanti per scrivere e riflettere su quello che aveva imparato, in quel momento doveva assicurarsi di restare vivo.
«È strano, ma da voi in Europa funziona in maniera diversa, non è così?»
«Basta, Keath, lascialo mangiare in pace», lo rimproverò Jenny con uno sguardo truce.
A quanto pareva, la ragazza faceva da mamma oltre che da responsabile allo scavo: nessuno osava contraddirla, malgrado la sua giovane età, e il suo ruolo di esperta di computer la rendeva quasi un mostro per diverse persone che ancora non si fidavano di quelle strane macchine, nonostante in tantissimi ambienti fossero ormai d’uso comune.
A Charlie stupivano quei comportamenti: era evidente come le differenze tra i maghi fossero analoghe a quelle tra i Babbani, anche se per motivi diversi. Non che ne avesse mai dubitato, ma in fondo era cresciuto tra maghi e streghe per buona parte della sua vita, non conosceva i loro costumi così bene… Osservarli da vicino era molto divertente, però.
«Bene, io vado a dare un’altra occhiata allo scavo», annunciò Rolf allontanando da sé il piatto sporco.
«Non ti conviene, abbiamo già tre membri della spedizione in ospedale per insolazione e colpi di calore, non vogliamo che ci finisca anche tu». Pete sembrava voler dimostrare la propria autorità: era infastidito dagli estranei chiamati da Jenny, neanche avessero bisogno di un aiuto.
Il mago sembrò cogliere il suo stato d’animo e sorrise affabilmente. «Solo un’occhiata, non mi metto a scavare, promesso», come a far intendere che gli lasciava il comando.
Detto questo, si alzò da tavola e lasciò la tenda. Amava il sole e i colori del deserto, che davano vita a un ambiente così diverso da quello in cui era cresciuto. Per non parlare dei giganteschi saguari, gli enormi cactus che crescevano ovunque! Incredibili, sembrava di essere su un altro pianeta.
Rolf non poteva più aspettare, voleva scoprire di che natura fossero le ossa che li stavano aspettando: tirò fuori la bacchetta e, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno in giro, la usò per spostare la sabbia e il terriccio progressivamente, spingendolo ai lati dello scavo come se un forte vento stesse pulendo le ossa per lui.
Vedendo quello che aveva combinato, Jenny lo avrebbe spellato vivo, ma a quel punto sarebbe stato troppo tardi.
Ed eccolo: comparve a poco a poco, la testa di un enorme femore fossile. Rolf si mise a scavare con foga, desideroso di estrarlo dal terreno.
«L’ho trovato!», gridò entusiasta, continuando a usare la magia per liberare le ossa dalla prigione in cui riposavano da migliaia di anni. Rapidamente, però, la sua gioia scemò come era sorta dal nulla: niente ali, un teschio dalla forma inconfondibile, zampe troppo sottili… Non era un drago, era un tirannosauro.
«Avevi detto che non avresti fatto niente», gli urlò Pete accorrendo allo scavo. «Lo sapevo che non dovevo lasciarvi partecipare, lo sapevo… Accidenti!»
Visto dall’alto, lo scheletro compariva in tutto il suo splendore. L’uomo rimase senza parole, incredulo a quello spettacolo incredibile, e chiamò tutti gli altri.
Il gruppo di ricerca arrivò di corsa e in pochi minuti si creò un clima di festa ed esultanza che fece sembrare chiassoso il deserto. Le operazioni per il recupero dei reperti, la catalogazione, tutti gli studi che ancora andavano fatti… Non aveva importanza, ora contava solo divertirsi e festeggiare la scoperta.
Charlie rimase indietro, ridendo nel vedere Jenny che stampava un bacio su entrambe le guance di Pete e poi cominciava a saltellare, entusiasta. Quanto era buffa!
Solo allora si accorse del volto funereo di Rolf, del suo sguardo disperato. Lo osservò uscire dalla buca e allontanarsi, come se ormai le ossa che avevano appena scoperto non gli importassero più.
Anche la ragazza se ne accorse e guardò Charlie, cercando di decidere quale fosse la cosa migliore da fare.
 
*
 
«Rolf, andiamo, è quello che stavamo cercando… Vedila così: meno stress per noi, nessuna memoria da cancellare e un magnifico scheletro di tirannosauro che ci aspetta».
Jenny stava cercando di tirare su Rolf, inutilmente. Si era chiuso in un mutismo assoluto e stava seduto sulla jeep, come a cercare di sparire nel nulla.
«Rolf…»
«Vattene, Jenny, non è il momento».
«È stupido reagire così, anch’io mi aspettavo un drago, ma anche questa scoperta è importantissima».
Rolf si voltò verso di lei di scatto e si mise a urlare. «Vattene, lasciami in pace!»
La ragazza lo fissò per un istante, offesa e molto ferita, quindi girò i tacchi e si allontanò a passo di marcia.
Solo a quel punto Charlie si fece avanti e aprì la portiera del passeggero, sedendosi accanto al suo amico. «Ti sembra il caso di trattarla in quel modo? Ha detto solo la verità».
«Non ti ci mettere anche tu», rispose Rolf sempre più infastidito. Gli bruciava che il ritrovamento fosse un banale tirannosauro, una scoperta interessante ma già vista, già catalogata, per nulla originale. Avrebbe voluto un drago fossilizzato da studiare, una prova tangibile di tutte le sue supposizioni su cui basare il suo prossimo libro e dare alla paleontologia magica una nuova luce.
Era al punto di partenza, invece, senza nulla di concreto in mano. E pensare che questa volta era così sicuro… Si sentiva un idiota, ecco la verità.
«Non potevamo sapere cosa avremmo trovato, abbiamo sperato, ci è andata male. Non è colpa di nessuno. Prendersela con Jenny non migliorerà le cose».
Rolf improvvisamente ebbe voglia di ridere: e dire che si era così preoccupato della sua immagine agli occhi del ragazzo! «Non è questo…»
«E allora cosa, fammi capire!»
Era tutto l’insieme di cose che lo metteva di umore così terribile.
«Mio nonno sta per ritirarsi a vita privata», sussurrò alla fine Rolf, fissando il buio della notte. «Non gli resta molto da vivere e vuole passare un po’ di tempo con sua moglie».
«Cosa?»
«I Guaritori non sanno più cosa fare, dicono che i suoi lunghi viaggi negli angoli più sperduti del mondo lo hanno indebolito», spiegò il mago con una voce tranquilla. «Vorrei sentirmi dispiaciuto, ma non ci riesco. È questo che mi fa stare male».
Charlie non sapeva cosa dire: aveva sempre stimato molto Newt Scamandro e il suo libro, eppure Rolf non ne parlava mai. Non sapeva perché, sentiva che c’era un conflitto irrisolto, qualcosa al cui confronto le continue scaramucce con la propria madre diventavano piccolezze.
«Sai, a volte guardo le ossa dei dinosauri, o dei draghi che siano, e penso a mio nonno. A volte mi sembra uno di loro: ha fatto il suo tempo, in un certo senso. Il suo libro rimarrà una pietra miliare nel settore, ha scoperto più cose lui di tutti i suoi concorrenti messi insieme… Eppure è finito, ugualmente. Per questo contavo tanto su questo ritrovamento: volevo completare la mia ricerca prima della sua morte, così da dimostrargli che ha torto».
Era un conflitto di cui Charlie non aveva proprio idea. «Perché semplicemente non gli parli di quello che stai facendo?»
«Come se non l’avessi già fatto un milione di volte…», sbuffò Rolf con un’aria annoiata. «L’ultima due settimane fa. Anche se non mi ritiene abbastanza bravo, voleva propormi come suo successore al Ministero, se non altro per dire la sua e consigliarmi in ogni momento, e si è arrabbiato a morte quando io ho rifiutato il posto. Abbiamo visioni così diverse del nostro lavoro che a volte sembra che ci occupiamo di cose del tutto diverse».
I due rimasero in silenzio a guardare il deserto. Erano passate diverse ore da quando il mago aveva trovato lo scheletro e ormai il sole stava tramontando, tingendo le conformazioni rocciose che svettavano in quella vastità di sfumature sanguigne.
«Secondo me sbagliano a confrontarti sempre con tuo nonno, ma tu sei il primo a farlo», disse poi semplicemente Charlie. «Devi fare quello che ti piace, studiare le creature magiche che t’interessano, portare avanti le tue ricerche».
«Fosse così semplice…»
«Lo è: tu mi hai dimostrato che mi stavo facendo tarpare le ali dalle aspettative di mia madre che contrastavano con i miei desideri, ma non stai permettendo a tutti di buttarti giù allo stesso modo?», domandò il ragazzo con un mezzo sorriso.
Era una bella domanda, riconobbe Rolf. Una domanda a cui forse non aveva nemmeno una risposta.
Charlie lo incalzò ancora, ormai deciso a tirarlo su. «Non l’hai detto tu? La vita è già troppo amara di suo, è inutile che t’impegni a peggiorare le cose».
Questa volta, Rolf sorrise. «Io parlavo della liquirizia, ma hai ragione. Dovrò imparare a non badare a molte cose, mi sa».
Era già un passo avanti. Certo, avrebbe dovuto uscire da un cono d’ombra piuttosto ampio, il nome di Newt Scamandro non era facile da raggiungere né tantomeno da superare, ma Charlie sentiva che il suo amico aveva tutte le carte in regola per fare anche meglio di suo nonno.
«Per questo ho la soluzione: quando hai bisogno di parlare di lavoro, scrivi a me o a Jenny, che mi sembra molto brava, e noi cercheremo di starti dietro. E quando troverai altre ossa che possono essere di drago preistorico, chiamami: quella è una scoperta a cui voglio assistere».
E questo era un altro buon consiglio. Rolf si chiese come fosse possibile che quel ragazzo fosse maturato tanto in così poco tempo, sembrava quasi un’altra persona. In più, si accorse soltanto in quel momento, non aveva mai nominato la ragazza che gli piaceva, quella di cui non aveva mai smesso di tessere le lodi nel periodo estivo in cui avevano collaborato. In quell’occasione era stato impossibile fargli cambiare argomento, e ora nulla.
Era strano, proprio strano, ma Rolf era stato troppo occupato ad autocommiserarsi per prestarvi attenzione. «Ti ringrazio, Charlie».
«Di nulla», rispose quello con un sorriso sornione. «Ora corri a scusarti con Jenny, che con la cotta che ha per te ci deve essere rimasta davvero malissimo per come l’hai trattata».
E quello era un altro problema di cui il mago aveva cercato di non preoccuparsi per tutto quel tempo. «Sono stata ingiusto, ma è meglio così. Ho visto i miei nonni, lui sempre in viaggio e lei ad aspettarlo a casa. Prima di legarmi a una persona voglio pensarci con attenzione».
«Ma lei lavorerebbe con te, sarebbe in giro per il mondo con te», fece notare Charlie senza capire.
«Nah, deve farsi la sua carriera, non seguire me come una fidanzata. È forte, ma non abbastanza da pensare di vederci una volta ogni mese quando va bene».
Irremovibile, aveva già deciso. Stava scappando, esattamente come aveva fatto Charlie. Ma il ragazzo non ebbe il coraggio di ribattere. Chi era lui per fare lezioni ad altri? Aveva messo mezza Europa tra sé e la ragazza che amava perché questa era interessata a un altro… A suo fratello, per la precisione.
«Va bene, allora che facciamo?», domandò con voce atona.
«E se ce ne andassimo? Il T-Rex è loro di diritto, lo studieranno e faranno tutte le ricerche del caso», disse Rolf a mezza voce.
«Dici sul serio?»
«Ti ho rubato fin troppo tempo, ed io devo tornare a litigare con mio nonno».
Charlie non seppe controbattere. In fondo lui combinava solo guai e si lasciava scappare informazioni sul mondo della magia, per cui era meglio sparire nella notte e mettersi alle spalle quella strana escursione. «Va bene, andiamocene. Non rimettere quella stazione melensa alla radio, però, non sopporto il country americano».
«Oh no, abbiamo trovato un dinosauro e quindi ora si canta il motto dei paleontologi», rispose Rolf con un sorriso.
Si sentiva improvvisamente meglio, anche se un po’ gli spiaceva di essersi fatto redarguire da un ragazzo che aveva appena iniziato a vedere il mondo.
«E sarebbe?»
Il mago mise la prima e schiacciò l'acceleratore, rimettendosi in strada e partendo a tutta velocità. «Con me: se non siamo ancora estinti, batti le mani, se non siamo ancora estinti, batti le mani!»
Charlie scosse il capo, incredulo. Di certo, Rolf era un tipo fuori dal comune.
   
 
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