Salve a tutti :)
eccomi di nuova con una One-shot per un contest.
questa fic ha partecipato al contest indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP, "Battleschip - costruisci il tuo pacchetto", classificandosi nona. il contest consisteva nello scegliere da una griglia (appunto del gioco battaglia navale) delle caselle, al massimo quattro, che avrebbero contenuto prompt, citazioni, colori, luoghi, personaggi o immagini e quindi basandosi su quelle costruire una fanfiction. Bene, questo è quello che la mia mente è riuscita a tirar fuori.
Colgo l'occasione per ringraziare infinitamente la giudicia, in fondo troverete il suo giudizio.
Bando alle ciance e buona lettura!!!
I
personaggi di questa storia appartengono quasi tutti a J. K. Rowling. I
fatti narrati di seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry
Potter.
Questa storia è stata scritta senza
nessun’intenzione di lucro, si ritiene,
quindi, che nessun diritto di copyright sia stato violato.
Autore:
Ciara (EFP), Ciara_90 (forum)
Personaggi
principali: Draco Malfoy, Hermione Granger
Genere:
Introspettivo, Sentimentale
Rating:
Giallo
Avvertimenti:
One-shot, Song-fic, what if?
Introduzine:
I ragazzi sono tornati ad Hogwarts per frequentare il settimo anno dopo
la
Seconda Guerra Magica, sono in corso ancora i processi per giudicare i
mangiamorte. Il processo di Draco si è già svolto
e la sua punizione è quella
di frequentare il suo ultimo anno a scuola.
Note
dell’Autore: spero tanto che ti piaccia, non è
propriamente un fic allegra come
potrai bene vedere. Draco in genere non è nelle mie corde
come personaggio,
però la canzone mi ha ispirato, se riuscissi a leggerla
mentre la ascolti
sarebbe perfetto. Bè ti lascio alla lettura J
Contesto:
dopo la Seconda Guerra magica, pace
Caselle
scelte: A3- citazione: 25.
L’amore
ci farà a pezzi. (Ian Curtis)
G5- prompt: sciarpa
H4- colore: grigio
C6- immagine:
6.
http://closer-to-heaven.deviantart.com/art/Foggy-green-light-95328008?q=boost:popular+in:photography+light&qo=58
Burning In The
Skies
I
use the
dead would to make the fire rise
The
blood
of innocence burning in the skies
I
filled
my cup with the rising of the sea
And
poured it out in an ocean of debris
13.30, Sala
Grande
Brusio.
Quel
terribile brusio che lo
circondava ad ogni ora, fino a quando non riusciva a chiudersi in
camera. Al
suo passaggio nei corridoi si creava un silenzio di tomba e non appena
svoltava
l’angolo ancora quel brusio.
Quello era
il momento peggiore.
Circondato
da decine e decine di
studenti che si affrettavano a mangiare per poi correre a studiare e a
fare i
compiti per il giorno dopo.
Talmente
snervante.
Lo
guardavano, lo squadravano
dalla testa ai piedi e parlavano di lui. Ormai era diventato il
protagonista di
ogni conversazione e anche per i Serpeverde che lo rispettavano era
diventato
un emarginato.
Temuto, ma
emarginato.
Non era
altro che il principe di
una terra immaginaria. Dall’inizio della scuola il Principe
delle Serpi non
esisteva più.
O forse non
era mai esistito.
Era quella la sua punizione
per aver servito
il lato Oscuro.
Diplomarsi.
Quando gli
era stato comunicato
credeva fosse una presa i giro. Invece il primo settembre si era
ritrovato due
Auror in casa che lo avevano personalmente scortato a Hogwarts.
Trattamento
speciale per il figlio di un mangiamorte. Come se avesse potuto
fuggire, era
praticamente impossibile, lo avrebbero riconosciuto subito.
La prima sera durante lo
Smistamento era
rimasto nei sotterranei, nella sua stanza. Non voleva dare spettacolo.
Con suo
grande stupore Blaise
aveva fatto il suo trionfale ingresso in camera. Lui era tornato a
portare a
termine i suoi studi, a suo dire.
Di sua
spontanea volontà.
Quando aveva
incontrato il suo
sguardo il peso che lo opprimeva si era alleggerito un po’.
Grazie a lui
quell’anno si prospettava meno terribile del previsto.
Questo ovviamente non glie
lo aveva detto.
Portò lo sguardo
sulla tavolata dall’altra
parte della Sala Grande, passò velocemente in rassegna i
commensali fino ad
individuare il Trio dei Miracoli.
Weasley e
Potter stavano parlando
animatamente, probabilmente di Quiddich dato gli strani movimenti che
lo Sfregiato
faceva con le braccia.
La Granger
era intenta a leggere
il libro di Trasfigurazione.
La fronte
corrugata, gli occhi
scuri che scorrevano rapidamente le parole.
Di tanto in
tanto si mordeva il
labbro inferiore.
La vide
portarsi una ciocca
ribelle dietro l’orecchio e poi voltare pagina...
Si costrinse a distogliere
lo sguardo, il
pugno stretto attorno alla forchetta. Le nocche della mano erano di un
bianco
spettrale. Si odiava ogni volta che si soffermava più del
dovuto a guardarla,
ma non riusciva a farne a meno.
Gli dava una
certa tranquillità
poterla guardare. Spiare ogni suo più piccolo movimento.
Non
ricordava nemmeno quando
aveva cominciato a cercarla con lo sguardo. Solo
all’improvviso si era reso
conto che era un atto involontario.
Cercarla
ovunque andasse,
conoscere ogni sua abitudine pur di tornare a respirare almeno un
po’.
Draco alzò il
viso verso il soffitto della
Sala Grande. Quel giorno il cielo era di un grigio fumo,
così denso che gli
gravava all’altezza del petto. Non si sapeva proprio spiegare
perché quella
ragazza riuscisse a tranquillizzarlo e allo stesso tempo renderlo
consapevole
della parte peggiore di se.
Lei nella
sua perfezione riusciva
solo a renderlo ancora più inadeguato.
Sbagliato.
Eppure non
riusciva a farne a
meno.
Come
respirare durante un
incendio.
Sapere
di non poterlo fare ma avere comunque la necessità di farlo.
La Granger
era come quell’aria
che gli mancava e che non poteva respirare.
Che non
avrebbe mai potuto
respirare. Che non si meritava di respirare.
Oooooh,
I'm swimming in the smoke
Of
bridges I have burned
So
don't
apologize
I'm
losing what I don't deserve
What I don't
deserve
L’aveva
vista dall’altra parte del corridoio.
Raggiungerla
era come nuotare nel fumo, in una patina impenetrabile dove lei era
solo un
ombra che si allontanava, perennemente.
Nonostante
gli sforzi rimaneva lontana anni luce.
Gli
veniva incontro. Le labbra aperte in un sorriso.
Il
cuore che perde un battito, quasi fosse un ragazzino alla prima cotta.
-
Dove eri finita? Ti ho cercata dappertutto!
Una
voce alle sue spalle.
Weasley
che l’abbracciava.
Weasley
che la baciava.
I suoi occhi
sono soltanto per
lui.
Svoltò
l’angolo come se niente fosse.
Sembrava
quasi che non l’avesse neanche visto. Ai suoi occhi era
insignificante,
invisibile. Come poteva anche solo illudersi di avere un ruolo diverso
nel suo
universo perfetto?
Lei
che era circondata da eroi.
Lui
era solo un vigliacco. Anche Weasel si era dimostrato più
coraggioso di lui,
l’aveva difesa, l’aveva protetta, si sarebbe
sacrificato per lei, pur di non
farla soffrire.
Prendi me.
Non
era sicuro che sarebbe riuscito a fare la stessa cosa.
Era quello
l’amore? Quello su cui Silente aveva fatto tanto affidamento?
Quello che aveva
sconfitto il Signore Oscuro?
Ancora l’immagine
di lei e Weasley che gli
offuscava la vista.
Strinse
convulsamente le dita attorno alla sciarpa che aveva recuperato dal
dormitorio.
Aveva bisogno di allontanarsi da quel posto, da quelle mura
così opprimenti.
Quando varcò il
cortile del castello l’aria
fredda lo fece rabbrividire. Era senza mantello, ma non gli importava
gran che.
Erano
i primi di marzo ma il parco era incredibilmente verde. La quercia
vicino al
Lago Nero era sempre lì che lo aspettava. Immobile, immersa
nella foschia di
quella giornata.
Si
mise seduto poggiando la schiena al tronco rugoso
dell’albero.
Adorava
quel posto, da lì riusciva a vedere in lontananza gli anelli
del campo da Quiddich,
il castello, le montagne sembravano essere immerse nello scatto di una
fotografia. Tutto così immutabile.
Si allentò il
nodo della cravatta e chiuse gli
occhi. Immerse il viso nel morbido tessuto della sciarpa e quindi
inspirò
profondamente.
Il
suo profumo che lo invadeva.
Tornò
con la mente al giorno in cui aveva trovato quella sciarpa.
Era seduto
in biblioteca.
Nel reparto
più nascosto ed
isolato, esattamente di fronte al tavolo dove solitamente lei passava
le sue giornate
a studiare. Immersa nei sui libri.
Quelli erano
i momenti migliori
che riusciva a rubarle. Troppo concentrata per sentirsi osservata e
così
spontanea.
La
semplicità con cui sfogliava
le pagine, l’attenzione con cui scriveva, il modo in cui
corrugava la fronte.
Erano quei momenti che gli regalavano ogni sua sfaccettatura.
Riuscire a
decifrarla con una
semplice occhiata.
Aveva
passato così tanto tempo ad
osservarla che ormai sarebbe stato in grado di prevedere ogni suo
gesto.
Quel
pomeriggio i raggi del sole
filtravano dalla finestra alle sue spalle dandole un aria ancora
più eterea di
quella che già possedeva.
Poi era
arrivato Weasley.
Si era
ritrovato a stringere i
pugni, non sopportava di vederli insieme. Ma quel pomeriggio era
rimasto
comunque lì a contemplare la loro felicità.
La
desiderava con ogni cellula
del suo corpo quella felicità.
L’aveva
osservato mentre si
sedeva accanto a lei sulla panca e le liberava i capelli dal fermaglio
che li
teneva in ordine. Lo aveva osservato mentre gli posava un bacio appena
sotto
l’orecchio.
Lei aveva
riso.
- Ron!
Lui
l’aveva baciata mentre con
lente carezze gli percorreva la coscia sotto il tessuto della gonna.
Lei aveva
sospirato. Aveva
risposto con trasporto a quel bacio che di casto non aveva proprio
niente.
La sciarpa
bianca che portava al
collo era scivolata ai loro piedi quando il ragazzo dopo aver
interrotto il
bacio si era alzato tirandosela dietro.
- Andiamo
via di qui.
Tra una
carezza e l’altra l’aveva
aiutata a recuperare le sue cose e se ne erano andati.
Non si erano
nemmeno accorti che
lui li aveva fissati per tutto il tempo.
Dopo poco si
era alzato ed era
andato a recuperare la sciarpa caduta a terra. Ne aveva saggiato la
morbidezza
con le dita e poi ne aveva assaporato il profumo.
Sapeva di
lei.
Inspirò
nuovamente il suo profumo, ad occhi chiusi.
Era
la sua droga.
-
Dovresti smetterla sai?
Quella
voce gli era arrivata alle orecchie come un pugno allo stomaco.
– Di fare cosa?
L’indifferenza
che ostentava a quell’affermazione era quasi ammirevole.
Per
la leggerezza che si ostinava a dimostrare anche all’unica
persona che lo
conoscesse veramente.
-
Bè
suppongo che quella sciarpa non sia di Astoria.
Touché!
Non era la
prima volta che lo trovava in quello
stato, non ci voleva di certo un genio a fare due più due.
Aprì gli occhi quel
tanto che bastava per vedere Blaise appoggiarsi al tronco
dell’albero e
guardarlo dall’alto.
- Non
è così che funziona Draco.
Sentire il
rampollo Zabini dispensarsi in consigli in materia amorosa era
l’ultima cosa
che desiderava. Era arrivato a quel punto per una mezzosangue?
Si era
davvero spinto così oltre?
- Non so di
cosa tu stia parlando.
Sentì
l’amico sbuffare sonoramente. – Ti ho visto
non fare lo stupido Malfoy!
Scoppiò
a ridere – Quello doveva essere un insulto?
No perché…- si interruppe non appena vide lo
sguardo serio del moro - …cosa
vuoi che ti dica? Trai le tue conclusioni e unisciti alla folla di
studenti che
mi disprezzano. Non mi interessa.
Il cielo che
riusciva a intravedere tra i rami spogli della quercia era ancora
grigio e
sempre più denso. L’ossigeno cominciava a
mancargli nuovamente.
- Oh, io non
ti disprezzo. Disprezzo il modo in cui
ti vesti, ma per quanto riguarda la tua persona ancora riesco
nell’impresa. –
il tono leggero che aveva usato il Serpeverde lo aveva fatto sentire a
suo
agio. Erano rare le volte in cui lui e Blaise parlavano seriamente e
tutte
quante erano state molto strane. Non voleva palare di quello che gli
passava
per la testa, era già abbastanza complicato così.
- Voglio
dire, Malfoy, sei un uomo delle
caverne…purtroppo per me sono stato dotato di un animo buono
e caritatevole…bè
in effetti sarebbe da chiedersi come sia potuto finire a Serpeverde?
– Draco
alzò scettico un sopracciglio tra una risata e
l’altra, era tipico di Blaise
passare da un argomento all’altro con tanta
facilità.
- In ogni
caso era venuto a cercarti per dirti che
la Preside vuole vederti.
Emise un
suono a metà tra un grugnito e un assenso.
Questo confermava solo la teoria del suo compagno di casa.
Posò
lo sguardo sulla sciarpa che aveva in mano.
Era bianchissima come il monumento che si ergeva a pochi metri da lui.
Il monumento
ai caduti.
Il passato
toccava i suoi tasti dolenti con sempre
più precisione. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello
che avrebbe pagato.
Provò a respirare ma i polmoni si rifiutavano di collaborare.
Si toccò
l’avambraccio. Il marchio sembrava bruciare ancora.
Percepì
gli occhi del ragazzo accanto a lui seguire
ogni suo gesto.
Si
passò una mano tra i capelli come se quel gesto
potesse ricacciare indietro tutti quei pensieri, tutti quei ricordi
sgradevoli.
- Tutto
questo non ti porterà niente di buono. Stai
alimentando un fuoco con dei detriti, veramente non ti rendi conto?
È della
Granger che stiamo parlando, lei non è una qualunque.
Deglutì
a fatica. – Lo so.
- No che non
lo sai. Non potrà mai guardarti con
occhi diversi da come ti guarda ora. Mai. È sempre
circondata da Potter e da
Weasley, come potrebbe…altro problema Weasley! Hai visto
come si guardano? Loro
e il loro universo perfetto sono impenetrabili. – il tono che
Blaise stava
usando era fin troppo reale. Come se lui non ci avesse pensato, come se
non ci
pensasse ogni volta.
- Non
l’ho deciso io tutto questo!
- Non era
quello che intendevo…lo sai. Ti spezzerà.
Ti spezzerà e non te ne renderai conto finché non
ti mancherà come l’aria. –
sembrava che Zabini l’avesse vissuto sulla propria pelle
quella sensazione.
-
Già mi manca come l’aria. Che differenza
può fare?
Il biondo si
alzò e si incamminò verso il castello.
- Draco!
L’amore ci farà a pezzi. – fuggire da
quello sguardo comprensivo. Non lo poteva sopportare. Il ragazzo aveva
concretizzato tutti i sui pensieri, i suoi dubbi, aveva dato un
contorno a quel
sogno che lo perseguitava.
L’amore
ci farà a pezzi.
Come poteva
spezzarlo se lui stava già tentando di
raccogliere i pezzi della sua vita che era andata in frantumi? Come
poteva
essere peggio di così?
Uscì
dall’ufficio della Preside più nervoso di
quando vi era entrato un’ora prima.
Finalmente
dopo mesi era stata decisa la data del processo ai suoi genitori. E lui
avrebbe
partecipato, ovviamente. Era rimasto a fissare la McGranitt che parlava
e
parlava riguardo le norme che sarebbero state utilizzate per il suo
trasferimento, della durata media del processo, del fatto che se non
voleva
andare lei si sarebbe mobilitata pe evitargli quella tortura anche se
sarebbe
stato meglio non alimentare ulteriori chiacchiere.
Gli
era venuto un incredibile mal di testa ed era furioso col mondo intero.
Perché
ogni volta che tentava di mettere mano a quel disastro che era la sua
esistenza
arrivava qualcosa a impedirgli di cominciare. Gli tremavano le mani per
la
rabbia.
Si
ritrovò a tirare un pugno al muro.
-
Dannazione!
Quell’imprecazione
seguita subito dopo da un
gemito soffocato riecheggiò per tutto il corridoio deserto.
Draco strinse
convulsamente la mano con cui aveva colpito il muro.
- Che cosa
può averti fatto di
così brutto un muro?
La voce
calma e pacata che gli giunse
alle orecchie non gli sembrò mai così sgradita
come in quel momento, sollevò
appena lo sguardo per guardare in faccia la persona che gli aveva
parlato e poi
si mise seduto su un gradino.
- Che
diavolo vuoi Granger? – il
tono duro che cercava di nascondere troppe cose.
In
condizioni normali avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di poter parlare con lei, o guardarla di
nascosto, ma
in quel momento era l’ultima persona da cui voleva essere
visto.
Debole.
Quella
dannata maschera scolpita
nel marmo gli impediva di vivere. Il tratto spigoloso disegnato da suo
padre,
camuffato dall’eleganza che doveva accompagnarlo in ogni
gesto e il muro che
era riuscito a costruire intorno a se erano una difesa che molti
potevano
invidiargli.
Ma a cosa
serviva tutto questo se
in fondo dentro di se non sentiva niente, solo odio rivolto verso le
persone
che costituivano il suo passato e avrebbero formato il suo futuro,
indifferenza
rivolta a tutto il resto del mondo e invidia per tutti quelli che
riuscivano a
vivere senza nascondersi.
Forse era
per quello che non
poteva fare a meno di osservarla, cercare di capire come una persona
potesse
sopportare tutto questo senza scoraggiarsi.
Riuscire a
respirare.
Allentò
quanto bastava la stretta
della mano, quel tanto che bastava per riuscire a respirare
normalmente, anche
se in fondo non ci sarebbe mai riuscito, quello che gli entrava nei
polmoni non
era ossigeno ma pesante, pesantissimo piombo.
Hermione gli
si avvicinò e senza
tanti convenevoli gli prese la mano con cui poco prima aveva colpito il
muro.
Tentò
di sfuggire al suo tocco ma
lei lo trattenne per il polso. Dalla borsa estrasse un fazzoletto di
cotone e
lo trasfigurò in garza per potergli fasciare la mano.
- Ho saputo
del processo ai tuoi
genitori. – non lo stava guardando in faccia e il tono della
sua voce era
titubante. Il suo profumo lo pervadeva.
Inspirò
lentamente. La vide
alzare lo sguardo poiché non aveva ricevuto una risposta.
-
Io…sono stata chiamata a
testimoniare.
Certo. Come
avrebbe potuto
saperlo in anticipo altrimenti?
- Mi
dispiace.
Alzò
lo sguardo ma incontrò solo
la sua testa china. – Perché dovresti?
Lei si
interruppe per poterlo
guadare in faccia. La sua espressione era indecifrabile.
- Ti abbiamo
torturato. Abbiamo
tentato di ucciderti…sei viva per miracolo Granger,
perché dovresti
dispiacerti? – aveva utilizzato un tono duro, non avrebbe
voluto ma proprio non
riusciva a capire da dove potesse venire quella compassione.
- Malfoy
è stata tua zia a
torturarmi.
- Ma io ero
lì.
-
Tu…non gli hai detto chi eravamo.
Hai tentato di sviarli…questo vorrà pur dire
qualcosa? Io credo che in fondo ci
sia del buono in te…bisogna solo stare attenti.
Aveva
ripresto a medicargli la
mano. Non rispose.
Era
possibile sopportare tanto e continuare ad avere fiducia nel prossimo?
We
held our breathe when the clouds began to form
But
you were lost in the beating of the storm
But
in the end we were meant to be apart
In
separate chambers of the human heart
Gli
lasciò andare delicatamente la mano e si alzò in
piedi recuperando la pesante
tracolla che aveva poggiato a terra qualche minuto prima.
-
Più
tardi dovresti passare comunque in infermeria. La mano non dovrebbe
farti male
almeno per un po’… bè ti auguro una
buona serata Malfoy!
Poche
parole che lo ridestarono e lo spinsero a guardarla in viso. Un lieve
segno di
assenso per farle intendere che l’aveva ascoltata e le
guardò le spalle mentre
iniziava a salire i primi gradini.
-
Granger! – si accorse di averla chiamata solo quando lei si
voltò per prestargli
l’attenzione dovuta.
Si
avvicinò fino a trovarsi di fonte a lei. – Non
avresti dovuto prenderti il
disturbo.
La voce
calma e misurata non lasciva intravedere niente dell’astio di
poco prima. Non
se lo sarebbe mai aspettato ma lei sorrise, era un sorriso ironico
quello che
gli stava regalando – E’ uno strano modo per
ringraziarmi Malfoy.
- Draco.
Non ci
aveva neanche pensato, era stato più forte di lui
correggerla in quel momento,
guardarla negli occhi e chiederle di pronunciare il suo nome. Solo
quello,
nient’altro che potesse far riferimento a tutto
ciò che lui non era e che
soprattutto non voleva essere.
- Draco.
La
tentazione di chiudere gli occhi mentre lei acconsentiva ad una sua
muta
richiesta, solo quello e poi tutto il resto poteva anche scomparire e
non
riapparire mai più.
Lei.
Il resto
non contava, non valeva nemmeno la centesima parte di un attimo con la
regina
Grifondoro che gli aveva irrimediabilmente rubato il cuore.
Probabilmente
Blaise aveva ragione.
-
Prendilo come vuoi…- le dita fredde che le accarezzavano la
mano. La delicata
pelle che copriva la vena del polso, il battito accelerato. –
Meriti molto di
più di questo!
Era
più
un pensiero rivolto a se stesso che a lei, sfuggito da quelle labbra
sottili
mentre le accarezzava la mano e si soffermava di tanto in tanto
sull’anello che
portava al dito.
Non si
meravigliò della risposta secca e orgogliosa che gli rivolse
– Non è quello che
voglio… ma cosa ne vuoi sapere tu di tutto questo?
Ma in
fondo che cosa ne poteva sapere lui di tutto questo?
Lui
non sapeva nemmeno se c’era un questo.
Il bacio
che le diede subito dopo era esigente e non ammetteva repliche. La
presa
attorno al piccolo polso di lei era salda e fermava il suo tentativo di
ribellarsi.
Solo
un sogno.
E poi
niente. Il polso tra le sue dita non si muoveva più e tutto
quello che riusciva
a percepire erano le sue labbra. Soffici e calde che gli lasciavano la
libertà
che tanto desiderava.
La
lasciò andare solo quando i suoi polmoni reclamarono
ossigeno. Gli occhi ancora
chiusi e il viso troppo vicino a quello di lei.
-
Adesso... se vuoi puoi far finta che tutto questo non sia successo.
Aprì
gli
occhi. Aveva le guance arrossate, le labbra gonfie
dell’irruenza del suo bacio
e gli occhi spalancati che vagavano spaesati nei suoi.
Le lasciò il
polso e percorse la lunghezza del
suo braccio con le nocche, fece appena in tempo ad toccarle il collo
con il
pollice che lei si allontanò bruscamente.
La vide
correre per le scale. – Anche se vorrei tanto che tu non lo
facessi.
Un
sussurro a se stesso, che non poteva essere rivelato a nessuno.
Blaise aveva
decisamente ragione.
Ti
spezzerà. Ti spezzerà e non te
ne renderai conto finché non ti mancherà come
l’aria.
20.30,
Sala Comune Grifondoro
Allungò le mani
verso il camino. Sperava che
le fiamme potessero alleviare il gelo che le era entrato nelle ossa.
Si era
lasciata baciare.
La Sala
comune era deserta. A quell’ora erano tutti a cena.
Si era
lasciata baciare.
Ron
aveva gli allenamenti. Probabilmente non sarebbe neanche riuscita a
vederlo
quella sera.
Non
sapeva nemmeno come era arrivata lì, aveva una tale
confusione in testa.
Non si
sapeva spiegare come era potuto succedere. Si era solo ritrovata
lì, tra le
braccia di Malfoy e…
Non
voleva.
Non
avrebbe mai voluto. Ma…
Si era
lasciata baciare.
Ad un tratto si
sentì abbracciare da dietro.
-
Ciao…-
la voce calda di Ron.
- Hai
già…avete già finito gli allenamenti?
– quanto tempo era passato?
Aveva ripreso a respirare
regolarmente. Quando
stava con Ron era tranquilla. Completamente in pace.
Aveva
intrecciato le dita con le sue dopo averle posato un lieve bacio sul
palmo
della mano. Sorrise a quel gesto gentile e intimo che Ron le aveva
rivolto.
Erano
quei piccoli gesti che la facevano palpitare, il motivo per cui
arrossiva ogni
volta che le sorrideva, ogni volta che la guardava. Lui nemmeno se ne
accorgeva.
La sua
spontaneità la spiazzava ogni volta e la lasciava senza
fiato.
Avrebbe
dovuto dirglielo.
Loro si
dicevano sempre tutto, si erano ripromessi di dirsi sempre tutto. Non
poteva
fargli una cosa del genere.
Lui era
tutto.
-
Ron…
-
Dimmi…
Glie lo
doveva dire.
Dopo
tutto quello che avevano passato glie lo doveva.
- Posso
baciarti? – un sussurro che solo lui avrebbe potuto sentire.
Si
voltò
nel suo abbraccio per poterlo guardare negli occhi la luce soffusa non
fece
altro che risaltare ancora di più il colore del suoi occhi.
Ron si chinò a
baciarla.
Erano quelli i momenti in
cui si sentiva a
casa.
Glie lo
avrebbe detto.
Solo…non
ora.
I'm
swimming in the smoke of bridges I have burned
So
don't apologize I'm losing what I don't deserve
The
blame is mine alone for bridges I have burned
So
don't apologize I'm losing what I don't deserve
What
I don't deserve
What
I don't deserve
What
I don't deserve
8.13, Sala
Grande
Portò alle labbra
la tazza di thè e sorseggiò
il liquido ambrato. Le dita riscaldate dal tepore che emanava il
contenitore di
fine porcellana. Senza volerlo il suo sguardo finì per
posarsi sul tavolo che
percorreva il lato opposto della Sala Grande.
Gli occhi
chiari corsero alla
ricerca di una sola figura e quando la trovò, intenta a
chiacchierare
animatamente con un gruppo di amici, non si meravigliò poi
molto di vedere come
evitasse accuratamente di rivolgere lo sguardo dalla sua parte.
Ad un tratto
la vide sorridere ad
una persona che si stava avvicinando al tavolo di corsa. Un ragazzo
alto e ben
piantato.
Chiuse gli occhi per un
tempo che gli parve
infinito, i ricordi della sera precedente che riaffioravano senza
controllo, il
profumo di lei che riusciva ancora a percepire, il rossore che le aveva
imporporato le guance non appena l’aveva guardata in volto.
Quando riaprì gli
occhi quello che vide non fece altro che procurargli un intensa fitta
al petto.
Non era
affatto sicuro del perché
di quel dolore, ma lo trovò terribile e ancora peggiore nel
momento in cui
incontrò lo sguardo scuro di lei mentre stava baciando il
suo ragazzo. Perché
nonostante quello che era successo la sera prima lei aveva un ragazzo e
lui era
solo un errore.
Lui non
poteva essere altro che
una macchia nell’universo candido che circondava Hermione
Granger, eppure ci
aveva sperato. Sperato che forse con quel gesto le cose sarebbero
cambiate, che
ogni respiro non si trasformasse in piombo che gli invadeva i polmoni e
che la
voce che continuava a sentire smettesse di rimproverarlo e soprattutto
di
ricordargli che lui era sbagliato.
- Draco,
tutto a posto?
La voce di
Blaise lo riportò
bruscamente alla realtà. Un cenno di assenso con il capo e
si alzò per
andarsene da quel luogo dove tutti potevano scrutarlo indisturbati.
Forse il
principe delle Serpi non
esisteva più, ma lui era pur sempre Draco Malfoy.
E questo era
tutto ciò che gli
era rimasto, per cui era inutile crogiolarsi nel tepore di
un’infatuazione,
tanto peggio se questa era per una Mezzosangue.
Era solo, e
questo era tutto.
Punto.
Fine.
Eppure fa
male.
Here's
the dead wood to make the fire rise
The
blood
of innocence burning in the skies
Linkin
Park “Burning in the Skies”
A questo
punto credo di dover ringraziare tuti
coloro che sono arrivati alla fine di questo delirio. Come avrete
potuto capire
non amo le Draco/Hermione e decisamente Draco non è nelle
mie corde…ho voluto
comunque tentare per cui se lasciaste un breve commento ne sarei molto
felice.
Vi lascio al
giudizio della giudicia (ci sono delle incongruenze tra il giudizio e
il testo perché
ho provveduto a correggere gli errori).
Grazie
infinite.
Ciara
<3<3<3
Nona
classificata: Ciara_90 - Burning In The Skies
-
Grammatica e sintassi: 11.1/15
Lessico e
stile: 7.5/10
Originalità:
8,5/10
Caratterizzazione
dei personaggi: 13/15
Sviluppo
della trama: 9,9/10
Gradimento
personale: 9,5/10
Punti per
le caselle: 12
Totale:
71.5
Sei
riuscita a caratterizzare bene Draco, non era facile dal momento che
come ben
sappiamo quando si ha a che fare con coppie di questo tipo - intendo
coppie
crack - la caratterizzazione è spesso un punto dolente nella
trama.
Tu
però
sei riuscita a sfruttare un buon momento, nel quale si suppone che
Draco sia
maturato a causa della situazione difficile della sua famiglia e del
cambiamento che il mondo magico ha vissuto.
Il fatto
che Draco guardasse Hermione senza motivo mi è parso un po'
strano all'inizio,
però lentamente la tua storia rende quasi naturale la
situazione,
l'introduzione al bacio è classica: una medicazione che
avvicina i due
personaggi. La trama non è originalissima, ma sicuramente
non sei caduta nel
banale, anche se nella tua storia c'è qualche
cliché.
Sia nella
caratterizzazione, quando parli di regina dei grifoni, è
un'espressione che mi
fa sempre restare un po' dubbiosa rispetto al personaggio di Hermione;
Draco
sembra un po' troppo dolce rispetto a quello che conosciamo. Inoltre
Ron e Harry
non erano tornati a scuola dopo la Battaglia di Hogwarts, quindi
avresti dovuto
inserire l'avvertimento what if.
Lo stile
è
abbastanza curato, ma c'è qualche errore sia nell'uso delle
parole, sia di
battitura.
Ti faccio
qualche esempio: ‘si mordeva i labbro inferiori’;
‘le montagne sembrava essere
immersi nello scatto’ ; ‘aveva passato
così tanto tante ad osservarla’; inoltre
più volte hai dimenticato di mettere le maiuscole
‘Smistamento’, ‘Auror’,
‘Quidditch’, e non ‘quiddich’,
‘Mangiamorte’; ‘Blasi’. Ho
anche visto che
spesso usi ‘gli’ riferendoti a Hermione. Cerca di
rispettare il genere, usa
‘le’ per il femminile: ‘mentre le posava
un bacio’. ‘Il suo compagni di casa’;
‘Sembrava che Zabini l’avesse vissuto sulla pelle
quella sensazione’. Come vedi
per la maggior parte sono errori di distrazione. Peccato che abbiano
influito
sullo stile e sul mio gradimento personale proprio perché
come puoi immaginare
distraggono dalla lettura e fanno un po’ perdere il filo.
In ogni
caso la storia mi è piaciuta, è una degli esempi
di Dramione credibile. Ho
apprezzato il finale, perché è reale,
è un po' triste ma credibile, reale.