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Autore: Ciara    08/05/2011    3 recensioni
Non si sapeva proprio spiegare perché quella ragazza riuscisse a tranquillizzarlo e allo stesso tempo renderlo consapevole della parte peggiore di se.
Lei nella sua perfezione riusciva solo a renderlo ancora più inadeguato.
Sbagliato.
Eppure non riusciva a farne a meno.
Come respirare durante un incendio.
Sapere di non poterlo fare ma avere comunque la necessità di farlo.
La Granger era come quell’aria che gli mancava e che non poteva respirare.
Che non avrebbe mai potuto respirare. Che non si meritava di respirare.
Questa storia ha partecipato, classificandosi nona, al contest indetto da Fabi_Fabi, "Battleship - costruisci il tuo pacchetto" nel Forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti :)

eccomi di nuova con una One-shot per un contest. 

questa fic ha partecipato al contest indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP, "Battleschip - costruisci il tuo pacchetto", classificandosi nona. il contest consisteva nello scegliere da una griglia (appunto del gioco battaglia navale) delle caselle, al massimo quattro, che avrebbero contenuto prompt, citazioni, colori, luoghi, personaggi o immagini  e quindi basandosi su quelle costruire una fanfiction. Bene, questo è quello che la mia mente è riuscita  a tirar fuori. 

Colgo l'occasione per ringraziare infinitamente la giudicia, in fondo troverete il suo giudizio.

Bando alle ciance e buona lettura!!!

I personaggi di questa storia appartengono quasi tutti a J. K. Rowling. I fatti narrati di seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry Potter. Questa storia è stata scritta senza nessun’intenzione di lucro, si ritiene, quindi, che nessun diritto di copyright sia stato violato.

Autore: Ciara (EFP), Ciara_90 (forum)

Personaggi principali: Draco Malfoy, Hermione Granger

Genere: Introspettivo, Sentimentale

Rating: Giallo

Avvertimenti: One-shot, Song-fic, what if?

Introduzine: I ragazzi sono tornati ad Hogwarts per frequentare il settimo anno dopo la Seconda Guerra Magica, sono in corso ancora i processi per giudicare i mangiamorte. Il processo di Draco si è già svolto e la sua punizione è quella di frequentare il suo ultimo anno a scuola.  

Note dell’Autore: spero tanto che ti piaccia, non è propriamente un fic allegra come potrai bene vedere. Draco in genere non è nelle mie corde come personaggio, però la canzone mi ha ispirato, se riuscissi a leggerla mentre la ascolti sarebbe perfetto. Bè ti lascio alla lettura J

Contesto: dopo la Seconda Guerra magica, pace

Caselle scelte: A3- citazione: 25. L’amore ci farà a pezzi. (Ian Curtis)

               G5- prompt: sciarpa

               H4- colore: grigio

               C6- immagine: 6.        http://closer-to-heaven.deviantart.com/art/Foggy-green-light-95328008?q=boost:popular+in:photography+light&qo=58

 

                    

 

Burning In The Skies

I use the dead would to make the fire rise

The blood of innocence burning in the skies

I filled my cup with the rising of the sea

And poured it out in an ocean of debris

                                                                                                                                      13.30, Sala Grande

 Brusio.

Quel terribile brusio che lo circondava ad ogni ora, fino a quando non riusciva a chiudersi in camera. Al suo passaggio nei corridoi si creava un silenzio di tomba e non appena svoltava l’angolo ancora quel brusio.

Quello era il momento peggiore.

Circondato da decine e decine di studenti che si affrettavano a mangiare per poi correre a studiare e a fare i compiti per il giorno dopo.

Talmente snervante.

Lo guardavano, lo squadravano dalla testa ai piedi e parlavano di lui. Ormai era diventato il protagonista di ogni conversazione e anche per i Serpeverde che lo rispettavano era diventato un emarginato.

Temuto, ma emarginato.

Non era altro che il principe di una terra immaginaria. Dall’inizio della scuola il Principe delle Serpi non esisteva più.

O forse non era mai esistito.

 Era quella la sua punizione per aver servito il lato Oscuro.

Diplomarsi.

Quando gli era stato comunicato credeva fosse una presa i giro. Invece il primo settembre si era ritrovato due Auror in casa che lo avevano personalmente scortato a Hogwarts. Trattamento speciale per il figlio di un mangiamorte. Come se avesse potuto fuggire, era praticamente impossibile, lo avrebbero riconosciuto subito.

 La prima sera durante lo Smistamento era rimasto nei sotterranei, nella sua stanza. Non voleva dare spettacolo.

Con suo grande stupore Blaise aveva fatto il suo trionfale ingresso in camera. Lui era tornato a portare a termine i suoi studi, a suo dire.

Di sua spontanea volontà.

Quando aveva incontrato il suo sguardo il peso che lo opprimeva si era alleggerito un po’. Grazie a lui quell’anno si prospettava meno terribile del previsto.

 Questo ovviamente non glie lo aveva detto.

 Portò lo sguardo sulla tavolata dall’altra parte della Sala Grande, passò velocemente in rassegna i commensali fino ad individuare il Trio dei Miracoli.

Weasley e Potter stavano parlando animatamente, probabilmente di Quiddich dato gli strani movimenti che lo Sfregiato faceva con le braccia.

La Granger era intenta a leggere il libro di Trasfigurazione.

La fronte corrugata, gli occhi scuri che scorrevano rapidamente le parole.

Di tanto in tanto si mordeva il labbro inferiore.

La vide portarsi una ciocca ribelle dietro l’orecchio e poi voltare pagina...

 Si costrinse a distogliere lo sguardo, il pugno stretto attorno alla forchetta. Le nocche della mano erano di un bianco spettrale. Si odiava ogni volta che si soffermava più del dovuto a guardarla, ma non riusciva a farne a meno.

Gli dava una certa tranquillità poterla guardare. Spiare ogni suo più piccolo movimento.

Non ricordava nemmeno quando aveva cominciato a cercarla con lo sguardo. Solo all’improvviso si era reso conto che era un atto involontario.

Cercarla ovunque andasse, conoscere ogni sua abitudine pur di tornare a respirare almeno un po’.

 Draco alzò il viso verso il soffitto della Sala Grande. Quel giorno il cielo era di un grigio fumo, così denso che gli gravava all’altezza del petto. Non si sapeva proprio spiegare perché quella ragazza riuscisse a tranquillizzarlo e allo stesso tempo renderlo consapevole della parte peggiore di se.

Lei nella sua perfezione riusciva solo a renderlo ancora più inadeguato.

Sbagliato.

Eppure non riusciva a farne a meno.

Come respirare durante un incendio.

Sapere di non poterlo fare ma avere comunque la necessità di farlo.

La Granger era come quell’aria che gli mancava e che non poteva respirare.

Che non avrebbe mai potuto respirare. Che non si meritava di respirare. 

 

Oooooh, I'm swimming in the smoke

Of bridges I have burned

So don't apologize

I'm losing what I don't deserve

What I don't deserve

 

L’aveva vista dall’altra parte del corridoio.

Raggiungerla era come nuotare nel fumo, in una patina impenetrabile dove lei era solo un ombra che si allontanava, perennemente.

Nonostante gli sforzi rimaneva lontana anni luce.

Gli veniva incontro. Le labbra aperte in un sorriso.

Il cuore che perde un battito, quasi fosse un ragazzino alla prima cotta.

- Dove eri finita? Ti ho cercata dappertutto!

Una voce alle sue spalle.

Weasley che l’abbracciava.

Weasley che la baciava.

I suoi occhi sono soltanto per lui.

Svoltò l’angolo come se niente fosse.

Sembrava quasi che non l’avesse neanche visto. Ai suoi occhi era insignificante, invisibile. Come poteva anche solo illudersi di avere un ruolo diverso nel suo universo perfetto?

Lei che era circondata da eroi.

Lui era solo un vigliacco. Anche Weasel si era dimostrato più coraggioso di lui, l’aveva difesa, l’aveva protetta, si sarebbe sacrificato per lei, pur di non farla soffrire.

Prendi me.

Non era sicuro che sarebbe riuscito a fare la stessa cosa.

Era quello l’amore? Quello su cui Silente aveva fatto tanto affidamento? Quello che aveva sconfitto il Signore Oscuro?

 Ancora l’immagine di lei e Weasley che gli offuscava la vista.

Strinse convulsamente le dita attorno alla sciarpa che aveva recuperato dal dormitorio. Aveva bisogno di allontanarsi da quel posto, da quelle mura così opprimenti.

 Quando varcò il cortile del castello l’aria fredda lo fece rabbrividire. Era senza mantello, ma non gli importava gran che.

Erano i primi di marzo ma il parco era incredibilmente verde. La quercia vicino al Lago Nero era sempre lì che lo aspettava. Immobile, immersa nella foschia di quella giornata.

Si mise seduto poggiando la schiena al tronco rugoso dell’albero.

Adorava quel posto, da lì riusciva a vedere in lontananza gli anelli del campo da Quiddich, il castello, le montagne sembravano essere immerse nello scatto di una fotografia. Tutto così immutabile.

 Si allentò il nodo della cravatta e chiuse gli occhi. Immerse il viso nel morbido tessuto della sciarpa e quindi inspirò profondamente.

Il suo profumo che lo invadeva.

Tornò con la mente al giorno in cui aveva trovato quella sciarpa.

 

Era seduto in biblioteca.

Nel reparto più nascosto ed isolato, esattamente di fronte al tavolo dove solitamente lei passava le sue giornate a studiare. Immersa nei sui libri.

Quelli erano i momenti migliori che riusciva a rubarle. Troppo concentrata per sentirsi osservata e così spontanea.

La semplicità con cui sfogliava le pagine, l’attenzione con cui scriveva, il modo in cui corrugava la fronte. Erano quei momenti che gli regalavano ogni sua sfaccettatura.

Riuscire a decifrarla con una semplice occhiata.

Aveva passato così tanto tempo ad osservarla che ormai sarebbe stato in grado di prevedere ogni suo gesto.

Quel pomeriggio i raggi del sole filtravano dalla finestra alle sue spalle dandole un aria ancora più eterea di quella che già possedeva.

Poi era arrivato Weasley.

Si era ritrovato a stringere i pugni, non sopportava di vederli insieme. Ma quel pomeriggio era rimasto comunque lì a contemplare la loro felicità.

La desiderava con ogni cellula del suo corpo quella felicità.

L’aveva osservato mentre si sedeva accanto a lei sulla panca e le liberava i capelli dal fermaglio che li teneva in ordine. Lo aveva osservato mentre gli posava un bacio appena sotto l’orecchio.

Lei aveva riso.

- Ron!

Lui l’aveva baciata mentre con lente carezze gli percorreva la coscia sotto il tessuto della gonna.

Lei aveva sospirato. Aveva risposto con trasporto a quel bacio che di casto non aveva proprio niente.

La sciarpa bianca che portava al collo era scivolata ai loro piedi quando il ragazzo dopo aver interrotto il bacio si era alzato tirandosela dietro.

- Andiamo via di qui.

Tra una carezza e l’altra l’aveva aiutata a recuperare le sue cose e se ne erano andati.

Non si erano nemmeno accorti che lui li aveva fissati per tutto il tempo.

Dopo poco si era alzato ed era andato a recuperare la sciarpa caduta a terra. Ne aveva saggiato la morbidezza con le dita e poi ne aveva assaporato il profumo.

Sapeva di lei.     

 

Inspirò nuovamente il suo profumo, ad occhi chiusi.

Era la sua droga.

- Dovresti smetterla sai?

Quella voce gli era arrivata alle orecchie come un pugno allo stomaco. – Di fare cosa?

L’indifferenza che ostentava a quell’affermazione era quasi ammirevole.

Per la leggerezza che si ostinava a dimostrare anche all’unica persona che lo conoscesse veramente.

- Bè suppongo che quella sciarpa non sia di Astoria.

Touché!

Non era la prima volta che lo trovava in quello stato, non ci voleva di certo un genio a fare due più due. Aprì gli occhi quel tanto che bastava per vedere Blaise appoggiarsi al tronco dell’albero e guardarlo dall’alto.

- Non è così che funziona Draco.

 Sentire il rampollo Zabini dispensarsi in consigli in materia amorosa era l’ultima cosa che desiderava. Era arrivato a quel punto per una mezzosangue?

Si era davvero spinto così oltre?

- Non so di cosa tu stia parlando.

Sentì l’amico sbuffare sonoramente. – Ti ho visto non fare lo stupido Malfoy!

Scoppiò a ridere – Quello doveva essere un insulto? No perché…- si interruppe non appena vide lo sguardo serio del moro - …cosa vuoi che ti dica? Trai le tue conclusioni e unisciti alla folla di studenti che mi disprezzano. Non mi interessa.

 Il cielo che riusciva a intravedere tra i rami spogli della quercia era ancora grigio e sempre più denso. L’ossigeno cominciava a mancargli nuovamente.

- Oh, io non ti disprezzo. Disprezzo il modo in cui ti vesti, ma per quanto riguarda la tua persona ancora riesco nell’impresa. – il tono leggero che aveva usato il Serpeverde lo aveva fatto sentire a suo agio. Erano rare le volte in cui lui e Blaise parlavano seriamente e tutte quante erano state molto strane. Non voleva palare di quello che gli passava per la testa, era già abbastanza complicato così.

- Voglio dire, Malfoy, sei un uomo delle caverne…purtroppo per me sono stato dotato di un animo buono e caritatevole…bè in effetti sarebbe da chiedersi come sia potuto finire a Serpeverde? – Draco alzò scettico un sopracciglio tra una risata e l’altra, era tipico di Blaise passare da un argomento all’altro con tanta facilità.

- In ogni caso era venuto a cercarti per dirti che la Preside vuole vederti.

Emise un suono a metà tra un grugnito e un assenso. Questo confermava solo la teoria del suo compagno di casa.

Posò lo sguardo sulla sciarpa che aveva in mano. Era bianchissima come il monumento che si ergeva a pochi metri da lui.

Il monumento ai caduti.

Il passato toccava i suoi tasti dolenti con sempre più precisione. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che avrebbe pagato. Provò a respirare ma i polmoni si rifiutavano di collaborare.

 Si toccò l’avambraccio. Il marchio sembrava bruciare ancora.

Percepì gli occhi del ragazzo accanto a lui seguire ogni suo gesto.

Si passò una mano tra i capelli come se quel gesto potesse ricacciare indietro tutti quei pensieri, tutti quei ricordi sgradevoli.

- Tutto questo non ti porterà niente di buono. Stai alimentando un fuoco con dei detriti, veramente non ti rendi conto? È della Granger che stiamo parlando, lei non è una qualunque.

Deglutì a fatica. – Lo so.

- No che non lo sai. Non potrà mai guardarti con occhi diversi da come ti guarda ora. Mai. È sempre circondata da Potter e da Weasley, come potrebbe…altro problema Weasley! Hai visto come si guardano? Loro e il loro universo perfetto sono impenetrabili. – il tono che Blaise stava usando era fin troppo reale. Come se lui non ci avesse pensato, come se non ci pensasse ogni volta.

- Non l’ho deciso io tutto questo!

- Non era quello che intendevo…lo sai. Ti spezzerà. Ti spezzerà e non te ne renderai conto finché non ti mancherà come l’aria. – sembrava che Zabini l’avesse vissuto sulla propria pelle quella sensazione.

- Già mi manca come l’aria. Che differenza può fare?

Il biondo si alzò e si incamminò verso il castello.

- Draco! L’amore ci farà a pezzi. – fuggire da quello sguardo comprensivo. Non lo poteva sopportare. Il ragazzo aveva concretizzato tutti i sui pensieri, i suoi dubbi, aveva dato un contorno a quel sogno che lo perseguitava.

L’amore ci farà a pezzi.

Come poteva spezzarlo se lui stava già tentando di raccogliere i pezzi della sua vita che era andata in frantumi? Come poteva essere peggio di così?

 

 Uscì dall’ufficio della Preside più nervoso di quando vi era entrato un’ora prima.

Finalmente dopo mesi era stata decisa la data del processo ai suoi genitori. E lui avrebbe partecipato, ovviamente. Era rimasto a fissare la McGranitt che parlava e parlava riguardo le norme che sarebbero state utilizzate per il suo trasferimento, della durata media del processo, del fatto che se non voleva andare lei si sarebbe mobilitata pe evitargli quella tortura anche se sarebbe stato meglio non alimentare ulteriori chiacchiere.

Gli era venuto un incredibile mal di testa ed era furioso col mondo intero.

Perché ogni volta che tentava di mettere mano a quel disastro che era la sua esistenza arrivava qualcosa a impedirgli di cominciare. Gli tremavano le mani per la rabbia.

Si ritrovò a tirare un pugno al muro.

- Dannazione!    

 Quell’imprecazione seguita subito dopo da un gemito soffocato riecheggiò per tutto il corridoio deserto. Draco strinse convulsamente la mano con cui aveva colpito il muro.

- Che cosa può averti fatto di così brutto un muro?

La voce calma e pacata che gli giunse alle orecchie non gli sembrò mai così sgradita come in quel momento, sollevò appena lo sguardo per guardare in faccia la persona che gli aveva parlato e poi si mise seduto su un gradino.

- Che diavolo vuoi Granger? – il tono duro che cercava di nascondere troppe cose.

In condizioni normali avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter parlare con lei, o guardarla di nascosto, ma in quel momento era l’ultima persona da cui voleva essere visto.

Debole.

Quella dannata maschera scolpita nel marmo gli impediva di vivere. Il tratto spigoloso disegnato da suo padre, camuffato dall’eleganza che doveva accompagnarlo in ogni gesto e il muro che era riuscito a costruire intorno a se erano una difesa che molti potevano invidiargli.

Ma a cosa serviva tutto questo se in fondo dentro di se non sentiva niente, solo odio rivolto verso le persone che costituivano il suo passato e avrebbero formato il suo futuro, indifferenza rivolta a tutto il resto del mondo e invidia per tutti quelli che riuscivano a vivere senza nascondersi.

Forse era per quello che non poteva fare a meno di osservarla, cercare di capire come una persona potesse sopportare tutto questo senza scoraggiarsi.

Riuscire a respirare.

Allentò quanto bastava la stretta della mano, quel tanto che bastava per riuscire a respirare normalmente, anche se in fondo non ci sarebbe mai riuscito, quello che gli entrava nei polmoni non era ossigeno ma pesante, pesantissimo piombo.

Hermione gli si avvicinò e senza tanti convenevoli gli prese la mano con cui poco prima aveva colpito il muro.

Tentò di sfuggire al suo tocco ma lei lo trattenne per il polso. Dalla borsa estrasse un fazzoletto di cotone e lo trasfigurò in garza per potergli fasciare la mano.

- Ho saputo del processo ai tuoi genitori. – non lo stava guardando in faccia e il tono della sua voce era titubante. Il suo profumo lo pervadeva.

Inspirò lentamente. La vide alzare lo sguardo poiché non aveva ricevuto una risposta.

- Io…sono stata chiamata a testimoniare.

Certo. Come avrebbe potuto saperlo in anticipo altrimenti?

- Mi dispiace.

Alzò lo sguardo ma incontrò solo la sua testa china. – Perché dovresti?

Lei si interruppe per poterlo guadare in faccia. La sua espressione era indecifrabile.

- Ti abbiamo torturato. Abbiamo tentato di ucciderti…sei viva per miracolo Granger, perché dovresti dispiacerti? – aveva utilizzato un tono duro, non avrebbe voluto ma proprio non riusciva a capire da dove potesse venire quella compassione.

- Malfoy è stata tua zia a torturarmi.

- Ma io ero lì.

- Tu…non gli hai detto chi eravamo. Hai tentato di sviarli…questo vorrà pur dire qualcosa? Io credo che in fondo ci sia del buono in te…bisogna solo stare attenti.

Aveva ripresto a medicargli la mano. Non rispose.

 Era possibile sopportare tanto e continuare ad avere fiducia nel prossimo?

 

We held our breathe when the clouds began to form

But you were lost in the beating of the storm

But in the end we were meant to be apart

In separate chambers of the human heart

 

Gli lasciò andare delicatamente la mano e si alzò in piedi recuperando la pesante tracolla che aveva poggiato a terra qualche minuto prima.

- Più tardi dovresti passare comunque in infermeria. La mano non dovrebbe farti male almeno per un po’… bè ti auguro una buona serata Malfoy!

Poche parole che lo ridestarono e lo spinsero a guardarla in viso. Un lieve segno di assenso per farle intendere che l’aveva ascoltata e le guardò le spalle mentre iniziava a salire i primi gradini.

- Granger! – si accorse di averla chiamata solo quando lei si voltò per prestargli l’attenzione dovuta.

Si avvicinò fino a trovarsi di fonte a lei. – Non avresti dovuto prenderti il disturbo.

La voce calma e misurata non lasciva intravedere niente dell’astio di poco prima. Non se lo sarebbe mai aspettato ma lei sorrise, era un sorriso ironico quello che gli stava regalando – E’ uno strano modo per ringraziarmi Malfoy.

- Draco.

Non ci aveva neanche pensato, era stato più forte di lui correggerla in quel momento, guardarla negli occhi e chiederle di pronunciare il suo nome. Solo quello, nient’altro che potesse far riferimento a tutto ciò che lui non era e che soprattutto non voleva essere.

- Draco.

La tentazione di chiudere gli occhi mentre lei acconsentiva ad una sua muta richiesta, solo quello e poi tutto il resto poteva anche scomparire e non riapparire mai più.

Lei.

Il resto non contava, non valeva nemmeno la centesima parte di un attimo con la regina Grifondoro che gli aveva irrimediabilmente rubato il cuore.

Probabilmente Blaise aveva ragione.

- Prendilo come vuoi…- le dita fredde che le accarezzavano la mano. La delicata pelle che copriva la vena del polso, il battito accelerato. – Meriti molto di più di questo!

Era più un pensiero rivolto a se stesso che a lei, sfuggito da quelle labbra sottili mentre le accarezzava la mano e si soffermava di tanto in tanto sull’anello che portava al dito.

Non si meravigliò della risposta secca e orgogliosa che gli rivolse – Non è quello che voglio… ma cosa ne vuoi sapere tu di tutto questo?

Ma in fondo che cosa ne poteva sapere lui di tutto questo?

Lui non sapeva nemmeno se c’era un questo.

Il bacio che le diede subito dopo era esigente e non ammetteva repliche. La presa attorno al piccolo polso di lei era salda e fermava il suo tentativo di ribellarsi.

Solo un sogno.

E poi niente. Il polso tra le sue dita non si muoveva più e tutto quello che riusciva a percepire erano le sue labbra. Soffici e calde che gli lasciavano la libertà che tanto desiderava.

La lasciò andare solo quando i suoi polmoni reclamarono ossigeno. Gli occhi ancora chiusi e il viso troppo vicino a quello di lei.

- Adesso... se vuoi puoi far finta che tutto questo non sia successo.

Aprì gli occhi. Aveva le guance arrossate, le labbra gonfie dell’irruenza del suo bacio e gli occhi spalancati che vagavano spaesati nei suoi.

 Le lasciò il polso e percorse la lunghezza del suo braccio con le nocche, fece appena in tempo ad toccarle il collo con il pollice che lei si allontanò bruscamente.

La vide correre per le scale. – Anche se vorrei tanto che tu non lo facessi.

Un sussurro a se stesso, che non poteva essere rivelato a nessuno.

Blaise aveva decisamente ragione.

Ti spezzerà. Ti spezzerà e non te ne renderai conto finché non ti mancherà come l’aria.

 

 20.30, Sala Comune Grifondoro

 

 Allungò le mani verso il camino. Sperava che le fiamme potessero alleviare il gelo che le era entrato nelle ossa.

Si era lasciata baciare.

La Sala comune era deserta. A quell’ora erano tutti a cena.

Si era lasciata baciare.

Ron aveva gli allenamenti. Probabilmente non sarebbe neanche riuscita a vederlo quella sera.

Non sapeva nemmeno come era arrivata lì, aveva una tale confusione in testa.

Non si sapeva spiegare come era potuto succedere. Si era solo ritrovata lì, tra le braccia di Malfoy e…

Non voleva.

Non avrebbe mai voluto. Ma…

Si era lasciata baciare.

 Ad un tratto si sentì abbracciare da dietro.

- Ciao…- la voce calda di Ron.

- Hai già…avete già finito gli allenamenti? – quanto tempo era passato?

 Aveva ripreso a respirare regolarmente. Quando stava con Ron era tranquilla. Completamente in pace.

Aveva intrecciato le dita con le sue dopo averle posato un lieve bacio sul palmo della mano. Sorrise a quel gesto gentile e intimo che Ron le aveva rivolto.

Erano quei piccoli gesti che la facevano palpitare, il motivo per cui arrossiva ogni volta che le sorrideva, ogni volta che la guardava. Lui nemmeno se ne accorgeva.

La sua spontaneità la spiazzava ogni volta e la lasciava senza fiato.

Avrebbe dovuto dirglielo.

Loro si dicevano sempre tutto, si erano ripromessi di dirsi sempre tutto. Non poteva fargli una cosa del genere.

Lui era tutto.

- Ron…

- Dimmi…

Glie lo doveva dire.

Dopo tutto quello che avevano passato glie lo doveva.

- Posso baciarti? – un sussurro che solo lui avrebbe potuto sentire.

Si voltò nel suo abbraccio per poterlo guardare negli occhi la luce soffusa non fece altro che risaltare ancora di più il colore del suoi occhi. Ron si chinò a baciarla.

 Erano quelli i momenti in cui si sentiva a casa.

Glie lo avrebbe detto.

Solo…non ora.

 

I'm swimming in the smoke of bridges I have burned

So don't apologize I'm losing what I don't deserve

The blame is mine alone for bridges I have burned

So don't apologize I'm losing what I don't deserve

What I don't deserve

What I don't deserve

What I don't deserve

 

8.13, Sala Grande

 

 Portò alle labbra la tazza di thè e sorseggiò il liquido ambrato. Le dita riscaldate dal tepore che emanava il contenitore di fine porcellana. Senza volerlo il suo sguardo finì per posarsi sul tavolo che percorreva il lato opposto della Sala Grande.

Gli occhi chiari corsero alla ricerca di una sola figura e quando la trovò, intenta a chiacchierare animatamente con un gruppo di amici, non si meravigliò poi molto di vedere come evitasse accuratamente di rivolgere lo sguardo dalla sua parte.

Ad un tratto la vide sorridere ad una persona che si stava avvicinando al tavolo di corsa. Un ragazzo alto e ben piantato.

 Chiuse gli occhi per un tempo che gli parve infinito, i ricordi della sera precedente che riaffioravano senza controllo, il profumo di lei che riusciva ancora a percepire, il rossore che le aveva imporporato le guance non appena l’aveva guardata in volto. Quando riaprì gli occhi quello che vide non fece altro che procurargli un intensa fitta al petto.

Non era affatto sicuro del perché di quel dolore, ma lo trovò terribile e ancora peggiore nel momento in cui incontrò lo sguardo scuro di lei mentre stava baciando il suo ragazzo. Perché nonostante quello che era successo la sera prima lei aveva un ragazzo e lui era solo un errore.

Lui non poteva essere altro che una macchia nell’universo candido che circondava Hermione Granger, eppure ci aveva sperato. Sperato che forse con quel gesto le cose sarebbero cambiate, che ogni respiro non si trasformasse in piombo che gli invadeva i polmoni e che la voce che continuava a sentire smettesse di rimproverarlo e soprattutto di ricordargli che lui era sbagliato.

- Draco, tutto a posto?

La voce di Blaise lo riportò bruscamente alla realtà. Un cenno di assenso con il capo e si alzò per andarsene da quel luogo dove tutti potevano scrutarlo indisturbati.

Forse il principe delle Serpi non esisteva più, ma lui era pur sempre Draco Malfoy.

E questo era tutto ciò che gli era rimasto, per cui era inutile crogiolarsi nel tepore di un’infatuazione, tanto peggio se questa era per una Mezzosangue.

Era solo, e questo era tutto.

Punto.

Fine.

Eppure fa male.  

 

Here's the dead wood to make the fire rise

The blood of innocence burning in the skies

Linkin Park “Burning in the Skies”



A questo punto credo di dover ringraziare tuti coloro che sono arrivati alla fine di questo delirio. Come avrete potuto capire non amo le Draco/Hermione e decisamente Draco non è nelle mie corde…ho voluto comunque tentare per cui se lasciaste un breve commento ne sarei molto felice.

 Vi lascio al giudizio della giudicia (ci sono delle incongruenze tra il giudizio e il testo perché ho provveduto a correggere gli errori).

Grazie infinite.

Ciara <3<3<3

 

Nona classificata: Ciara_90 - Burning In The Skies -       


Grammatica e sintassi:  11.1/15

Lessico e stile:   7.5/10

Originalità:          8,5/10

Caratterizzazione dei personaggi: 13/15

Sviluppo della trama: 9,9/10

Gradimento personale:  9,5/10

Punti per le caselle: 12

               

Totale:  71.5

Sei riuscita a caratterizzare bene Draco, non era facile dal momento che come ben sappiamo quando si ha a che fare con coppie di questo tipo - intendo coppie crack - la caratterizzazione è spesso un punto dolente nella trama.

Tu però sei riuscita a sfruttare un buon momento, nel quale si suppone che Draco sia maturato a causa della situazione difficile della sua famiglia e del cambiamento che il mondo magico ha vissuto.

Il fatto che Draco guardasse Hermione senza motivo mi è parso un po' strano all'inizio, però lentamente la tua storia rende quasi naturale la situazione, l'introduzione al bacio è classica: una medicazione che avvicina i due personaggi. La trama non è originalissima, ma sicuramente non sei caduta nel banale, anche se nella tua storia c'è qualche cliché.

Sia nella caratterizzazione, quando parli di regina dei grifoni, è un'espressione che mi fa sempre restare un po' dubbiosa rispetto al personaggio di Hermione; Draco sembra un po' troppo dolce rispetto a quello che conosciamo. Inoltre Ron e Harry non erano tornati a scuola dopo la Battaglia di Hogwarts, quindi avresti dovuto inserire l'avvertimento what if.

Lo stile è abbastanza curato, ma c'è qualche errore sia nell'uso delle parole, sia di battitura.

Ti faccio qualche esempio: ‘si mordeva i labbro inferiori’; ‘le montagne sembrava essere immersi nello scatto’ ; ‘aveva passato così tanto tante ad osservarla’; inoltre più volte hai dimenticato di mettere le maiuscole ‘Smistamento’, ‘Auror’, ‘Quidditch’, e non ‘quiddich’, ‘Mangiamorte’; ‘Blasi’. Ho anche visto che spesso usi ‘gli’ riferendoti a Hermione. Cerca di rispettare il genere, usa ‘le’ per il femminile: ‘mentre le posava un bacio’. ‘Il suo compagni di casa’; ‘Sembrava che Zabini l’avesse vissuto sulla pelle quella sensazione’. Come vedi per la maggior parte sono errori di distrazione. Peccato che abbiano influito sullo stile e sul mio gradimento personale proprio perché come puoi immaginare distraggono dalla lettura e fanno un po’ perdere il filo.

In ogni caso la storia mi è piaciuta, è una degli esempi di Dramione credibile. Ho apprezzato il finale, perché è reale, è un po' triste ma credibile, reale.

 

 

  
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