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Autore: Emily Alexandre    07/05/2011    13 recensioni
Hogsmeade, la notte della battaglia finale.
Due ragazzi. Un bordello. Un solo pensiero: dimenticare!
"Il ricordo della battaglia la travolse come un fiume in piena ed una nausea l'assalì spingendola a scendere dal letto, alla ricerca di qualsiasi anestetizzante, ma una mano l'afferrò prima che potesse toccare terra, trascinandola nuovamente tra le lenzuola.
-Fa male, vero? Fa male stamattina.-
Il dolore che percepì in quella voce la fece crollare definitivamente. Gli si sedette accanto mentre il cuore sembrava pesarle sempre di più nel petto, oppresso dal dolore totalizzante e devastante che non se n’era mai andato.
-Non ancora, ti prego. Non voglio affrontare la realtà. Non ancora.-"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Leather and Libraries, the story of a love'
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Io ero lì
 


 

Hogsmeade, dopo la battaglia finale.


Si trovava alla fine di una via buia, dietro Hogsmeade, proprio come le avevano detto; sembrava una casa diroccata, talmente traballante da far desistere chiunque dall'entrare.
Chiunque non sapesse, almeno. Chiunque non vi si fosse recato appositamente alla ricerca delle promesse di fatua gioia che l’insegna sbiadita recava con sè. “Ara Laetitiae”.
La ragazza sapeva, anche se una voce nella sua testa le diceva che sarebbe dovuta andar via comunque.
Forse proprio perchè sapeva.
Si voltò titubante e gettò uno sguardo verso il castello, distrutto, divorato da fiamme e maledizioni di cui ancora poteva udire l'eco nell'aria...
Lei voleva andare via, sì, ma non da lì: lei voleva, doveva, andare via da se stessa, almeno per un po'.
Se qualcuno glielo avesse proposto tempo prima, probabilmente l'avrebbe affatturato: che lei, il Prefetto Granger, potesse entrare di sua spontanea volontà in un posto del genere era praticamente assurdo.
Ma tante cose erano cambiate, nel tempo, lei per prima.
I gemelli le avevano parlato di quel posto qualche estate prima, facendo ben attenzione che la signora Weasley non fosse nei paraggi, e lei ricordava di averli severamente criticati...
I gemelli.
Hermione si morse il labbro al ricordo di quel corpo esanime e di quell'altro, identico, devastato da un dolore troppo grande per poter essere anche solo pensato.
Fu allora che si decise, perchè anche il suo, di dolore, era diventato semplicemente troppo.
Aprì la porta ed immediatamente venne investita da un odore di fiori e mele, che le penetrò nelle narici facendola vacillare; una donna, e non era difficile comprendere che tipo di donna fosse, attendeva dietro un tavolo e le scoccò un'occhiata scettica non appena la vide.
Hermione le si avvicinò, respirando profondamente per farsi coraggio.
-Questo non è posto per te, bambina.- La voce della donna le perforò i timpani e la ragazza sorrise, immaginando come la si vedesse dall'esterno: vestiti puliti, mani curate, capelli raccolti... una brava ragazza, senza alcun dubbio.
Ma c'era molto altro dietro quell'apparenza, molto più di quanto le parole potessero spiegare.
-Io ero lì.- disse semplicemente, come se quello bastasse a spiegare tutto. -Io ero lì.- ripetè a voce più alta, quasi fosse un promemoria per se stessa.
Solo allora la donna la guardò davvero ed Hermione fu certa avesse compreso.
-Ho visto tante persone passare di qui, sai? Persone di tutti i tipi... ma tu, piccola, sei diversa da ognuno di loro. Quale gioia cerchi, a casa di Zachary?
-L'oblio. Voglio poter dimenticare, almeno per un po'...
La donna annuì e si alzò, mostrando per intero il corpo appena coperto da un bustino e da una gonna lunga –È strano, sai? Ha chiesto la stessa cosa un ragazzo arrivato qui poco fa, ma lui... lui non era la prima volta che ci veniva a trovare.
Hermione fu tentata di chiedere chi fosse, ma la domanda le morì in gola: che importanza aveva sapere, se tutto ciò che voleva era l'incoscienza?
La donna la condusse attraverso un corridoio stretto, su cui si affacciavano molte porte: l'aria era pregna dell'odore del sesso, del fumo e di altre sostanze che non riusciva ad identificare. In un altro momento –in un’altra sè stessa- forse la nausea l’avrebbe assalita, ma il dolore che le divorava l’anima era così acuto da non dar spazio ad altre sensazioni.
Il cuore le batteva veloce nel petto, ma al tempo stesso una strana calma sembrava essersi impossessata di lei; razionalmente era conscia di quanto quella situazione fosse sbagliata, ma sapeva, con una consapevolezza tanto totalizzante quanto agghiacciante, di essere nell'unico posto in cui sarebbe dovuta essere.
Non a Hogwarts, con i corpi ancora caldi dei caduti, con Ron, con Harry... ma lì, in quel luogo squallido e illegale che quella notte le era parso l'unico porto sicuro per una nave come lei, che aveva smarrito la via.
Alla fine si fermarono e venne fatta entrare in una stanza che la fece sobbalzare dallo stupore, tanto era diversa dalle altre: riccamente decorata di rosso e nero sembrava quasi appartenerrre ad un altro luogo, ad un altro tempo, ad un altro mondo. Al centro troneggiava un letto a baldacchino sul quale stava seduto un uomo, vestito solo con una vestaglia di raso rossa... era bello, con i capelli neri che gli scendevano scomposti sulle spalle, le labbra che si schiudevano attorno ad un sigaro e gli occhi scuri che la scrutavano curiosi.
-Lui è Zachary, il padrone di casa.- le spiegò la donna, prima di lasciarla.
Hermione avrebbe voluto fermarla, pregarla di portarla via di lì, ma tutto ciò che fece fu rimanere immobile, ad attendere che l'uomo le si avvicinasse, guardandolo scendere dal letto e camminare verso di lei.
-Cosa ci fa una fanciulla come te in un posto del genere?
-Io ero lì.- Quante volte l'aveva detto, quella notte?
-Lo so, so chi sei.
E per la prima volta la consapevolezza di cosa stava facendo, delle conseguenze, delle ripercussioni, le crollò addosso; si sentì impallidire, mentre il suo cuore perdeva un battito... quell'uomo sapeva, avrebbe parlato. Ma Zachary parve leggerle nel pensiero, tanto che sorrise, scuotendo la testa -Ciò che succede tra queste mura rimane tra queste mura. Si possono dire tante cose di me, ma non che non mantenga i segreti dei miei clienti. Cosa cerchi da me?
-Voglio dimenticare.
-Io posso regalarti un oblio momentaneo, solo la magia può cancellare la memoria.-
Hermione sussultò davanti a quel tono accondiscendente, non concependo come lui potesse pensare che lei non lo sapesse. Proprio lei, la so-tutto-io. Alzò la testa con una fierezza che non credeva di poter ancora provare, attaccandosi a quel lato di lei che forse era sopravvissuto a quella notte, sfidandolo con lo sguardo ad insinuare ancora che lei non comprendesse ciò che chiedeva: voleva dimenticare in quel momento, non per sempre. Non sarebbe stato giusto e lo sapeva.
-Può darmi ciò che chiedo?
-Certo che posso... e poichè sei una cliente speciale ti cedo la mia camera. Sul letto trovi sigarette di vari colori, il più chiaro è quello con del fumo più leggero, quello più scuro con il fumo più pesante. E trovi liquori di ogni tipo. Per qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, suona la campana posta accanto al letto.- le girò attorno ed uscì, ma prima di chiudersi la porta alle spalle si voltò nuovamente verso di lei -Spero troverai ciò che cerchi.
La lasciò così, con un fruscio di vesti dietro di sè, ed Hermione rimase per un istante immobile, come a volersi ricordare perchè fosse lì... Le immagini di Ron, del loro bacio, le passarono davanti rapide e crudeli, permettendo alla sua memoria di ricordare. Un bacio che aveva agognato, desiderato, sognato... un bacio che, una volta ricevuto, aveva desiderato non aver mai vissuto.
Si avvicinò al letto titubante, ma le bastò un attimo per afferrare una sigaretta azzurra... la terza, in ordine, su nove. Nè troppo leggera, nè troppo pesante.
La accese con l'aiuto di una candela ed immediatamente venne colta da un attacco di tosse, nuova com'era al fumo di qualsiasi genere, ma presto si abituò al bruciore della gola e quel fumo le divenne amico. Si sdraiò sul letto, perdendosi a guardare le scie di fumo che le sfuggivano dal naso e dalla bocca, mentre la sua testa diventava sempre più leggera, sempre più libera... Persino il dolore sembrava pesare di meno. Le immagini della nottata appena trascorsa andavano sfumando, perdendosi nell'oblio che tanto agognava, e stava per chiudere gli occhi quando qualcuno aprì con violenza la porta.
Quasi si strozzò di nuovo, percependo tra quella nebbia artificiale, un volto conosciuto.
Il ragazzo la guardò perplesso per un istante, per poi divenire sconvolto quando mise a fuoco il suo volto.
-Granger? Che ci fai tu qui?
Hermione stava per rispondere quando dei rumori nel corridoio richiamarono la loro attenzione e lui entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione lo guardò in silenzio, i capelli biondi e disordinati, gli abiti neri sporchi di polvere e sangue rappreso, il labbro tumefatto, gli occhi grigi che la scrutavano torvi.

 

-È strano, sai? Ha chiesto la stessa cosa un ragazzo arrivato qui poco fa, ma lui... lui non era la prima volta che ci veniva a trovare.
 

 

-Faccio quello che ci fai tu, Malfoy. Dimentico.
Stava per risponderle in maniera velenosa, stava per chiederle cosa mai avesse lei da dimenticare, lei che aveva vinto, ma poi si ricordò del gemello Weasley, di Lupin e di sua cugina Ninfadora, e ogni parola gli morì in gola: anche lei aveva perso, quella notte. Forse, a conti fatti, era lei tra di loro che aveva perso di più. Lui era scappato dal quel posto pieno di sangue e di accuse, di sensi di colpa e di urla, ma con la consapevolezza di essere vivo, così come viva era la sua famiglia.
-Dovevo andare via da quel posto, puzza di morte e...
Draco scosse la testa, avvicinandosi a lei -Lo so. Io ero lì.
Ed Hermione sgranò gli occhi, sentendolo parlare. Lui era lì. Lui aveva visto. Aveva vissuto.
Dall'altra parte, da quella sbagliata, ma era pur sempre un ragazzo come lei, che si era trovato davanti a scelte troppo grandi per lui...
Istintivamente, senza pensare, Hermione gli fece spazio e lui le si sedette accanto, afferrando una sigaretta. Blu notte, la più scura.
E rimasero così, vicini e lontani al tempo stesso, con i loro respiri come unica compagnia nel silenzio che li opprimeva; un silenzio che, dopo quella notte, appariva salvifico.
-L'avresti ucciso?
Le parole le uscirono dalle labbra prima che potesse fermarle e si ghiacciò, aspettando un reazione infuriata che però non arrivò.
-Se ti rispondo, tu poi rispondi a me?
Hermione annuì, voltandosi per la prima volta a fissare quegli occhi offuscati e carichi di dolore.
-No, non l'avrei ucciso, ma non per un nobile motivo. Non sono quel tipo di persona, uccidere... non fa per me. Sono un codardo.
-Non avere il coraggio di togliere una vita non fa di te un codardo.
Draco scacciò le sue parole con un gesto della mano, senza guardarla -Se avessi dovuto uccidere qualcuno per salvare chi ami l'avresti fatto?
Hermione non rispose, ma conoscevano entrambi la risposta. Se avesse dovuto uccidere per salvare i suoi genitori, o Ron, o Harry, o uno dei Weasley... l'avrebbe fatto, li avrebbe difesi fino a quel punto?
Draco sospirò -Appunto. Io sono un codardo... Dovevo farlo per salvare la mia famiglia, ma non ce l'ho fatta. Forse perchè quell'uomo, nonostante le sue discutibili idee, rappresentava Hogwarts, e dopotutto era anche casa mia.
Avevano camminato lungo gli stessi corridoi per anni, senza mai incontrarsi davvero, senza fermarsi a vedere oltre la patina di pregiudizi troppo spessa ed ingombrante... ma quella notte aveva cambiato tutto.
-Ora tocca a me.
Hermione annuì, stringendo con più foga la sigaretta tra le dita. -Lo ami?
Una risata si infranse sulle pareti, sciogliendosi nel fumo. Una risata nata dal cuore, la prima vera risata da tempo immemorabile... Perchè tutto si aspettava, meno che quella domanda.
-Pensavo di amarlo, ma dopo questa notte molte certezze hanno vacillato.
-Capisco cosa intendi.
E lo comprendeva davvero... Hermione lo sapeva, lo sentiva, e la presenza su quel letto, con lei, ne era la conferma.
Si gettò nuovamente tra i cuscini, mentre l'effetto del fumo iniziava a farsi più pesante...
-Sono stanca.
Nelle membra, nel cuore, nell'animo.
-Anche io.- fu tutto ciò che rispose, prima di sdraiarsi accanto a lei.
 
L'alba li trovò addormentati l'uno accanto all'altra; Hermione fu la prima a svegliarsi e le occorsero un paio di minuti prima di ricordare perchè si trovasse in quel posto e soprattutto perchè vi fosse Draco Malfoy addormentato accanto a lei.
Il ricordo della battaglia la travolse come un fiume in piena ed una nausea l'assalì spingendola a scendere dal letto, alla ricerca di qualsiasi anestetizzante, ma una mano l'afferrò prima che potesse toccare terra, trascinandola nuovamente tra le lenzuola.
-Fa male, vero? Fa male stamattina.
Il dolore che percepì in quella voce la fece crollare definitivamente. Gli si sedette accanto mentre il cuore sembrava pesarle sempre di più nel petto, oppresso dal dolore totalizzante e devastante che non se n’era mai andato.
-Non ancora, ti prego. Non voglio affrontare la realtà. Non ancora.
Le assalì le labbra con violenza, facendola piegare all'indietro fino a ritrovarsi sdraiata di schiena con il corpo di lui a premere sul proprio.
C'era urgenza, in quel bacio. C'era la voglia di non pensare, non ancora.
E non pensò, mentre lo spogliava e si lasciava spogliare. Non pensò alla propria verginità, nè a dove si trovavano. Non pensò che il corpo che stava spogliando e riempiendo di baci apparteneva al ragazzo che l'aveva disprezzata in ogni istante di quei sette anni. C'era solo dolore e disperazione. C'era la ricerca dell'oblio.
Lasciò che lui le baciasse il collo, mentre una mano andava a stuzzicarle un seno e l'altra scendeva tra le gambe; c'era una prudenza insospettabile in quei gesti, quasi frustrante, al punto che fu lei a chiedere di più spingendo il ventre contro la sua mano, perdendosi in quelle sensazioni sconosciute, lasciandosi trascinare.
E Draco iniziò a muoversi sempre più velocemente, la mente concentrata su quel viso illuminato dal piacere e dal dolore fusi assieme, sulla propria mano che si muoveva tra le gambe di lei, bagnandosi al punto da rendere il desiderio insopportabile.
Venne con un urlo strozzato in gola, con le mani strette a pugno sul lenzuolo, gli occhi liquidi e fissi su di lui. Ed una lacrima sfuggì al suo controllo.
E la andò a leccare, quella lacrima, mentre si posizionava sopra di lei, con i bacini che si scontravano torturandoli... ma se in qualsiasi altro momento Draco avrebbe posto fine a quel supplizio, in quell’istante era ciò di cui aveva bisogno, perchè il desiderio gli impediva di pensare ad altro che non fosse lei, calda e bagnata sotto di lui.
La penetrò all'improvviso, spegnendo il suo lamento con un bacio, e rimase fermo, ad aspettarla, finchè i fianchi di Hermione non presero a muoversi, iniziando una danza sempre più veloce, sempre più coinvolgente, sempre più totalizzante. Una danza di piacere e dolore, di sollievo e di devastazione.
Hermione venne per prima, mordendogli una spalla per non urlare, e lasciò che lui continuasse fino a raggiungere il piacere, crollando esausto su di lei.
 
Si vestirono in silenzio, senza guardarsi. C'era la vita, là fuori, ad attenderli.
La vita vera. Hermione aspettò, indumento dopo indumento -gli slip, il reggiseno, i jeans, la maglia, le scarpe- che il senso di colpa andasse a farle visita, ma non arrivò. Quello che era successo non aveva senso, logica, spiegazioni, ma lei non ne era pentita. Il suo cuore era più leggero, la sua mente più sgombra. Il dolore c'era, lo percepiva ancora chiaramente, ma era accompagnato da qualcosa di nuovo...
Voglia di ricominciare. Niente sarebbe stato più come prima, ma potevano rendere quel dopo degno di essere vissuto. Era tornata se stessa, pur non essendolo più del tutto. Harry e Ron la stavano aspettando...
Alla fine, davanti alla porta del bordello, si guardarono per la prima volta da quando tutto era finito, poi tornarono a fissare Hogwarts.
Il cielo era limpido, quella mattina.
-In fondo potremmo dimenticare anche questo...- commentò Draco accendendosi una sigaretta normale.
Hermione sorrise -Si, potremmo.

 
 
 
 
 


Premessa necessaria: non voglio fare la morale a nessuno, ognuno è libero di fare ciò che vuole della propria vita, ma ci tengo a dire che questa storia NON è un’incitazione all’uso delle droghe. Io per prima non ne ho mai fatto uso.
 
Note: non ho molto da aggiungere in realtà. Pensavo che dopo “Il coraggio di amare” non avrei più scritto storie con protagonisti Draco ed Hermione, poi è arrivata l’idea di questa OS e così... eccomi qui! È una storia amara, cupa, che non ha –apparentemente- lieto fine. Una storia pubblicata anche grazie alla spinta di LadyEl e della sua splendida OS.
È una storia che spero possa esservi piaciuta... in caso contrario, mi dispiace.
Una storia che ha una dedica particolare: a tutte voi, ragazze del gruppo, che mi avete dato la voglia e la spinta per scriverla! Grazie!
 
Un abbraccio
Emily Alexandre

 

   
 
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