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Autore: Lady Aquaria    07/05/2011    7 recensioni
Estratto dal capitolo 1:
Certo che voleva Camus, dentro di sé non aveva mai smesso di provare per lui qualcosa di più del semplice affetto; anche se a sé stessa lo negava, per Camus provava ancora amore.
"Io e papà ci siamo amati, un tempo."iniziò, cercando le parole più adatte."Amare, Lixue, capisci? È qualcosa di molto più forte del volersi bene."
"Quanto forte?"
Forte abbastanza da indurre una ragazza nemmeno ventenne a rivolgere fredde parole cariche d'odio all'altro. Un sentimento così intenso da indurla a restare a letto per giorni dopo il suo abbandono, tanto potente da spingerla a prendere a pugni il fratello che le aveva proposto di abortire.
EDIT: Storia completamente revisionata! Vale
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Shunrei / Fiore di Luna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
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Capitolo 18 rivisto
18.
Enough is enough.
[Amare qualcuno non è solo un forte sentimento. È una scelta, una promessa, un impegno.]
Erich Fromm
 
If you've reached the end,
don't pretend that is right when it's over,
If you've had enough,
don't put up with his stuff,
don't you do it.
[No more tears - B.Streisand & Donna Summer]
 
Primi giorni di novembre, Parigi.
Camus si accorse di avere i pensieri rivolti altrove dopo aver riletto per la quinta volta la stessa riga; salvò il lavoro sulla pendrive e chiuse il volume che stava traducendo, quindi aprì internet e il motore di ricerca e iniziò a cercare le risposte a quei dubbi che l'assillavano da settimane.
Almeno finché l'icona di Skype non s'illuminò di colpo, seguita dal trillare tipico di una chiamata e del volto di Milo nel riquadro in alto a destra dello schermo.
"Yasas, Milo."
"Ti disturbo? Stavi lavorando?"
"Sì, ma ho smesso poco fa, non riesco a concentrarmi su niente." rispose Camus, premendosi due dita alla radice del naso. "Sto allegramente perdendo tempo su internet."
"Allora dopo mi raccomando, cancella la cronologia o Mei vedrà i collegamenti a youporn."
Camus inarcò un sopracciglio, riuscendo a gelarlo con lo sguardo anche attraverso la webcam.
"Diversamente da te, amico mio, non ho bisogno di youporn e del fai-da-te-, la mia vita di coppia mi soddisfa pienamente." ribatté. Si raddrizzò sulla poltrona e tornò alla ricerca. "Mi soddisfa così tanto che credo di essere entrato in una certa fase."
"Cos'è, funziona come un videogioco? In tal caso dammi i codici segreti così da evitare il problema."
"Una soluzione per te ce l'ho. Astieniti dal fare sesso e vedrai che non correrai alcun rischio." rispose Camus.
"Spiritoso. Posso astenermi da tutto, ma non da quello."
"E allora quella fase mettila sempre in conto, il preservativo si può sempre rompere e la pillola può sempre essere rigettata prima che faccia effetto. Mai dire mai."
"A voi è successo questo?"
"No. Se c'è, l'abbiamo cercata. Vogliamo entrambi un altro bambino."

"Non mi dire… Mei è incinta?" tirò a indovinare Milo.
"Non lo so con certezza, ma lo sospetto. Più tardi andrò a parlare con mia cognata, sicuramente ne saprà di più rispetto a certi siti internet."
"Ah, ovviamente."
"Alcuni si contraddicono tra loro o scrivono assurdità, non so a chi credere. Senti qua: i sintomi qui elencati possono presentarsi in situazioni che variano di caso in caso e da donna a donna, così come possono essere del tutto assenti o presentarsi solo alcuni di questi. Molte donne avvertono i primi sintomi già a quindici giorni dal concepimento, altre a partire dal terzo mese…" Camus smise di leggere preferendo saltare tutta la parte anatomica relativa al concepimento e all'impianto della gravidanza, iniziando a leggere tutta la sintomatologia con attenzione. "I primissimi sono quelli relativi al seno, che aumenta e diventa sensibile, segue la stanchezza, la sensibilità agli odori e la nausea, anche di fronte a cibi che di solito sono apprezzati e consumati, fino ad arrivare al poco appetito… Mei mangia come un bue. Direi che quest'ultimo proprio non è il suo caso. Poi, vediamo… mal di testa, vertigini, cambiamenti d'umore, crisi di pianto, malinconia, depressione… oh, andiamo bene."
I primi dubbi erano sorti qualche tempo prima, durante una noiosissima sessione di shopping per Parigi durante la quale lui e Hyoga erano stati costretti a partecipare in qualità di facchini: costretti dalle circostanze a chiedere una pausa tra un negozio e l'altro, si erano fermati a un cafè dove Mei, di solito caffeinomane all'ultimo stadio, quasi aveva dato di stomaco al lieve sentore di caffè del locale. Indizio di poco conto, sulle prime: ma nella piccola schermaglia che era seguita, erano arrivati altri indizi.
"Mei, qui c'era qualcosa." le aveva detto, indicando il dolce nel piatto.
"Dove? Cosa?"
"La mela. Proprio al centro della fetta."
"Oh. Quella cosina caramellosa? Buona!"
"…aspettati una punizione esemplare." aveva scherzato, prima di attirarla a sé. Nel farlo, si ricordò, le aveva inavvertitamente toccato il seno e Mei era scattata come una molla sulla sedia.
"Sai, mi stai togliendo la voglia di avere figli." commentò Milo, dall'altra parte della webcam. "Già non so se ho davvero voglia di diventare padre, figurati."
"Smettila, saresti un bravo papà."
"E tu che ne sai?"
"Sei divertente, li faresti giocare e... ridere."
"In poche parole mi stai dicendo che più che un padre, sarei un buffone."
Camus levò gli occhi al cielo.
"Stupido. Vorrei farti notare, inoltre, che non saresti tu a doverli portare in grembo."
"Ringraziando il cielo, Cam, ho come l'impressione che morirei dal dolore alla prima contrazione."
"No, tu moriresti al concepimento, il che è diverso."
"Morire no, ma diciamo che il modo in cui dovrei concepire mi preoccuperebbe non poco." obiettò Milo.
Camus scoppiò a ridere.
"Sarà meglio che vada, altrimenti si fa troppo tardi e non ho alcuna intenzione di dover sopportare altre lamentele del mio simpatico cognatino." spiegò, dando un'occhiata all'orologio.
"Perché non lo porti alla quarta casa? Death sarebbe più che felice di occuparsene." scherzò Milo.
"E obbligare DeathMask a sopportare la sua parlantina da saccente in casa tutto il giorno, tutti i giorni? Suvvia, non sono così crudele." replicò Camus, sistemando ordinatamente i fogli e gli appunti sulla scrivania. "Ci sentiamo, dai."
Si salutarono e Camus chiuse Skype, avviò un programmino per pulire il disco fisso dai file spazzatura e spense il portatile; Shunrei stava riassettando casa quando lo vide comparire nella cucina della pagoda.
"Ciao! Qual buon vento?" l'accolse, sorridendo.
"Ciao, Shunrei. So che è tardi, ma ho bisogno di chiederti qualcosa a proposito di Mei."
 
La giornata di lavoro, finalmente, era finita.
Mei amava il suo lavoro, eppure da giorni provava una stanchezza a dir poco insolita per chi, come lei, era abituata a lavorare sodo e non avvertirne neanche un cenno. Uscì dallo spogliatoio infilandosi il borsone a tracolla e passò il badge sotto il lettore ottico.
"A domani signorina ShuFang."
"A domani, Genji." rispose Mei, sorridendo alla ragazza in reception. Ancora qualche passo prima di raggiungere il portone, e si trovò costretta ad appoggiarsi al muro, con la nausea e la stanza che le ruotava intorno impazzita. "Oddèi… fermate la stanza…"
Genji oltrepassò il bancone e la soccorse.
"Si sieda qui, ora chiamo subito un'ambulanza."
"Per un giramento di testa, non è il caso." disse Mei, sedendosi sulla poltroncina più vicina.
"Mei!" arrivò Sheng, dalla sala attigua. "Mei, cos'è successo?"
"Un capogiro, ma è passato." disse Mei, tentando di rialzarsi senza alcun successo, vedendo tutto nero davanti agli occhi.
"Mei… preferisco portarti in ospedale… forse hai fatto troppi sforzi?"
Mei sorrise.
"Sheng, sono una judoka… credo sia normale fare sforzi, no? Credo semplicemente di essere incinta."
"Sarei più tranquillo se ti facessi visitare."
"No, davvero. Preferisco andare a casa, Sheng, grazie. Domani consulterò il mio ginecologo."
"Posso accompagnarti a casa, allora?"
"No, non ce n'è bisogno, davvero. Devo passare a prendere mia figlia. Posso avere un po’ d'acqua?" chiese, mentre la vista le tornava lentamente a posto.
Cinque minuti dopo, quand'era certa di essere in condizioni di poter guidare, si alzò e si avviò all'auto, impaziente di raggiungere casa quanto prima, colta da un'ondata di nausea.
"Credo proprio sia arrivato il momento di fare un'ecografia." biascicò, rivolta al suo riflesso nello specchio.
A maggior ragione se il test di gravidanza era positivo.
"Parlavi con me, mamma?" Lixue entrò nel bagno dei genitori e trovò la madre piegata in due sul water. "Mamma?!"
Mei tirò lo sciacquone e afferrò un asciugamano.
"Non è niente di grave, non preoccuparti. Adesso mi farò una doccia e passerà tutto." le rispose. "Spero. Torna a fare i compiti tesoro, se ho bisogno ti chiamo, sì?"
Lixue annuì, quindi tornò nella sua stanza.
 
"In effetti Mei ha sofferto quei disturbi quando era incinta." ricordò Shunrei. "Appetito superiore al normale, parecchia nausea nei momenti meno opportuni, sonnolenza e stanchezza generalizzata, giramenti di testa e poi sporadici episodi di… come definirli… fame d'aria com'è successo a Tokyo."
"Quindi se il mio istinto non sbaglia e se non ho calcolato male, doveva già essere incinta, alla festa."
Shunrei annuì.
"Da almeno quindici giorni." rispose. "Molte donne iniziano ad avvertire disturbi già durante le prime tre settimane."
Perciò dovevano aver concepito il bambino all'isba.
"Però a parte questi pochi sintomi la gravidanza di Lixue è stata piuttosto tranquilla." riprese Shunrei. "Nessuna crisi di pianto o depressione. Per quello puoi star tranquillo, non ti darà noie di questo genere."
"Anche perché ha già pianto abbastanza lacrime per un idiota come te." commentò Shiryu, in cinese. Tornò al greco. "Vi siete rimessi insieme da quanto? Quattro mesi o poco più? Noto che non avete perso tempo…"
"Non ci siamo mai lasciati."
"Fatti gli affari tuoi." lo ammonì Shunrei.
"Con tutto il rispetto che non meriteresti ma che da persona educata quale sono continuo a concederti, Shiryu" Camus si alzò in piedi "…faresti meglio a seguire il consiglio di Shunrei: niente di ciò che io e Mei facciamo ti riguarda. Da quel che vedo non mi risulta che voi due nell'intimità della vostra camera da letto, giochiate a carte. Perciò tieni per te le tue constatazioni fuori luogo."
Shiryu inarcò un sopracciglio.
"Fino a prova contraria questa è casa mia, e dico quel che voglio per proteggere mia sorella."
Camus rise, d'una risata colma di rancore.
"Il tuo concetto di protezione presenta diverse falle."
"Pensa come vuoi, il mio primo interesse è sempre stata la sicurezza di mia sorella."
"Ed è stato per proteggerla che le parlasti di aborto quando era incinta di mia figlia?" sibilò. "Mia. Figlia." ripeté. "Tua nipote, quella stessa bambina che ti vuole bene e che ti chiama zio. Quella stessa bambina che non sa che quello zio ha cercato di impedire la sua nascita. E' una bambina straordinaria e tu non meriti il suo affetto! Stento a credere che mia moglie abbia un fratello così stronzo!"
"Intanto non è ancora tua moglie." precisò Shiryu.
Pur consapevole che così facendo sarebbe sceso al suo stesso livello infantile, Camus sollevò la mano, mostrandogli la cicatrice sul palmo, silente testimone, insieme alla fede d'oro, della piccola e veloce cerimonia nella quale Dohko li aveva simbolicamente uniti in matrimonio in presenza di Shaina e Milo. Mei l'avrebbe rimproverato non poco per averlo detto a Shiryu, ma quello era un problema al quale avrebbe pensato più tardi.
"Aggiornati, hai perso un episodio." rispose, gelido.
"Quella cosa non ha valore legale."
"Neanche i documenti in municipio? Io credo proprio di sì."
"Fantastico." commentò Shiryu, piatto. "Io dico solo che Mei…"
"…che Mei cosa? Che si meriterebbe chiunque tranne me?"
"L'hai detto tu." specificò Shiryu.
"Shiryu, adesso basta." intervenne Shunrei. "Basta! Mei ha scelto la sua vita e sei pregato di rispettare la sua scelta! Ha scelto Camus? Bene, l'unica cosa che devi fare è essere felice per lei e basta!"
"E lasciarla con un… essere capace di abbandonare una donna incinta? Mei s'è ritrovata incinta e sola da un giorno all'altro per colpa sua." sibilò Shiryu.
"Non avevo idea che fosse incinta quando l'ho lasciata! Non è a te che devo spiegare i motivi della mia scelta, solo Mei sa, e solo lei può giudicarmi, tu no. Non sei tanto diverso da me, anche tu hai lasciato la tua donna al suo destino, e per il mio stesso motivo." aggiunse Camus. rimettendo la sedia a posto. "Grazie per l'aiuto, Shunrei."
 
*
 
Tornato a casa, si vide costretto ad appoggiarsi al muro, mentre l'adrenalina che aveva accumulato poco prima andava esaurendosi con lentezza esasperante.
Concentrati. Respira e concentrati, non è difficile. Devi solo calmarti.
Calmarsi, come se fosse facile.
"Papà?"
Calmati, calmati, calmati. Respirò a fondo e si discostò dal muro, scoprendo di avervi lasciato un velo di ghiaccio.
"Oh, fantastico." blaterò.  Non era da lui perdere il lume della ragione, ma diamine, quel ragazzo riusciva dove anni d'allenamento prima e anni d'insegnamento dopo, con due allievi a tratti discoli come tutti i bambini, non erano mai arrivati; quell'insolita e ringraziando Athena, rara manifestazione incontrollata dei suoi poteri era segno che Shiryu possedeva la dannata capacità di farlo uscire dai gangheri, e non era affatto un bene.
"Bàba?"
"Sono io, tesoro. Arrivo subito." rispose, cercando un modo per porre rimedio a quel che aveva combinato.
Sì, porre rimedio.
Quella casa sarebbe potuta crollare sotto i loro piedi, polverizzarsi, ma quel pezzo di muro e la sua dannatissima crosta di ghiaccio sarebbero rimaste intatte.
Sentì i passi di sua figlia dirigersi verso il salotto e decise che a quel disastro avrebbe pensato con calma, più tardi, insieme a Hyoga.
"Li?" chiamò, in corridoio.
"Papà! Sono qui!" Lixue tornò di corsa dalla sua stanza e l'abbracciò, affondando il viso nel suo addome, le braccia a circondargli i fianchi. "Ciao!"
Camus posò la giacca sullo schienale di una sedia e ricambiò l'abbraccio della figlia, prendendola in braccio.
Ed è stato per proteggerla che le parlasti di aborto quando era incinta di mia figlia?
Per quanto capace di farlo uscire di senno, Shiryu non aveva mai avuto un particolare ascendente su Mei, di nessun genere, ringraziando Athena: se solo Mei fosse stata una ragazza meno forte, se solo gli avesse dato ascolto, ora non avrebbe avuto nulla di quanto guadagnato come ricompensa per un'infanzia e un'adolescenza non proprio normali. Se Mei non avesse lottato, ma avesse ascoltato Shiryu, la bambina che in quel momento stringeva tra le braccia e che ogni giorno da quando era venuta al mondo amava con un'intensità inspiegabile a parole, non ci sarebbe stata.
Al solo pensiero gli salirono le lacrime agli occhi senza che potesse trattenerle in alcun modo; s'impose di non perdere il controllo come poco prima, però, altrimenti avrebbe spaventato o peggio, fatto del male a sua figlia.
"La mia bambina." mormorò, stringendola a sé e accarezzandole la testa. "La mia adorata bambina."
"Cosa c'è papà?" chiese Lixue.
"Niente. Mi hai abbracciato, e sono felice."
"Papà, sono piccola ma non sono stupida. Non stai bene. Ti batte forte il cuore."
"Je le sais, mais je vais bien, ne t'inquiète pas." Lo so, ma sto bene, non preoccuparti.
Lixue si scostò dal padre, gli prese il viso tra le mani e lo guardò, il visetto serio mentre gli asciugava le lacrime con i polpastrelli: proprio come sua madre, le bastava pochissimo per capire quando qualcosa non andava per il verso giusto.
"Wǒ ài nǐ, bàba." Ti voglio bene, papà.
"Wǒ yěshì, qīn'ài de. Nǎlǐ shì māmā?" Anche io, tesoro. Dov'è mamma?
"In bagno, si sta lavando." rispose Lixue. "Oggi non stava bene."
"Ah, ora ci penso io alla mamma. Stavi facendo i compiti?"
"Sì… quelli di matematica." rispose, con poco entusiasmo.
"Molto bene. Continua a farli, tesoro, più tardi verrò a darci un'occhiata e vedremo insieme come migliorarli." propose Camus. La riaccompagnò nella sua stanza e si avviò al bagno padronale, dove Mei, in vestaglia, stava spazzolandosi i capelli umidi mentre canticchiava a bassa voce paradise city.
"Take me down to the paradise city, where the grass is green and the boys are pretty, take me home, yeah!"
"Sono quasi sicuro che Axl cantasse: where the grass is green and the girls are pretty…" esordì, fermandosi sulla porta.
"Ciao!!" gli sorrise Mei, intravedendolo dallo specchio. Posò la spazzola e si alzò. "Dov'eri finito? Ti cerco da quando sono... scusa!"
Camus stava per abbracciarla, quando Mei gli sgusciò via dalle mani correndo in bagno; la sentì dare di stomaco poco dopo e storse il naso, seguendola e tenendole i capelli lontano dal viso.
"Messaggio recepito: non ti piace il mio nuovo dopobarba al sandalo." scherzò, guadagnandosi un'occhiataccia in tralice prima di una nuova ondata.
"Fa schifo."
"Milo mi ha rifilato la boccetta nuova, dice che Shaina gli ha dato un ultimatum: o lui, o il dopobarba."
"Chiediti il perché." commentò Mei, afferrando l'asciugamani usato prima e asciugandosi la bocca. "Dèi del cielo, mio padre adorava il vecchio profumo Opium eppure non mi ha mai fatto schifo quanto il sandalo."
"Non lo userò più, promesso."
L'aiutò a rialzarsi, tirò lo sciacquone e tornarono in camera.
"Ho una fame che mangerei tutto il contenuto del frigo." si lamentò Mei. "Ehi! Tutto bene?"
Come aveva fatto con Lixue, Camus la strinse a sè; ma a differenza di pochi minuti prima, non riuscì a tenere a bada quanto provava dopo l'accesa discussione con Shiryu: dopo poco, Mei iniziò a sentire parecchio freddo, proprio da lui.
"Oddio, scusa." bisbigliò Camus, la voce tremula, scostandola da sé di scatto ma tenendo ben salde le mani sulle sue braccia. "Scusami."
"Cam, tutto bene?" gli domandò, iniziando a preoccuparsi.
"No." ammise Camus, dopo qualche istante. Appoggiò la testa sulla spalla di Mei, sentendo il cuore accelerare ancora. "Non sto bene per niente."
"Eh, me ne sono accorta… non controlli i tuoi poteri." rispose Mei. "Che cos'è successo?"
"Ma niente, stai tranquilla."
Gli posò una mano sul petto e quasi sbiancò.
"Tesoro, il cuore ti batte fortissimo! Cam! Ti porto in ospedale."
"NO!"
"No?"
"Sono solo molto agitato." tentò di spiegare Camus.
L'obbligò a sedersi e si accovacciò di fronte a lui, accorgendosi che oltre alle palpitazioni, stava anche sudando freddo.
"Chiamo il medico." decise Mei.
"Accidenti se sei testona." disse, togliendole il telefono di mano. "E' solo stress, adesso passa."
"Non parlarmi come se fossi una bambina. Mi spieghi che cosa è successo? Mi stai agitando e in questo momento non mi fa bene, sai?" d'un tratto, improvvisamente, comprese tutto. Shiryu. "Portami in Cina. Subito."
"Lascia perdere dai, non è il caso."
"Camus, quale parte di subito non ti è chiara?"
 
*
 
"Mei? Come mai a quest'ora? E' successo qualcosa?" le sorrise Shiryu, prima di beccarsi un sonoro ceffone che gli fece voltare la faccia.
"Mei!" esclamò Shunrei.
"Ma…? Che diamine, ti ha dato di volta il cervello?"
"Hai oltrepassato ogni limite, ora basta. Non voglio più ripetermi, basta!" disse Mei, la voce che iniziava a incrinarsi e la mano che le doleva oltre ogni limite.
Shiryu guardò Camus.
"Era proprio necessario che sapesse del nostro scambio d'opinioni?"
Scambio d'opinioni? Trattarlo in quel modo –da anni- e minimizzare il loro legame era diventato uno scambio d'opinioni?
"Sono io che ti parlo, Shiryu, non guardare lui. Ho insistito io per farmi portare qui e per farmi confessare tutto, lui nemmeno voleva." gli disse Mei, afferrandogli il mento con poca grazia e voltandolo verso di sé. "Non voglio più discutere con te di questa faccenda, perciò fa' che sia l'ultima volta che ne parliamo. E intendo davvero l'ultima."
"Non voglio discutere davanti alla bambina." disse Shiryu.
"Lixue è rimasta a casa." interloquì Camus. Aveva preferito lasciarla con Hyoga e Freya, in previsione di eventuali liti e, come sempre, il suo istinto non si era sbagliato.
"Porta le tue chiappe fuori da qui." sibilò Mei di punto in bianco.
"Mei, non è necessario che…" intervenne Camus.
"No." replicò lei, alzando la mano a mo' d'ammonimento.
"Okay, c'est bon. Ne te fâche pas." Okay, va bene, non arrabbiarti.
"Sono già arrabbiata." precisò Mei. Sospinse Shiryu fuori, in giardino. "E tu? Sei ancora qui, eh? Cammina! Sono stanca delle tue stronzate!"
Doveva vedersela da sola, senza l'intervento di nessuno.
"Mei, sei in vestaglia, scalza e con i capelli umidi. Rientriamo, prima che ti venga un accidente, su." disse Shiryu.
"L'accidente te lo faccio venire io." ribatté Mei.
Camus sospirò.
"Ha capito tutto da sola, come sempre." disse a mò di spiegazione. "Non volevo neanche venire qui a fare… questo."
"Lo so, Mei è fatta così, non puoi cambiarla. Ad ogni modo, se è davvero incinta come crediamo, questa rabbia non le fa affatto bene: quando aspettava Lixue e Shiryu le disse di abortire, era così furibonda che il medico del pronto soccorso le somministrò un calmante e la tenne in osservazione tutta la notte." disse Shunrei. "Non avevo mai visto il Maestro così arrabbiato verso Shiryu."
Camus sospirò.
Spera di non vedere mai me arrabbiato nei confronti di Shiryu.
"Ho provato, davvero, a fare in modo che non litigassero, sperare che non succedesse niente di così grave tra di loro da provocare una spaccatura irreparabile. So che cosa vuol dire crescere da solo senza fratelli e per questo volevo evitare ogni discussione."
"Vorresti davvero evitare ogni discussione tra quei due? Beh, tanti auguri allora." esclamò Shunrei. "Vieni, lasciali discutere… tanto c'è ben poco da fare."
Lo scortò in cucina e gli versò una tazza di tè, dopo aver preso una scatola di latta con dei biscotti mandorle e uvetta che aveva cucinato quella mattina.
"Alla fine è incinta o no?"
"Non ne ho ancora idea, Rei, non mi ha detto niente. È più una mia sensazione, in base a tanti piccoli indizi….ma aspetto che sia lei a dirmelo, quando sarà pronta."
Shunrei sorrise, esitando un attimo prima di rispondere.
"Beh, c'è poco da fare: se non avete usato protezioni c'è un'alta probabilità che sia incinta davvero."
Camus reagì diversamente da come s'era aspettata: arrossì anziché indignarsi per la confidenza che si era presa nei suoi confronti.
"Siamo stati da soli qualche giorno mentre Lixue era via con Hyoga e fidanzata e beh… no, direi che non ne abbiamo usate… stiamo cercando di avere un altro bambino, sai."
"Camus, per me Mei è come e più di una sorella, e ci tengo a dirti che sono contenta che abbia qualcuno come te con il quale condividere la vita. Ti ho sempre considerato una brava persona, e penso che tu sia un buon padre e un buon compagno; se gli dèi decideranno di farvi mettere al mondo un altro bambino, sarò ancora più felice per voi, vi meritate la felicità che state avendo."
"Ti ringrazio, sei molto gentile." ringraziò Camus.
"Non lo dico così per dire, lo penso davvero. Non dar retta a Shiryu, è solo un cretino." disse Shunrei. "E' agitato per la faccenda del bambino in arrivo e del matrimonio da organizzare… a proposito… vedo che hai un anello. Posso vederlo?"
Camus sorrise e si sfilò la fede dall'anulare sinistro, porgendola a Shunrei.
"Che anello strano." osservò la ragazza.
"L'anello d'oro rosa simboleggia l'amore, quello giallo la fedeltà, il bianco l'amicizia." rispose Camus. "O almeno, questo è quello che ho letto su internet riguardo questi particolari anelli trilogy. Sono sicuro che è per questo motivo che sono state scelte queste particolari fedi."
"Alexandre et Joséphine – 24 juin 1984" lesse Shunrei. "Chi erano?"
"Mes parents…" rispose, di getto, ricordandosi solo dopo che Shunrei non parlava francese. "Tāmen shì wǒ de fùmǔ." aggiunse in cinese, sovrapensiero. Tornò subito al greco. "Erano le fedi dei miei genitori… quando la sera del compleanno di Lady Saori ho proposto a Mei di farci unire simbolicamente in matrimonio, ho pensato subito a queste, un modo per unire entrambe le usanze. Da noi si porta un anello all'anulare sinistro."
"Oh. Legalmente non ha valore, ma sai che da noi, secondo le nostre credenze, ha più valore il legame spirituale di questo gesto? E' indissolubile, nemmeno l'Imperatore di Giada o Buddha stesso possono infrangere un legame di questo genere."
"Ne ero ben consapevole quando gliel'ho proposto."
"Siete dunque legati per l'eternità. Bada, non è cosa da poco."
"So anche questo. E so che non vorrei nessun'altra donna al posto suo."
Sbirciò fuori dalla finestra, guardando Mei e il fratello litigare: la vedeva gesticolare, arrabbiata, mentre Shiryu, le braccia conserte, non sembrava nemmeno ascoltare la sorella.
 
"…non costringermi a escluderti dalla mia vita, Shiryu, sei mio fratello. Ti voglio bene e lo sai, ma Camus è tutto, per me."
"Tu hai già scelto, Mei!"
"Oh no, altrimenti non sarei qui, ma ti avrei già escluso dalla mia vita e da quella della mia famiglia." ribatté Mei.

"Mi escluderesti anche dalla vita di Lixue?"
"Ti ricordo che quando rimasi incinta tu volevi farmi abortire!" sbottò Mei. "E questo perché non solo era figlia di un laowai, ma perché figlia di un Gold Saint! Perché figlia di Camus! Sono certa che se a mettermi incinta fosse stato Ōko o uno dei tuoi amici Bronze o uno qualunque dei Silver, tu non avresti fiatato."

"Avevamo tredici anni all'epoca!" replicò Shiryu, scandalizzato.
"Dannazione, hai capito benissimo che cosa intendo dire. Se fosse stato Ōko, il padre? Ti saresti opposto? Oppure quel Silver, quello che credeva d'aver ucciso Seiya… Misty. Con lui non avresti fatto storie. Chiunque, purché non Camus."
Shiryu sbuffò.
"Dèi, l'avrei ucciso." le rispose.
"E perché non hai tentato di uccidere Camus?"
"Quale idiota proverebbe a uccidere un Gold Saint che può contare sull'aiuto di colleghi potenti quanto lui?"
Mei serrò i pugni, sentendo la rabbia rimontarle dentro.
"Non riusciresti neanche ad avvicinarti a Camus con certe intenzioni, figurarsi ucciderlo." sibilò.
"Hyoga c'è riuscito."
La rabbia esondò del tutto.
"Ah certo! Ha assorbito l'Aurora Execution che Camus gli aveva appena lanciato contro e gliel'ha rispedita indietro insieme al suo cosmo, sfido io! Altrimenti col cavolo l'avrebbe fatto." berciò. "Senti, ma perché cavolo sto qui a tentare di recuperare un rapporto quando è ovvio che non esiste più niente da recuperare?"
"Dèi del cielo, Mei! Hai già deciso da che lato della barricata stare, mi sembra."
"Barricata? E che cos'è, una guerra?"
"Hai scelto di escludermi, volontariamente, da una cosa come il legame delle anime, hai già deciso da che parte stare!"
"Beh, prova a darmi torto, coraggio. E non venirmi a dire che al posto mio tu avresti scelto me, perché sappiamo benissimo entrambi che avresti scelto Shunrei." rispose Mei. "Ma al contrario tuo non sono offesa, so che cosa provi per lei e ne sono felice… ma almeno, santi numi, non farmi la morale quando tu per primo non ne hai una. Per me è finita, Shiryu. Finita."
Shiryu sorrise.
"Non puoi lasciarmi! Siamo fratelli!"
"Ah, potessi recidere quel legame lo farei." replicò Mei, irata, rientrando nella pagoda. "Adesso possiamo tornare a casa."
Camus alzò lo sguardo su di lei.
"Poffo almeno finire i bifcotti? " le rispose, schermando con una mano la bocca piena mentre parlava.
Shunrei s'avvicinò svelta a Shiryu, come per controllare che stesse bene, e Mei se ne accorse: nel guardare la scena gli occhi quasi le uscirono dalle orbite.
"Oh, ma guardati. Sembri l'eroina romantica di qualche stucchevole produzione cantonese. Strano, non ti ho visto fuori sul tuo picco, a pregare per la salvezza del tuo ragazzo." le sfuggì di bocca, prima che potesse fermarsi. "Si può sapere di che cosa avevi paura, Rei?"
Shunrei guardò prima Shiryu, poi la cognata.
"I-io…"
"No, Camus, dico… hai visto? Che diavolo, volevo solo parlare, non commettere fratricidio!"
"Non dovevamo tornare a casa?" suggerì Camus.
"No, torneremo a casa quando Shunrei mi avrà risposto. Tu lo ami?" domandò quindi Mei, di punto in bianco. "Mio fratello, dico. Lo ami?"
Si conoscevano da quando avevano più o meno cinque anni, si erano innamorati e col tempo erano diventati inseparabili. Utilizzare il termine amore per descrivere il loro rapporto era un mero eufemismo: ovviamente l'amava.
"Sì." rispose Shunrei, confusa.
"Allora forse puoi comprendere l'intensità di quel che provo nei confronti di Camus. Lo stesso uomo, Shiryu, che nonostante tutta la merda che continui a gettargli addosso, stasera e in altre occasioni ha cercato in tutti i modi di mettere pace tra di noi. Non è il caso, Mei, lascia perdere perché non è successo niente di grave; non litigare con lui per me, tieni conto di tuo fratello, perché so che cosa significa crescere da solo. Sai quante volte avrei voluto venire qui a riempirti la faccia di schiaffi? Tante. E ogni maledetta volta Camus riusciva a dissuadermi, riuscendo persino a farmi sentire in colpa perché volevo difenderlo contro di te. Siamo umani, abbiamo commesso i nostri sbagli e abbiamo tanti difetti che cerchiamo di sopportare per amore dell'altro e… non siamo perfetti come le coppie dei film, ma io lo amo con la stessa intensità con la quale Shunrei ama te. Possibile che tu proprio non riesca a comprenderlo? Sei cieco fino a questo punto? Non fai altro che metterci i bastoni tra le ruote!" disse Mei, piangendo silente sulle ultime parole. "Siamo fratelli, Shiryu. Io ti voglio bene e te ne vorrò sempre… ma lui è la mia vita, e non posso rinunciarvi. Questo non è più un ultimatum, dato che sono costretta a scegliere davvero, adesso, allora sc-…"
"No."
"No? Osi ancora dirmi che cosa posso e non posso fare? Non hai capito un accidenti di quello che ho appena detto?"
"No, non sei costretta a scegliere." spiegò Shiryu. "Obbligarti a farlo mi farebbe solo star male perché so chi sceglieresti. Ma okay, va bene, in fondo ti ama ed è questo che dovrebbe importare."
Camus si schiarì la voce.

"Sia resa lode ad Athena." mormorò.
"Cos'è, ci stai prendendo in giro?" fece Mei.
"No. Sto cercando di porgervi le mie scuse."
"Questa è proprio bella." commentò Camus. "Aspetta che me la segno."
"Sono sincero."
"Ebbene, lascia che anche io sia sincero. Senza alcun rammarico ti rispondo che non ho alcuna intenzione di accettare le tue scuse." rispose Camus, incrociando le braccia sul petto. "Troppo comodo fare volontariamente del male alle persone che si giura di amare e poi pretendere di essere scusati in questo modo. No che non ti scuso. A causa tua ho rischiato di non essere padre e di non poter stare con Mei. E non ti dico dove puoi infilarti le tue scuse perché potrebbe non piacerti." vide che stava per interromperlo e lo precedette. "Prima che tu possa paragonare la mia situazione alla tua, permettimi di dirti che sì, è vero. Ho ferito Mei volontariamente con il più turpe dei peccati che potessi mai commettere: le ho salvato la vita cacciandola da un posto che si sarebbe trasformato nella sua tomba. Ho offerto a Hyoga una chance di arrivare ad Ares. Ho finto di tradire Athena e subito l'umiliazione di indossare una surplice, di essere definito infame per aiutarla nella sua lotta contro Hades e di essere quasi strozzato dal mio migliore amico. Mi sono sacrificato insieme ai miei undici compagni per liberarvi la via verso l'Elisio. E tutto per permettere a te, all'umanità e alla mia famiglia di poter vivere, per dare a mia figlia un futuro. Ho ampiamente fatto ammenda per le mie azioni." disse, tenendo a bada il fervore che sentiva ribollire dentro. "Avrei potuto comprendere il tuo astio verso di me se fossi uno di quei mariti violenti e nullafacenti che vivono della fatica delle loro mogli e le ricompensano riempiendole di lividi e di continui soggiorni in traumatologia, o se avessi usato violenza su tua sorella, prendendola contro la sua volontà e fregandomi altamente della bambina. Come vedi, non sono così. Io morirei ancora una volta per tua sorella, sarei felice di darle la mia vita se le servisse. E adesso tu pensi che per lavarti la coscienza basti una misera frase preconfezionata gettata lì per suscitare chissà quale effetto? No, mio caro. Mei può fare ciò che desidera, sicuramente non devo dirle che cosa può o non può fare, ma scordati le mie scuse."
Mei gli strinse la mano, gli occhi lucidi.
"Ti aspetto fuori, quando hai finito avvertimi."
Uscì dalla pagoda e si sedette sui gradini antistanti il piccolo patio, quindi si frugò nelle tasche alla ricerca del pacchetto di caramelle che avrebbe dovuto dare a Lixue, cercando di calmarsi.
Le sue scuse. Questa sì che era davvero bella.
"J'en ai marre de toi, guignol." sbuffò, prima di sputare con aria schifata la caramella che stava mangiando. "Dai, esistono davvero??"
Lixue si sarebbe divertita un mondo a sapere che aveva appena beccato uno dei gusti rivoltanti delle mitiche Gelatine TuttiGusti + 1 di Harry Potter che Shura aveva portato da Londra. A giudicare dal colore, doveva aver appena assaggiato quella fegato e trippa.
"La ciliegina sulla torta di questa magnifica serata." borbottò, sentendo armeggiare alla porta.
"Tutto bene qui?" domandò Shunrei.
Camus si rialzò, ingoiando quasi intera l'ennesima caramella che s'era cacciato in bocca –al cioccolato, stavolta-, e guardò la ragazza, che era appena uscita dalla pagoda; dentro, sentì Mei discutere con Shiryu a voce piuttosto alta.
"Mi dispiace sapere che ti sei sentito preso in giro, ma credo che stavolta sia davvero sincero: Shiryu raramente ammette di aver commesso errori, ma quando lo fa…"
"Shunrei, senti… ho imparato a volerti bene come avrei potuto volerne a mia sorella, se solo ne avessi avuta una. Sei una cara ragazza e Mei ti vuole un gran bene; sono felice per te e per il tuo bambino ma a parte questo, non chiedermi di fare a tutti i costi pace con Shiryu perché non sarei sincero e comunque non m'interessa in alcun modo avere un rapporto di qualsivoglia tipo con lui. E' mio cognato, è lo zio di mia figlia ed è uno dei migliori amici di Hyoga ma la cosa finisce qui." rispose Camus, troncando la discussione sul nascere. "Per quanto riguarda Mei e Lixue facciano pure ciò che desiderano, del resto è loro consanguineo, se vogliono mantenere dei rapporti sono assolutamente libere di farlo, ma con me ha chiuso."
"Capisco." mormorò Shunrei.
"Ne dubito."
Sinceramente Shunrei non aveva idea dei rospi che aveva dovuto ingoiare grazie al suo gentilissimo fidanzato, di tutte le volte che aveva dovuto fingere di non capire le parole di disprezzo che Shiryu gli aveva sempre rivolto –in cinese, ovviamente, non avendo abbastanza coraggio per insultarlo in greco-, di tutte le occhiate di traverso dal chiaro significato di: che diavolo ci fai ancora qui? Non sei il benvenuto! che aveva sempre sopportato per amore di Mei e Lixue.
"Come?"
"Hai sentito." disse Camus, secco. "Sai, nel corso della mia…diciamo carriera, come ambasciatore del Santuario, ho visitato quasi tutto il mondo. Sud est asiatico, Africa mediterranea, Europa… sono pochi i paesi che non ho ancora visitato. Nel corso di queste visite mi è capitato di avere a che fare con persone che pur non conoscendomi, mi hanno fatto sentire come a casa e hanno condiviso con me i loro pasti, le loro abitazioni, persino i loro vestiti. Gente straordinaria che mi è dispiaciuto lasciare dopo solo pochi giorni dal mio arrivo e con la quale ho mantenuto dei bellissimi rapporti d'amicizia. Al contrario, frequento questa casa da quasi un decennio e mai, mai una volta mi sono sentito a mio agio: amato dal Maestro e da Mei e accettato da te, magari, tutti bei sentimenti che Shiryu ha contribuito a rendere vani."
"Io sono sempre stata ben disposta verso di te." obiettò Shunrei.
"Infatti, e ti ringrazio per questo, ma come ho detto, è bastato l'astio ingiustificato del tuo fidanzato a rendere tutto inutile." ripeté Camus. "Ti porto un esempio di qualcosa accaduta non molto tempo fa: ero in Tunisia, in visita a un aggancio nordafricano di Shion; non avevo mai visto quest'uomo né la sua famiglia prima di allora, eppure la gentilezza e l'accoglienza ricevuta sono state tali da farmi nutrire sentimenti di profonda nostalgia verso quel luogo. In Algeria ho quasi litigato con il capo di una tribù berbera affiliata al Santuario che ha voluto a tutti i costi lasciarmi usare la sua tenda e regalato il suo burnus, il suo mantello. Vengo qui e quasi mi viene negato il diritto di dormire, per una notte, sotto lo stesso tetto di mia figlia. Non pretendo nulla di quanto ho ricevuto dall'altra parte del mondo, non voglio tappeti rossi al mio arrivo o squisitezze da città proibita come pasto, pretendo il giusto: un minimo di rispetto."
 
Quando Mei uscì dalla pagoda per tornare a casa, percepì la strana tensione tra Camus e Shunrei senza ovviamente comprenderne il motivo.
"Qualcosa non va?"
"No, tutto bene. Mi andava di chiarire un paio di cose e l'ho fatto."

"…hai chiarito con Shunrei?!"
"Naturalmente, dovessi mai chiarire con tuo fratello, minimo la renderei vedova, per questo preferisco starci lontano." replicò Camus. "Torniamo a casa, ho da fare."
Mei salutò Shunrei, raccomandandosi di riposare e non fare troppi sforzi vista la gravidanza, e tornò a casa con Camus, senza tuttavia domandare nient'altro.
"Ti sei calmata?"
"Io sì, tu piuttosto. La tensione tra te e Shunrei si poteva tagliare a fette."
"Non era mia intenzione farti litigare con tuo fratello, ecco perché ero restio a parlarti della nostra conversazione."
"Non me ne hai parlato, infatti, me ne sono accorta da sola." obiettò Mei. "Shiryu deve imparare a stare al suo posto. So che è mio fratello, so che a modo suo mi ama, so che si preoccupa per me e non gli rimprovero questo… io non mi sono mai intromessa nella sua vita con Shunrei, e gradirei facesse lo stesso con la nostra, perciò è stato meglio così, chiarire prima che potesse farci qualcosa. Perché non potrei mai perdonarmi di avergli permesso di farci del male."
"Io non gli permetterò di fare qualsiasi cosa contro di noi, contro la nostra piccola famiglia, in nome di niente e di nessuno. Adesso che ho te, che ho Lixue, non permetterò a nessuno di portarvi via, vi difenderò con le unghie e con i denti, se sarà necessario."
"È anche per questo che ti amo."
 
**
 
"Non so più che fare."
Hyoga guardò il muro, dove il ghiaccio era ancora perfettamente integro.
"Hai provato a usare l'acqua bollente?"
"Che domande fai? Se ho chiamato te significa che le ho già provate tutte. Ho usato anche la pulitrice a vapore."
"…e?"
"Ha ceduto lei." disse Camus. "Quando Mei scoprirà che le ho fuso la vaporella, mi uccide."
"Quella serve a eliminare gli acari, non ghiaccio allo zero assoluto."
"Quindi?"
"Uhm…" Hyoga allungò una mano a sfiorare la crosta, ritraendola subito dopo. "Dubito che martello e scalpello possano tornare utili, ma con un po' d'impegno… dimmi solo una cosa, Cam."

"…?"
"A meno di mezz'ora da qui c'è un'Ikea. Comprare un quadro, un poster o che ne so… uno specchio dal nome impronunciabile come fanno tutti gli altri, no eh?"
 
***
 
Lady Aquaria's corner
(Capitolo modificato in data 27 novembre 2014)
-Paradise City è una bellissima canzone dei Gun's 'N Roses;
-"J'en ai marre de toi, guignol."Ne ho abbastanza di te, pagliaccio.
-Lo scambio degli anelli è una cosa tipicamente occidentale, ed è una cosa, però, che ho deciso di inserire in favore di Camus.
Grazie come sempre a chi segue nonostante ritardi e stop vari. Alla prossima.
 
Lady Aquaria
   
 
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