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Autore: Martin Eden    07/05/2011    1 recensioni
Seguito di Compagni di Sventura - Across Middle-Earth. Continuano le avventure dei nostri eroi in compagnia di Lilian, la ragazza che ha scombussolato i loro piani ma che sembra acquistare sempre più importanza nella loro storia...e in particolare di uno di loro... :)) Per chi conosce il primo episodio di questa mia serie, e per chi invece non ancora, l'invito a leggere è rinnovato!! Spero vi piaccia...aspetto i vostri commenti e recensioni! Nel bene e nel male.. :)) Ciaoo
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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2 – NELLA FORESTA
 
 
Fangorn aveva un valido motivo per non essere vista di buon occhio: era buia, tenebrosa, antica e sembrava terribilmente piena di rabbia.
Lilian se n'era accorta appena si era fatta spazio fra i rami per raggiungere A-ragorn: e non era stata l'unica ad avere quella brutta sensazione.
Restò vicino all'uomo il più a lungo possibile, e questa volta non ispezionò i din-torni come era sua abitudine: si limitò a darsi un'occhiata in giro, molto ma molto vaga.
- Questo è sangue di orco..- disse piano appena vide su una foglia il liquido ros-sastro- Non siamo soli qui dentro.-
Un rumore improvviso la fece sobbalzare e con lei anche gli altri tre amici: qual-cuno (o qualcosa) aveva emesso un lungo brontolìo malfermo.
Qualche ramo si spezzò sopra di loro e tutti e quattro si voltarono verso dove continuava a provenire quello strano suono: ma non videro niente, a parte....:
- Gimli..- sussurrò l'uomo - Abbassa quell'ascia...-
Il nano se la passò da una mano all'altra, guardandosi attorno spaventato, fin-chè non fu Legolas a dire una frase inquietante:
- Aragorn, c'è qualcosa là!- l'elfo si avvicinò ad un vecchio tronco e lì si fermò, arco teso, aspettando che gli altri lo raggiungessero.
- Che cosa hai visto?- gli domandò tremante Lilian, alla sua sinistra.
- Lo stregone bianco, è qui..-
Aragorn e la ragazza si guardarono in faccia, con un unico pensiero nella testa
(Saruman!)
- Dov'è?- chiese Gimli, quasi gracchiando.
- Dietro di noi, forse...-
- Non lasciamo che ci getti addosso qualche incantesimo: attacchiamo fulminei!-
Lilian strinse l'asta magica, irrigidendosi; Aragorn prese mano alla sua spada, Gimli all'ascia; Legolas accarezzava nervoso le piume della sua freccia posata sull'arco.
Aspettarono con il cuore in gola interminabili minuti: la presenza che aveva av-vertito Legolas si faceva sempre più vicina, vicina e terribile.
- Ora!- sibilò ad un tratto Aragorn, e tutti e quettro si voltarono di scatto.
Non videro esattamente che cosa avevano davanti, perchè una luce potentissima li costrinse a socchiudere gli occhi: Legolas scagliò la freccia, ma quella fu straordinariamente deviata, mentre la spada di Aragorn diventò incandescente.
Lilian e Gimli restarono talmente abbagliati dalla luce che non fecero nemmeno in tempo a connettere i movimenti: erano come paralizzati, e del resto non ve-devano nulla.
Ed eccoli lì, un nano, un uomo, un elfo e un mezzano in preda al terrore.
- State cercando due hobbit?- una voce profonda li fece tutti sobbalzare dallo spavento.
- Perchè?- chiese Lilian.
- Sono passati di qui, qualche giorno fa. Hanno incontrato qualcuno che non si aspettavano..-
Strano, ora che l'avevano sentita meglio, quella voce risuonava come familiare, o appartenente a un ricordo lontano.
La luce scomparve pian piano, lasciando agli occhi dei quattro amici la possibilità di vedere una grande figura incapucciata e vestita di bianco: si appoggiava a un lungo candido bastone, e il suo viso...
- Gandalf?- chiese tremante Aragorn, avvicinandosi.
- Sì, Gandalf il Bianco.-
- Ma...non eri caduto..?-
- Sì..- rispose lo stregone - Ho combattuto con quel Balrog di Morgoth dalla pun-ta più bassa alla cima più alta, con tutto il coraggio possibile...-
Si abbandonò ad osservare gli altri tre amici, poi riprese a raccontare della sua battaglia, e di come fosse ritornato in vita, sotto forma di stregone bianco; i quattro compagni ascoltavano meravigliati la sua storia.
- Ora però c'è bisogno anche del vostro aiuto...- disse Gandalf- alla reggia di E-doras: seguitemi!-
Si vestì con un mantello scuro e condusse Aragorn e gli altri fuori dalla foresta, al campo dove gli uruk-hai erano stati bruciati: ordinò loro di prendere i cavalli, e poi fece un lungo fischio.
Dalle pianure di Rohan arrivò un destriero bianchissimo: Legolas spiegò a Lilian che quello era uno dei Mears, i principi dei cavalli, e i più begli esemplari che si potessero trovare.
- Ombromanto...- sussurrò Gandalf- Mi è stato amico in molte avventure...-
Salì in groppa, senza redini e senza sella, e lo spronò nella direzione di Edoras: gli altri si limitarono a seguirlo senza scambiarsi una sola parola.
 
Cavalcarono per qualche ora, poi si accamparono per la notte.
C’era freddo e la luna non era che uno spiraglio bianco in mezzo alla carcassa di nubi sfilacciate che promettevano pioggia: i quattro si scelsero un posto abbastanza riparato, prepararono una frugale cena e si coricarono presto.
Il primo turno di guardia spettava ad Aragorn: l’uomo si sedette accanto alle ultime ceneri del fuoco e si apprestò a una lunga nottata, dato che sapeva che non sarebbe riuscito mai e poi mai a dormire.
Gandalf si era allontanato di qualche passo e fissava le pianure di Rohan con aria meditabonda; Aragorn gli si affiancò poco dopo, stanco di dover continuare a rimirarsi gli stivali logori che por-tava.
Gli chiese come intendeva procedere.
- Saruman è un nemico astuto...credo che abbia intrappolato la mente del re e ne abbia fatto un burattino per i suoi loschi interessi..dobbiamo salvarlo, Aragorn, prima che sia troppo tardi... E poi..- guardò di sottecchi l’uomo- Noi abbiamo un vantaggio: l’Anello resta nascosto, nelle mani di un piccolo e coraggioso hobbit. E Sauron ha scoperto la tua esistenza...e ti teme, Aragorn.-
L’uomo lo guardò: c’erano paura e inquietudine, in quegli occhi chiari, ma anche una determina-zione senza eguali.
- Lo sconfiggerai..- sentenziò Gandalf- Sei forte, e hai buoni amici a cui appoggiarti..-
Scoccò un’occhiata fugace alle sagome di Gimli, Legolas e Lilian, apparentemente addormentate poco lontano: in verità, l’unica che dormiva della grossa era proprio la ragazza.
Distesa su un letto di terra e erbacce, senza un buon mantello a tenerla al caldo, si era avvicina-ta, nel sonno, al suo compagno Legolas: e, allungata una mano rapace verso il mantello di que-st’ultimo, l’aveva tirato su di sè, proteggendosi così dal vento freddo.
Il problema era che l’elfo se n’era fin troppo accorto, e non aveva esitato a riprendersi ciò che era, in effetti, suo; con il risultato che Lilian, sempre addormentata, aveva riafferrato la “sua co-perta”, raggomitolandocisi inestricabilmente.
Al che Legolas si era del tutto svegliato, aveva scoperto il perchè di tanto freddo addosso e aveva inutilmente tentato di riconquistarsi almeno un lembo del suo mantello; Lilian invece l’aveva te-nuto più stretto, e aveva sommessamente ringhiato di non provarci, luridi, sporchi mostriciattoli.
L’elfo non si era di certo arreso per così poco: aveva tirato più forte il mantello, coprendosi con decisione.
Quello che si aspettava non era sicuramente una reazione violenta!
Ma in quel momento Lilian aveva inconsapevolmente stabilito che quel mantello doveva essere la sua coperta, e alimentata da una rabbia segreta e per niente giustificata aveva sferrato un calcio a chi le stava di fianco, aveva di nuovo sottratto a Legolas quello che voleva, e seguitava a dire, con voce impastata dal sonno:
- Non prendetevi ciò che è mio...non avvicin..atevi! Maledetti...grar..bastardi..ve la farò pagare... non..avrò da fare...tanti flauti con le vostra ossa...-
Legolas, massaggiandosi il punto colpito e sentendo quelle parole senza senso, si era voltato ver-so di lei, l’aveva guardata mentre si dibatteva come un animale in gabbia, con scatti repentini, sotto le pieghe del suo mantello:
- Ma..- si era detto- che diamine sta sognando?!-
E quell’interrogativo gli rimase fino alla mattina, quando furono tutti pronti per ripartire. Lui un po’ meno, visto che non aveva chiuso più occhio per tutta la notte. 

  
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