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Autore: Cleo    13/02/2006    4 recensioni
Pensieri ed emozioni di Draco, un 'assassino'...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I’m not a killer

 

<< Buonasera, Draco. >>

Il vecchio mi fissa con quei suoi occhietti attraverso quei ridicoli occhiali a mezzaluna. Non ci bado. Mi guardo intorno, assicurandomi che io e lui siamo soli. Il mio sguardo si posa su una seconda scopa.

<< Chi altro c’è? >>

Chiedo subito, sospettoso. Che domanda stupida. Chiunque ci sia, Silente lo proteggerebbe anche a costo della vita. Probabilmente è Potter. Mi viene quasi voglia di andarlo a cercare. Giusto così, per farci un’ultima litigata. Mi trattengo. Ho una missione da portare a termine, e se non lo faccio…Rabbrividisco. Non ci voglio neanche pensare. Decido di riportare la mia attenzione sul vecchio, che probabilmente vorrà rispondere.

<< È la domanda che potrei fare io. O agisci da solo? >>

Fisso Silente, indeciso se rispondere o no. Ma sì, va. Posso permettermi di prendere tempo. Tanto prima o dopo non fa differenza, no? O almeno questo è quello che voglio credere.

<< No. >> rispondo, con un tono di voce talmente grave che non sembra neanche il mio. << Ho dei rinforzi. Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte. >>

Non so perché lo dico. Non so perché ho voglia di rispondere, di informarlo, di dirgli che ormai tutto è perduto. Non so perché.

Ho voglia di gridare. Di accasciarmi a terra, accanto al vecchio, e gridare tutto la rabbia e la paura che ho in corpo, finché non mi rimarrà neanche un briciolo di fiato. Guardo Silente, invece. Sembra così…beh, sembra che io stia facendo la cosa più normale del mondo. Non ha paura. Cazzo…non capisce che dovrebbe averne? Mi renderebbe tutto più facile. Stupido, imbecille, maledetto, dannato vecchio.

<< Bene, bene. >> commenta, sorridendo. Non sembra neanche aver capito che devo ucciderlo. << Molto bene davvero. Hai trovato un modo per farli entrare, allora? >>

Perché, perché, perché mi guarda così?? Perché mi guarda come se facessi estremamente pena? Lui dovrebbe farmi pena, non io a lui. Cerco di respirare normalmente, ma in questa situazione di estrema tensione mi risulta un po’ difficile. Decido di rispondergli. È una cosa che va contro la mia volontà. Devo rispondergli, altrimenti finirò per fare qualche enorme cazzata, per esempio prendere il vecchio, caricarmelo sulla scopa e fuggire da Hogswarts. No, Draco, no. Ricorda, niente cazzate. Niente cazzate. Respira.

<< Sì >> rispondo, ansimando leggermente, cercando di recuperare il controllo del mio respiro e del mio battito, che sembrano impazziti. Calma, Draco, calma. << Proprio sotto il suo naso, e non se n’è nemmeno accorto! >>

<< Ingegnoso >> osserva, continuando a fissarmi. Cazzo, perché fa così? Non può tacere? Ti prego, taci…ti prego. << Eppure…perdonami…dove sono adesso? Non li vedo. >>

Rispondo. Voglio avere l’ultima parola. Voglio farlo tacere, così la smetterà di tormentarmi la coscienza con le sue parole. Voglio che la smetta. La smetta, la smetta, la smetta!!

<< Hanno incontrato alcuni della sua guardia. Stanno combattendo di sotto. Non ci metteranno molto…Io sono venuto avanti. Io…ho un compito da svolgere >>.

Un rivolo di sudore freddo mi scivola lungo la schiena e mi viene da vomitare. Guardo Silente. Egli mi guarda a sua volta con estrema dolcezza. Non ci posso credere. Io…io non posso. Non posso ucciderlo così.

<< Be’, allora devi sbrigarti, mio caro ragazzo. >>

Il vecchio sorride. Silente sorride. A me. Al suo…al suo potenziale assassino. Perché?

<< Draco, Draco, tu non sei un assassino. >>

È esattamente quello che penso anch’io, ma sentirlo dire da lui mi fa un altro effetto. Mi tocca nell’orgoglio. Reagisco d’impulso.

<< Come fa a saperlo? >>

Dio Draco, ma quanto sei deficiente? Neanche un bambino di sei anni avrebbe risposto così. Arrossisco senza accorgermene. Continuo a parlare, per convincere me stesso e Silente che sono davvero capace di quello che dico.

<< Lei non sa di che cosa sono capace >> insisto, cercando di cancellargli quel suo sorrisetto dal viso. << lei non sa che cosa ho fatto!! >>

Il fatto che potrebbe saperlo benissimo non mi tocca affatto. Voglio solo convincerlo che sono un assassino spietato, senza timore di niente o nessuno. Se lo convincessi, probabilmente sarei più convinto anch’io. Sarei convinto di essere un assassino. Di poter uccidere Albus Silente così, senza nessun timore o pietà. Probabilmente, non riuscirò mai a convincerlo. Non riuscirò mai a ucciderlo.

<< E invece sì >> risponde tranquillo, e tutte le mie speranze crollano. << Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. È tutto l’anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi. Perdonami, Draco,, ma sono stati deboli tentativi…così deboli, in verità, che mi chiedo se tu ci metta davvero tutto te stesso.>>

Mi viene da vomitare. Nonostante questo, continuo. Smettila, vecchio, smettila…penso, in preda alla disperazione.

<< Ma certo! >> ribatto, quasi urlando. << È tutto l’anno che ci lavoro, e stanotte…>>

All’improvviso un urlo soffocato squarcia la notte; mi irrigidisco e istintivamente mi guardo alle spalle, nel terrore che un Mangiamorte, uno di quelli veri, possa sbucare fuori da un momento all’altro.

<< Qualcuno sta proprio dando battaglia >> commenta Silente, che non sembra toccato per nulla dall’avvenimento. Un altro rivolo di sudore freddo mi scivola giù per la schiena. << Ma stavi dicendo…sì, sei riuscito a far entrare i Mangiamorte nella mia scuola, cosa che, lo devo ammettere, ritenevo impossibile…Come hai fatto? >>

Probabilmente sta cercando di distrarmi. Non gli presto ascolto. Tutti i miei sensi sono tesi a percepire quello che sta accadendo di sotto.

<< Forse ti conviene continuare la tua missione da solo. >> suggerisce il vecchio, incurante del fatto che non lo sto minimamente ascoltando. << E se i tuoi rinforzi sono stati fermati dalla mia guardia? Come avrai capito, stanotte ci sono anche i membri dell’Ordine della Fenice. E del resto non hai veramente bisogno di aiuto…Non ho la bacchetta, al momento…non posso difendermi. >>

Non mi muovo né parlo. In questo momento non ne ho voglia. Sono così stanco…vorrei solo spegnere il cervello e dormire per i prossimi duemila anni.

<< Capisco >> continua il vecchio, con quella nota di gentilezza nella voce che tanto mi da’ fastidio e al tempo stesso mi conforta. << Hai paura di agire finché loro non sono con te. >>

Di nuovo mi colpisce dritto nell’orgoglio. Io non ho paura. Drighigno i denti e mi avvicino a Silente, senza però fare nulla per fargli del male.

<< Io non ho paura! >> ringhio. << Dovrebbe averne lei! >>

Ancora una volta Silente mi guarda con quella sua aria compassionevole, e ancora una volta mi irrito, anche se sono ben consapevole che non sarebbe questo il momento adatto. Aspetto che mi risponda sfidandolo con lo sguardo, incrociando le braccia sul petto.

<< Perché? Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è nemmeno lontanamente facile come credono gli innocenti…>>

Dio, quant’è irritante. Ma so che ha ragione. Ha maledettamente ragione, nonostante io stia facendo di tutto per convincermi del contrario. Ha ragione, e se continua così non troverò mai la forza di alzare la bacchetta e pronunciare quella dannata maledizione.

<< …Quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amici…come li hai fatti entrare? Sembra che ci sia voluto molto tempo, a trovare un modo. >>

Ecco, adesso mi sento definitivamente male. Giuro che se non urlo o vomito entro cinque secondi crepo all’istante. Respiro a fondo cercando di darmi un contegno e deglutisco la saliva, che improvvisamente mi sembra amara come fiele. Scruto arcigno Silente e gli punto la bacchetta al cuore, tremando. Tra il vomitare o l’urlare scelgo una via di mezzo, cioè rispondo al vecchio. Urlo piano, vomitando parole.

<< Ho dovuto aggiustare quell’Armadio Svanitore rotto che nessuno usava da anni. Quello nel quale si è perso Montague l’anno scorso. >>

Sono quasi orgoglioso di quel piano, se non fosse per il piccolo dettaglio che serviva per far entrare degli assassini nella scuola.

<< Aaaah. >>

Il vecchio sospira piano, quasi gemendo. Ho improvvisamente il terrore che stia molto male. Dopotutto, però, mi sarebbe comodo. Non sarei costretto ad ucciderlo io…No, no, no. Non riuscirei mai a lasciarlo qui e guardarlo morire.

<< Molto astuto…ce n’è una coppia, suppongo. >>

Decido di continuare a parlare, pregando dentro di me che Silente non stia per morire.

<< L’altro si trova da Magie Sinister >> continuo, << formano una specie di passaggio. Montague mi ha detto che quando è rimasto chiuso in quello di Hogswarts era come intrappolato in una specie di limbo. Non riusciva a farsi sentire da nessuno, ma a volte ascoltava quello che succedeva a scuola, e altre volte quello che succedeva nel negozio, come se l’Armadio viaggiasse dall’una all’altro. Alla fine è riuscito a Materializzarsi e a venir fuori, anche se non aveva mai dato l’esame. Per poco non ci lasciava le penne. Hanno pensato tutti che fosse una bellissima storia, ma io sono stato l’unico a capire cosa significasse…nemmeno Sinister lo sapeva…l’unico a capire che si poteva raggiungere Hogswarts attraverso gli Armadi, se avessi aggiustato quello rotto. >>

Parlo tutto d’un fiato, senza mai fare una pausa, convinto che se mi fermassi un attimo la paura potrebbe prendere il sopravvento su di me. Guardo Silente un attimo, ansioso di sentire la sua risposta. Voglio sentire cosa ne pensa. Voglio sentire se lo ritiene un piano astuto.

<< Molto bene. >> mormora il vecchio, sempre più debole. << Così i Mangiamorte passando da Magie Sinister sono riusciti a entrare nella scuola per aiutarti…Un piano astuto, un piano molto astuto…E, come hai detto tu stesso, proprio sotto il mio naso… >>

Mi sento così orgoglioso ora, per il mio piano. Non mi sembra più qualcosa di cattivo. Se qualcosa riscuote l’approvazione di Silente non può essere cattivo. Forse…beh, diciamo che può essere utilizzato per fini cattivi.

<< Esatto! >> affermo, e sento che le parole di quello che, per la prima volta, sento davvero come mio preside – come superiore -, mi danno coraggio e conforto. << Proprio così! >>

<< Ma ci sono stati momenti >> continua Silente, diventando sempre un po’ più bianco. << in cui non eri più sicuro di riuscire a riparare l’Armadio, vero? E sei ricorso a mezzucci volgari e sconsiderati come mandarmi una collana maledetta che è finita nelle mani sbagliate…avvelenare un idromele che aveva pochissime probabilità di essere bevuto da me…>>

È incredibile come questo vecchio possa passare dall’essermi quasi simpatico a irritarmi nel giro di pochi secondi. Adesso ho una voglia matta di prenderlo in giro.

<< Sì, be’, ma lei comunque non ha capito chi c’era dietro, no? >> lo schernisco, mentre lo guardo scivolare un po’ più giù lungo il muro. Una patina di sudore freddo mi ricopre la fronte. E adesso?

<< A dire il vero sì >> nonostante sembri sempre più debole, Silente trova ugualmente la forza di contraddirmi. << Ero sicuro che fossi tu. >>

Lo guardo attonito per qualche secondo. Lui sapeva? Perché non mi ha espulso, buttato fuori? Non esito a chiederglielo. Dopotutto, quello in vantaggio sono io.

<< Perché non mi ha fermato, allora? >>

<< Ho provato, Draco. Il professor Piton ti tiene d’occhio per mio ordine…>>

Lo interrompo bruscamente. Cosa sta dicendo? O è completamente andato, o mia madre si è fidata della persona sbagliata.

<< Non esegue i suoi ordini, ha promesso a mia madre…>>

Silente mi interrompe a sua volta. Sembra davvero convinto di quello che dice. Ma, purtroppo per lui, sono solo stronzate. Piton è fatto così. Dice sempre stronzate a tutti, che sia mia madre o Silente.

<< Naturalmente è quello che ha detto a te, Draco, ma…>>

Lo interrompo di nuovo. Stavolta sono veramente irritato. Odio quando qualcuno mi contraddice in modo così aperto.

<< Fa il doppio gioco, stupido vecchio, non lavora per lei! >>

Ancora una volta, Silente mi risponde tranquillamente, sicurissimo di quello che dice. Sospiro.

<< Dobbiamo rassegnarci a dissentire su questo punto, Draco. Si dà il caso che io mi fidi del professor Piton…>>

Sogghigno. Mi diverte così tanto aver ragione. L’astio che provo nei suoi confronti da sei anni a questa parte ha finalmente l’occasione di essere sfogato. E io non sono di certo uno che perde le occasioni.

<< Be’, allora sta perdendo colpi! >> sogghigno malignamente << Piton mi ha offerto aiuto… perché vuole tutta la gloria per sé…perché vuole partecipare…’Che stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto…’ Ma io non gli ho detto cosa facevo nella Stanza delle Necessità: domani si sveglierà e sarà tutto finito e non sarà più il prediletto del Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla! >>

Non sono davvero sicuro di voler essere il prediletto del Signore Oscuro, ma non posso certo dirlo a Silente. Gli darei ragione.

<< Una vera gratificazione >> replica il vecchio, come se avesse letto nei miei pensieri. Mi porto una mano alla fronte. Forse ha usato la Legilimanzia. << A tutti noi piace essere elogiati per il nostro duro lavoro…Ma tu devi aver avuto un complice…qualcuno a Hogsmeade, qualcuno che ha consegnato a Katie la…la…aaaah…>>

Silente chiude gli occhi e abbassa la testa, come se si fosse addormentato. Improvvisamente vengo preso dal panico. Faccio per avvicinarmi, ma mi trattengo a fatica, ricordando la punizione che mi verrebbe inflitta se facessi qualcosa di sbagliato.

<<…ma è ovvio…Rosmerta. Da quanto tempo si trova sotto la Maledizione Imperius? >>

Finalmente ce l’ha fatta. Non ci voleva poi tanto, però. Anche Potter, con il suo piccolo cervello di gallina, l’avrebbe capito.

<< C’è arrivato finalmente, eh? >> rincuorato dal fatto che il vecchio sembra ancora in grado di pensare lucidamente e parlare, mi permetto di deriderlo ancora un po’.

Improvvisamente da sotto si leva un altro urlo, stavolta più acuto. Mi guardo nervosamente alle spalle, poi riprendo a guardare Silente, che sembra voler riprendere a parlare.

<< E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare quella collana alla prima studentessa di Hogswarts che fosse entrata da sola? E l’idromele avvelenato…Be’, naturalmente Rosmerta è riuscita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorno, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale…Sì, perfetto…perfetto…il povero signor Gazza non ha pensato di dover controllare una bottiglia di Rosmerta…Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola. >>

Adesso la mano che stringe la bacchetta mi trema violentemente. Un misto di paura, terrore, angoscia e rabbia si è impossessato di me. Continuo a parlare. Se non lo facessi probabilmente perderei completamente il controllo.

<< Monete stregate >> rivelo. << Io ne avevo una e lei l’altra, e potevo mandarle dei messaggi…>>

<< Non è il sistema usato l’anno scorso dal gruppo che si faceva chiamare Esercito di Silente? >> domanda amabilmente, ma con terrore vedo che scivola un po’ più giù lungo il muro. 

Faccio uno strano ghigno che dovrebbe sembrare perverso, ma probabilmente ne esce qualcosa di molto sbilenco e molto poco terrorizzante. << Sì, ho preso l’idea da loro.>> rispondo. << Ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele della Mezzosangue Granger, l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni…>>

Solo a pensare alla Mezzosangue mi saltano i nervi. Non ho mai sopportato che una Mezzosangue, tra l’altro Grifondoro, amica di Harry Potter e praticamente fidanzatina di Weasley, sia più intelligente di sei Purosangue Serpeverde del settimo anno messi insieme. Per me è una cosa inconcepibile. Forse per questo sento per lei un’antipatia a pelle, come verso i Weasley. A pensarci bene, però, dei Weasley solo la Piccola Fiammiferaia non mi fa questo effetto. Mi è piuttosto…indifferente. Be’, a parte quella volta a San Valentino al secondo anno. Quella si che è stata una cosa da pisciarsi sotto dal ridere. Pensandoci adesso, quasi mi dispiace. No, non è vero. Non mi dispiace.

<< Ti prego non usare quel linguaggio davanti a me. >> Silente mi interrompe. Quasi sbuffo. È in punto di (quasi…be’ diciamo probabile) morte e pensa al linguaggio del suo assassino?

Faccio una risatina, che mi esce rauca. Mi schiarisco la gola. Peccato che non ci sia niente da schiarire. Solo ora mi rendo conto che ho un grandissimo groppo in gola.

<< Sì >> risponde il vecchio, sorprendendomi. Vedo che i muscoli del viso sono contratti nello sforzo di rimanere in piedi. Ho paura che possa cadere a terra da un momento all’altro. << Ma quanto a uccidermi, Draco, stai lasciando passare molti lunghi minuti. Siamo soli. Sono indifeso oltre le tue più rosee previsioni, e non hai ancora agito…>>

L’acido dello stomaco mi risale lungo l’esofago, e la mia bocca si contorce senza che io lo voglia. Sento il sangue pulsarmi dolorosamente in testa, mentre il mio cervello cerca disperatamente un’uscita da quella situazione di stallo.

<< Ora, per tornare a stanotte >> continua il vecchio. Sembra quasi non essersi accorto della mia reazione. << non capisco bene com’è andata…Sapevi che avevo lasciato la scuola? Ma certo >> È strabiliante, questo vecchio. È ormai talmente schizofrenico che si fa le domande e si risponde da solo. << Rosmerta mi ha visto andar via e ti ha informato con le tue ingegnose monete…>>

Annuisco in modo quasi impercettibile. << Infatti >> aggiungo. << Però pensava stesse solo andando a bere qualcosa, che sarebbe tornato…>>

Sulla faccia di Silente appare un’espressione altamente risentita. Mi domando perché.

<< Be’, ho bevuto qualcosa…e sono tornato…in un certo senso >> borbotta il preside. Io aggrotto le sopracciglia. << Così hai deciso di tendermi una trappola? >> domanda, riportando la conversazione sull’argomento principale, cioè il mio attacco.

<< Abbiamo deciso di mettere il Marchio Nero sopra la Torre e di costringerla a tornare subito per scoprire chi era stato ucciso >> ribatto prontamente << E ha funzionato! >>

Silente congiunge le mani con un gesto estremamente calmo. Appare sereno e tranquillo. È così che vorrei sentirmi anch’io. Sereno, tranquillo, freddo, spietato. Come Silente. Invece brividi freddi scivolano giù per la mia schiena, la bacchetta trema, ho le mani ghiacciate e la fronte imperlata di sudore.

<> replica il preside. << Ma devo dunque dedurre che non è stato assassinato nessuno? >>

Il groppo nella mia gola si fa più pesante. Salendo le scale per arrivare alla Torre ho scavalcato il corpo di qualcuno. Ho paura che non sia solo ferito.

<< Qualcuno è morto >> rispondo, mentre sento la mia voce farsi innaturalmente stridula. << Uno dei suoi…non so chi, era buio…Ho scavalcato il corpo…Dovevo aspettare quassù il suo ritorno, solo che la sua fenice si è intromessa…>>

Penso con astio all’uccelletto che mi è piombato addosso. Poteva farmi male, quella stupida gallina.

Silente fa un sorrisetto divertito.

<< Sì, hanno questa abitudine. >>

All’improvviso si sente una forte esplosione, poi ancora urla: sembra che sulla scala a chiocciola, sotto di noi, la battaglia stia infuriando…ricomincio a sudare freddo.

<< Resta poco tempo, ad ogni modo. >> riprende il vecchio << Quindi consideriamo le tue alternative, Draco. >>

Spalanco gli occhi. Sono qui che sto per ucciderlo e lui pensa alle mie alternative?? Deve essere veramente fuori di testa.

<< Le mie alternative! >> grido. << Sono qui con una bacchetta…sto per ucciderla…>>

Al solo pronunciare queste parole sento un prepotente conato di vomito salirmi alla gola. Cerco di reprimerlo, mentre Silente riprende a parlare.

<< Mio caro ragazzo, smettiamo di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata. >>

Sbianco di colpo. Di nuovo ho voglia di urlare o vomitare. Il mio famoso groppo alla gola mi impedisce di mandare giù la saliva, mentre gli occhi mi bruciano di lacrime. Cerco di trattenerle come meglio posso. Non posso permettermi di piangere, adesso.

<< Io non ho alternative! >> esclamo con voce strozzata. << Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia! >>

Sto quasi per mettermi a piangere dalla rabbia e dall’impotenza. Non sono capace di uccidere un uomo. Non sono però neanche capace di lasciare mia madre e mio padre in balia del Signore Oscuro. Dio, come odio questa situazione. Come odio essere qui. Stringo convulsamente la bacchetta, mentre mi accorgo di star tremando.

<< Mi rendo conto della gravità della tua situazione >> conviene il vecchio. In questo momento lo odio. Cosa ne sa, lui? << Perché credi che non ti abbia affrontato prima d’ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te. >>

Sussulto a quel nome. Non sono abituato a sentirlo nominare. Stringo ancora di più la bacchetta. Se vado ancora dritto per questo passo finirò per spezzarla.

<< Sapevo della tua missione, ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la Legilimanzia contro di te. >> continua Silente, mentre i miei occhi non vedono più niente, offuscati dalle lacrime. << Ma ora possiamo parlare chiaro…non è stato fatto alcun male, non hai ferito nessuno, anche se devi solo alla fortuna se le tue vittime sono sopravvissute…Io posso aiutarti, Draco…>>

Una piccola lacrima solitaria mi cade sulla guancia. L’asciugo in fretta. La mia mano, tutto il mio corpo trema in modo incontrollabile.

<< Non può, invece. >> ribatto, ben consapevole che è la verità. << Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà. Non ho scelta. >>

Silente scuote piano la testa, sorridendomi. Ormai non sento più la bacchetta nella mia mano, da quanto trema.

<< Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’Ordine della Fenice da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban…Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui…Passa dalla parte giusta, Draco…tu non sei un assassino…>>

Fisso Silente sbalordito, soppesando per un attimo le sue parole. Sì, potrei nascondermi. Potrei nascondere mia madre e mio padre. Potrei. Ma arrivato a questo punto, cosa è più conveniente fare? Potrei continuare la mia carriera da Mangiamorte. Penso per un attimo al Marchio Nero impresso a fuoco nella mia spalla sinistra. È davvero quello che voglio? No. Ma per salvare i miei genitori, questo è l’unico modo.

<< Ma sono arrivato fino a qui, no? >> dico lentamente, non molto convinto. << Credevano che sarei morto, e invece sono qui…e lei è in mio potere…Ho la bacchetta in pugno…Lei è qui, a chiedermi pietà…>>

<< No, Draco. >> ribatte Silente tranquillo. << È la mia pietà, non la tua, che conta adesso. >>

Non parlo. Resto fermo, con la bocca spalancata e il corpo tremante, ad ascoltare i rumori della battaglia che infuria. All’improvviso sento dei passi rimbombare su per le scale. Non ci penso neanche un secondo. Non mi importa chi sia. Lancio Schiantesimi alla rinfusa dietro di me, afferro Silente per la vita e inforco la prima scopa che mi trovo davanti.

Comincio a volare velocemente nella notte, prendendo quota, mentre sento il preside sistemarsi meglio dietro di me.

Un largo sorriso appare sul mio volto. Volo un po’ più in basso, sentendo le urla di rabbia dei Mangiamorte appena giunti sopra la Torre. Non credo che se lo aspettassero, da me. Credo che pensassero che avessi troppa paura per disobbedire ad un qualunque ordine. Invece l’ho fatto. Spalanco gli occhi. Quando il Signore Oscuro saprà…

Silente interrompe il flusso dei miei pensieri.

<< Ben fatto, Draco, ben fatto. >> mi dice, con una nota di orgoglio. Io sorrido. << Visto? Avevo ragione. Non sei un assassino. >>

Il mio sorriso si fa più largo, e mi rendo improvvisamente conto che non mi importa di come l’Oscuro Signore cercherà di punirmi. Io sono dalla parte giusta, ed è questo che conta. Sono dalla parte giusta.
Mi volto a guardare il viso di Silente. È ancora pallido, ma credo starà bene.

Guardo le stelle nel cielo sopra di me. Penso alle parole di Silente. Ha ragione. Non sono un assassino. 

  
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