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Autore: SunnySideOfTheStreet    07/05/2011    4 recensioni
Ok, gente, questa è una Ron/Astoria.
Sì, davvero.
Sì, c'è un motivo per cui l'ho scritta, non è che sono semplicemente impazzita. Il motivo è che Taminia ha indetto il contest "Maschi (con)tro femmine", per il quale ogni iscritto doveva scegliere un personaggio; dopodiché lei ha randomizzato i personaggi e sono uscite le coppie più assurde che possiate immaginare (Ron/Astoria è ancora niente...). Io avevo scelto Ron, e quindi ho dovuto scrivere su di lui e la sua nuova, nuovissima fiamma.
E allora, la volete leggere una bella anti-Dramione?
Forza, tutti al Ballo del Ceppo! ^___^
...sarà divertente, ve lo assicuro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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NdA: Questa storia partecipa al "Maschi (con)tro femmine" contest indetto da Taminia, ma i risultati non sono ancora usciti. ^____^
Mi sono presa abbastanza bene con questa coppia, credo che diventerà la mia ship. Ok, non è vero. Però mi piace l’idea di una fiamma per Ron. Allora, diciamo che l’unico spunto veramente credibile che mi sia venuto in mente per farli conoscere è stato il Ballo del Ceppo. In secondo luogo, per forza di cose Astoria è a Corvonero; lo so che poi sposa Draco Malfoy, ma se fosse stata una Serpeverde quando mai Ron avrebbe detto “Sì, okay, non vedo l’ora di andare al ballo con te”?! Terzo, le parti in corsivo e tra virgolette sono proprio citazioni del quarto libro (così sembra tutto più realistico XD). Quelle solo in corsivo sono canzoni. Quelle in corsivo e di colore diverso sono pensieri, blu per Ron, rosa per Astoria, verde per Harry. Quarto… lo so che sembra che si stia osservando la coppia dal buco della serratura, ma avevo troppa paura di descrivere una Mary Sue per avvicinarmi davvero ad Astoria. Anche perché – ehm – quella che ha sempre voluto andare al Ballo del Ceppo con Ron sono io, e questo è di solito il motivo per cui nascono le Mary Sue. E poi, mi piaceva descrivere più che altro le reazioni della gente alla coppia… Quinto e poi vi lascio leggere. Se vi sembra che Hermione sia troppo in confidenza con Lavanda e Calì, un po’ è vero. Però dopotutto loro tre sono in stanza insieme, quindi anche se nei libri non vediamo mai Hermione con le altre due, un minimo di dialogo doveva esserci. E poi ho immaginato il ballo come un momento in cui tutti sono un po’ più rilassati e frivoli, ed ecco che Hermione ridacchia con Lavanda.

 
 


 
“«Tutte quelle carine erano già occupate, Ron?» disse Hermione altezzosa. «Eloise Midgen comincia a sembrarti niente male adesso, eh?”Be’, visto che sei così idiota non dovrei nemmeno dirtelo, però mentre tu cercavi disperatamente di invitare una ragazza che non è alla tua portata, io ti ho trovato la soluzione».
Ron sembrò di nuovo scioccato. «Aspetta… cosa?»
«Ti sto dicendo che c’è una ragazza che vuole andare al ballo con te, Ron!» esclamò Hermione, seccata.
«Davvero?! E chi è?!» chiese Ron, rizzandosi a sedere, molto interessato.
«Astoria Greengrass» rispose Hermione trionfante.
Ron, perplesso, si grattò la testa. «E chi diavolo è?».
Hermione alzò le spalle. «È del secondo anno di Corvonero. Sua sorella Daphne è del nostro anno, a Serpeverde»
«Ah, già…» disse Harry, fingendo di capire, anche se il nome “Daphne Greengrass” non gli diceva niente.
«Del secondo anno, eh? Ma tu come fai a saperlo?» incalzò Ron.
Hermione sospirò e fece che sedersi sull’altra poltrona, visto che le spiegazioni sembravano dover prendere più tempo del necessario. «Allora, prima, mentre io ero a cena da sola, lei mi si è avvicinata e mi ha chiesto se il mio amico coi capelli rossi» scoccò un’occhiata acida a Ron, che sorrise «aveva già una ragazza per il ballo, perché a lei sarebbe tanto piaciuto andarci con lui. Io le ho detto che a quanto ne sapevo tu non avevi ancora invitato nessuno, quindi lei mi ha chiesto di farle da ambasciatrice. Allora, cosa ne dici?» concluse, in tono un po’ più accomodante.
«Ma… è carina?» chiese Ron.
“Hermione si alzò in piedi, gli occhi che lampeggiavano pericolosamente.”«Ron, viste le tue qualità da perfetto cavaliere, dovresti ringraziare in ginocchio qualunque ragazza che dicesse “Vorrei andare al ballo con te”, anche se assomiglia a un Avvincino, e invece hai ancora il coraggio di chiedere se è carina! Sai che ti dico? Domani a colazione io te la indico, e se non ti piace, sei libero di non invitarla, ma poi il venticinque dicembre non venire da me a lamentarti perché l’unica ragazza rimasta libera è Madama Pince!» e detto questo, se ne andò in camera.
«Eeeeh, che caratterino! Manco le avessi detto di andare al ballo con Neville!» disse Ron tranquillo, lanciando un’occhiata furba a Harry, che ridacchiò. «Vabbé, dai… domani vedrò com’è questa Astoria e le chiederò se vuole venire al ballo con me. Però davvero spero che non sia proprio un troll… Tu ce l’hai presente, Harry?»
«No, non ho proprio idea di chi sia, e non l’ho mai neanche sentita nominare» disse Harry stringendosi nelle spalle.
«Un’incognita» disse Ron meditabondo. «Vedremo… e tu, Harry? Ehi, un momento… Ginny, tu puoi andare con Harry!»
“«Non posso» disse Ginny, e diventò anche lei scarlatta. «Ci vado con… con Neville. Mi ha invitata quando Hermione gli ha detto di no, e ho pensato… be’… che altrimenti non potevo andarci, io non sono del quarto anno». Sembrava molto avvilita. «Credo che andrò a cena» disse, e si alzò e uscì a testa china dal buco del ritratto.”
Harry e Ron sospirarono. «Senti» disse Harry «adesso lo chiedo a Calì». Un minuto dopo, tornò da Ron. «Dammi il cinque» disse mestamente «abbiamo entrambi una ragazza»
«Io solo a metà» precisò Ron «checché ne dica Hermione, mi riservo il diritto di rifiutare questa Astoria. E ora forza, tutti a cena!» concluse, allegro.
 
Il giorno dopo, Harry, Ron ed Hermione scesero insieme a colazione. Ron sbirciava verso il tavolo di Corvonero, cercando di individuare la sua potenziale dama. Inaspettatamente, sapere che c’era qualcuno che voleva andare al Ballo del Ceppo con lui gli aveva dato la carica, e non pensava più che fosse una perdita di tempo – come invece faceva Harry.
«Qual è, Hermione? La vedi da qui? È quella là?» continuava a chiedere, impaziente.
«E smettila, fammi mangiare in pace!» disse Hermione infine, sbuffando. «Oh, eccola!» esclamò subito dopo.
«Dove, dove?!» chiese precipitosamente Ron, quasi strozzandosi con il pane e marmellata nel voltarsi verso la porta.
«È quella bionda» indicò lei puntando un terzetto di ragazzine Corvonero che stavano entrando in quel momento in Sala Grande. Quando la ragazza si voltò verso il tavolo di Grifondoro, Hermione le fece gentilmente segno con la mano di avvicinarsi.
«Ehi, non è male!» disse Ron, mentre la ragazza si dirigeva verso di loro.
Hermione alzò gli occhi al cielo. «Sei proprio incorreggibile!».
Astoria Greengrass aveva i capelli lunghi e biondo scuro, la faccia pulita e un’aria piuttosto timida (era rossa come un peperone). Quando arrivò da loro, si fece ancora più rossa e bisbigliò: «Ciao, Hermione»
«Ciao Astoria. Ecco qua il mio amico Ron. Perché voi due non vi parlate un pochino? Harry deve venire con me in biblioteca, vero Harry?» disse Hermione, prendendo Harry per un braccio e trascinandoselo via.
Ron e Astoria rimasero l’uno davanti all’altra, soli e imbarazzati. Ron non aveva molta capacità di relazionarsi con ragazze che non fossero Hermione e Ginny, e Astoria da parte sua sembrava aver perso l’uso della parola. Infine lui si risolse ad esordire in un impacciato: «Ciao. Io sono Ron Weasley» e le porse la mano.
Lei alzò un pochino lo sguardo e gli strinse la mano. «Piacere. Io sono Astoria Greengrass»
«Già, uhm… Hermione dice che vuoi venire al ballo con me»
«Sì, io… se tu non avevi un’altra ragazza…»
«No, be’, in effetti non ce l’ho. Quindi… ti va bene andarci insieme?»
«Sì, mi piacerebbe moltissimo»
«Va bene, allora è deciso».
Ci fu una pausa nella conversazione durante la quale entrambi tirarono un sospiro di sollievo. Risollevato, Ron trovò di nuovo un po’ della sua iniziale baldanza e le sorrise. Astoria lo guardò finalmente negli occhi e gli sorrise a sua volta.
«E allora, com’è che volevi proprio me come cavaliere per il ballo? A Corvonero non c’erano abbastanza ragazzi carini?» disse lui, facendole cenno di sedersi.
«No, ce n’erano, ma tu sei il più carino… voglio dire, è dal giorno che sono arrivata a Hogwarts che ti osservo, e volevo venire a Grifondoro perché c’eri tu, ma poi sono finita a Corvonero»
«Be’, Grifondoro è senz’altro il meglio, ma anche Corvonero non è male» concesse Ron, magnanimo.
«Già… e poi Luna dice che sei simpaticissimo!»
«E chi è Luna?»
«Luna Lovegood… non la conosci?»
«Non conosco molta gente al di fuori della mia Casa» ammise Ron, stringendosi nelle spalle.
«Luna Lovegood ha un anno in più di me, ed è un po’… be’… strana, sai» Astoria sembrava esitante. «Sai, suo padre è il direttore del Cavillo»
«Strana fino a questo punto?!»
«Sì, ma è simpatica… è amica di tua sorella Ginny, e parlano spesso di te ed Harry Potter…»
«Davvero?!» chiese Ron sbalordito. Mai gli era venuto in mente che sua sorella potesse avere una vita sociale, e men che meno che parlasse di lui con terze persone.
«Sì, non lo sapevi?» disse Astoria, soffocando una risatina. «A Ginny piace Harry, parla sempre di lui… almeno, questo è quello che dice Luna»
«È vero che a Ginny piace Harry, questo sì… ma perché parlano sempre di me, anche?»
«Perché le fai sempre ridere con cose che dici o che fai…»
«Sì, eh? Buono a sapersi…» Ron rimase un attimo sovrappensiero, poi prese una decisione e disse alla sua compagna, con voce squillante e risoluta: «Senti! Sai cosa mi piace davvero fare con le ragazze?».
Astoria diventò viola.
«Ma mia mamma dice che…» principiò, imbarazzatissima.
«Ma no! Cos’hai capito?!» la interruppe precipitosamente Ron, arrossendo furiosamente. «Intendevo dire… mi piace giocare a scacchi! Oh, sono proprio un cretino!» esclamò, prendendosi la faccia fra le mani.
«Ah… okay… giocare a scacchi! Scusa, non avevo capito…» disse Astoria agitando le mani, ancora più in imbarazzo.
«Ma no, figurati, sono io che cerco di fare il brillante e poi finisco solo per essere ridicolo! Non intendevo… non direi mai…» Voglio morire, voglio morire, voglio morire…
«Va bene, va bene, figurati…» Che idiota che sono! Ma come posso aver equivocato?!
«Okay! Allora, che ne dici di giocare a scacchi?» concluse onorevolmente Ron, cercando di recuperare la situazione adottando un tono distaccato e maturo.
«D’accordo! Ottima idea!» rispose Astoria, cercando di imitare il tono di Ron, ma parlando più in fretta di quanto avrebbe fatto normalmente.
«Va bene! Allora vado a prendere la scacchiera nel mio dormitorio!» concluse lui in tono concitato.
«Okay! Vai!» rispose lei, sul punto di scoppiare in una risata isterica.
Ron si alzò in piedi e prima di scappar via lanciò un’occhiata ad Astoria: era rossa in faccia quanto lui e ricambiava il suo larghissimo sorriso. «Vado» aggiunse, e fece per andare, ma sbatté contro Katie Bell e cadde rovinosamente a terra insieme a lei. «Oh, no! Scusa, Katie, scusa scusa scusa!!!» esclamò, aiutandola a rialzarsi e diventando sempre più rosso. Senza più guardare Astoria, corse via dalla Sala Grande.
 
Andando verso il dormitorio, rallentò il passo e si fermò contro il muro di un corridoio deserto.
Va bene. Calma. Calma. Va tutto bene. Piantala di dire frasi a doppio senso e… ooooh…
Nonostante stesse cercando di calmarsi, il ricordo delle scena appena accaduta gli fece venire di nuovo voglia di sprofondare sottoterra, giù giù sotto il lago, raggiungere la Camera dei Segreti, avvolgersi nella pelle di Basilisco morto, e rimanere lì fino al diploma. Prese qualche profondo respiro e si costrinse a pensare ad Astoria.
Dai, non sembrava poi così sconvolta – arrossì – sicuramente ha capito che io non avrei mai – arrossì ancora di più – e comunque adesso sarà meglio che vada a prendere gli scacchi, o si chiederà che fine ho fatto…
La risoluzione di fare qualcosa di pratico gli diede il coraggio di ricominciare a camminare e gli fece sparire quasi del tutto il rossore dalle guance.
 
In sala comune trovò Harry ed Hermione che chiacchieravano.
«Ehi, Ron! Com’è andata?» gli chiese Harry.
«Oh… eh… bene! A parte che per un momento ha pensato che… che le stessi chiedendo…» corrugò le sopracciglia «Vabbé, insomma, comunque non l’avrei mai fatto!» concluse con forza, guardando Harry ed Hermione come sfidandoli a contraddirlo. Gli altri due lo fissarono a loro volta, chiedendosi di cosa diavolo stesse parlando. «Okay… lasciamo stare. Adesso giochiamo a scacchi. Vado a prendere la scacchiera».
Mentre Ron scompariva su per la scala a chiocciola, Harry sbirciò l’espressione di Hermione. Non era molto bravo a leggere il linguaggio del corpo, ma gli parve di notare una certa tristezza nell’aria dell’amica. Però, quando Ron sfrecciò davanti a loro con la scacchiera stretta a sé e infilò il buco del ritratto dicendo: «Hermione, grazie! Sei un genio!», Hermione sospirò, si buttò all’indietro sulla sedia e sorrise.
«Con chi vai al ballo, Hermione?»
«Chi vivrà, vedrà, Harry… e se Colui-Che-Ha-Messo-Il-Tuo-Nome-Nel-Calice-Di-Fuoco non ti uccide prima di Natale, lo vedrai anche tu».
 
Nei giorni che seguirono, Ron fu di ottimo umore. A quanto pareva, Astoria Greengrass era una ragazza deliziosa, che una volta superata la timidezza iniziale era in grado di far “morire dalle risate” e di giocare a scacchi come un maestro russo. Inoltre – ed era un fatto non secondario, nella concezione di Ron – era assolutamente carina, e il suo sorriso ammaliante. Harry ascoltava i suoi resoconti con interesse e una punta di invidia, perché anche lui avrebbe desiderato andare al ballo con una ragazza che gli piaceva, ma ad ogni modo era contento per l’amico. Hermione passava molto tempo in biblioteca, e quando le capitava di ascoltare uno dei discorsi di Ron, sorrideva e diceva «Ah, l’amour…», ma poiché nessuno conosceva il francese, non veniva compresa. In compenso, era in grado di riportare notizie di prima mano, perché faceva parte del telegrafo senza fili femminile che si sviluppa in ogni scuola, e così riferiva a un orgogliosissimo Ron che Astoria aveva detto a Luna che aveva detto a Ginny che aveva detto a lei che si era trovata molto bene con lui quel pomeriggio, e che il racconto del “Come abbiamo aperto la Camera dei Segreti” l’aveva veramente terrorizzata – e che non vedeva l’ora di sentire “Ron Weasley e la Pietra Filosofale”.
Affascinare Astoria era fin troppo facile, per il miglior amico del Prescelto; ma affascinare Ron era addirittura una passeggiata, una volta che si rideva delle sue battute e si nutriva l’incrollabile convinzione che lui fosse il ragazzo migliore del mondo – fede che in Astoria era assolutamente inamovibile; Harry pensava che se il carattere di quella ragazzina fosse stato simile a quello di Colin Canon, Ron non avrebbe mai potuto ignorare che nel castello ci fosse qualcuno che gli andava dietro da un anno e mezzo.
 
La sera del venticinque dicembre, Ron, Harry, Dean, Seamus e Neville erano in camera a prepararsi; fu in quel momento che Harry vide la fiducia che Ron aveva sfoggiato nei confronti del ballo incrinarsi pericolosamente alla vista dell’abito da sera.
«Merlino, mi ero dimenticato di questo coso» disse Ron in mutande e maglietta, fissando disgustato l’abito che teneva in mano. «È proprio orribile! Vediamo se…» con la bacchetta, provò a tagliar via perlomeno i polsini e il colletto di pizzo, ma fece un lavoro piuttosto impreciso e rimasero tutti sfilacciati. «Vabbé, Harry, se Astoria nota qualcosa, tu Confondila mentre io penso a una giustificazione intelligente per questo scempio»
«Allora resterà Confusa per tutta la sera… pensavo ti servisse almeno un giorno di preavviso per dire qualcosa di intelligente» rispose Harry ridendo.
«Ah ah, molto spiritoso».
Ma non ci fu nessun bisogno di Confondere Astoria, perché non appena li vide arrivare nella sala d’ingresso (Harry teneva al braccio Calì), corse verso Ron e fece una piroetta.
«Ti piace il mio vestito?»
«Sei fantastica!» esclamò Ron sincero, strabuzzando gli occhi. E aveva ragione: indossava uno splendido vestito blu notte ricoperto di brillantini che faceva una magnifica ruota, e i capelli erano sapientemente inanellati e raccolti per valorizzarle al massimo il viso. Ron si inchinò galantemente e le baciò la mano. «Sei veramente bella» ripeté, quasi incredulo che tanta fortuna fosse toccata a lui.
Astoria gli scoccò un altro luminosissimo sorriso e fece un passo indietro per osservare anche lei il suo cavaliere; ma il sorriso le si spense quando lo sguardo indugiò sui polsini e sul colletto. «Oh, Ron, il tuo gufetto ti ha graffiato il vestito? Mi dispiace… ma si aggiusta subito: Reparo!» e con un elegante movimento del polso fece ricomparire i polsini e il colletto di pizzo, più ottocenteschi che mai. «Ecco qua! Così stai bene!».
Ron si scambiò un’occhiata perplessa con Harry, ma poi gli disse piano: «L’avessi saputo prima…» e gli strizzò un occhio. Completamente rilassato, tornò a guardare Astoria e cominciò a canticchiare: «Down at the Astoria the scene was changing…». Lei lo guardò a sua volta e scoppiò a ridere.
Harry represse un verso di delusione: ci mancavano solo le battutine idiote che capivano solo loro! Ma dov’è Hermione quando mi serve?...
 

* * *

 
The way you wear your hat
The way you sip your tea
The memory of all that…
 
Harry era profondamente depresso. Ron aveva condotto Astoria sulla pista alla seconda canzone, e ora che si era all’ottava non accennavano a fermarsi. Contemporaneamente, Hermione ballava con Viktor Krum, e sembrava dimentica del resto del mondo.
Ma sono solo io quello che non si sta divertendo, qui? pensò disperato, cercando con lo sguardo un qualsiasi ragazzo senza dama che potesse  liberarlo da Calì.
La coppia formata da Ron e Astoria aveva addosso gli occhi di mezza Hogwarts. In particolare, tre ragazze Serpeverde non riuscivano a smettere di fissarli, prima di tutto perché Astoria era del secondo anno («Oddio, Weasley è praticamente un pedofilo!» esclamò Millicent Bulstrode esagitata), e secondo, ma non meno importante, perché anche se Ron ballava benissimo («Ma quando mai ha imparato?!» chiese Pansy Parkinson allibita), era un traditore del proprio sangue («Io mia sorella la ammazzo!» ringhiò Daphne Greengrass fuori di sé).
Hermione notò con soddisfazione che Malfoy, Nott e Zabini, i cavalieri di Pansy, Millicent e Daphne, stavano facendo ogni sforzo in loro potere per richiamare la loro attenzione, senza riuscirvi minimamente. Lavanda Brown, passandole accanto mentre volteggiava con Seamus Finnigan, le disse ridacchiando: «Ehi! Quanto scommetti che se fra cinque minuti Pansy continua ad ignorarlo, Malfoy le fa uno spogliarello?» «Non c’è neanche da dirlo: guarda solo la sua faccia!» replicò Hermione, e scoppiarono a ridere entrambe.
Lee Jordan diede una gomitata a George Weasley: «Tuo fratello si sta dando da fare, laggiù!»
«Ho visto anch’io…» rispose George «Se mi vince anche una partita di Quidditch sarò sicuro che non è lui!».
 
Ron e Astoria erano raggianti. Sorridevano fissamente e non avevano occhi che uno per l’altra.
Ron non avrebbe mai pensato di provare così tanto interesse per una ragazza; a dirla tutta, aveva sempre ritenuto che interessarsi al sesso opposto fosse da sfaccendati. Ma Astoria era… simile a lui. Timida e un po’ impacciata nelle relazioni sociali, con un grande senso dell’umorismo e la passione per gli scacchi; certo, andava bene a scuola, ma teneva anche lei per i Cannoni di Chudley! Più la guardava e meno riusciva a credere alla sua fortuna; più ci pensava e meno gli sembrava logico che una persona come lui potesse piacere a una ragazza così bella, così dolce, così speciale.
Astoria, dal canto suo, era fuori di sé dalla gioia. Il ragazzo che ammirava da lontano da un anno e mezzo, alla stessa stregua di un cantante o di un attore, era lì in quel momento a tenerla fra le braccia e non aveva occhi che per lei! E le aveva detto che era fantastica con quel vestito, e che giocava benissimo a scacchi, e che non aveva mai conosciuto una ragazza come lei… Era meraviglioso, era un sogno diventato realtà, era qualcosa che lei stessa non riusciva a spiegarsi…
«Sono cotti, cotti, cotti» disse Hermione accaldata, sedendosi accanto a Harry, che era finalmente riuscito a strappare una canzone di pausa alla propria dama. «Calì, questo ragazzo di Beauxbatons, Charles, avrebbe davvero piacere di ballare con te» aggiunse, indicando un bel giovane biondo che si era avvicinato insieme a lei.
Calì balzò in piedi e si allontanò col nuovo cavaliere sulle note di La vie en rose.
«Sinceramente, Hermione, stai diventando la mezzana di Hogwarts» commentò Harry.
«Cavoli, e io che pensavo di farti un favore! Aspetta, la richiamo…» replicò lei, fintamente scioccata, facendo per rialzarsi.
«No no no, guai a te!» la interruppe precipitosamente Harry.
«Ah, mi sembrava…» concluse lei, sedendosi di nuovo e guardandolo con aria furba. «E allora? Hai visto Ron?»
«L’ho visto e ne sono… sconcertato. Non avevo idea che si fosse così preso»
«Harry, ma se ha passato una settimana a parlarne!»
«Sì, ma… boh».
Krum arrivò portando da bere. Si sedette accanto a Hermone e le strinse la mano fra le sue. Harry sentì una voce nella sua testa che diceva chiaramente: «Sarai per sempre sooolooo…» e non aiutò molto il fatto che proprio in quel momento Cho e Cedric gli stavano passando davanti diretti in giardino. Sospirò e disse: «Viktor, mi concedi un ballo con Hermione?»
«Ma zerto» grugnì Krum sorridendo.
«Tutto bene, Harry?» chiese Hermione.
«Sì… è solo che mi sono reso conto che è facile fare l’orso della situazione quando c’è un amico che ti sostiene… ma quando il tuo migliore amico ti sta dando punti nel conquistare le ragazze, non puoi permetterti di rimanere seduto!».
Hermione si unì alla sua risata ed insieme si voltarono a guardare il loro Rosso preferito.
 
Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas
Je vois la vie en rose…
 

* * *

 
Dopo la venticinquesima canzone, Astoria ammise di essere un po’ stanca; allora Ron le fece di nuovo il baciamano e la accompagnò al tavolo dove era seduto Harry.
«Ehi Harry! Come va? Sto andando a prendere da bere, tu vuoi qualcosa?» chiese allegramente.
«No, grazie, sto bene così…» rispose Harry, che per quell’ora stava avendo egoistiche ed immotivate visioni di Ron che era seduto accanto a lui da tutta la sera e odiava Hermione perché era andata al ballo con Krum.
Mentre Ron era al tavolo delle bibite, Harry si rivolse ad Astoria: «E allora, ti stai divertendo?»
«Moltissimo!» rispose la ragazzina, entusiasta. «Io… sto così bene con lui… è un ragazzo meraviglioso…» la voce le si spense, probabilmente perché il suo viso aveva ormai raggiunto la temperatura ottimale per far bollire il tè. Harry decise di non insistere.
Arrivò Ron con due bicchieri. «Ecco qua, tesoro» disse, porgendone uno alla sua dama e sedendosi accanto a lei. «Harry… hai visto con chi è andata al ballo Hermione? Con Viktor Krum! Non l’avrei mai indovinato! E tu?!». Ron non sembrava per niente arrabbiato, solo sinceramente stupito (e forse, persino compiaciuto che fosse stata proprio una sua amica a fare colpo sul campione). Harry non riusciva ad accettarlo.
«Io so solo che tutti avete qualcuno di vostro gradimento, e io no!» protestò. Sapeva di essere ingiusto, ma non poteva negare di essere piuttosto frustrato.
«Tirati su, Harry! Anche se tutti ballano tranne te, tu sei sempre il quarto campione del Tremaghi, no? Voglio dire… chi altri di noi è così speciale?» replicò Ron allegro, sporgendosi oltre Astoria per dargli un pugno sulla spalla. Poi però, vedendo che il suo amico era veramente abbattuto, cercò di consolarlo. «Senti… perché non inviti Ginny, a ballare? Voglio dire… so che non è la migliore al mondo, ma…»
«No, Ron, non importa. Credo che rimarrò qui e continuerò a guardare voialtri che vi divertite. In realtà, io non ci volevo neanche venire, a questo ballo!» replicò Harry stizzito.
«Secondo me potresti invitare Ginny» intervenne Astoria con dolcezza. «Dopotutto, è molto simpatica… e credo che Neville Paciock abbia voglia di riposare un po’ i piedi». A quest’ultima aggiunta della sua dama, gli occhi di Ron si illuminarono.
«Sei così spiritosa, Astoria!» le disse galantemente.
«Grazie, Ron… ma mai quanto te!» replicò lei ridendo.
«Astoria, abbiamo già avuto questa conversazione…»
«Sì, e abbiamo già stabilito che tu sei molto più spiritoso di me!».
Harry decise improvvisamente che chiedere a Ginny Weasley di ballare sarebbe stato molto più confortante che continuare a sentire quei due tubare, e senza aspettare un secondo di più, si diresse verso lei e Neville Paciock che zompavano maldestramente qualche metro più in là. Neville, non riuscendo a credere alla sua fortuna, gli mollò Ginny fra le braccia e si fiondò verso il tavolo dei gelati per rinfrancar lo spirito, abbattuto dai troppi pestoni che aveva rifilato alla sua pazientissima ma ormai un po’ provata dama. E poi, anche lui erano ventisei canzoni che non smetteva un secondo di saltellare per la pista!
«Facciamo un giro fuori?» propose timidamente Astoria a Ron, prendendo il proprio scialle e avvolgendoselo sulle spalle, una volta sinceratasi che Harry non sarebbe tornato a parlare con loro.
«Con vero piacere!» rispose il suo cavaliere, alzandosi e porgendole elegantemente il braccio.
 
«Okay, quand’è che si è letto Il manuale del perfetto principe azzurro?» chiese Calì Patil a Hermione, mentre ballava accanto a lei e Krum con il francese Charles. «A te andava di lusso se solo si scusava quando ti dava una gomitata per sbaglio a Incantesimi!»
«Che vuoi che ti dica… Evidentemente Astoria è più malleabile di me, e non passa il tempo a dirgli che sembra uno scappato di casa con la camicia fuori dai pantaloni!» rispose Hermione sorridendo e alzando le spalle.
«D’altra parte, tu ora stai con…» e gli occhi birichini di Calì guardarono furtivamente Krum, altero e marziale.
«Vuoi mettere?» rispose Hermione sorridendo e stringendosi a lui.
Ridendo, Calì si allontanò da loro a passo di danza.
Il sorriso di Hermione si adombrò un pochino quando seguì con lo sguardo Ron e Astoria uscire dalla Sala Grande, e una voce piccolissima dentro la sua testa urlò: «Prendi me al suo posto!»; ma la sua voce più razionale, che era sempre quella prevalente, la rimise al suo posto sottolineando che non c’era proprio nulla di cui lamentarsi nell’essere la ragazza di un giocatore di Quidditch di fama internazionale, per di più campione della propria scuola al Torneo Tremaghi. Hermione tornò in sé, guardò negli occhi Krum, si alzò sulle punte e lo baciò. Perché c’era poco da dire, la più brillante studentessa della scuola aveva anche avuto modo di sperimentare che il Cercatore della Bulgaria baciava proprio bene…
 

* * *

 
Ron e Astoria passeggiavano per i sentieri tortuosi costeggiati da cespugli di rose.
«Certo che hanno fatto proprio un bel lavoro nel decorare il giardino» disse Ron nervoso, cercando di fare conversazione. Il suo istinto maschile gli diceva che di lì a poco avrebbe dovuto prendere un bel po’ di iniziativa, e non si poteva dire che ciò gli venisse semplice. Teneva il braccio di Astoria, ma sapeva che avrebbe dovuto osare e prenderle la mano, oppure passarle il braccio intorno alle spalle… ma non si sentiva pronto per niente del genere.
Astoria sbirciava verso di lui altrettanto nervosamente, ma con un pizzico di divertimento. Voleva vedere se sarebbe stato davvero in grado di prendere l’iniziativa oppure se avrebbe avuto bisogno di un po’ di incoraggiamento… tuttavia, comunque fosse successo, era quasi sicura che la serata si sarebbe conclusa in un affare storico (per lei, ma molto probabilmente anche per lui, visto il modo in cui si comportava), e non poteva essere del tutto rilassata al riguardo.
«Andiamo da quella parte» propose, indicando un piccolo slargo solitario con una bella panchina intagliata.
Si sedettero un po’ rigidi ed Astoria si strinse subito a Ron. Lui rifletté che in effetti la ragazza doveva avere freddo: lui indossava una veste (una roba improponibile) che l’aveva fatto sudare nella Sala Grande surriscaldata, ma che ora era giusto l’ideale per contrastare il gelo che colpiva loro le guance e le mani; Astoria, invece, aveva un vestito che lasciava scoperta la schiena e una generosa scollatura, nonché parte delle gambe, e per coprirsi aveva soltanto un impalpabile scialle. Capiva di doverle passare un braccio intorno alle spalle per ripararla, però per quanto vedesse senz’altro l’utilità di questo gesto per aggiungere romanticismo all’atmosfera, gli sembrò che non sarebbe stato sufficiente, ed ebbe anzi paura che in capo a pochi minuti Astoria avrebbe voluto rientrare per il freddo; così, molto praticamente, le disse:
«Tremi come una foglia, mia cara… Aspetta, guarda cosa faccio» e forse fu la sicurezza che gli ispirava l’idea di essere il Prescelto per una volta (scelto da una ragazza, ma sempre una scelta è; e poi, che ragazza!) a guidare con sicurezza il movimento del polso e a fargli produrre un impeccabile fuocherello, che rimase a bruciare sospeso a mezz’aria, incurante dell’aria fredda e pieno di calore per la sua piccola dama.
Astoria sorrise e lo guardò adorante per ringraziarlo, dopodiché gli si strinse ancora più vicino, appoggiando la testa alla sua spalla; Ron non aveva più scuse, ora, e dovette per forza passarle il braccio intorno alle spalle; con l’altra mano prese una delle mani di lei e intrecciò le dita.
Rimasero fermi così per un po’; nessuno dei due diceva niente. Astoria era completamente abbandonata al contatto fisico che c’era fra loro, e sorridendo fissava senza vederlo il cespuglio di rose di fronte a sé; ciò che in realtà vedeva era il volto di Ron e il suo sorriso largo, esclusivo per lei; il suo naso, le sue lentiggini, i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra… vedeva una ragazza che non era stata delusa, che aveva conosciuto il ragazzo che adorava da lontano e l’aveva trovato ancora più straordinario di quanto si fosse immaginata. No, Ron non l’aveva delusa, e lei era felice, felice, felice…
Ron si lambiccava il cervello cercando qualcosa di intelligente da dire. Lungi dall’essere piacevolmente rilassato e dal godersi il momento così com’era, pensava che Astoria si stesse annoiando e che quello fosse un calo di tensione a cui rimediare a tutti i costi tirando fuori qualche battuta brillante. Ma nel cervello aveva il vuoto pneumatico. Meglio: aveva una stupida canzone in testa, di quelle su cui avevano ballato, che non se ne voleva andare. Sono proprio un idiota, pensò. Ancora un po’ e mi metto a cantarla. No. No. Stai zitto. Non cantarla. Però parla. Di’ qualcos’altro. Qualsiasi cosa. Ma cosa? Oh, mamma mia… E poi a riscuoterlo fu una voce che proveniva dalla sua spalla, con una domanda che gli fece prendere un colpo.
«Ron, ma io ti piaccio?» chiese Astoria.
«Ma certo…» rispose lui, spiazzato.
«E non mi dai un bacio?»

Ron si voltò verso di lei e lentamente posò le labbra sulle sue.
 
Mi sta baciando! Mi sta baciando!
La sto baciando! La sto baciando!
 
Ron prese fra le sue braccia Astoria, che si abbandonò contro il suo petto, ad ascoltare i battiti del suo cuore per vedere se era solo lei quella a cui il cuore andava ai cento all’ora. Rimasero lì immobili per qualche secondo, affannati, cercando di rielaborare come meglio potevano l’informazione Ho dato il mio primo bacio ed è stato meraviglioso. Le dita di Ron passavano dolci fra i capelli di Astoria, scompigliandoli e lisciandoli senza un disegno preciso; le dita di Astoria erano strette alla veste di Ron, come se aggrapparsi a lui fosse l’unico modo per rendere reale il tutto. Ron chiuse gli occhi, cercando di recuperare quella stupida canzone che aveva in mente prima. Ma com’era? Dai, dai, dai… ah sì!
«Astoria, la vedi quella stella scintillante?» disse alla sua ragazza (la sua ragazza!), indicandole una stella più gialla delle altre su nel cielo terso.
«Quale?»
«Quella lì, segui il mio dito»
«Oh, sì, la vedo»
«Sai che cos’è?»
«No… non me lo ricordo…»
«È Marte»
«Oh, ma certo, Marte! È bella…»
«È lì che mi sento, adesso, tanto sono felice»
«Oooooh…»
Perché la canzone a cui pensava Ron diceva
 
Fly me to the moon
Let me play among the stars
Let me see what spring is like
On Jupiter and Mars
In other words…
I love you
 
E Astoria non avrebbe potuto essere più felice di così.
 

* * *

 
Dopo aver baciato ancora una volta la sua bella dama e averle augurato la buonanotte, un certo Grifondoro dai capelli rossi tornò nella propria sala comune. Dire euforico era poco. Ron Weasley, quella sera, era su di giri come mai in vita sua. In un breve attimo di lucidità, notò che neanche una vittoria a Quidditch l’aveva mai esaltato così tanto. Non appena vide Dean e Seamus chiacchierare su un divano (senza scarpe e con i papillon slacciati) corse loro incontro ed esclamò: «Raga, ce l’ho fatta! L’ho baciata!»
«Chi, Hermione?!» esclamò Dean di rimando, strabuzzando gli occhi.
«Ma quanto sei scemo… non Hermione! Astoria Greengrass, no?» gli disse Seamus dandogli un colpo sulla nuca. «Ron, sei un genio! Complimenti! Dammi il cinque!»
«Com’è stato, com’è stato?»
«È stato semplicemente fantastico» commentò Ron sognante. «Incredibile… perché nessuno di voi mi ha mai detto quanto fosse figo avere una ragazza?!»
«Perché non ne abbiamo mai avuta una, amico!» rise Seamus. «Anche se, dopo stasera, mi sa che con Lavanda potrebbe proprio funzionare…» aggiunse poi, con aria compiaciuta.
«E bravo Seamus!» urlò Ron dandogli il cinque. «Sentite, ma sapete dov’è Harry?» riprese, cercando di calmarsi.
«È già in camera, penso» disse Dean. «Ci è passato davanti che sembrava un morto vivente… mi sa che non gli è proprio andata giù di non essere andato al ballo con chi voleva!»
«Sì, ma è un vero cretino, perché Calì è bellissima!»
«Ma smettila tu, che hai già Lavanda!».
Lasciandoli a disputarsi le ragazze di Grifondoro (certo che bisognava essere proprio disperati per volere una ragazza di Grifondoro, quando Corvonero era così pieno di affascinanti fanciulle), Ron salì in fretta le scale che portavano al dormitorio e spalancò la porta. Harry era a letto, ad ascoltare imbronciato il racconto di Neville su quanto si fosse divertito al ballo. Ron sapeva benissimo che Harry non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo, ma lo disse lo stesso perché era troppo felice: «Ho baciato Astoria!»
Neville saltò in aria per la gioia, tranne poi inciampare nel lenzuolo e rovinare a terra.
«Complimenti, Ron!» esclamò, mentre il compagno lo aiutava ad alzarsi. «È stato un bellissimo ballo, non è vero?!»
«È stato fantastico… è stato incredibile» replicò Ron, che ormai aveva esaurito le parole. «Tu che ne dici, Harry? Alla fine non è stato poi così male ballare con Ginny, vero?»
«No, non è stato poi così male» soggiunse Harry, facendo il sostenuto.
«Dai, piantala di fare lo scontroso! Ho baciato Astoria!»
E allora? Hermione ha baciato Krum, ma ora non è qui a saltellare come un’assatanata, pensò Harry, ma si morse la lingua e non glielo disse: dopotutto, era il suo migliore amico.
«Bravo, veramente spettacolare» si costrinse a dire.
Ron capì che questo era il massimo che poteva aspettarsi, con l’amico così di cattivo umore; per cui senza più dir nulla si spogliò e si mise sotto le coperte.
Oggi è stato il giorno più bello della mia vita. Ho dato il mio primo bacio a una ragazza meravigliosa. Non vedo l’ora di dirlo a Hermione.
 
 

 


NdA2
Lista delle canzoni
Down at the Astoria…- inizio di Long live rock degli Who. Quell’”Astoria” lì è un locale di Londra.
The way you wear your hat…- inizio di They can’t take that away from me, grande pezzo jazz interpretato da chiunque, a partire da Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald. Un verso della canzone dà anche il titolo alla storia.
Quand il me prend dans ses bras…- evidentemente, ritornello di La vie en rose di Edith Piaf.
Fly me to the moon…- Frank Sinatra. Un altro grande classico, s’intende.
Perché ci sono delle canzoni babbane?
Mi piaceva l’idea che i nostri eroi ballassero questi pezzi un po’ datati, quindi nel testo non ho specificato che fossero babbane, le ho messe come se le conoscessero tutti.
Ma Ron ha citato Fabri Fibra?
Sì, l’ha fatto. Insomma, lo so che è una caduta di stile, ma mi piaceva troppo metterla, visto che si adattava benissimo alla situazione di Harry.
L’ultima parola della storia è “Hermione”…
Ma certo che sì.
 
Grazie per la lettura!
 
  
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