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Autore: Moon    28/01/2004    4 recensioni
Fic con protagonisti Orlando Bloom, Dominic Monaghan e Elijah Wood. Tre amici incotrano tre amiche,scontato direte voi, può darsi rispondo io.... non ci guireri però!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

● Capitolo SEDICI ●

 

 

Orlando aveva continuato imperterrito ad andare ogni sera al Latin Luonge, ma purtroppo non c'erano stati miglioramenti. Lei non gli aveva più risposto male, ma al di là di questo non era avvenuto nessun cambiamento significativo.

Questo stato di cose era veramente deleterio per lui e per il suo umore, tanto che di punto in bianco decise di non andare più in quel locale. Ormai ogni singola uscita era diventata una tortura. Non poteva neanche chiedere ai suoi amici di accompagnarlo da qualche altra parte, sarebbe stato troppo egoista da parte sua. Era un problema che riguardava lui, e solo lui lo doveva risolvere, in un modo o nell'altro.

Così cominciò a fare il lupo solitario.

Qualche sera se ne andava al cinema in completa solitudine, camuffato ben benino per non farsi riconoscere. Entrava a spettacolo iniziato si infilava nelle ultime file, guardava il film, sgranocchiava pop corn, usciva prima che si accendessero le luci e se ne tornava a casa.

Si era comprato quattro libri nuovi e quando non usciva leggeva.

Stava lentamente riappropriandosi della sua dimensione di ragazzo quasi normale, e aveva riscoperto il gusto di fare quelle cose che prima amava tanto fare, ma che da tanto tempo aveva lasciato indietro, privilegiando un tipo di vita più frivolo, fatto di feste e divertimenti.

Tutto questo non era sfuggito agli occhi vigili di Elijah e Dominic. Non avevano capito a pieno che cosa fosse successo ad Orlando e quindi erano dispiaciuti per la situazione che si era creata, avevano anche tentato di volta in volta di scrollarlo, ma senza grossi risultati.

 

Angela ormai s'era auto convinta che quello che aveva pensato fin dall'inizio fosse giusto. Per un periodo aveva visto Orlando tutte le sere, all'inizio lui aveva tentato e ritentato, di convincerla almeno a parlare con lui. Poi improvvisamente aveva smesso. Infine addirittura era sparito di circolazione. Lei, che era quasi sul punto di provare a credergli, ci rimase malissimo e la delusione fu davvero grande. Aveva interpretato la cosa come se lui stufo di perdere tempo, si fosse diretto verso nuovi lidi, chissà magari aveva pure incontrato una ragazza o magari si era rimesso per l'ennesima volta con la sua ex. Si dette della stupida ad aver dato ascolto alle parole di Tom. C'era poco da fare, la realtà era quella che lei aveva sempre saputo e quindi si era suo malgrado rassegnata. Le cose non cambiano, questo si ripeteva costantemente, e nonostante il suo maestro di corso, la rimproverasse aspramente per questi pensieri negativi, lei non poteva fare a meno di farli.

Insomma questi due ragazzi avevano preso proprio una brutta china, era come se fossero due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.

 

In una delle numerose sere che Orlando stava trascorrendo in casa a leggere, gli capitò un fatto particolare.

Tra i libri recentemente acquistati, uno era una raccolta di poesie di vari autori, stava appunto leggendo alcune di esse quando ne trovò una che gli ricordò in maniera vivida l'immagine di Angela che ballava sul terrazzo. Rimase così colpito che gli venne in mente un’idea, forse era un idea sciocca, forse troppo ardita, magari anche un po’ ridicola, ma lui si disse che forse valeva la pena di tentare.

L'indomani decise di mettersi in moto.

E' proprio vero che quando ti piace qualcuno sul serio, si è disposti a fare le cose più strampalate.

Orlando quel pomeriggio aveva compiuto un vero e proprio lavoro da certosino. Gli veniva da ridere da una parte, perché quello che faceva non rientrava proprio nel suo modo di comportarsi, ma tutto sommato, la cosa lo aveva preso, e ci stava pure trovando gusto.

Si sentiva pieno di energie e ottimismo, proprio come era un tempo: un vulcano di entusiasmo.

Finalmente verso le 19,30 rientrò a casa, con un bel pacchetto sottobraccio.

Gli altri due ragazzi erano nelle proprie camere e lui lesto raggiunse la sua, aprì il pacchetto, tirò fuori il contenuto, e si mise all'opera.

Aveva comprato della carta da lettere semplice, una penna stilografica e altre cose che gli servivano per mettere in pratica la sua idea. Dopo un paio d'ore non era ancora riuscito a terminare il tutto. E chi l'avrebbe mai pensato che sarebbe stato così complicato! Disse a voce alta stracciando l'ennesimo cartoncino, senza contare che s'era impiastricciato le mani, la maglietta e anche la faccia, visto che se l'era toccata più volte con le dita.

Quando Dominic entrò in camera di sua per dirgli che sarebbero andati a cena fuori, questa fu più o meno la scena che si ritrovò davanti agli occhi. Vide l'amico in ginocchio sul pavimento circondato da carte e cartine varie, accartocciate e buttate in ordine sparso da tutte le parti. Davanti a lui c'era una specie di particolare blocco da disegno, tempere, pennelli infilati in un bicchiere con un po’ d'acqua di un colore indefinito, due libri e della carta da lettere. Orlando aveva uno dei pennelli in mano e stava colorando qualcosa.

Dominic rimase interdetto e gli chiese “ Ma che stai facendo? ”.

Orlando si girò e Dominic cominciò a ridere, aveva il naso sbafato di giallo, e una guancia macchiata di blu, per non palare delle mani che sembravano una tavolozza di colori, ma l'espressione che aveva in volto era estremamente seria.

“ Sto cercando di mettere in pratica un idea che m'è venuta in testa, solo che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, come si dice! ” sentenziò il ragazzo abbastanza scoraggiato.

Dominic, si mise a sedere accanto a lui e cercò d'intuire che cosa stesse facendo, ma non c'arrivò “ Insomma che fai dipingi? Scrivi? Che ti sei dato all'arte creativa? ”

“ In un certo senso ” rispose l'altro impegnatissimo a sfumare un colore  “ Solo che non riesco ad ottenere il risultato giusto”.

Dominic per una volta tanto cercò di essere serio e di non prenderlo in giro, anche perché finalmente lo vedeva concentrato in qualcosa che lo stava prendendo molto seriamente. Gli domandò come mai si era messo a fare una cosa del genere e Orlando gli spiegò la sua idea. Dominic capì che già il fatto di aver parlato, per lui doveva essere stato parecchio difficile, insomma di solito loro gli unici discorsi veramente seri, li affrontavano solo per quanto riguardava il lavoro, per il resto era tutto uno sparare una sciocchezza dietro l'altra. In quell'ultimo periodo invece tutti e tre avevano cambiato abbastanza il loro atteggiamento e quindi si sentì di incoraggiarlo, senza giudicarlo né deriderlo. Anzi in un certo senso gli faceva pure tenerezza tutto preso come se stesse realizzando chissà che cosa, era evidente che per lui era una cosa importante, così Dominic lasciandolo al suo lavoro si augurò di cuore che la cosa funzionasse.

Finalmente dopo svariati tentativi andati a vuoto Orlando riuscì ad ottenere, dal suo punto di vista, un risultato abbastanza accettabile. Dopo aver fatto asciugare la sua creazione la piegò con cura e delicatezza, prese poi il foglio su cui aveva scritto e ripose tutto per benino dentro la busta che sigillò. Scrisse il nome ANGELA sulla busta e l'appoggiò sul letto, poi andò a farsi una doccia visto che era arrivato a schizzarsi il colore addirittura in testa.

Una volta lavato si mise a sedere sul letto e cominciò a pensare. Non voleva spedire la lettera per posta, per vari motivi, primo perché ci avrebbe messo un sacco di tempo, secondo perché aveva paura che potesse rovinarsi il contenuto, e poi anche per un sacco di altre motivazioni.

Pensò di farlo personalmente. Sapeva che le ragazze lavoravano fino a tardi e che circa verso le sette Silvia e Hilary uscivano di casa per fare Jogging, quindi più o meno si sarebbero alzate verso le sei del mattino, lui decise di fare la consegna un'ora prima: alle cinque. Si procurò le chiavi di casa delle ragazze, prendendo in prestito la copia che Hilary aveva fatto a Dominic e se andò a dormire.

La mattina seguente alle cinque era a Melrose Place, infilò la chiave nel portone del palazzo e arrivò silenziosamente alla porta dell’appartamento di Angela. Estrasse di tasca la lettera e un rotolino di scotch, quindi ne tagliò due pezzi con i denti e affisse la lettera alla porta sotto lo spioncino, quindi come se ne era venuto se ne andò.

 Alle sette e mezzo Hilary e Silvia uscendo per fare jogging trovarono la lettera.

“ Toh! O questa? ” si chiese a voce alta Hilary staccandola dalla porta.

Silvia si avvicinò incuriosita e vide che e era indirizzata ad Angela.

“ Ma è per Angela! ” disse sorpresa, ma anche molto contenta.

“ Andiamo a svegliarla e diamogliela, sono curiosa come una scimmia! ” disse euforica Hilary.

Quindi rientrarono e corsero dall'amica.

“ ANGIE!!! Svegliati!!! Guarda che abbiamo trovato fuori dalla porta per te! ” disse con voce squillante Hilary entrando nella camera di Angela.

La ragazza saltò a sedere sul letto un po’ frastornata, si stropicciò gli occhi e accese la luce.

“ Che c'è da urlare così? ” chiese ancora insonnolita.

“ Abbiamo trovato una lettera per te! ” disse Silvia sorridendo e sedendosi sul letto.

Hilary le consegnò la busta.

Angela se la rigirò un attimo tra le mani, era una busta semplice di carta pergamena, e sopra a mano c'era scritto solo il suo nome, niente mittente, niente bolli di spedizione, niente di niente.

“ Allora? Che fai? Non la apri? ” chiese ansiosa Hilary.

Angela aprì la busta e vide che dentro c'era un foglio di pergamena scritto a mano e un piccolo origamo che rappresentava una specie di farfalla multicolore, piena di sfumature come se fosse un arcobaleno. Non era un origamo bellissimo, ma si capiva chiaramente che era stato fatto a mano e non acquistato, lo appoggiò delicatamente sul letto, tra lo stupore e la curiosità delle amiche che fremevano di sapere che ci fosse scritto sul foglio.

Angela lesse, ovviamente non a voce alta.

 

 

Leggendo questa poesia di Neruda, ti ho pensata. Per un momento ho creduto che lui vedendoti l'avesse composta appositamente per te. So che non è possibile,, ma volevo che tu sapessi che io è così che ti vedo. Se te lo dicessi a voce tu non mi ascolteresti e quindi te lo scrivo, sperando che tu la gradisca. La farfalla sei tu, se solo lo volessi, potresti davvero irradiare di mille colori.

 

Il ladro di versi, furto n°1:

 

Bimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,

quello che riempie il grano,

quello che piega le alghe,

ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi

e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse

della tua nera chioma, quando allunghi le braccia.

Tu giochi con il sole come un ruscello

e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri.

Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te.

Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno ...

Sei la delirante gioventù dell'ape,

l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Eppure il mio corpo cupo ti cerca,

e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile.

Farfalla bruna dolce e definitiva

come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua.

 

Angela rimase senza parole. A parte il fatto che Neruda era uno dei suoi poeti preferiti, ma non si aspettava minimamente una cosa del genere, ma chi poteva essere? E perché? Era rimasta anche imbarazzata dalle parole lette nella poesia, visto che il misterioso ladro di versi  le riferiva a lei personalmente. Si vedeva tutto fuorché flessuosa e poi quella frase Eppure il mio corpo cupo ti cerca l'aveva turbata, non le era mai capitato niente di lontanamente simile. Dopo un primo momento di smarrimento pensò subito male, e come sempre la sua insicurezza ebbe la meglio.

“ E' sicuramente uno scherzo, se non una presa di culo! ” sentenziò contrariata.

 Le due amiche a cui intanto aveva fatto leggere il tutto si risentirono.

“ Mamma mia Angela come sei pessimista però! ” disse Silvia stufa di quell'atteggiamento dell'amica.

“ E' vero sembri una cornacchia che gracchia, possibile che ora tutto il mondo sia impegnato a prenderti per il culo? ” aggiunse Hilary abbastanza esasperata.

“ E secondo voi  oggi nel ventesimo secolo, che bisogno c'è d'appiccicare le poesie alla porta? Di solito la gente normale, con intenzioni normali, parla con la bocca, mica siamo nell'ottocento! ” rispose risentita.

“ Ci possono essere tanti motivi del perché l'abbia fatto. Può essere un ragazzo timido ed insicuro. ” disse Silvia.

“ O forse non è un tipo particolarmente avvenente e teme di essere respinto ” le fece eco Hilary.

In effetti riflettendo sulle parole delle amiche Angela ne convenne che forse, poteva anche darsi che non fosse solo uno scherzo. Continuava a chiedersi chi mai potesse essere.

La voce di Hilary ruppe il corso de suoi pensieri.

“ Certo che se sei così acida, il poverino lo farai scappare a gambe levate! ”.

“ Non so…. forse  avete ragione, forse non sarà uno scherzo, beh vedremo gli sviluppi ” disse ancora poco convinta Angela.

 

E gli sviluppi ci furono.

 

La mattina seguente fu ritrovata un'altra busta sempre indirizzata ad Angela. Questa volta c'era solo un'altra poesia, sempre accompagnata da due righe di spiegazione.

 

Sperando di farti cosa gradita, dopo averti detto come ti vedo, vorrei che ora tu sapessi cosa sento per te, ovviamente non è farina del mio sacco, ma questa poesia di Boudelaire che deve essere considerata come una sorta di metafora, mi sembrava appropriata per spiegare più o meno i sentimenti che provo.

 

Il ladro di versi, furto n°2:

 

T'adoro al pari della volta notturna, o vaso di tristezza, o grande taciturna! E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella, e sembri, ornamento delle mie notti, ironicamente accumulare la distanza che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo, fiera implacabile e cruda, sino la freddezza che ti fa più bella ai miei occhi.

 

Angela  che aveva fatto studi classici, apprezzava la poesia e anche questa la colpì. Inutile dire che benché fosse una ragazza insicura e complessata, era pur sempre una donna e se da una parte era dubbiosa, dall'altra questo gesto cominciava a lusingarla. Voleva sapere a tutti i costi chi fosse il ladro di versi. Doveva solo cercare di intuire a che ora del giorno o della notte veniva ad attaccare le buste e poi lo avrebbe aspettato, ed infine avrebbe saputo chi era.

 

 

  
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